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Le terrificanti avventure di Sabrina: recensione terza parte

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Le terrificanti avventure di Sabrina: recensione terza parte

Le terrificanti avventure di Sabrina: recensione terza parte: La terza parte, o stagione, de Le terrificanti avventure di Sabrina è finalmente approdata su Netflix, riscuotendo il consueto successo e garantendo quella certa dose di trash che la accomuna all’altro prodotto della Archie Comics, Riverdale, che in questi ultimi episodi ha omaggiato più di una volta; purtroppo, però, sembra che un crossover tra le due serie televisive non sia in programma, come ha affermato anche Camila Mendes (Veronica Lodge), e a sottolineare la distanza tra le produzioni sono alcuni dettagli come la giacca dei Southside Serpents che si intravede nella libreria del dottor Cerberus e che mostra un logo diverso da quello utilizzato in Riverdale.

Fin dal 2018, Le terrificanti avventure di Sabrina ha subito preso le distanze dai più recenti adattamenti delle avventure di Sabrina Spellman, la serie Disney Channel Sabrina, vita da strega (1996-2003) con Melissa Joan Hart e la serie animata Sabrina (1999). Tra il teen drama e l’horror, la versione Netflix della storia della strega mezzosangue accudita dalle zie Zelda e Hilda ha già fatto incontrare agli spettatori personaggi quali Lucifero e Lilith, ha affrontato il tema del sesso e dell’identità di genere, ha mostrato un’adolescente alle prese con demoni e stregoni nel proprio tempo libero; ha già dimostrato, quindi, di avere ben poco a che fare con la Sabrina di due decenni fa.

La terza parte della serie è composta da soli otto episodi, che hanno visto finalmente l’ingresso di Sabrina (Kiernan Shipka) negli Inferi per salvare l’amato Nicholas (Gavin Leatherwood). Al termine della seconda parte, infatti, Nicholas si era sacrificato per fare da contenitore a Lucifero (Luke Cook), impedendogli così di reclamare l’anima di Sabrina, che ha rivelato essere sua figlia. La strega riesce a liberare Nicholas, costringendo Lucifero nel corpo di Padre Blackwood (Richard Coyle), non più a capo della congrega; a guidare la Chiesa della Notte è ora zia Zelda (Miranda Otto, nota per il ruolo di Eowyn nella trilogia de Il Signore degli Anelli), che a seguito del tradimento di Lucifero decide di venerare Lilith, o Madam Satan (Michelle Gomez, Doctor Who), della quale però sembra dubitare.

Mentre all’Inferno i principi si ribellano all’incoronazione di Lilith, che non riconoscono come sovrana, a Greendale giunge il circo di Carcosa, composto da pagani che sono pronti a liberarsi dalle streghe. Sabrina è così costretta a dividersi fra la Terra, dove gli amici evocano il suo aiuto, soprattutto dopo che Rosalind (Jaz Sinclair) è stata tramutata in pietra, e l’Inferno, in cui è partita la prova volta a recuperare le Regalia Profana: chi tra lei e il principe d’argilla Caliban (Sam Corlett) riuscirà a conquistarne almeno due su tre diverrà sovrano degli Inferi; a muovere Sabrina più che l’ambizione è la necessità di fermare il piano di Caliban di rendere la Terra il decimo cerchio infernale.

Come al solito non mancano i drammi adolescenziali e la nascita di nuove coppie: Theo (Lachlan Watson) conosce Robin Goodfellow (Jonathan Whitesell, già apparso in The 100, nel quale ha lavorato anche Tati Gabrielle, qui nelle vesti della strega Prudence), con il quale scoppia subito la scintilla, senza conoscere la sua vera identità; nel finale Zelda si lascia sedurre da Mambo Marie, esperta haitiana di voodoo, mentre Hilda (Lucy Davis) accetta la proposta di Cerberus; Harvey (Ross Lynch) riflette a lungo sul suo rapporto per Rosalind, rifiutando l’ipotesi di essere ancora innamorato di Sabrina, mentre quest’ultima tronca la sua relazione con Nicholas, il quale non riesce ad essere più lo stesso dopo l’influenza di Lucifero.

