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Never Have I Ever – Non ho mai: Recensione Season 2

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Never Have I Ever – Non ho mai: Recensione Season 2

“Never Have I Ever” (in italiano “Non ho mai”) torna con una seconda stagione e io, che la aspettavo con ansia ed entusiasmo, l’ho macinata nell’arco di due serate uscendone decisamente soddisfatta.

La prima stagione della serie di Mindy Kaling mi aveva sorpreso in positivo (qui l’articolo). Iniziata perché stimo molto Kaling e la sua capacità di scrivere i personaggi femminili e la multiculturalità (in particolar modo il mondo indiano, a lei ben noto), avevo scoperto una protagonista estremamente multisfaccettata e complicata interpretata da una bravissima – considerando anche l’età – Maitreyi Ramakrishnan, e un approccio a tematiche importanti leggero ma efficace.

In questa stagione si riconfermano molte delle qualità della prima stagione ma purtroppo si avverte una certa superficialità nell’affrontare alcuni temi: insomma, c’era buona volontà ma il risultato è stato un po’ deludente, paragonato alla scorsa stagione.  Un difetto che, comunque, la scrittura di Kaling ha e che i fan di “The Mindy Project” conoscono bene: per quanto divertente, brillante e arguta, difficilmente Mindy Kaling è dirompente o dissacrante quando si tratta di tematiche sociali. Tuttavia apprezziamo la sua scrittura e i suoi personaggi femminili, tutti molto più di quanto sembrino e tutti in lotta perenne con le convenzioni, le regole e i pregiudizi che accompagnano la vita delle donne.

A parte questo, però, la serie tv “Never Have I Ever” si conferma come una bella comedy, con attori convincenti e una colonna sonora tremendamente orecchiabile. E la conclusione lascia aperte delle potenziali storyline molto succulente, incentivando la speranza che ci sia una terza stagione e che arrivi presto. 

Fin qui mi sono mantenuta spoiler free, da qui in avanti non sarà più così.

Per cui, SE NON AVETE ANCORA VISTO LA STAGIONE MA VOLEVATE SAPERE SE NE VALESSE LA PENA PRIMA DI INIZIARLA, FERMATEVI QUI e godetevi il riassunto di Eleanor e Fabiola.

 

 

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  • Devi: la sua convivenza con il trauma della perdita del padre continua a dare frutti importanti e malgrado sia più serena della prima stagione, persevera nel combinare disastri. La grande differenza è che se ne rende conto prima e che cerca di porvi rimedio in tutti i modi.
  • Kamala: lo stereotipo della donna dimessa e servizievole è ancora molto forte e quando agli stigmi culturali si aggiungono le prepotenze sul luogo di lavoro, la cugina di Devi si ritrova a farsi una serie di domande importanti che potrebbero portare a grossi cambiamenti. Bella la complicità con Devi, proprio come fosse la sorella maggiore.
  • Le new entry: la nonna di Devi e Aneesa piacciono molto e convincono. La prima arriva a portare un divertente intermezzo comico nelle circostanze più serie, la seconda scombina le carte in tavola di Devi e la mette di fronte alle sue insicurezze.
  • La crescita di Paxton: sia che siate team Ben, sia che siate team Paxton, è innegabile che il giovane campione di nuoto abbia iniziato un bel percorso di crescita che nella terza stagione potrebbe ampliarsi ed estendersi anche alla sfera sentimentale. Un indizio è il motivo per cui Paxton non volesse stare pubblicamente con Devi (ragione condivisibile dopotutto) e soprattutto le strane dinamiche tra lui e i suoi amici quando frequenta qualcuno (chi è che non organizza il primo appuntamento a casa propria, giocando ai videogiochi con gli amici?), tutte cose che, nel momento in cui inizierà una relazione seria con Devi, dovranno essere messe in discussione.
  • La gestione del triangolo (da parte degli autori, non di Devi che combina casini a non finire, ovvio): io non amo i triangoli se non quando sono scritti bene. In questo caso, è scritto benissimo. Sia Ben che Paxton sono personaggi ben caratterizzati, entrambi hanno belle interazioni con Devi condividendo anche momenti profondi e importanti, e, a prescindere da chi risulterà l’endgame di Devi – anche se, secondo me, l’endgame di Devi è prima di tutto con se stessa – gli spettatori potrebbero esserne soddisfatti.
  • Gigi Hadid che fa il voiceover di Paxton: dopo John McEnroe per Devi e Andy Samberg per Ben, un’altra voce importante è intervenuta nella serie tv. Anche lei come Paxton viene considerata solo perché bella e sexy ma è molto, molto, di più.

  • Alcune storyline meritavano un maggiore approfondimento: il rapporto fra Eleanor e la sua nuova fiamma in primo luogo insieme all’anoressia di Aneesa.

