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L’invasione degli Amell: Q&A con i due cugini

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L’invasione degli Amell: Q&A con i due cugini

203I cugini Stephen Amell (32) e Robbie Amell (25), avevano l’abitudine di dedicare la domenica al football, ma dal 9 ottobre avranno qualcos’altro da condividere, ovvero il mercoledì sera.

La CW manderà in onda i suoi action-drama uno dietro l’altro (Arrow alle otto di sera, seguito da The Tomorrow People alle nove). Abbiamo parlato con i due per l’anteprima della stagione autunnale di EW, in edicola in questi giorni. Leggete questa Q&A per scoprire chi si vedrà maggiormente a petto nudo (per ora), perché Robbie non verrebbe mai chiamato da Stephen per fare da babysitter (sua moglie, Cassandra Jean, partorirà entro la fine dell’anno), e molto altro.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Qual’è la cosa più eroica che avete visto fare all’altro nella vita reale?
Robbie (star di The Tomorrow People): Non l’ho visto con i miei occhi, ma [all’inizio del 2005] Stephen ha cercato di fermare una rissa in un vicolo di Toronto, ed è finito col farsi rompere una bottiglia in testa. Ha praticamente fermato la rissa a spese del suo cranio. Penso sia una cosa abbastanza eroica e da duri.
Stephen (star di Arrow): Col senno di poi è stato un successo, ma in quel momento non sembrava. Mi hanno dovuto mettere dei punti dietro la testa… Comunque credo che siamo un’ottima squadra per delle eroiche partite di birra-pong.
Robbie: Oddio, io e Stephen siamo a dir poco fenomenali a birra-pong.
Stephen: Ci sproniamo a vicenda per via della nostra natura super competitiva.
Robbie: Una volta siamo riusciti a vincerne undici in una sola notte, vero?

Siete entrambi cresciuti a Toronto. Da piccoli cosa facevate insieme?
Robbie: Ero molto piccolo. Mi ricordo le feste in piscina. La sua famiglia aveva la piscina a casa, quindi noi andavamo da loro a nuotare. Poi i videogiochi, giocavamo al Super Nintendo, è stato davvero molto tempo fa. Stephen aveva perfino il Super Scope – quell’enorme controller che ti davano col il Super Nintendo. Era la cosa più figa del mondo, e probabilmente la ragione principale per la quale mi piaceva stare con lui.
Stephen: Siamo riusciti ad avere questo tipo di rapporto per qualche anno, poi la differenza di età si è fatta sentire e siamo arrivati a un punto in cui ho iniziato a sentirmi quasi paterno con lui, e la situazione si stava facendo strana [Robbie ride]. Ma poi siamo tornati indietro e siamo tornati amici, ed è quello che siamo anche ora.

Ritrovarvi a Los Angeles da adulti, è stato facile?
Robbie: Sì, quando si è in famiglia o si è buoni amici, non importa se non ci si è visti per un lungo periodo di tempo. Tutti i miei amici più intimi hanno accettato subito Stephen e ora siamo un gruppo molto affiatato. Stephen ospita le nostre partite di football ogni domenica.
Stephen: Condividiamo abbastanza materiale genetico da esserci avvicinati nuovamente molto in fretta. Per certi versi io e Robbie siamo molto diversi, ma per molti altri si capisce subito che siamo una famiglia.
Robbie: Stavamo guardando le olimpiadi in un bar [nel 2010], e io ero arrivato in ritardo. I miei primi due commenti erano stati esattamente gli stessi fatti da Stephen quando si era seduto. E tutti ci guardavano stile “cosa sta succedendo?”. Era un commento circa la grandezza del televisore e poi non mi ricordo, forse la prima cosa che avevo ordinato.

