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Orange is the New Black | Recensione 2×09 – 40 OZ of Furlough

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Orange is the New Black | Recensione 2×09 – 40 OZ of Furlough

The thing about reality is that it’s still there waiting for you the next morning” Roza Cinzneros

Questa -meravigliosa- citazione di Roza è perfettamente calzante con l’episodio: l’affrontare i conflitti (con gli altri o con se stessi) anche quando ci si ritrova all’interno a proprio malgrado…o quando ritorna il peggior incubo della scorsa stagione: Pornstaches!

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E quale migliore occasione per presentarci il passato di Vee e Red? Un passato che non vedevo l’ora di conoscere e che si è rivelato decisamente interessante, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Red.
Galina “Red” Reznikov, Yvonne “Vee” Parker e Anita De Marco sono entrate in carcere nello stesso periodo: poco dopo il suo arrivo, Anita ha avuto l’infarto che la costringe a respirare con il rumoroso macchinario, Yvonne “Vee”, dal canto suo, era già recidiva, mentre Red è alla sua prima condanna ed è terrorizzata.
Come ci aveva già detto Vee, all’epoca, a comandare erano le donne di colore, guidate da una certa Rhonda che faceva paura già solo per la faccia e Vee, fin dall’inizio, non ci stava: usò Red per togliere alla donna una parte del potere all’interno della prigione mentre, nel frattempo, lentamente arrivava a liberarsene nel restante spazio (non ci è detto come ma immagino qualcosa di molto – molto – serio). Red, la spaurita Red, non capì con chi avesse a che fare se non quando divenne troppo tardi e davanti a un’impotente Norma (che io vorrei proprio sapere cosa ha fatto per essere in prigione da così tanto tempo) venne pestata dalla scagnozze di Vee.
La Red dei flashback è quasi irriconoscibile rispetto a quella che abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi due anni (due anni nostri, s’intende…a Leitchfield sono trascorsi a malapena sei mesi!): l’esperienza con Vee l’ha fatta diventare più diffidente, più dura e più pronta a difendersi a qualsiasi costo. Di sicuro, Vee deve aver capito che questa Red è una stratega e non è la stessa donna spaventata che ha conosciuto anni prima ed infatti, fa molta attenzione a come si muove nei suoi confronti.
Conoscendo il passato, diventa chiara tutta l’agitazione che pervadeva Red alla vista della nuova/vecchia arrivata: il desiderio di apparire “fierce”, l’ipocrisia dell’abbraccio e la circospezione felina con cui la studia e, allo stesso tempo, cerca di evitarla.
Vee, dal canto suo, non è cambiata di una virgola: sempre un bullo, sempre prepotente e allo stesso tempo scaltra e pronta a sfruttare ogni possibile debolezza per sopraffare l’avversario ed ottenere quello che le serve. In questo episodio la vediamo aprirsi ad un nuovo commercio: la droga. Ad illuminarla è una seduta del gruppo di sostegno della prigione e l’intervento di Nicky sulla sua dipendenza dall’eroina. Un commercio che Poussey aveva subodorato e dal quale aveva cercato di allontanare, invano, Taystee: una Taystee più manipolabile di quanto avrei sperato. Imbambolata dall’amore sbagliato di Vee, da quel surrogato di figura materna che le è tanto mancato, Taystee allontana la sua amica arrivando a minacciarla. Noooon bene, Taystee. Noooon bene!!!

what is wrong with you
Allo stesso modo, un’altra possibilità di vittoria si spalanca davanti agli occhi di Vee, quando un avvoltoio traditore con le sembianze di Big Boo, le rivela il canale privilegiato di comunicazione con l’esterno di Red, il tutto alla modica cifra del 10% degli introiti (ma sì, Big Boo, non solo tradisci la fiducia di Red ma fallo anche per un misero 10%: Giuda Iscariota almeno a 30 denari c’era arrivato!Infame E stupida).

