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Last Christmas… e quest’anno?

Gnappies by Gnappies
24 Dicembre 2016
in Rubriche & Esclusive
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“Last Christmas, I gave you my heart
But the very next day, you gave it away
This year, to save me from tears
I’ll give it to someone special”

Con questa famosissima strofa di una delle più caratteristiche canzoni natalizie (perché che tu sia figlio degli anni ottanta e dei novanta – ma anche un duemila, diciamocelo- NON SI PUO’ NON CONOSCERE!) vi introduciamo in questo pezzo “corale” in cui noi di TA parleremo proprio di dare, in termini di speranza verso una serie o una ship, e ricevere, ovvero quello che la serie o la ship ci ha riservato. Un po’ proprio come recita la canzone:

“L’anno scorso ti ho dato il mio cuore, ma il giorno immediatamente successivo tu l’hai gettato via. Quest’anno, per evitare di piangere, darò il mio cuore a qualcuno di speciale“

Il Natale è alle porte e, con la maggior parte delle serie in pausa invernale (AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO), dobbiamo fare i conti con quello che è stato, dobbiamo tirare un pò le somme, per capire se quest’anno, “telefilmicamente” parlando, ci è andata meglio, o peggio, perché questi mid-season finale non risparmiano mai nessuno e noi non facciamo altro che passare da un #maiunagioia a un altro. E allora, apriamo le danze a questo “confronto” tra passato e presente per analizzare quali tipi di emozioni ci hanno dato le nostre serie preferite, o comunque quelle che hanno lasciato il segno!

L’anno scorso avevo affidato il mio cuore (tutto intero, ogni singolo pezzetto) a Julie Plec. Voi direte “Questa è matta! ma ce la fa?!?“, non vi do tutti i torti, visti i precedenti, però nel mid-season finale della terza stagione di “The Originals” mi ha regalato il tanto atteso (ovviamente da me) BACIO KLAMILLE! In una puntata puramente natalizia, Klaus e Cami finalmente si sono baciati, suggellando il loro amore, complice probabilmente il vischio appeso sopra le loro teste.

https://youtube.com/watch?v=VLTW1GSBfYo

Ebbene, il mio cuore non poteva essere più colmo di gioia di così!

E finalmente, per una volta nella sua vita, Klaus ha lasciato cadere quei muri altissimi che ha da sempre posto a difesa di se stesso, quei muri che altro non sono sempre stati che lo specchio della sua paura di perdere coloro che ama e adesso (tenerone lui) eccolo lì: semplicemente se stesso. Per poche misere ore si è concesso un briciolo di vita, un brandello di felicità, così: abbandonato all’amore. Insomma, io ci credevo a questa storia bellissima, a questa coppia che ha fatto un percorso meraviglioso, e a queste due anime ferite che, da perfette sconosciute (ma con un “understanding” a pelle), sono diventate prima amiche e poi innamorate.

E, invece, la cara Pleccona mi ha tirato proprio un brutto colpo, ha preso il mio cuore e l’ha buttato alle ortiche. Letteralmente. Eppure dovevo saperlo che sarebbe andata a finire male, molto male. Anzi no, peggio di male. Se ci penso ho ancora le lacrime agli occhi. So che molti di voi sono fan Klaroline, e vi dico sinceramente che, durante tutta la sua permanenza in TVD, anche io ho adorato Klaus e Caroline, ma Camille è riuscita ad arrivare al cuore di Klaus come nessuna prima di allora. E quello che lei ha dato a Klaus va al di là dell’amore, perché lei gli ha dato un’opportunità, gli ha teso l’amore ed è stata al suo fianco. E allora l’epilogo, anche se non me lo meritavo, non può che essere il punto di partenza per il percorso iniziato dal “nuovo” Klaus, un Klaus che si fida della sua Famiglia, del potere che la Famiglia conferisce. E dobbiamo ringraziare (anche) Camille per questo. E il sacrificio che lui ha commesso alla fine della season 3 ne è la prova.

Quest’anno, invece, ho deciso di affidare il mio cuore a Ross Poldark: uomo romantico, passionale, tutto d’un pezzo e integerrimo, peccato non quando si tratti d’amore.

