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Perché la rigenerazione di Twelve è stata TOP

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Perché la rigenerazione di Twelve è stata TOP

E così alla fine la rigenerazione c’è stata.

Lo ammetto, io non sono mai stata follemente innamorata di Twelve, il “mio” Dottore è sempre stato uno e uno solo, Eleven (così come, se mi dite “companion”, non posso fare a meno di pensare ai Pond, pur avendo apprezzato anche le altre figure che si sono avvicendate all’interno del TARDIS… sì, perfino Martha Jones), però ho comunque provato per lui un certo grado di simpatia e affetto.
Proprio per questo la notizia dell’abbandono di Capaldi non mi ha spezzato il cuore, ma mi ha lasciato comunque dispiaciuta e ha fatto sì che mi avvicinassi a questo speciale di Natale con un po’ di timor panico anche perché io sono emotiva al massimo grado e fra un po’ mi metto a piangere pure giocando a Risiko.

Ecco una veloce carrellata spoilerosa di ciò che mi ha davvero colpito in questo episodio:

  1. Il Primo Dottore: i suoi continui bisticci con Twelve mi hanno letteralmente stesa e hanno indubbiamente concesso allo speciale dei momenti di necessaria leggerezza. Impagabili le sue reazioni di fronte al cacciavite e agli occhiali sonici e al linguaggio non propriamente forbito di Bill.
  2. Il ritorno di Bill Pots: so di andare contro corrente, ma a me Bill è sempre piaciuta molto. Non sarà forse una companion memorabile, di quelle che i fan si ricorderanno nei decenni a venire, ma ho apprezzato il suo essere un costante elemento positivo e la sua voglia di sollevare dalle spalle del Dottore il peso dei mondi. Avrei preferito rivederla nella sua incarnazione “originale”, ma alla fine, come giustamente lei stessa ha spiegato, cosa siamo noi se non ricordi?
  3. I buoni sentimenti: per una volta non c’è nessun piano criminale, nessun odio dilagante, nessuna sete di conquista. E, per citare lo stesso Dottore, “Just this once… Everybody lives!”, che sarà forse una soluzione buonista, ma siamo a Natale e io ci sguazzo come una foca all’acquario di Genova.

Unica nota negativa, e mi spiace dirlo, è stata forse il ritorno di Clara e non perché, badate bene, non fossi felice di una sua eventuale comparsa, al contrario. Che la si ami o meno come companion è innegabile che Clara Oswald sia stata una figura cardine per Twelve e il ridurre il suo ritorno a cinque secondi di screen time e una pacca sulla spalla mi ha personalmente lasciato l’amaro in bocca.

Last but not least, la rigenerazione di Twelve. L’ho lasciata volontariamente alla fine perché, pur essendo la meta di questo episodio, gli autori sono  riusciti a far sì che non ne rappresentasse l’unico fulcro.
La rigenerazione in sé per quanto mi riguarda è stata intensamente toccante, anche se forse non ai livelli di quelle che l’hanno preceduta. Non nego che sul momento del commiato a Bill e Nardole stavo lacrimando così tanto che sembravo l’Arno nella stagione delle piogge (senza nutrie però), ma il fatto di essere meno coinvolta a livello emotivo e un paio di battute di Capaldi mi hanno permesso di mantenere un barlume di dignità, seppure minima.

Sono entusiasta dell’avvento di Thirteen? Non propriamente, come avevo già spiegato all’epoca del fatidico annuncio, ma di sicuro sono pronta a darle il beneficio del dubbio, a prendere la sua mano e a correre.

Del resto, come dice lo stesso Twelve:

“Well, I suppose one more lifetime won’t kill anyone… except me.”

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Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

2 COMMENTS

  1. Sono d’accordo su praticamente tutto, ho appena finito di vederlo ed è un bell’episodio, ho adorato il parallelo tra i due Dottori che si trovano fondamentalmente allo stesso punto (prima rigenerazione del loro rispettivo set) e soprattutto l’atmosfera, come dici tu, da “everybody lives” che a Natale ci sta: durante l’armistizio ero mezza in lacrime pure io, cosa che non mi è invece accaduta con l’apparizione di Clara. È stato uno di quei momenti in cui da spettatore capisci il perché tecnico delle scelte narrative (5 secondi appena perché lei è impegnata altrove) e la cosa dispiace, per quanto anch’io non sia la sua fan numero 1 bisogna riconoscere l’importanza di Clara per Twelve e sebbene la sua comparsa abbia sbloccato i suoi ricordi di lei mi è dispiaciuto che sia stata così assurdamente breve.
    Per il resto che dire, Capaldi è Capaldi, non è il MIO Dottore ma era assolutamente IL Dottore per come la vedo io, è entrato nella parte brillantemente e il suo ultimo monologo ha fatto centro per i miei poveri feeling. Anch’io, come ben sai, tendenzialmente concordo sul nuovo Dottore ma anch’io, come te, voglio riservarmi il beneficio del dubbio… la TARDIS che la sputa fuori però è stato impagabile xD

    • Diciamo che l’arrivo della povera Tredici non è stato fra i più tranquilli… quando il TARDIS si dimena per scrollarsela di dosso m’ha fatto persino un po’ pena, perché nemmeno il tempo di raccapezzarsi e già era fiondata in caduta libera verso l’infinito ed oltre!

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