bAck stabbing
Ci avviciniamo alla fine della serie e sono curiosa di come si concluderà questa storyline, molto sofferta. Onestamente trovo il personaggio di Red uno dei migliori della serie (e Kate Mulgrew una delle migliori attrici in circolazione: Emmy, sto parlando con te!) e vederla soffrire fa soffrire me. Ho apprezzato molto la scelta di realizzare una cena per la sua «famiglia» in prigione, le scuse a Norma e a Gina sono state, finalmente, il giusto modo per tornare la matriarca di cui c’è sempre più bisogno in quel penitenziario. È vero, il commercio interno non è esattamente legale, ma Red non importa mai nulla di pericoloso e si prende cura della sua famiglia come solo una madre potrebbe fare (…e si trova fuori dalla cucina proprio in virtù di questo): vuole il loro bene e, benché a volte con un dispotismo un po’ eccessivo, non le metterebbe mai più in pericolo. Vee, invece, antepone da sempre il proprio benessere a quello degli altri e da quello che sta combinando in prigione non verrà fuori nulla di buono per quelle povere ragazze che si sono fidate di lei. Una cattiva con i controffiocchi che è facile odiare e temere ma anche il cui modus operandi potrebbe portare, alla fine, qualcosa di positivo anche per chi è stato meramente sfruttato, anche solo dal punto di vista di crescita personale.
In tutto questo marasma, ribadisco ancora una volta la forza di carattere di Poussey che si accorge che c’è qualcosa di sbagliato e lascia la sua bussola del buon senso ben allerta. Spero che il cuore non le tiri un brutto tiro ancora una volta e resti ben al di fuori di questo contrabbando di stupefacenti.

A proposito di conflitti, l’altra “guerra” scoppiata è quella di Bennet contro….tutti! Il ritorno di Pornstaches e i sentimenti di quest’ultimo per Daya sono sempre più un pericolo e John vuole l’uomo fuori dal radar. Per farlo, si premura di diventare ancora più severo con le detenute ma esagera e da «di matto» nel «ghetto» dopo aver trovato una sigaretta; e sarà proprio Mendez colui che lo trascinerà via, impedendogli di fare qualcosa per il quale sarebbe potuto essere sospeso.
Messo di fronte alle proprie azioni, Bennet fa esattamente ciò che Daya lo aveva pregato di non fare: dice a Caputo (al quale evidentemente Fisher non aveva fatto in tempo a dire cosa avesse scoperto ascoltando le telefonate delle detenute) che Diaz è incinta e che il padre potrebbe essere Mendez. Su questa scelta ci sarebbe molto da dire: da un lato Daya ha chiaramente capito di aver sbagliato a incriminare un innocente (sapesse il perché gli avessero chiesto di fare una cosa del genere, forse non la penserebbe allo stesso modo!) ma probabilmente non si troverebbero in questa situazione se lei non avesse scelto di obbedire ciecamente a sua madre. Allo stesso modo, Bennet ha sbagliato non solo ad addossare ad un innocente (di quello specifico delitto) una colpa non sua ma, soprattutto, perché è stato poco lungimirante; per questo gli scrivo e gli chiedo:

Caro John,
so che le tue intenzioni erano buone ma vorrei sapere il tuo parere su una cosa. Secondo te, quante probabilità ci sono che Mendez sparisca nel nulla se dovesse sapere del bambino, quando ha spedito biglietti di San Valentino e letterine d’amore a Daya per mesi?!E nel momento in cui dovesse scoprire che è tutta una montatura, come credi che reagirà? Io prevedo sangue, molto sangue. Prima di mettermi contro Mendez, mi preoccuperei di potermi difendere per benino, tesoro.
Love, Angela

Non credo abbia pensato, anzi, sono convinta che il ragazzo, ormai, agisca solo guidato dalla paura: paura di perdere il posto di lavoro e finire in prigione (lo sguardo terrorizzato sul suo viso dopo che Red gli ha rivelato di conoscere il segreto ne è dimostrazione), paura di perdere Daya ed il bambino, paura del futuro, paura di non essere autorevole e forte abbastanza per gestire la situazione. Credo che si senta sempre più in obbligo di dimostrare qualcosa e questo, quando accompagnato alla paura, non è mai foriero di buone decisioni. Come sempre kudos a Jenjii Kohan per l’estrema e perenne credibilità dei personaggi e la loro accurata caratterizzazione multisfaccettata.

È interessante riflettere su come agiscano le persone quando sono messe con le spalle al muro e come spesso si prendano decisioni le cui conseguenze non risolvano affatto i problemi, ma li complichino. Inutile dire che sono curiosa di vedere come si risolverà la situazione.

Trovo anche molto interessante la dinamica Bennet-Daya, come si rapportino l’uno con l’altro all’interno di una situazione, di per sé, molto stressante: entrambi si sentono impotenti, entrambi vorrebbero provare all’altro di poter gestire la situazione, proteggendolo al meglio. Ed entrambi commettono errori perché, di questo sono convinta, si vogliono veramente bene e non sono rimasti insieme solo per via del bambino.

Parlando, invece, di conflitti che si risolvono, come ho scritto poco sopra, Red risolve il conflitto con la sua «famiglia» in modo eccelso…anche se Big Boo la tradisce malamente: infame! Fortunatamente ha seguito il consiglio di Nicky:

Uno strato di glassa su una torta di merda non la fa diventare buona.