Ebbene, questa seconda stagione di “Poldark” mi ha riservato non poche sorprese da un punto di vista puramente sentimentale. Ho passato diverse puntate in preda a una crisi bipolare perché un minuto adoravo Ross e quello seguente avrei voluto prendere a calci nel sedere. Seriamente. Abbiamo visto Ross e Demelza lontani più che mai e lui sempre più coinvolto in quello che da sempre è stato il suo “primo amore”: gatta morta – Elizabeth. Coinvolto nel senso che da un lato la morte di Francis ha aperto una sorta di “possibilità” per loro come coppia, dall’altro lato invece l’interesse di George verso Elizabeth non ha fatto altro che alimentare, in un certo senso, il desiderio di lei da parte di Ross. E allora ecco che avviene il fattaccio e, per me che non ho letto i libri, è come se il personaggio di Ross fosse passato dalle stelle alle stalle, come si suol dire, perché lui un amore già ce l’aveva, un amore reale, vero: Demelza. E questa donna così meravigliosa, nonostante non si sia fatta mettere i piedi in testa, ha affrontato non solo il marito ma anche la sua “rivale” e si è tirata fuori, dimostrando a tutti quanto avesse gli attributi. Perché non è una donna remissiva che ci vuole al fianco di Ross, un uomo come lui non può avere al fianco una donna senza carattere come Elizabeth, lei al posto di Demelza non sarebbe durata mezza giornata. E alla fine Ross si è reso conto, ha capito che il suo amore non è verso Elizabeth ma verso Demelza, perché un amore idealizzato, seppur ti rimanga addosso per molto, moltissimo tempo, si infrange contro le scogliere della vita reale, e alla fine sopravvive solo qualcosa di vero.

Come si suol dire, meglio tardi che mai! Quindi direi che quest’anno mi è andata parecchio bene, lacrime di gioia a tutto spiano!

– gnappies_mari

Lo scorso anno ho dato il mio cuore a…
Rifacciamo.
Gli scorsi TRE (3) anni della mia vita ho dato il mio cuore, venduto la mia anima, fatto levatacce all’alba, notti in bianco, e ho vissuto di pura ansia e farfalle nello stomaco, per “Castle”. Ero così immersa nel mondo castelloso, con un recupero super fast a colpi di non so quanti (lo so, ma non voglio dirlo) episodi al giorno che sono stata tentata di chiedere alla gente “Ma tu mi vedi? Sono ancora reale? Sono scomparsa nei flutti di caskettosità? Puoi sigillare la porta per lasciarmi sempre qui?”.
Certo, non è stato sempre rose e fiori (eufemismo!!), ma con disciplina e resilienza avevo imparato a cogliere le gioie quando si presentavano (celebrarle e farne quadri da appendere al muro, anche) e a superare stoicamente le disgrazie i momenti difficili.
Ed è quello che è stato necessario fare all’inizio dell’ottava stagione. Bella fresca, felice, ed entusiasta per aver superato un altro hiatus, con la prospettiva di scriverne le recensioni, inizio la nuova stagione e i Caskett si lasciano. W.T.F.??!!
Fortunatamente, dopo solo otto puntate, che sono sembrate ottomila, e che ancora da rivedere sono un’agonia, lo scorso Natalesiamotuttipiùbuoniancheglishowrunner la situazione si è risolta nel migliore dei modi, lasciandoci con i Caskett riuniti, amanti, impegnati a recuperare il tempo perduto senza star lì a far su troppi discorsi (*annuisce per confermare che sì, certe volte le parole non servono, andate pure a fare quello che dovete fare).


No, basta. Troppo amore. Devo andare via.
E. POI.
E poi il diluvio! Drammi, angst, proclami, licenziamenti, battaglie, Kate morta o che fa credere a Castle di essere morta (che telefilm ha guardato la gente di Hollywood? Io un altro, per certo!) fino alla cancellazione finale, celebrata come se l’Italia avesse vinto i mondiali di calcio. Non so se mi sono ancora ripresa.
Il mio cuore era quindi martoriato e fermamente deciso a non darsi più a nessuno, tanto più a Natale. Vade retro.
E poi… poi con il tempo un telefilm si è fatto strada tra le pieghe della mia negazione, che con tanta cura avevo innalzato. Si tratta di “This Is Us”. Un telefilm elegante, di classe, pieno di sensibilità, modellato su personaggi (persone) vere, che ce la mettono tutta per vivere la vita con tutte le loro forze, per rincorrere sogni e darsi nuove opportunità, prima che sia troppo tardi. Persone che si sforzano di capire gli altri, di mettersi nei loro panni, che fanno della generosità uno stile di vita. Un telefilm che non ci fa mancare pianti e commozione, perché non è una favoletta stucchevole, ma un vero e proprio inno alla vita e alla bellezza delle persone.
In questo monologo Kevin spiega alle nipotine il senso della vita, della famiglia, i legami tra le gemme dello stesso albero, che se anche scompaiono per dare nuovi frutti, faranno sempre parte di noi, faranno sempre parte di quell’albero che ci ha generati tutti.

