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Lucifer | Recensione 1×06 – Favorite Son

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Lucifer | Recensione 1×06 – Favorite Son

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“So I run to the deviiiiil…”

Bello, bello, bello. BELLISSIMO.
Non ho molti altri aggettivi per descrivere questo episodio, quindi concedetemi l’intera declinazione di bello e lasciatemi fare un applauso agli sceneggiatori di questo show e a uno straordinario Tom Ellis che anche se si è fatto apprezzare fin dal pilot, qui ha tirato fuori il meglio di sé donando al suo personaggio tutta la propria anima. O forse sarebbe meglio dire, vendendogliela.

Forse ricorderete che settimana scorsa mi “lamentavo” – virgolettato, perché in realtà erano lamentele poco convinte – di un episodio un po’ meno adrenalinico del solito. Be’, qualcuno deve avermi sentito e deciso di zittirmi con i fatti, perché questa settimana… be’, questa settimana Lucifer ci ha regalato quello che a mio avviso è stato l’episodio meglio costruito finora. C’è stato tutto: sviluppo della trama verticale, di quella orizzontale, caso della settimana concluso solo in apparenza, ulteriore sviluppo del rapporto Chlucifer e quel paio di rivelazioni che, anche se non sono state poi così sconvolgenti perché erano cose che si sapevano, mi hanno lasciata estremamente soddisfatta perché be’, sentir dire certe cose ad alta voce non solo non ha prezzo, ma sblocca anche un’infinità di nuovi orizzonti narrativi che possono finalmente essere affrontati e raccontati.

Ma andiamo con ordine!
L’episodio si è aperto con una scena in cui Tom Ellis è stato a dir poco superbo, quella in cui accompagnandosi al pianoforte canta Sinner Man, facendo fra l’altro da sottofondo alle sequenze in cui avveniva il crimine della settimana, e procurandoci dei brividi lungo la schiena che ci hanno ben anticipato il tono generale di questi quaranta minuti.

00Tutto sembra nella norma, Lucifer rifiuta le Britney per andare ad aiutare Chloe con l’omicidio del giorno e dopo aver giocato al bimbo di tre anni con tutto ciò che gli capita a tiro, decide che è tutto troppo noioso e che non è interessato a questa morte impersonale e, di nuovo, noiosa, e lo vediamo tornare all’ovile sperando che il Britney buffet sia ancora sul piatto ad attenderlo, il tutto featuring mille ruotate di occhi di Chloe. Insomma, tutto nella norma per l’appunto. Non fosse che al suo ritorno al Lux, invece delle due Britney trova Maze che gli recapita la notizia che il container rubato in seguito all’omicidio, era THE container, ovvero quello appartenente a Lucifer. Sulle prime lui sembra completamente disinteressato alla notizia, poi decide di tornare da Chloe e aiutarla solo per un fatto di reputazione. Come dice Maze, non facendo nulla lascia trasparire il messaggio che “It’s okay to steal from you now”, e nonostante le sue propensioni poco diaboliche e molto umane degli ultimi tempi, la reputazione gli è ancora cara – ma in fondo, l’orgoglio non è una delle debolezze più grandi del genere umano?

Ed è a questo punto che si mette in moto un nuovo tipo di dinamica fra i Chlucifer, che i due si addentrano su di un terreno finora inesplorato. Lucifer non ha mai nascosto nulla a Chloe – la sua identità in primis – e Chloe finora si è sempre fidata di lui proprio perché – nonostante ancora non creda al fatto che Lucifer sia il diavolo – ha sempre percepito un’onestà disarmante da parte dell’altro. Ora però lui si rifiuta di rispondere a una domanda cruciale per il caso – “Cosa contiene il container?” – e Chloe si vede costretta a mettere in dubbio tutto quanto. Si trova costretta a riportare a galla il fatto che anagraficamente e burocraticamente parlando Lucifer non esisteva fino a cinque anni prima, si trova costretta a mettere in dubbio le sue attività in maniera seria e concreta, perché il container in questione si trovava in un deposito abusivo usato per traffici illeciti. Quindi non le bastano le mezze frasi che borbotta Lucifer per zittirla, perché “Personal items”“A gift from my father”, non sono affermazioni che messe insieme escludono che il contenuto di quel container sia illegale. E glielo dice, glielo dice in faccia accusandolo per la prima volta in sei episodi di non essere stato onesto con lei. E al di là dell’indagine in corso, al di là del fatto che sarebbe costretta ad ammanettarlo se questo prezioso carico si rivelasse illegale, Chloe sembra risentirne perché seppur in maniera contorta, il loro rapporto si è basato sulla fiducia reciproca fin dal primo istante. Chloe vuole sapere il contenuto del container perché deve saperlo per portar avanti al meglio il caso, ma lo vuole sapere a tutti i costi anche perché in un certo senso si tratta di una prova di fiducia. E perché – e siamo alla prima rivelazione/ammissione di cui parlavo prima – a lei piace lavorare con lui.