Nicky knows best, as always! E così Red organizza una mega cena con l’aiuto delle pensionate della prigione, in cui chiede scusa per gli errori passati, cercando di ricostruire i rapporti rovinati.

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You’re my little girl. That woman in there is not who you are.
It’s exactly who I am. Piper e il padre

Healy, Dogget e la stessa Piper sono alle prese con l’accettazione di se stessi: se Sam e Tiffany si impegnano a lavorare su di sé per gestire quei sentimenti che conducono agli eccessi di rabbia, Piper, finalmente si accetta. Ricordate quando nella prima stagione diceva di avere paura di cosa potesse trasformarla la prigione? Ora, mesi dopo, ha capito che semplicemente la prigione ha tirato fuori la vera lei e non quella che era per accondiscendere i suoi genitori, la sua famiglia, gli amici e la società.

Pretesto è, chiaramente, il funerale di nonna Celeste: la veglia fatta di saluti mortificanti di parenti e amici…

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…le abbuffate e le scappatelle (o tentativi) in bagno, il confronto con un padre che la rinnega (finalmente! Mi chiedevo se avesse una faccia quest’uomo!) ma soprattutto il MATRIMONIO DEL FRATELLO! Ora, devo dirlo, che genio! Chapman fratello è un personaggio assurdo ma allo stesso tempo lo adoro! Ed ho trovato bellissimo (anche se totalmente fuori luogo….e di melone) quello di approfittare del rinfresco per la nonna (e quindi del permesso di Piper) per celebrare il matrimonio. Ancora una volta, è il fratello di Piper l’unico ad esprimere sentimenti sani e sinceri in quella famiglia e soprattutto, mi sa, l’unico ad accettarla così com’è. Contrariamente al padre che, invece, continua a vedere la figlia solo come la ragazzina che aveva bisogno di lui: un’immagine tipica di ogni genitore ma che, in questo caso, è, ovviamente, portata alle estreme conseguenze: un conto è uscire di casa, sposarsi o avere figli, un’altro è andare in carcere. Interessante è proprio la su-citata risposta di una Piper che ora comprende veramente di essere ormai solo la vera se stessa, e che cerca di far capire il padre che, anche se non è più la piccola ragazzina di una volta e l’ha deluso, non significa che non abbia bisogno di lui. Anche in questo caso, hanno delineato il rapporto in maniera molto realistica e, senza eccessivi drammi, hanno posto le basi per un nuovo punto di vista sui rapporti fra chi è in carcere e chi resta fuori.

“Di cosa profuma la casa?”
”Di te” Piper e Larry.

Ma Piper ha un altro conflitto da sanare: quello con Larry. Ricordate cosa aveva detto Piper sull’amore? Che era come tornare a casa. E quando lui le chiede di cosa profumi la casa, lei, per prima cosa, risponde: «Di Te» (…e di caffè e candele, ma lo dice dopo). Non vi nascondo che mi piacciano molto insieme: la scena finale, seduti sul pavimento del bagno, è stata una delle mie preferite dell’episodio. Anche perché, vi devo dire la verità, trovo che i due personaggi abbiano un senso quando sono insieme.

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Un po’ come quando guardi un quadro o una foto o una stanza e continui a dirti: «È interessante. Mi piace. Manca qualcosa però» e poi finalmente aggiungi «la cosa» e tutto diventa chiaro e perfetto. Ok, sembra una cosa super romanticosa o un tipico deliro da shipper che non sono (non in questo caso per lo meno: la mia attenzione nel telefilm è indirizzata verso cose più importanti) ma è esattamente ciò che ho pensato vedendo l’episodio. Non me la sento di escludere che possano avere un futuro, nonostante il break up: chiaramente si amano ancora ma si sono feriti a vicenda in talmente tanti modi che dovrà passare del tempo perché possano perdonarsi. In ogni caso, la scelta di farli definitivamente lasciare è stata la migliore anche perché come storyline stava perdendo parecchio interesse (oltre ad essere molto impopolare) e, anche dal punto di vista dei personaggi, era la cosa giusta da fare. Spero solo che non buttino Larry in qualche inutile love story con Polly…anche se, onestamente, non ci interessa un fico secco di Larry per cui l’unica storyline che potrei vedere interessante per il suo personaggi,o sarebbe quella riguardante l’articolo d’indagine sulle finanze di Leitchfield.

