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Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. 5×09 – Rebellions are built on hope

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Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. 5×09 – Rebellions are built on hope

Questa settimana “Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.” ha colpito uno dei miei punti deboli, con una scelta narrativa che in me trova sempre la strada spianata per arrivare dritta al cuore, sto parlando della speranza che nell’ora più buia, anziché rivoltarsi gli uni contro gli altri, gli uomini sappiano davvero mettere da parte ogni conflitto per unirsi in un obiettivo comune: sopravvivere, combattere, tenere accesa la “scintilla” che brucerà il potere assoluto e dittatoriale del despota e che permetterà all’umana libertà di rialzarsi e brillare ancora.

La scelta della citazione che introduce, nel titolo, la mia recensione non è casuale. Se da “Doctor Who” infatti questa storyline ha “attinto” l’intreccio del paradosso temporale, mi sembra ampiamente probabile, considerati i diversi riferimenti già riscontrati in passato, che la dinamica della ribellione sviluppata da Mack & Elena al Faro provenga in qualche modo dal mondo di “Star Wars”, con un tempismo a dir poco ideale per via di tutti i significati e i messaggi sociali e velatamente politici che la serie intende trasmettere.

 

“You will always turn on one another”

“They all worked together”

La coerenza che questa stagione sta dimostrando nello sviluppo delle storyline e soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi rappresenta una delle costanti su cui la serie si fonda dal principio. Fin dall’inizio infatti, tra i suoi tratti da esteta e i deliri di onnipotenza che lo contraddistinguono, Kasius ha evidenziato un lato di sé tristemente realistico, vale a dire la profonda conoscenza dell’umanità o almeno dei suoi aspetti peggiori. Avidità, auto-preservazione, egoismo, violenza, sono tutti i limiti entro i quali Kasius ha imprigionato la restante popolazione terrestre rifugiata al “Faro”, sono tutte ombre che la paura e la schiavitù hanno fatto emergere prepotentemente, incatenando gli uomini ai loro peggiori istinti. È su questa base così solida e fortificata nel tempo che Kasius aveva forgiato la sua legge immutabile, “a life spent is a life earned”. Ma la prima sconfitta che il team S.H.I.E.L.D. ha inflitto a questo sistema, nonché il valore più intrinseco dell’attuale missione di Elena & Mack, è stata proprio quella di concedere agli uomini un’altra possibilità, di mostrare loro l’esistenza concreta di una scelta, di un cambiamento e di un futuro in cui poter tornare ad essere liberi, ed è proprio quell’apparente illusione, quella fioca speranza che sembrava oramai spenta da decenni, che riaccende nei sopravvissuti la fiamma delle migliori virtù umane, perché “credere anche solo nella possibilità di un lieto fine” [Mary Margaret, “Once Upon A Time” – 1×01] diventa l’arma più potente che un uomo abbia mai impugnato.

E in un contesto come quello appena descritto, in una battaglia come quella appena cominciata, i personaggi di Elena & Mack brillano di luce propria, come veri eroi dalla scintillante umanità. Elena Rodriguez rappresenta, secondo me, l’emblema di una minoranza che coraggiosamente oppone resistenza a un potere che intende ergersi al di sopra delle libertà e dei diritti inalienabili dell’uomo. Il modo in cui Elena si rapporta a Kasius, la passione con cui “fomenta” la ribellione negli uomini sprezzante magari anche dei rischi che conseguono, non sono meri atti rivoluzionari a sfondo politico ma sono in realtà il fuoco che alimenta l’essenza della sua persona e del suo credo. Elena costringe Kasius a scendere dal suo illusorio piedistallo, lo “ridicolizza” in quanto avversario e raggira con furbizia il suo potere fino al momento in cui tutte le sue debolezze si mostrano oltre la sua estetica apparenza.

Mack invece rappresenta la costante da cui Yo-Yo ritorna sempre, è la perfetta metà razionale e stabile che compensa l’impulsività passionale di Elena, è il punto fermo che le dona sicurezza, a lei come a chiunque Mack prenda sotto la sua ala protettiva, lo ha fatto con Daisy e lo sta facendo con Flint. Non è un caso che in assenza di Coulson, Mack sia stato in passato direttore ad interim dello S.H.I.E.L.D., perché lo scopo più profondo di questo personaggio, la sua ragione d’esistere è proprio quella di rappresentare una certezza, un “faro” in grado di riportare a casa coloro che hanno smarrito la strada. La sua lucidità, la sua capacità di gestire strategicamente e fisicamente l’emergenza, sono caratteri che fanno di lui non soltanto un leader straordinario ma anche una un punto di riferimento sempre presente, in parole povere, un padre.