 

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  • Devi: la costante crescita e volontà di migliorare di Devi suppliscono abbondantemente alle sue azioni non sempre eccellenti. Anzi. La cosa che mi piace di più del suo personaggio è proprio la capacità che ha di scatenare la rabbia dello spettatore un momento prima e catturarne la simpatia subito dopo.
  • Paxton: tough love, ovvero a volte bisogna essere duri con alcune persone per spingerle nella direzione giusta. Paxton riesce a prendere in mano il suo futuro e lo fa rimboccandosi le maniche dopo un inizio stentato. I passi avanti del suo personaggio in questa stagione sono solo l’inizio di un percorso più lungo che sono curiosa di esplorare. Credo che a livello strettamente personale, per quanto riguarda i rapporti, abbia ancora molto da fare, ecco, ma almeno è un inizio.

  • Devi è chiamata “pazza” da sua madre e tutto ciò che ne consegue: malgrado ci siano senza dubbio scene più dirompenti e importanti di questa, il momento in cui persino sua madre la mette di fronte alle conseguenze della sua impulsività (per quanto immeritatamente in quel caso) è IL momento di rottura. Il dolore di Devi diventa dilaniante e la sua conversazione con la psicologa spezza il cuore.
  • Malgrado io sia decisamente Team Ben, la scena di Paxton che entra dalla finestra, sotto la pioggia, per baciare Devi, confesso che mi sia piaciuta molto. È decisamente la tipica scena da fantasia adolescenziale che prende vita – e parallelo con quella della prima stagione – e uno dei topos della scrittura di Mindy Kaling (la quale, ricordiamolo, aveva attinto a piene mani alle rom-com per costruire un famoso episodio di “The Mindy Project”) e…beh, Darren Barnet/Paxton è veramente notevole (eh eh eh) e la canzone dei Glass Animals è salda nella mia testa da quasi 24 ore!

Al centro di questa seconda stagione ci sono ancora di più le emozioni e le vicende di Devi. Nonostante sia dedicato ampio spazio e importanti evoluzioni alla sua cerchia di amici e parenti, è Devi la vera protagonista. Una Devi che impara moltissimo e cresce altrettanto nel corso della stagione, che ha fatto tesoro degli errori compiuti durante la stagione precedente e che compensa i disastri con tanta buona volontà. Una Devi che mi è piaciuta di più perché meno cieca ai sentimenti altrui, più consapevole del male che è in grado di fare alle persone a lei vicine. Per quanto sia ancora un disastro ambulante… ah no, aspetta una “granata sociale” (cit. Ben).

L’aver accentrato così tanto la narrazione su di lei ha, però, finito per danneggiare le storyline minori: Eleanor, Fabiola e Aneesa (la new entry) avrebbero molto da dire e invece vengono spesso risolte nell’arco di due episodi. L’anoressia di Aneesa è stata infilata nella conversazione e poi totalmente dimenticata, il lavoro di manipolazione di Malcolm ai danni di Eleanor viene mostrata solo in due episodi scarsi. Non è così che si fa con due tematiche così importanti.

Invece, altri personaggi secondari hanno avuto storyline più accurate. L’interessante dilemma di Fabiola che, come tutti gli adolescenti, fatica a trovare un’identità che sia solo sua e non figlia del gruppo sociale di appartenenza (siano i suoi compagni del club di robotica o la cerchia delle amiche della fidanzata) e la fatica di Kamala (e le domande a se stessa) nel mondo del lavoro e nella sua relazione sentimentale, mi sono piaciute molto. Il discorso sull’identità è sempre importante e molto sentito, come deve essere, a qualunque età: in particolare durante l’adolescenza quando la personalità dell’individuo si sta formando ma anche nell’età adulta, quando si è messi davanti a dilemmi fra natura e cultura (come dicono gli antropologi).

Apprezzabile anche l’evoluzione del ruolo della madre di Devi, presentataci in questa stagione non solo nelle vesti di madre ma in quelle di donna. Abbiamo d’altronde iniziato la stagione con lei e il suo viaggio in India: partita con l’idea di trovare lì la pace che non trovava a casa, scopre che la Nalini che aveva lasciato la casa materna una ventina di anni prima non esiste più. È stato interessante vederla impegnata a lavoro, riprendere la socialità (con tutto quello che comporta) e provare a riaprirsi all’affettività di un altro uomo. È un discorso estremamente delicato (cfr la scena in cui lascia la fede nuziale sul comò) ma allo stesso tempo affonda le radici nei bisogni dell’individuo e non nelle prescrizioni sociali.

Insomma, per quanto qualitativamente di poco inferiore alla prima stagione, questa seconda di “Never Have I Ever” la conferma come una buona serie comedy che merita ancora stagioni e storie da raccontare e con una protagonista vulcanica e carismatica alla quale si finisce per affezionarsi.

 

 

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75/100

https://www.youtube.com/watch?v=FakCjoNnxik

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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