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Mistresses | Recensione 1×13 – “I Choose You”

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Mistresses | Recensione 1×13 – “I Choose You”

D’accordo, concediamoci qualche respiro, all’incirca 213489243.
Dopodiché pensiamo che la settimana prossima avremo un altro episodio e…
E INVECE NO.
Non avremo un accidenti di niente e dovrebbero rendere illegali dei finali di stagione del genere, ancor di più quando non hanno neanche spifferato se la serie avrà un continuo! Possibile che uno debba farsi venire l’ulcera per questo?
Se non hanno intenzione di svelare quale cadavere verrà sepolto con una seconda stagione, dovranno quantomeno creare un video, anche di soli cinque minuti, in cui mi spieghino che quella pazza squinternata di Elizabeth Grey marcirà in cella anche dopo la sua morte.

1236514_419721854799690_1394058364_nSavannah apre le danze – e il portone – con un bel mazzo di fiori senza mittente, in occasione del suo compleanno. E, siccome non si chiede mai l’età di una donna, la bella festeggiata spegnerà una semplice candelina su quello che mi piace pensare sia un cupcake gigante. Quale persona non vorrebbe trascorrere cinque minuti in compagnia delle sue amiche per farsi rimbeccare sui peggiori errori della sua vita? Perché la cara April sa come attirare l’attenzione su di sé e, ancor di più, spiattellare tutti i passi falsi delle amiche in un batter d’occhio.
Savannah confessa di aver baciato Dominic all’appuntamento galate della scorsa sera. Tralasciando l’espressione basita di Joss, le amiche attendono altri dettagli succulenti, che arrivano da un’altra persona, quale April. A sua volta, ella confessa di aver pomiciato col marito pseudo-defunto e le facce delle presenti meritavano, a mio parere, un Oscar.

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Di lì a breve arriva una predica succulenta sul fatto che Paul sia l’uomo meno affidabile della Terra e che debba dare più importanza a una persona come Richard. Avrei battuto il cinque a tutte e tre contemporaneamente. Povero Richard. Insomma, davvero per la tua mente è passata l’idea di abbandonare tutto questo?!

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Ma April non è una donna che accetta le critiche facilmente, così sputa sentenze sulle proprie amiche, critica i loro errori e rifiuta di sentirsi esaminare come una cavia da laboratorio. Oh, ancora buon compleanno Savannah, anche se sei una terribile persona che commette terribili errori ogni giorno.
Come se l’avessero premeditato ancor prima del battibecco, le amiche le regalano un fine settimana di relax a bordo piscina. Devo appuntarmelo, non si può mai sapere. La tentazione di partire seduta stante è forte, ma chi per un motivo, chi per un altro, decidono di rispettare la partenza al giorno dopo.
Savannah ha un ripensamento e, ancora tormentata dal mittente anonimo di fiori, si lascia trasportare nell’aria vacanziera e, avendo coperto anche l’ultima punta di capelli, si piazza a bordo piscina con un bel cappello di paglia e osserva una tipica famiglia alle prese col bagnetto. Devo ammetterlo, la scena ha lasciato pensare molto anche me e, anche se continuerei a prenderla virtualmente a schiaffi, Savannah ha deciso di dare ascolto a quello che tre quarti di persone normali le hanno sempre urlato contro di fare: leggere i risultati del test di paternità. Ottimo tempismo, considerando che Harry li ha rubati giusto una puntata fa.
Joss riesce a rinviare l’impossibile al mattino seguente, ma ahimè, se avesse vuotato immediatamente il sacco probabilmente non avremmo mai scoperto chi era il padre del bambino e avremmo imprecato per un anno intero, in caso la serie fosse stata rinnovata. (Ancora non si sa niente, grazie ABC.)
Così Savannah lascia il Resort e corre verso L.A., ma Joss riesce a beccarla telefonicamente e le chiede di rinviare la faccenda, spiegandole anche il perché. Così, quando si rimette in strada per tornare al punto di partenza, un bel macchinone le si schianta addosso e porta Savannah dritta in un letto d’ospedale. L’hanno saputa davvero conciare per bene! Non che le doni il look, ma mi è sembrato abbastanza realistico.