 

“The causal loop paradox.
We’d only know how to design it because we’d already seen it”

In un’altra storia qualcuno ha definito questo espediente narrativo squisitamente sci-fi “the Bootstrap Paradox” ma in entrambi i casi questo “vortice” infinito di timeline è causa di irrisolvibili emicranie. Per amore di quella coerenza di cui parlavo al principio, la concezione di “tempo” inteso come entità fissa e immutabile [anziché “wibbly wobbly”] che Fitz e Jemma hanno sempre sostenuto nel corso delle stagioni persiste ancora oggi, nonostante mi sembri in realtà una teoria che già dalle premesse di partenza della storyline corrente è stata in parte smentita. Resta costante però la realtà dei fatti che Fitz & Jemma stanno vivendo al momento, una realtà che loro hanno evidentemente contribuito a formare e che dunque, secondo Fitz, sono in un certo senso “condannati” a ripetere, non appena riusciranno a tornare al tempo da cui sono stati “strappati”, perché in fondo l’hanno già fatto, ritrovandosi intrappolati in un loop temporale.

La “falla” che personalmente mi sembra di scorgere in questo ragionamento è probabilmente banale e spingerebbe Fitz a guardarmi con sufficienza per la mia ignoranza ma sono figlia del TARDIS e quindi il mio dubbio è semplice: perché, una volta venuti a conoscenza delle ragioni che hanno fatto cadere la prima tessera del domino che ha portato alla distruzione del mondo e della speranza, il team non può tornare alla propria epoca ed evitare che accada? Che senso avrebbe dunque tutta questa storia se il tempo si rivelasse davvero così immutabile come Fitz lo ritiene? Razionalmente dubito che la serie voglia distruggere le basi su cui l’empirismo dei FitzSimmons si fonda ma contemporaneamente mi sembra evidente che la possibilità, al momento concretamente dimostrata, di vivere e influire sul proprio futuro abbia già creato una “crepa” nel sistema di credenze scientifiche espresso finora da questi due personaggi, aprendo dunque almeno un possibile scenario in cui gli agenti dello S.H.I.E.L.D. riescano a tornare indietro nel tempo per costruire un nuovo futuro.

Vittima di questa visione pessimistica di un rigido flusso temporale è inevitabilmente Daisy, che avverte sempre di più su di sé il peso dei suoi poteri e di ciò che profeticamente dovrebbero comportare. Mi sorprende sempre notare quanto Daisy porti ancora nella sua caratterizzazione un aspetto della sua personalità che, nonostante tutti i cambiamenti e le evoluzioni, si scorge in ogni fase della sua vita, vale a dire la ricerca perenne di un’identità con cui essere finalmente in pace. La profezia della “Destroyer of Worlds” ha lentamente fatto breccia nella sensibilità di una giovane donna ha già affrontato in passato tutti quei demoni che vorrebbero trasformarla in una minaccia quando il suo unico desiderio è quello di essere un eroe e per l’ennesima volta ora Daisy si ritrova a dover rimettere tutto in gioco, a dover cercare nuovamente una strada che non rappresenti un pericolo per l’umanità. È straordinario però notare che la risposta a questo dubbio amletico è per lei sempre e solo lo S.H.I.E.L.D., c’è qualcosa di poetico nel modo in cui prima Skye e poi Daisy hanno abbracciato e fatto proprio ciò che lo S.H.I.E.L.D. rappresenta, il suo significato più profondo, diventando per lei un porto sicuro, un rifugio, una famiglia che l’ha sempre accettata per qualsiasi persona lei volesse essere. E questo lo si nota anche nel modo in cui Daisy si rapporta con tutti i componenti di questa insolita famiglia, a partire da Coulson e May, che stuzzica e rispetta come dei moderni genitori, passando per i FitzSimmons di cui si fida ciecamente e che segue in qualsiasi folle avventura vogliano intraprendere, arrivando infine anche a Mack, il suo partner ideale, l’unico così diverso da lei da completarla. Voss continua a ripetere che, secondo le visioni di Robin, Daisy sarebbe stata colei che “avrebbe messo fine a tutto” e questa profezia sembra incombere su di lei come un’ombra impossibile da scacciare ma tutto nella caratterizzazione di questa donna incredibile mi porta a credere che questa profetica “fine” sarà in realtà una salvezza e non una condanna.