Il vostro avvicinamento al mondo della recitazione è stato simile?
Robbie: Io mi sono innamorato della recitazione. Avevo girato qualche spot quando ero più giovane, ma la prima audizione per un film è stata nel 2005 per Cheaper by the Dozen 2. Era un ruolo senza nemmeno una battuta. Alla fine me ne hanno date un paio, ma ho comunque assistito all’ottanta percento delle riprese. E tutto è cambiato. Stephen però stava già lavorando da un po’, vero? Forse un paio di anni?
Stephen: Sì, è strano. Siamo finiti a fare esattamente la stessa cosa ma ci siamo arrivati in maniere completamente diverse. Robbie ci si è buttato a capofitto ed è finito a Los Angeles quasi subito, invece a me ci sono voluti quasi sei anni per trasferirmi in pianta stabile a Los Angeles e impegnarmi nella stessa maniera. Quando ho visto Robbie a Toronto [mentre era sul set di Cheaper by the Dozen 2], mi ricordo che stavo camminando lungo Yonge Street e l’ho visto in una Mustang. Il mio primo pensiero è stato, “Com’è possibile che abbia già l’età per guidare?” Mentre il secondo è stato, “Eh? Sta recitando? Sta girando qui?”

Ci sono altri attori in famiglia?
Robbie: Mio padre ha fatto American Psycho [del 2000]. In quel periodo lavorava come comparsa e questo è uno dei miei film preferiti. L’avrò visto sei o sette volte, e mentre ero seduto a guardarlo lui mi ha chiamato e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Quando gliel’ho detto ha esclamato, “Oh, stai guardando il mio film?”. Mi sono messo a ridere e ho continuato a parlargli perché non avevo idea di cosa stesse dicendo. E poi me ne sono uscito chiedendogli, “Di cosa stai parlando?” e lui mi ha spiegato in quali scene cercarlo, ed effettivamente è il barista che si vede sullo sfondo. E io ho pensato, “E se tu fossi morto e io stessi guardando il film e mi fossi reso conto che eri fra le comparse?” [Ride]
Stephen: Oddio.
Robbie: Un po’ macabro, ma sarebbe stato stranissimo. Comunque questo è il massimo che la mia famiglia ha fatto, per quel che riguarda la recitazione.

Robbie, che tipo di consigli ti ha dato Stephen?
Robbie: Me ne sono dovuto stare seduto a guardare ammirato mentre lui otteneva la parte principale in uno show molto importante con tante acrobazie e un sacco di azione, e che da più o meno il carico di lavoro più pesante che può capitare in questo settore. Mi ha raccontato molte cose, quindi mi sento abbastanza preparato per quest’anno. Quando mi ha dato dei consigli, è stato solo per essere sicuro che facessi il mio lavoro al meglio e che dormissi abbastanza, perché potrà anche essere l’impiego migliore del mondo, ma comporta un sacco di lavoro.
Stephen: Girare la prima stagione è un processo lunghissimo. Robbie ha già recitato in un paio di serie, ma comparire in 22/23 episodi di fila è diverso. C’è davvero bisogno di essere preparati per questi ritmi. Una buona cosa è che molti dei registi che abbiamo avuto in Arrow si sono spostati in The Tomorrow People, e abbiamo anche la stessa direzione per le scene d’azione, quindi molti dei problemi che noi abbiamo risolto solo intorno agli episodi 11, 12 o 13, probabilmente non si presenteranno sul set di Robbie, e spero che per loro sia più facile. Non che per noi sia stato difficile, ma per loro questo sarà d’aiuto.
Robbie: Come ha detto Stephen, si imparano un sacco di cose in 22 episodi. Ora queste persone lavorano per il nostro show e non sembra di star girando una prima stagione, perché sono tutti già molto esperti.

Greg Berlanti, che fa da produttore esecutivo di entrambi gli show, ha affermato che una qualità che vorrebbe non aveste in comune, fosse la fissa per girare da soli tutte le vostre scene d’azione: “se si fanno male, siamo finiti.”
Stephen: Nel terzo episodio di quest’anno, sto correndo in un campo mentre tutto intorno ci sono esplosioni, e quando l’azione si è conclusa tutti si sono messi a fissarmi, legittimamente preoccupati che fossi saltato in aria anch’io e che lo show fosse finito per sempre. Ma stavo benissimo.
Robbie: Non ho ancora girato scene simili, ma spero che succeda. Sembra fighissimo.

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

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