L’episodio nel complesso mi è piaciuto, benché più lento del precedente. Come sempre il livello di questa serie è talmente alto che i difetti, quando ci sono, vengono bene nascosti o comunque si perdona qualunque cosa. Ad esempio, mi chiedo che fine abbiano fatto le ragazze della crew di Vee che avrebbero dovuto lavorare nella cucina di Gloria.
Il più grande pregio di questa serie è però, come già detto, la caratterizzazione dei personaggi: quel perenne giocare in una zona grigia per cui non esiste il nettamente buono o nettamente cattivo, così come possiamo vedere il personaggio negativo fare qualcosa di estremamente positivo (ad esempio, il sincero sentimento di amicizia di Mendez per Bennet) e viceversa.
Sono come sempre curiosa di vedere come proseguiranno le vicende, in primo luogo la telenovela Diaz-Bennet + Mendez. Tra l’altro Pornstaches mi da i brividi: è così viscido che se cadesse sul pavimento rimarrebbe la macchia di unto; saranno i porno-baffi…o la triglia (gli anni ’80 sono finiti, cocco!) ma direi che un kudos a Pablo Schreiber per la caratterizzazione ci sta! Quell’uomo mi terrorizza!

E parlando di terrore, chi l’avrebbe detto che l’arzilla vecchietta fosse in realtà la versione televisiva di Loreena Bobbit?!

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Tra l’altro, al posto delle latinas, ci penserei due volte prima di sottovalutare le anziane: sono lì dentro da parecchio tempo per cui inizierei a chiedermi il perché…

Il trivia di questa settimana non posso non dedicarlo a Kate Mulgrew, perché Red non sarebbe Red senza di lei!

kate mulgrew

Nata in una famiglia cattolica irlandese, Kate inizia a recitare molto giovane ed il primo ruolo importante fu nella soap Ryan’s Hope ma è solo con il ruolo del capitano (prima donna nella storia dei telefilm!) Kathryn Janeway in Star Trek Voyager che raggiunge l’imperitura fama. Un ruolo che, racconta, l’ha riempita d’orgoglio per aver impersonato una donna rilevante in ambito scientifico ma anche che l’ha costretta a continue sfide con se stessa per rinnovarsi di continuo, non rimanendo «incastrata» nel personaggio (terrore che hanno molti attori e che ha decretato la fine di molti altri).
Kate ha anche prestato la propria voce nei videogames dedicati a Star Trek e ha preso parte a diversi episodi de “La Signora in giallo”: sì, mi rendo conto ma che ci volete fare, Jessica Fletcher è intramontabile e inimitabile e per lei avrò sempre un soft spot nel mio cuoricino telefilmico.
Impegnata anche nel sociale, Kate Mulgrew ha ricevuto un premio dall’associazione femminista Feminist for Life, è attivista contro la pena di morte e l’aborto e membro attivo del National Advisory Committee della Alzheimer’s Association (sua madre ne era affetta).
Non si fa mancare nulla, insomma!

“We only love what we need to protect”. Kate Mulgrew su Red nella season 2

Vi lascio con un’intervista del 2013: dura più del solito ma se avete voglia è molto interessante. Kate Mulgrew ci parla del suo ruolo e del suo amore per il personaggio di Red.

Vi invito a mipiacciare, condividere e commentare la mia recensione. Grazie per leggermi ogni settimana e alla prossima con l’episodio numero 10 (the end is comiiiiing!)

That’s all folks!

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

4 COMMENTS

  1. La coppia Bennet/Daya è di sicuro la mia preferita. Quando lei si fida di quella bulletta della madre fa sempre danni e di conseguenza lui da di matto; so che la violenza nelle carceri è un problema serio e purtroppo sempre attuale ma le scene in cui Bennet tira fuori il suo lato un po’ più “aggressivo” mi piacciono, anche perché vanno in contrasto con la sua faccia da Cicciobello.

    • Ahahahah…hai ragione su Bennett:è bello vederlo grintoso ogni tanto.Sempre dolce e gentile,fa quasi specie che sia un secondino.Ha persino perso una gamba per un’infezione in una piscina pubblica e non in guerra!!!

  2. sinceramente non ho mai compreso il perché daya quasi si ostini a difendere mendez quando non è esattamente uno “stinco di santo”! se solo sapesse cos’ha combinato nella s1 a quella povera ragazza, trish mi sembra si chiamasse 🙁 o che era lui ad importare la droga la scorsa stagione. e chiunque si metteva contro di lui la pagava cara (non mi dimenticherò mai quando mendez fece pipì nella zuppa di red perché lo ostacolava nel suo traffico) insomma quell’uomo è a dir poco terrificante!! O.O

    • Hai ragione 🙂 Il punto è proprio quello:la madre,Red etc le hanno chiesto di fare quel che ha fatto senza metterla a parte delle ragioni dietro al gesto.Magari l’avessero fatto,ora Daya non sarebbe torturata dal senso di colpa.

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