Le ultime osservazioni le dedico ai tre personaggi che nel corso di questi episodi ho trovato più cangianti o sorprendenti, vale a dire Sinara, Deke e Tess. La dèbacle di Sinara è stata una sorpresa e nonostante sia stato sinceramente grandioso vederlo accedere per mano di Daisy, credevo che la nostra “blue bitch” sarebbe stata in realtà l’ultima a cadere, sopravvivendo anche a Kasius; di Deke mi sfugge ancora l’effettiva lealtà e anche se il suo apporto così deliziosamente “imbranato” [la genetica FitzSimmons sembra emergere] al duello tra Sinara & Daisy ha evidentemente contribuito al trionfo di quest’ultima, non sono incline a fidarmi ciecamente di lui; infine il ritorno di Tess mi ha piacevolmente sorpreso [quando i miei personaggi preferiti tornano in vita, mi emoziono sempre un po’ e ogni riferimento a fatti e Clara Oswald è puramente voluto] ma questo nuovo potere “divino” di Kasius mi disturba e non poco, soprattutto in relazione alla rivelazione del suo essere in possesso di una propria “veggente”, che con buone probabilità potrebbe essere proprio un membro dello S.H.I.E.L.D. del passato, ucciso e riportato in vita continuamente per estorcergli informazioni.

Con questa “incoraggiante” teoria, vi lascio con la Top 3 dei momenti migliori dell’episodio e vi do appuntamento alla prossima settimana!

  • Daisy stuzzica May e il suo ruolo di madre [CANON MAMA MAY]



  • Enoch si rapporta all’umanità … e a May!


  • Mack chiama Daisy “Tremors” [questa è una mia debolezza!]

 

Vi ricordo di passare da queste bellissime fanpage per restare sempre aggiornati sulle ultima novità riguardanti Clark Gregg e Chloe Bennet:

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2 COMMENTS

  1. Ciao, onestamente questa è stata la prima puntata che mi ha lasciato un po’ perplesso, per due motivi. 1) sinara muore (definitivamente? ) in modo balordo. Va bene che Daisy è senza poteri e fare diversamente non era semplice però mi è parso tutto troppo affrettato.
    2) il veggente di kasius. Anche qui, ci sta perché kasius è sempre stato sorpreso (vedi arrivo di Fitz e piano di Mack ) ma devono spiegarlo molto bene. A parte Robin nessuno ha poteri divinatori per cui dovrebbe essere qualcuno che ha già vissuto quello che deve accadere ma questo incasinerebbe ulteriormente la linea temporale e non se ne sente il bisogno. A meno che non sia Ben ancora in contatto psichico con Daisy ma dopo aver riportato indietro tese non credo arriveranno a tanto.
    Ps. La scena di kasius che urla “nooo” con la telecamera che trema non si poteva vedere.

    • Ciao!!! L’episodio a me è piaciuto moltissimo per i significati trasmessi dalla trama ma effettivamente, come ho espresso anche nel pezzo, condivido le tue perplessità! Non mi aspettavo affatto la morte di Sinara, dopo quel picco di furbizia e genialità che aveva dimostrato, alla fine purtroppo si è rivelata solo una “spalla” e niente di più! E l’idea del Veggente di Kasius dovrebbe risolversi solo nel modo che hai espresso, anche perché fuori dalla stanza si nota un Kree sporco di sangue e Kasius stesso si pulisce le mani quando lascia la stanza, quindi il suo “veggente” sarà proprio un agente dello S.H.I.E.L.D. che sa cosa è accaduto e che viene costantemente torturato quando a Kasius servono informazioni ma sì, questo aggraverebbe la mia emicrania!

      p.s. quella scena di Kasius però ha dato vita a ottimi meme!!!!!!

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