Ciò che caratterizza di più questa terza parte de Le terrificanti avventure di Sabrina è il nient’affatto velato gioco di citazioni. Se la presenza di pagani e di creature che ricordano Pan e Medusa rende subito evidente il richiamo alla cultura greco-romana, a un’analisi più attenta è possibile riscontrare parecchi riferimenti alla mitologia celtica, a Shakespeare, a Lovecraft e perfino a un film uscito lo scorso anno.

Partendo dai circensi di Carcosa, il nome Circe – che trasforma gli atleti in maiali – ricorda immediatamente la strega dell’Odissea, mentre la donna dai capelli di serpente capace di pietrificare è un evidente rimando a Medusa e il loro capo, lo showman Carcosa, non solo ha in realtà l’aspetto di un fauno, ma è il dio Pan in persona. Riflettendo sul nome Carcosa, però, è evidente il riferimento a Lovecraft, già apparso sottoforma del compagno di stanza di Harvey (dal nome Howard) nel quarto episodio della seconda parte. Carcosa, infatti, è la dimora del Re in Giallo, o Hastur, uno dei più famosi Grandi Antichi lovecraftiani. Nagaina è il nome della donna facilmente scambiabile con Medusa; l’etimologia parte da Nāga, dimora del popolo serpente citato da Lovecraft proprio come la stessa Medusa.

Un dettaglio nascosto forse perfino ai lettori di Lovecraft che hanno trovato gli altri indizi è nel dio Pan, il quale nel ciclo dell’autore di Providence può essere la rappresentazione sia della dea Shub-Niggurath (il “Capro Nero dei Boschi”) che del dio Nodens; inoltre il suono del flauto e il potere di rendere pazza Agatha ricorda il dio folle Azathoth. Altri riferimenti sono chiari nelle Montagne della Follia citate da Zelda, nella creatura che emerge da Lochness e ricorda Dagon o un Abitatore del Profondo e, ovviamente, negli Orrori di Eldritch portati dagli Antichi Dei; come se non bastasse, uno dei giochi da tavola ispirati a Lovecraft ha come titolo proprio Eldritch Horror: Segni di Carcosa.
Robin afferma di non essere parte dei pagani, ma di viaggiare con loro, ed è il suo nome a rivelare la sua identità: si tratta di Puck, folletto apparso anche in Sogno di una notte di mezza estate; altri richiami a Shakespeare sono nei personaggi di Sycorax e Caliban, presentati ne La tempesta come madre strega e figlio deforme e disprezzato. Pesta, invece, presente come Sycorax e Mambo Marie tra le streghe che aiutano le Spellman a combattere i pagani, è una fanciulla della malattia protagonista anche di una delle missioni di The Witcher: Wild Hunt. Gryla, altra temporanea alleata di Sabrina e già apparsa nella serie, è in realtà un troll della mitologia islandese, che insieme ai suoi figli nella notte di Natale vaga alla ricerca di bambini cattivi con cui nutrirsi.

“Pagani” è un termine utilizzato per indicare i credenti alle religioni greco-romane antecedenti il cristianesimo, eppure basta osservare il loro tentativo di svegliare l’Uomo Verde per pensare al “wicker man” del neopaganesimo, che tra le varie sottocategorie venera la natura, spiegando quindi perché Circe si infuri scoprendo che Hilda addomestica i ragni. Nel sacrificio di Harvey torna in mente una delle scene più emblematiche di Midsommar di Ari Aster (Il villaggio dei dannati, 2019), così come nella corona di fiori e nell’abito bianco indossati da Sabrina.

La quarta parte de Le terrificanti avventure di Sabrina è attesa fra qualche mese, sebbene non sia ancora nota una data di uscita, ed è possibile ipotizzare di cosa tratterà: sicuramente dei citati Orrori di Eldritch e degli Antichi Dei richiamati da Padre Blackwood, ma anche del ritorno di Caliban, che con difficoltà potrebbe essere stato già accantonato. Sabrina inoltre sembra non essere ancora pronta ad affrontare il paradosso temporale che ha scatenato permettendo alla se stessa del futuro di vivere insieme alla se stessa del presente.

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