– Syl

Allora, so che in teoria dovremmo partire dall’anno scorso, ma il mio trauma ha radici ben più profonde.

Due anni fa mi sono innamorata di “Selfie”, una comedy assolutamente brillante con protagonista la sempre fantastica Karen Gillan.
Ovviamente quel perfido boia chiamato pubblico l’ha snobbata alla stra-grandissima e la serie è giunta alla sua conclusione dopo soli 13 episodi, proprio in periodo natalizio, senza ricevere una fine degna.

E vabbè.

L’anno scorso decido che non è giusto perdere la propria fede solo per un caso sfortunato e mi metto a seguire “Minority Report”, che peraltro mi prende di brutto.
Volete indovinare il risultato? Bravi, esattamente quello! La serie è stata cancellata in modo brutale.

A quel punto pensavo di rifarmi con “Shadowhunters”, che doveva partire nel periodo immediatamente successivo, ma la recitazione della Mc Namara si è rivelata un trauma troppo forte perfino per me (“Cagna, cagna maledetta!” cit. René Ferretti).

Questo Natale sembra destinato a portarmi almeno qualche gioia (notate la prudenza del mio sembra): “Sherlock” sta finalmente tornando, son tutta emozionata per l’arrivo di Emerald City e Netflix ha deciso di regalarci uno speciale di “Sense 8″ che ci aiuti a lenire l’astinenza.

E non devo dimenticare quella piccola perla di “Westworld”, che è riuscita ad arrivare senza disastri alla fine della prima stagione e che mi ha ricordato che, anche in mezzo a una vita di stenti, almeno l’HBO rimane una certezza.

– MooNRiSinG

Last Christmas, the Christmas before, and before… and before…
Le volte di cuore donato e spezzato non si contano più.
Due anni fa hanno cancellato il telefilm che aspettavo con ansia dopo pochi episodi. Parlo di “Selfie”. Idea geniale, con quell’ispirazione a “My Fair Lady” (un musical, poi film con Audrey Hepburn, tratto dall’opera letteraria “Pigmalione” di George Bernard Shaw) che era un tratto distintivo e in qualche modo “innovativo” in uno show (poiché un tale riferimento non è usuale), e dall’interprete spumeggiante e dalla comicità naturale e spontanea, Karen Gillian. Se non ne siete convinti, provate a guardare una delle sue interviste al Craig Ferguson Show e ne riparliamo.

L’anno scorso, è arrivata la notizia della cancellazione, dopo sole due stagioni, di “Dominion”, splendido show dagli aspetti mitologici, cancellazione che è stata frutto dell’incapacità dell’emittente di promuovere a dovere i propri prodotti (possiamo criticare alla CW quello che vogliamo, ma la promozione sanno farla).

Poi siamo arrivati a Natale e a “Doctor Who”, con il suo speciale. Il ritorno di River Song! Favoloso, vero? Già, peccato che Moffat, come sempre, abbia deciso che il Natale non doveva passare felicemente, o del tutto felicemente, così ha pensato bene di farla tornare per far finire lei e Il Dottore dove? Beh, ma a Darillium, ovviamente, alle Torri Cantanti.

 

Il tutto mentre andava in onda l’ultimissimo episodio di “Downton Abbey”.
E allora DITELO.

Quest’anno sembrava fosse andato tutto troppo bene. Sembrava l’anno del “This year, to save me from tears…”
E invece, no. I telefilm non hanno voluto colpire (per ora), così ha colpito il cinema. Non aggiungerò altro, ma chi ha visto “Rogue One: A Star Wars Story”, sa di cosa parlo.

Quindi, eccomi qui.
“This year, to save me (almeno un pochino) from tears”… do un pezzettino del mio cuore a “Timeless”. Divertente e avvincente, con personaggi che si sono rivelati più interessanti di quanto previsto e una coppia di personaggi che fanno scintille, anche adesso che coppia non sono.

 

Incrociamo le dita e speriamo bene.

