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New Girl | Recensione 6×18 – Young Adult

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New Girl | Recensione 6×18 –  Young Adult

Il lavoro è una costante della vita, un aspetto della quotidianità che ci caratterizza e ci spinge a dare sempre il massimo. Un lavoro può essere un sogno che si cerca di raggiungere da tutta la vita o uno status a cui si è aspirato per tanto tempo. Anche per i coinquilini del loft di New Girl il lavoro è una questione importante e, soprattutto quando si raggiunge la posizione tanto ambita, è qualcosa da affrontare con creatività e voglia di fare.

Nella scorsa puntata abbiamo assistito all’annuncio di Schmidt e Jess riguardo i loro salti di carriera. Entrambi agitati e pronti per questa nuova avventura, si sono preparati al meglio per soddisfare le aspettative e sentirsi all’altezza. Come sempre, però, qualcosa non quadra e i due si ritrovano a fare i conti con imprevisti inaspettati.

Jess non ha più l’appoggio degli alunni. Da vice-preside era ancora vista dai ragazzi come una persona a cui fare riferimento e di cui potersi fidare. Da preside, invece, l’autorità di cui è stata investita la allontana di molto dal mondo dei ragazzi, che ora la reputano noiosa e fuori dalla loro portata. Jess risente tantissimo di questa situazione e, scoprendo l’attrazione di alcune studentesse per il libro di Nick, coglie la palla al balzo e chiede all’amico di conoscere le studentesse in modo da ingraziarsi di nuovo i ragazzi della sua scuola. Durante la lettura di gruppo con Nick, però, le ragazze scoprono della relazione che c’era fra i due e della loro convivenza come coinquilini all’interno del loft.

 

 

 

 

Jess riconquista la fiducia dei suoi studenti che, all’improvviso, cominciano a trattarla come una loro amica e, soprattutto, la svestono di ogni autorità. La scavalcano senza problemi, si pongono nei suoi confronti in maniera informale e non danno retta alle regole che lei impone loro. Jess comincia a pentirsi della sua scelta e capisce che non si può ottenere sempre tutto dalla vita e a volte, raggiungere l’obiettivo prefissato richiede ulteriori sacrifici. Anche se tiene moltissimo al rapporto con i suoi studenti, decide che la cosa più importante è farsi rispettare come preside. Non si fa più scavalcare e detta regole ferree alle sue studentesse, che non perdono occasione per ritrarla come una preside diavolessa.

 

 

Anche se Jess non potrà essere più la confidente e l’amica degli studenti della sua scuola, ha imparato una lezione: se davvero vuole fare la differenza nel ruolo che ha conquistato, deve saper dettare regole e sentirsi un po’ più “vecchia” e “noiosa”.

Schmidt, intanto, si trova alle prese con l’assunzione del suo nuovo assistente. Non vorrei mai fare un colloquio con un “perfettino” come lui: prima si rifiuta di assumere un assistente solo perché indossa una cravatta a clip e poi fa delle domande impossibili al candidato seguente. Il nuovo ragazzo, però, è una copia perfetta di Schmidt da giovane (e anche un po’ inquietante).

Il candidato riesce a comprendere i bisogni del suo capo prima ancora che lui li dichiari, provvedendo alla loro risoluzione in largo anticipo. Questo fa innervosire Schmidt che, all’improvviso, si vede dimezzare il carico di lavoro e, soprattutto, vede soddisfatti tutti i suoi bisogni prima ancora che lui possa esplicitarli.

La totale perfezione del ragazzo porta Schmidt quasi a licenziarlo, prima però di essere messo di fronte alla realtà: quel ragazzo perfetto che sembra non avere una vita al di fuori del lavoro è una copia esatta di lui da giovane e non può licenziarlo. Schmidt comprende così che ricoprire ruoli più elevati significa anche saper affrontare la perfezione di assistenti più giovani che mirano agli stessi obiettivi a cui mirava lui alla loro età.

Cece e Winston, intanto, sono alle prese con gli scatoloni e con il trasloco della coppia di sposini nella loro nuova casa. I due sono molto emotivi perché hanno paura che vivendo in due case separate non avranno più occasione di coltivare la loro amicizia come hanno sempre fatto. A complicare ancora di più la situazione, compare una ragazza del palazzo che si presenta da loro con in braccio Ferguson. Il gatto, per due anni, ha convissuto con due famiglie diverse. La ragazza e Winston, quindi, si trovano a dover affrontare una resa dei conti. Nessuno dei due vuole lasciar andare il gatto. Winston lo vede come un figlio e la ragazza sembra vederlo come qualcosa in più.

 

 

 

Alla fine Ferguson sceglierà Winston. Forse ha percepito nell’aria la stranezza della sua seconda padrona.

In questa puntata abbiamo assistito all’evoluzione di tutti i personaggi principali.

Jess e Schmidt hanno fatto i conti con le nuove responsabilità del lavoro. Nick ha finalmente conosciuto delle lettrici che gli hanno dato degli ottimi spunti per il secondo libro delle sue cronache. Cece e Winston hanno affrontato le prime malinconie del diventare adulti, condizione che implica lasciare gli amici e cominciare a costruire una famiglia in maniera indipendente. Tutti i coinquilini del loft stanno intraprendendo un percorso di crescita personale che, nelle scorse puntate, abbiamo visto avvenire per quanto riguarda le dinamiche romantiche. In questa puntata si concretizzano le responsabilità della crescita, quelle lavorative e quelle quotidiane. Prima o poi bisogna lasciare i porti sicuri per incamminarsi verso l’inesplorato: solo così è possibile crescere ed evolversi.

E noi spettatoti cresciamo insieme a loro episodio dopo episodio.

PS: Ho amato la storia di Winston e Ferguson. Non possono separarsi.

Alla prossima puntata!

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