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Patrick Melrose – I cinque motivi per adorare questa miniserie

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Patrick Melrose – I cinque motivi per adorare questa miniserie

Siamo inevitabilmente arrivati anche alla fine di “Patrick Melrose” e ora siamo di nuovo a digiuno di Benedict Cumberbatch in televisione. Per alleggerire il trauma, e per chi magari non avesse ancora visto questa favolosa miniserie, ripercorriamo brevemente i motivi per cui è degna di essere adorata (e ricoperta di premi).

Come spiegato nel Pilot Addicted, “Patrick Melrose” è l’adattamento dei cinque romanzi di St. Aubyn: “Bad News”, “Never Mind”, “Some Hope”, “Mother’s Milk” e “At Last”. Ogni episodio corrisponde ad uno di questi romanzi, esattamente in quest’ordine.
Arrivati alla fine di questa miniserie, possiamo dire che è un prodotto di assoluta qualità, toccante ma anche divertente. L’umorismo si concentra soprattutto nel primo episodio per poi lasciare spazio a un tocco più drammatico nei successivi, ma le quattro puntate seguenti conservano in ogni caso una vena ironica e sarcastica molto british, che emerge per alleggerire l’atmosfera.

1. La storia narrata vi toccherà il cuore
“Patrick Melrose” non è una storia leggera, anzi. Patrick è un uomo tormentato dai traumi subiti da bambino e adolescente da parte del padre, che abusava sessualmente di lui, e da questo deriva una dipendenza da droghe e alcol contro la quale combatterà molto a lungo, anche una volta trovato l’amore e dopo aver costruito una sua famiglia, con due figli che ama infinitamente.

Detta così lui potrebbe sembrare un personaggio negativo, ma non lo è affatto. Nonostante l’orrore del vederlo intento a somministrarsi mix di droghe potenzialmente letali mescolate a litri di alcolici, nonostante il fatto che nemmeno l’ospedale psichiatrico, l’aver conseguito una Laurea in Legge, l’aver intrapreso la carriera legale e l’essersi sposato e aver avuto due bambini riesca a sanare quelle ferite e lui finisca per ricadere nella dipendenza da alcol e inizi, così, a far soffrire sua moglie e i suoi figli (soprattutto il più grande), commettendo terribili errori, non è possibile non amarlo e non desiderare di salvarlo in ogni modo. Anche nei suoi momenti più bui, infatti, Patrick resta una persona buona e capace di immenso amore, che ha subito delle cose terribili e il cui unico, vero problema è che non riesce a sconfiggere i demoni di quel passato, che lo tormentano costantemente.
E così, gli spettatori lo seguono per i vent’anni che vengono rappresentati nei cinque episodi (dalla morte del padre, nel 1982, quando lui è poco più che ventenne, a quello della madre, nel 2005, quando Patrick è ormai padre di famiglia) soffrendo con lui, tifando per lui ogni volta che decide di combattere per la sua vita e gioendo dei suoi momenti di serenità, nella speranza di vederlo arrivare alla salvezza definitiva.

2. I personaggi
Attorno a Patrick Melrose gravita tutta una serie di personaggi, incredibili nel bene e nel male. Innanzitutto i genitori di Patrick, David ed Eleanor Melrose. David è brillante e dotato di fascino, ma contorto, malato e inquietante, circondato da una schiera di amici che sembra non riuscire a fare a meno di lui nonostante il fatto che ne siano anche spaventati. Eleanor è una donna che ama suo figlio, ma allo stesso tempo è debole, sottomessa al marito e incapace di difendere Patrick; è cieca dinanzi alle violenze che David fa subire al figlio, nonostante lei stessa sia vittima del marito, e nel momento in cui Patrick, ormai adulto, marito e padre, con grande sofferenza le rivela degli abusi subiti, è anche quasi indifferente di fronte al dolore che ancora dilania il figlio. Infine, dopo averlo tradito in ogni modo, gli sottrae anche ciò che gli spettava di diritto, mostrando un tremendo egoismo.
In secondo luogo, gli amici dei genitori: Nicholas Pratt, amico del padre di Patrick, un uomo freddo e insopportabile, ma a tratti anche divertente proprio a causa del suo carattere scostante e che nonostante tutto è la persona che spinge Patrick a uscire dal suo guscio, dopo i primi anni di cure; Bridget Watson Scott, una delle poche persone che sfida apertamente David Melrose e che, risucchiata dall’esclusivo mondo dell’alta società degli anni ’80 e ’90 del Novecento, si ribella poi anche a quello, mostrando di non avere intenzione di sopportarne l’ipocrisia; Anne Moore, che appare solo nel primo episodio ma che mostra l’incredibile differenza dalla madre di Patrick, essendo una donna fiera e forte, l’unica a mandare al diavolo David e che ha tentato di proteggere Patrick stesso.