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Lo ammette, lo ammette così candidamente che anche Lucifer viene preso in contropiede, al punto che decide finalmente di rivelarle che il container contiene bambole russe, matrioske, il che è la verità parziale… ma pur sempre la verità. E quando alla fine arriviamo al ritrovamento dello stesso e Chloe dopo aver setacciato la cassa presente all’interno appura che Lucifer le ha detto la verità, la vediamo sollevata, vediamo chiaramente un peso sollevarsi dalle sue spalle e liberare il suo animo. È sollevata non solo perché anche per stavolta può evitare di mettere Lucifer in manette, ma anche e soprattutto perché il rapporto di fiducia a cui è molto più legata di quanto non voglia dichiarare, è rimasto intatto. Lucifer non le ha mentito, ha avuto l’occasione di farlo ma alla fine ha optato per essere onesto.

Passiamo invece a Lucifer, Lucifer che torna sul divano di Linda-la-psicologa e le racconta del container rubato dicendole che ha deciso di seguire il caso non perché gli importi qualcosa di ritrovarlo, ma perché “It’s the principle at stake here“. Ed ecco che la nostra amica Linda fa una cosa che nessuno – Lucifer compreso – si sarebbe aspettato: rifiuta il pagamento immediato per cercare di approfondire la questione, gli chiede “Who are you trying so hard to become?” dicendogli poi che deve imparare a essere se stesso invece di continuare a fare il gradasso nascondendosi dietro a un semplice “I’m still the devil, darling” e improvvisamente Lucifer è a disagio. Improvvisamente non gli garba più poi così tanto l’idea di stare seduto lì a confidarsi con Linda. Improvvisamente non gli interessa più scoprire cosa lei abbia da dirgli, quali consigli gli possa offrire. La reazione di Lucifer lascia Linda così inebetita, che la poverina si ritrova suo malgrado a confidarsi con Amenadiel, che crede essere un suo collega, e gli rivela di credere che Lucifer sia un nome finto e che quello che lei e il re degli inferi fanno, sia esplorare la sua psiche parlando per metafore. Amenadiel, che ben conosce sia il paziente sia la sua storia, si offre di darle dei consigli sotto forma di metafore bibliche e tutto quello che vediamo dopo è un rivelarsi del personaggio di Lucifer che a me personalmente ha lasciato senza fiato.

Come ho detto prima, non sono rivelazioni in senso stretto del termine, non è quel plot twist che ti lascia a fissare lo schermo per ore dopo averti tolto dieci anni di vita, a pensare che la vita non abbia più senso. Sono cose che sapevamo, che avevamo intuito e che io stessa ho più volte ipotizzato nelle mie recensioni, ma il piacere di vedere certe situazioni finalmente narrate non ha davvero prezzo. Alla fine capiamo che Lucifer non è partito per questa crociata per salvare onore e reputazione, ma piuttosto perché rivuole veramente ciò che gli è stato rubato. Vediamo riaffiorare quella rabbia pura e semplice che non vedevamo da qualche tempo e soprattutto vediamo il volto del diavolo come non lo abbiamo mai visto prima: determinato a ottenere ciò che vuole e a non lasciare che nessuno – nemmeno Chloe stavolta – si metta in mezzo. Lascia che il colpevole si butti da un tetto terrorizzato e ammette candidamente – e anche con un po’ di sorpresa – di non averlo fermato. E vediamo di nuovo questa rabbia quando scopre che al di là delle bambole, il vero contenuto del container è scomparso. Ed è Linda ad esprimere a parole il fatto che lui sia stato vittima di un crimine e come tale si senta violato, qualcosa di estremamente prezioso per lui è stato portato via e lui si sente per la prima volta esposto, se vogliamo.

