
Bentornati cari Telefilm Addicted con la seconda parte della recensione della prima stagione di “Penny Dreadful: City of Angels”.
Nella prima parte (che potete recuperare QUI) abbiamo visto i lati positivi di questa prima stagione dello show, ma sicuramente ci sono stati anche dei difetti.
PENNY DREADFUL: CITY OF ANGELS – RECENSIONE STAGIONE 1 – FLOP
IL PERSONAGGIO DI MOLLY
Non so dirvi con esattezza cosa non abbia funzionato in questo personaggio, e mi rendo conto che potrebbe semplicemente trattarsi di una mera preferenza personale, ma Molly non mi ha mai del tutto convinto. La sua dualità, il rapporto chiaramente abusivo con la madre e anche il suo rapporto con Tiago, erano tutti presupposti molto buoni per costruire un personaggio coinvolgente con cui riuscire ad immedesimarsi, ma non ha svolto la sua missione fino in fondo.
Ho trovato estremamente poetica la descrizione che fa di se stessa, quasi il suo corpo si stesse lacerando per la pressione di dover contenere due personalità in contrasto. Ho apprezzato anche la sua relazione con Tiago, mettendo in luce come la difficoltà dell’essere semplicemente se stessi non dipenda solo da forzature esterne ma anche, appunto, da un contrasto interiore. Qualcosa, però, è mancato, forse un maggiore approfondimento.
SANTA MUERTE E IL RUOLO DI TIAGO
Non intendo fare marcia indietro su quanto detto nella prima parte della recensione: rimango fermamente convinta che il fatto che la Storia abbia avuto un ruolo prevaricante sul misticismo sia stata una scelta vincente. La questione Santa Muerte è però rimasta in sospeso, non dando mai una spiegazione al perché Tiago sia stato risparmiato nel pilot (riportando quella cicatrice sul petto) e quale sia il suo ruolo da giocare all’interno della guerra con Magda.
Solo sul finale viene lasciato intendere che la Bestia si rivolga a lui direttamente nel riproporre le parole della profezia, ormai sul punto di avverarsi. L’impressione è che tutto si sia svolto in funzione di un piano più grande, ancora da scoprire, è anche per questo spero vivamente nel rinnovo per una seconda stagione. Se però così non fosse, questa parte di storyline lascerebbe un forte senso di incompiutezza.
LA SCENA FINALE
Un’ultima piccolissima pecca, che non posso fare a meno di sottolineare. Ho trovato l’ultimo discorso di Tiago un po’ esagerato, soprattutto nel suo rivolgersi direttamente alla telecamera e sfondare la quarta parete.
La serie ha perpetrato un chiaro, chiarissimo messaggio per tutta questa prima stagione, mettendo bene in evidenza come ciò che abbiamo visto possa essere relazionato anche al presente che stiamo vivendo: rimangono gli abusi, le discriminazioni, la volontà di schiacciare gli altri e di elevare muri invece di abbattere barriere. Vedere tutto attraverso la Storia aveva già portato lo spettatore a riflettere, senza bisogno di ripeterlo platealmente o risultare ridondante.
Sia chiaro: il messaggio è pienamente condiviso. Credo che le serie tv (così come il cinema, l’arte o la musica) abbiano anche il dovere di farsi veicolo di messaggi forti, soprattutto quando i temi trattati sono tanto vicini a situazioni facilmente riconoscibili anche nella realtà di tutti i giorni. Non è il momento di nascondersi dietro un dito, ma non ho apprezzato particolarmente quel piccolo momento. Per me la scelta “show, don’t tell” è sempre la soluzione migliore, e spesso è anche ben più incisiva.
https://www.youtube.com/watch?v=Y6Dl-As8rU4
Come avrete intuito, nonostante alcuni difetti, la recensione di questa prima stagione di “Penny Dreadful: City of Angels” è senza dubbio positiva. Trovo sempre più difficile riuscire ad appassionarmi ad una nuova serie, mentre in questo caso sono tornata ad attendere settimanalmente l’uscita di un nuovo episodio come non mi accadeva da tempo.
Spero vivamente in una seconda stagione, ma, nell’attesa della notizia ufficiale del rinnovo o meno di “City of Angels”, vi aspetto nei commenti per sapere quali siano state le vostre impressioni.
Alla prossima!