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Chissà come mai, nelle serie TV ogni qualvolta qualcuno abbia un incidente, tutti dimenticano tutto, si accantonano gli screzi e i rancori, tutti amici come prima, scambiamoci un abbraccio e dimentichiamo ciò che è stato. A volte credo d’invidiare la loro realtà.
Harry arriva in ospedale seguito da tutta la banda – persino Paul, avvertito da April, si presenta come se nulla fosse (metti che qualcuno ti riconosceva, genio incompreso?!) – ed è allora che parte la rivelazione:

Harry

La mia reazione:
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Che sia la fine per il #TeamHarry? E chi può saperlo. Savannah potrebbe essere l’unica a conoscere la risposta, ma mi gioco le mani sul fuoco che non farà presto pace col cervello. O con la salute, dato il finale. Ma ci arriviamo per gradi. Harry, nonostante ammetta che Dominic sia il padre del bambino, le rivela di amarla ancora e di aver commesso uno sbaglio a lasciarla, perché lui sceglie lei. Non il bambino, non altro: lei. Un tantino tardi, ma ci è arrivato, almeno lui. Poi è il turno di Dominic, il quale spiattella i sentimenti per la donna e come premio riceve la maglietta di padre dell’anno. Proprio quando Savannah cerca di rivelare un dettaglio succulento, ecco che il treno parte e ha un collasso, così i medici sono costretti a intervenire.

L’unica a saltare la festa in ospedale è Karen. Quella donna non si smentisce mai. Vediamo un po’ a cosa sei scampata:
– A quest’ora potevi essere in carcere;
– Se non era il carcere di certo avresti dovuto mantenere a lungo quell’avvocato;
– Avresti potuto perdere definitivamente la tua licenza medica;
– Avresti potuto trovare la tua testa sul comodino per via dello squilibrio mentale di Sam Grey.
E chi avrebbe mai detto che invece il mezzo eroe della situazione sarebbe stato proprio lui? Di certo non io.
Karen è pronta a raggiungere le amiche al Resort, quando Elizabeth Grey, tutta in tiro e con il rossetto da psicopatica sulle labbra, le si presenta fuori la porta chiedendole perdono e di scambiare un’ultima chiacchiera. E Miss Ingenuità, anziché mandarla al diavolo una volta per tutte e chiedere un’ordinanza di restrizione lunga dieci chilometri, la fa accomodare in casa sua e le offre da bere come se fossero amiche di vecchia data e non si stessero tirando metaforicamente i capelli soltanto qualche giorno fa in tribunale. Tralasciando dettagli sostanziali, Elizabeth tira fuori l’asso nella manica – letteralmente – e le punta contro una pistola. E, volendo infilare il dito nella piaga, se non fosse stato per via di Sam, a quest’ora Karen avrebbe raggiunto da un pezzo l’ospedale e avrebbe potuto assistere Savannah. Invece no, psico-Sam non ha potuto fare a meno di gongolare un’ultima volta dinanzi la madre, confessandole di essere stato a letto con Karen, con la volontà di entrambi. Sconvolta, l’ubriacona milionaria s’impossessa della pistola nella cassaforte e le fa una visita a domicilio, con l’obiettivo di uscirne con le mani imbrattate di sangue. Psico-Sam arriva all’attacco e, sicché Karen non ha aperto la porta frontale, egli decide di romperle una finestra – ora sì che ti riconosco!, avrei voluto dirgli – e di giocare la carta del figlio adorante nei confronti della madre sofferente. Che, a dirla tutta, non se la beve. O almeno credo. Insomma, si vedeva che era molto provata, non è da tutti mantenere una pistola in mano dopo essersi scolata Dio sa quanto alcool e confessare di aver ucciso il marito perché voleva l’amante al suo fianco anziché sua moglie. Niente di facile, no?

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Ovviamente il dubbio su chi avesse ucciso Thomas Grey, dopo il bel bagaglio d’indizi negli ultimi episodi, non è mai sussistito. Però ho apprezzato che abbiano dato il giusto punto a una storia tirata troppo avanti e grazie alla quale Karen ha dimostrato di essere più ingenua di un bambino di due anni. Fortuna che quella laureata è lei.

Quello che non ho apprezzato è stato il finale!
Dunque, April decide di lasciare prima Richard, con la malsana speranza di poter costruire una vita con Paul, e successivamente lascia anche quest’ultimo, ricordandosi al novantesimo minuto che era stato proprio lui a lasciarla proprio perché aveva ingravidato un’altra e stava crescendo questo bambino dall’altra parte del continente. Quindi, meglio soli che male accompagnati, ha pensato.
La vita amorosa di Joss non è stata affatto trattata, se non per quei brevi momenti d’intimità con Harry che mi spronano sempre più a pensare che tra di loro potrebbe nascere qualcosa. Ma inutile dire che io aspetterò sempre e solo Olivier.
Karen è sopraffatta dal DNA Grey, in fondo la follia sembra essere ereditaria, tanto da far scattare Sam come una molla, all’atto della confessione della madre, senza badare che questa possa ancora avere una pistola carica tra le mani e che possa partire accidentalmente – o non tanto – un proiettile. Cosa che accade. Ma la domanda è: di chi cavolo è il sangue che ha macchiato il divano bianco di Karen?! Chissà quanto si prenderà la tintoria per toglierlo!
E il finale peggiore è quello di Savannah.