-Sam

LAST CHRISTMAS…

mi è stata lanciata un’esca a cui ho abboccato come una povera idiota. Era l’ultimo episodio di “Once Upon a Time” prima dell’hiatus invernale e il mio cuore veniva strizzato nella morsa di un mid-season finale che ha visto, tra le altre cose, una Emma costretta a uccidere l’amore della sua vita con le sue stesse mani per liberarlo definitivamente dall’Oscurità e liberarsi da tutti gli altri Dark One venuti a creare scompiglio a Storybrooke. L’episodio si era concluso con la determinazione a viaggiare negli Inferi per recuperare il nostro pirata preferito (beh… UNO dei preferiti diciamo, c’è pur sempre Jack Sparrow da tenere in considerazione, anche senza andare a scomodare i personaggi di “Black Sails”), e in fondo ricordo di aver affrontato i mesi che ci hanno separato dal vero e proprio season finale con una certezza di fondo: Killian sarebbe stato salvato, non c’era dubbio, questo è OUAT, se i Charming ci hanno insegnato qualcosa è che bisogna avere speranza. Ed è lì, a distanza di mesi, che l’esca lanciatami nel periodo natalizio ha tratto i suoi frutti, riportando Hook da Emma ma lacerando completamente i miei feeling togliendo Robin a Regina. LA MIA POVERA REGINA!!! Ma dico, cos’hanno Eddy&Adam contro di lei, non ha sofferto abbastanza?!?

 

A distanza di mesi fatico ancora ad accettare questa svolta che ha creato un’ulteriore voragine emotiva nel cuore del mio personaggio preferito in assoluto all’interno dello show, che nel frattempo si è perfino trovata a fronteggiare il suo lato malvagio (letteralmente FRONTEGGIARE) e, tanto per rimarcare che il #maiunagioia definisce la sua esistenza travagliata, anche il mid-season finale di quest’anno si è sentito in bisogno di rincarare la dose e strofinare per bene una buona manciata di sale sulla ferita, mostrandoci Robin nella realtà alternativa in cui Regina si era tuffata per recuperare Emma. Ma si può?

THIS YEAR…

Perciò ho deciso di cercare, per quanto possibile, di limitare i miei sentimenti di empatia nei confronti dei miei beniamini televisivi. Perché immedesimarsi se la tendenza attuale in praticamente il 90% degli show è di farti appassionare a personaggi e vicende per poi strapparteli via provocando lo stesso risultato che si avrebbe strappando con violenza una garza appiccicata a una ferita di venti centimetri incrostata e purulenta (se l’analogia vi ha fatto storcere il naso avete capito quanto spesso morti improvvise di personaggi che non se lo meriterebbe e conseguente dolore di chi rimane riescono a spingerci a spegnere la tv e a valutare l’idea che forse l’ideale sarebbe smettere di essere telefilm addicted e darsi invece alla cucina thailandese)?

Quest’anno cercherò semplicemente di guardare il bicchiere mezzo pieno e concentrarmi meno sulle effettive vicende telefimiche che potrebbero farci piangere tutte le nostre lacrime ed elencare, invece, quello che dovrebbe dare speranza a tutta la categoria di noi addicted: un fiorente proliferare di show dall’ottimo potenziale, con storie intriganti e interpreti magistrali; le conferme che abbiamo già osservato ad aspettative di alto livello (“This is Us”, “Westworld”, “Timeless”, “The Crown” ecc.) e le serie che speriamo si confermino all’altezza di quanto promesso (“A Series of Unfortunate Events”, “Emerald City” ecc.). Voglio concentrarmi sul godermi uno speciale natalizio di “Doctor Who” che è tutto quanto ci è dato vedere delle vicende del Dottore dopo un anno esatto da “The Husbands of River Song”, anno passato completamente orfani del nostro Time Lord. Voglio aprire il 2017 in compagnia di Benedict e Martin e godermi un’edizione dei Golden Globe in cui, finalmente, le nomination maggiori rispecchiano i miei gusti e, a fianco del mio amato e ormai evergreen “Game of Thrones”, appaiono i nomi delle novità già menzionate poco più su che, evidentemente, non hanno fatto breccia solo nel mio cuore di addicted alla disperata ricerca di qualche soddisfazione.
Quindi, “to save me from tears”, il mio Natale quest’anno sarà diviso su più fronti: per la legge dei grandi numeri da almeno uno dei tanti dovrà arrivare qualche gioia che appiani le altrettante delusioni!

–Ale

E voi? quali sono i vostri “Last Christmas” and “This year”? Raccontatecelo.

Gnappies

Gnappies

Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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