In terzo luogo, i due amici di Patrick, Julia e Johnny. Julia, più che amica, è la ragazza on-off di Patrick, la donna dalla quale lui si sente irrimediabilmente attratto, ma che per lui è anche un amore sbagliato, perché a suo modo anche Julia è tormentata, insoddisfatta e infelice e affronta tutto questo con superficialità, rischiando così di trascinare Patrick in un tunnel che per lui sarebbe oltremodo distruttivo. Nonostante questo, però, Julia è anche una delle poche persone in grado di comprendere i tormenti di Patrick e questo è il motivo per cui anche di fronte al passare degli anni i due continuano a essere attratti l’uno dall’altra; inoltre, è ironica e a suo modo affascinante. Johnny è il personaggio in qualche modo più defilato, ma è l’amico fedele sempre presente, sempre pronto ad aiutare, la prima persona con la quale Patrick si confida e che, con la semplice empatia tipica della vera amicizia, inizia a sanare quelle ferite profondissime che Patrick si porta addosso da quando aveva solo otto anni.

Infine, Mary, la moglie di Patrick, e la madre Kettle. Mary è una donna gentile ma forte, con una madre (Kettle) di certo non violenta, ma fredda e insopportabile quasi quanto David e Nicholas. Mary è ironica come Patrick e sarà colei che, nonostante il rifiuto nei confronti di lui, stanca dell’ennesima spirale distruttiva e determinata a proteggere i suoi figli dal trauma di un padre in quelle condizioni (una notevole differenza con Eleanor), sarà sempre presente, partecipe del dolore di lui, desiderosa di aiutarlo e pronta a riammetterlo nel suo cuore, in qualche modo irrimediabilmente innamorata di Patrick perché lui è sì complicato, ma anche amorevole e conscio dei propri errori, per i quali si sente in colpa.

3. L’impietosa rappresentazione della mentalità dell’alta società britannica
Attraverso il “nullafacente” David, gli insopportabili Nicholas, Kettle e Nancy (la zia materna di Patrick, molto simile alla madre di Mary, Kettle), nonché il matrimonio altolocato di Bridget, la storia mostra senza filtri lo sporco dietro lo scintillio dell’altra società del Regno Unito, che fino agli anni ’90 del Novecento era ancorata a usi ormai superati, portatrice di una mentalità ormai vecchia e per nulla adatta alla fine del XX Secolo.
Il tutto emerge in maniera lapalissiana nel terzo episodio, in cui tutti loro si ritrovano alla festa di compleanno organizzata da Bridget per il marito, durante la quale si svolge una cena cui partecipa anche la Principessa Margaret, sorella della Regina Elisabetta II. In questa fiera dell’ipocrisia emergono e si distinguono solo Patrick, che va in soccorso della piccola figlia di Bridget, mostrando così tutta la sua dolcezza non solo come persona, ma anche nei confronti dei bambini, Mary e Johhny. Proprio la festa, infatti, è il momento in cui Patrick comprende quale grande tesoro sia per lui l’amicizia di Johnny, e per questo decide di confidarsi con lui, ricevendo in cambio solo comprensione e appoggio incondizionati.

4. Il cast e il tono
Il cast è strepitoso. Non c’è altro modo di definirlo. Hugo Weaving, nei panni del padre di Patrick, David, domina la scena nel secondo episodio, che rappresenta un ampio flashback all’infanzia di Patrick, necessario a spiegare da dove nasce l’astio di quest’ultimo per il padre (mostrato nella prima puntata), così come il suo profondo e radicato problema di dipendenza da droghe e alcool. Come detto, David Melrose è disgustoso e odioso, profondamente disturbato e deviato, ma Weaving gli conferisce in ogni caso carisma, per quanto “oscuro”, e lo rende autoritario, in grado di emanare tutta la “potenza” del personaggio con un solo sguardo.
Jennifer Jason Leigh allo stesso modo è bravissima nel rendere la debolezza della madre di Patrick.
Pip Torrens, che dà il volto a Nicholas Pratt, crea un personaggio sì insopportabile, ma a tratti anche divertente e mostra, come sempre, la sua bravura. Ovviamente, pur con personaggi che hanno avuto uno spazio più ridotto, anche Holliday Grainger (Bridget), Jessica Raine (Julia) e Indira Varma (Anne) hanno dato ottima prova di loro stesse, ma va segnalato anche il piccolo interprete che ha dato il volto a Patrick bambino, capace di trasmettere tutto il dolore e il terrore che un bambino di quell’età, vittima di tali atrocità, deve provare e, contemporaneamente, l’ingenuità infantile della speranza che il proprio genitore riveli di non essere quel mostro che è, di scoprire che in fondo e in realtà ama il proprio figlio come dovrebbe fare e che si può essere al sicuro con lui, si può ridere. La sua presenza e interpretazione hanno dato ulteriore profondità al personaggio di Patrick Melrose e al suo dolore, al suo dramma, mostrando quanto sia radicato e arduo da sconfiggere.