Savi
Il mistero dei fiori è risolto, poiché è stata la crazy-mami a ricordarsi del compleanno della figlia e a inviarglieli. Entrambi i suoi spasimanti hanno ammesso di amarla, quindi non le spetta che scegliere. Inoltre, ha finalmente capito, grazie alla scena della piscina dove il papà esortava il proprio bambino a tuffarsi, che l’unica priorità è suo figlio, quindi l’unica scelta che dovrà prendere sarà quella a fin di bene per lui.

E quando sembra che la situazione sembra andare per il meglio, ecco che arriva il collasso e l’episodio termina senza darci alcuna garanzia né sulla seconda stagione né sulla salute di Savannah – o di Karen.
Ok, almeno ho avuto risposta alle mie domande. O quasi. Almeno so chi è il padre del bambino! Un punto a me! Per quanto riguarda la sicurezza di Karen, al momento non saprei dire, potrebbe essere rimasta ferita lei quanto gli altri due. Joss avrà il suo happy ending in amore, il problema è scoprire con chi. E April ha mandato all’aria due potenziali relazioni, anche se io ero propensa soltanto per una.

Adesso potete dare libero sfogo ai vostri commenti, alle vostre imprecazioni, lamentele, sollecitazioni, maledizioni e chi più ne ha più ne metta! Quali sono i buoni propositi per l’anno nuovo? Avete domande a cui vorreste delle risposte? Quali sono i dubbi che più vi attanagliano?
Le mie domande sono le seguenti:

1) Karen è ancora viva?!
2) April confesserà alla figlia che il padre non è realmente morto oppure la bambina lo scoprirà da sola?
3) Savannah si riprenderà dall’incidente e, cosa importante, riuscirà a salvare la sua gravidanza?

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Dal mio canto, sono stata felice di recensire con voi queste tredici puntate e vi ringrazio per il supporto che mi avete dimostrato sin dall’inizio. Spero davvero che ci sarà una seconda stagione, perché terminare così senza un seguito è spregevole. (Se mi viene l’ulcera manderò la fatturazione all’ABC, quindi siete liberi di aggiungere tutti i vostri risarcimenti!)
Continuo a invitarvi presso le pagine Facebook di “Mistresses Italia” e di “Alyssa Milano Italia” per tenervi aggiornati sempre, comunque e ovunque!
È stato un bell’intrattenimento e la mia prima esperienza, quindi ancora un grande grazie e buon rientro ovunque dobbiate rientrare al termine di quest’Estate 2013, anche da Savannah, Karen, Joss ed April!

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Per quanto l’apparenza possa ingannare, ha avuto sempre una ricca immaginazione, sin da bambina: avrebbe voluto indossare un camice azzurro e ubriacarsi con Cristina e Meredith, esibirsi con vestiti pomposi e colorati nel Glee Club, aprirsi un blog con cui infangare amici e famiglia, naufragare su un’isola deserta che tanto deserta non è, prendere a palettate vampiri con Buffy e uccidere i demoni con il Libro delle Ombre, trasferirsi in una città popolata dai personaggi delle favole, sorseggiare Cosmopolitan e indebitarsi per un paio di Manolo, scoprire l’esistenza di una sorella gemella e mangiare tutti i biscotti della famiglia Camden. Se non avesse guardato tanta televisione, a ventidue anni non avrebbe avuto il cervello ridotto in poltiglia. È certa che un giorno imparerà a volare come Goku – c’è riuscito Crilin! –, così potrà arrivare a New York e cercare Carrie Bradshaw o raggiungere Stars Hollow e bere il caffè di Luke o ancora farsi adottare dai Cohen e vivere per sempre sul materassino gonfiabile della piscina; ma, fino a quel momento, si limiterà a prendere appunti e coltivare il suo futuro tra i libri di Editoria e Pubblicistica, sperando di sbocciare nella versione di Anne Hathaway ne “Il diavolo veste prada”, anziché in quella di Ugly Betty, e vedere la propria immagine sugli autobus della città. Almeno sognare non costa niente!

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