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E infine, il momento migliore di tutti, quello in cui Linda lo affronta apertamente portando avanti quelle metafore bibliche che in realtà sono tutto fuorché metafore e finalmente – FINALMENTEescono fuori tutto il rancore e tutta la rabbia che Lucifer prova nei confronti di daddy dearest e il perché. Scatta quando Linda nomina il nome di Samael, il suo nome originale, quello che gli ricorda di quando ancora abitava in paradiso al fianco del padre. Scatta e urla tutta la sua rabbia, dimostrando che il primo a farlo sentire violato non è stato chi gli ha rubato il contenuto del container, ma daddy dearest in persona che gli ha rubato l’esistenza. “He made me a torturer”, Dio l’ha costretto a scendere agli inferi e gli affibbiato il lavoro più ingrato di tutti, un lavoro che lui non ha chiesto e non voleva. Abbiamo la conferma che Lucifer non prova piacere nell’infliggere punizioni agli altri, non si sente appagato nel spargere dolore e soprattutto che soffre all’idea che l’intero genere umano lo ritenga responsabile di tutte le proprie disgrazie e sofferenze. Lucifer non ha chiesto nulla di tutto questo, non ha chiesto di divenire “l’angelo caduto”, non ha chiesto di essere la personificazione suprema del male. Lasciatemelo ripetere di nuovo, questo è stato un momento meraviglioso e prezioso all’interno dell’episodio e della serie in generale, finora. E Tom Ellis – ripeto anche questo – è stato protagonista di una performance da pelle d’oca. Altrettanto da pelle d’oca è stata la sequenza in cui viene rivelato il contenuto vero del container, le ali di Lucifer in tutta la loro magnificenza.

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In parallelo alla storyline principale, in questo episodio si è sviluppata anche quella secondaria riguardante il caro Detective Douche. 04Abbiamo riso alle sue spalle quando Trixie ha seguito alla lettera gli insegnamenti di Lucifer, abbiamo riso ancora di più alle sue spalle quando Maze l’ha stordito facendolo risvegliare nudo nel letto di Chloe – e vogliamo parlare dell’outifit total pink con tanto di maglietta degli ‘Nsync? – e, ammettiamolo, abbiamo provato un briciolo piccolo, piccolo, piccolo di simpatia per lui quando a fine episodio ha preferito Trixie al lavoro, mostrando di aver capito che se vuole far parte della vita della figlia deve fare qualche sforzo in più. Ovviamente il poveretto vorrebbe tornare a far parte anche di quella di Chloe, ma la concorrenza è inarrivabile, povero Detective Douche.

Infine vorrei riportare una delle affermazioni di Maze che definisce gli umani exhausting, per sottolineare la differenza del suo pensiero – che dovrebbe essere il pensiero diciamo canonico di un demone, o comunque di un’entità che nulla ha a che spartire con gli umani – rispetto a quello di Lucifer, che li trova interessanti, affascinanti, da scoprire e via dicendo. Un’ulteriore prova che in Lucifer c’è molto più di quello che la mitologia affibbia all’immagine del diavolo.

Vi lascio con il promo del prossimo episodio, “Wingman”, e la speranza che sia all’altezza di questo – se non migliore.

https://youtu.be/JOZqTwoBu0k

Elsa

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

3 COMMENTS

  1. Che episodio! Ed io concordo con te in tutto! Tom è stato F A V O L O S O!!!!! E quando ho visto le ali.. Mi è mancato il fiato.. Adoro questa sfaccettatura della storia di Lucifero, mi sembra che la Bibbia narri però che Lucifero è stato CACCIATO dal paradiso perché impuro, perché peccaminoso e ribelle..amenadiel ha riscritto la bibbia? E poi Samael è il castigo di Dio in realtà.. Un angelo arbitrario ma anche crudele… Interessante come scelta!
    Comunque bellissimo commento per una bellissima puntata… Non vedo l’ora sia settimana prossima e che chloe veda non tanto le ali quanto piuttosto le cicatrici sulla schiena di luci… Ma poi… Perché se le sarà strappate? O chi?
    Baci!

    • Anch’io mi sono chiesta se effettivamente se le sia strappate da solo o se sia successo qualcos’altro…
      Adoro la maniera con la quale stanno caratterizzando Lucifer, la trovo molto realistica. Questo confine così labile fra bene e male, il fatto che gli umani in fondo si caccino nei guai completamente con le proprie mani e cose simili… sono gli aspetti che sto amando di più di questa serie e poi Tom è fantastico, proprio fantastico!
      Grazie per il commento cara <3

  2. Veramente le ali gliele ha strappate Maze su comando di Lucifer. Lo dice nell’episodio quattro (o almeno io mi ricordo così). Il perchè potrebbe essere: “Le ali sono il mio legame con papà ed io voglio reciderlo”. Aspetto di vedere la faccia di Chloe quando finalmente crederà alla verità..

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