Il tono della miniserie cambia attraverso gli episodi: dall’ironia e dal sarcasmo del primo, attraversato da uno strepitoso umorismo nero, al dramma più profondo del secondo (emblematica in tal senso la scelta del silenzio assoluto durante l’abuso di David sul figlio, del quale viene mostrata solo la porta chiusa di quella sciagurata camera da letto, così come poi le altre stanze vuote e silenziose e solo il letto sfatto a simboleggiare l’orrore di quanto avvenuto), alla più pacata ironia del terzo (“And remember, it’s a party, you don’t have to enjoy it”), che dona anche un po’ di sollievo con i primi momenti di serenità, nonostante l’atmosfera sia più seria e introspettiva (a tal proposito, meravigliosa la scelta stilistica di chiudere l’episodio con Patrick di fronte a una nuova alba, a simboleggiare un nuovo inizio, per lui), alla rabbia del quarto (contro la madre), che riapre il tunnel del dolore e della dipendenza, rabbia che prosegue nel quinto, il quale, però, segna anche la definitiva svolta in positivo, la rinascita.

5. Benedict Cumberbatch
Questo nome dovrebbe essere già sufficiente, garanzia di qualità, ma possiamo dire che Benedict in un certo senso ha superato se stesso. Nei panni di Patrick Melrose è assolutamente straordinario. Ovviamente, questo non significa che le sue precedenti interpretazioni fossero da meno, solo che in questa miniserie Benedict è incredibile nel rappresentare il profondo dolore che attanaglia e tormenta Patrick e dunque è in grado di trasmetterlo agli spettatori, colpendoli in tal modo “a tradimento”; è altresì strepitoso nel rendere l’incredibile comicità di certi aspetti, nascenti dal ridicolo di cui inevitabilmente Patrick si copre.

Come detto in precedenza, quest’ultima caratteristica, presente in maniera massiccia nel primo episodio, è umorismo nero, poiché ha come oggetto la condizione di tossicodipendente del protagonista, ma ciò non toglie che faccia ridere, in perfetto stile britannico. I momenti delle voci nella sua testa, in particolare della nonna, della sua stessa coscienza, fanno ridere sino alle lacrime, ma anche nei successivi episodi non mancano le stilettate ironiche che, pur evidenziando una realtà drammatica, strappano la risata: “Of course. It’s a fucking nightmare being lucid.”

Inoltre Benedict, che molti ritengono posh, qui dà vita a un uomo che sa essere estremamente posh, e il tutto si percepisce in primis dal modo in cui parla (quando non è in piena crisi).
E nell’ultimo episodio, il confronto tra Patrick e la quasi ex moglie è quanto di più toccante si possa immaginare e in quella scena Benedict è magnifico.

È ora di ricoprire quest’uomo di premi, uno per ogni categoria, in particolare Emmy, Golden Globes, BAFTA. Soprattutto BAFTA, visto che l’Emmy è già arrivato con “Sherlock” ma ai BAFTA, non si sa per quale motivo, non ha mai vinto nulla, il che se vogliamo è assurdo visto che per “Sherlock” è stato premiato in America ma non in Patria. Date un dannato BAFTA a quest’uomo, perché se lo meritava ogni volta che è stato candidato.

E niente. Siamo di nuovo in hiatus da Benedict Cumberbatch. #TroppePocheGioie

Stay tuned, perché per alleviare questo dolore presto arriverà un articolo sul nostro Benedict in televisione!

Ricordatevi di passare in queste meravigliose (che ringrazio per la condivisione degli articoli) pagine per news, aggiornamenti e tanto altro su Benedict e tutto ciò che amiamo del mondo british!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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