Home Rubriche & Esclusive La vita segreta di un Telefilm Addicted – L’ermetismo linguistico

La vita segreta di un Telefilm Addicted – L’ermetismo linguistico

2
La vita segreta di un Telefilm Addicted – L’ermetismo linguistico

Essere un telefilm addicted può rendere la vita difficile sotto molti aspetti: dal disagio per l’amore/odio per un determinato giorno della settimana al difficile rapporto con le stagioni (dell’anno, non televisive, vi abbiamo già spiegato la differenza!) è davvero duro relazionarsi con il mondo al di fuori del nostro calendario degli show da seguire. Ma, ahimè, la vita reale esiste e incalza, tutti noi a un certo punto dobbiamo alzarci dalla sedia, spengere il pc, infilarci le scarpe e uscire all’aria aperta, in mezzo alla gente…

E qui ecco manifestarsi il primo grande problema: l’approccio con altre persone è regolato da alcune regole, e alla base di tutto c’è sempre la COMUNICAZIONE.

Comunicazióne s. f. [dal lat. communicatio –onis]. – In senso più generale (determinato dallo sviluppo degli studî nell’ambito della psicologia umana e animale e nell’ambito della teoria dell’informazione), ogni processo consistente nello scambio di messaggi, attraverso un canale e secondo un codice, tra un sistema (animale, uomo, macchina, ecc.) e un altro della stessa natura o di natura diversa.

Già nella definizione generale vediamo subito dove casca l’asino: lo scambio di messaggi attraverso un canale tra due sistemi dovrebbe avvenire secondo un codice… ma, ammettiamolo, spesso e volentieri noi telefilm addicted parliamo una lingua tutta nostra che le persone normali non comprendono del tutto.

Mai provato a infilare i termini ship, hiatus e upfront nella stessa frase durante un aperitivo al bar con i vostri amici? No? Tecnicamente neanch’io, ma solo perché studi antropologici svolti oltreoceano da un team di esperti in materia hanno dimostrato che al 97,8% la reazione degli interlocutori tende a essere simile a questa:

e il resto della serata si svolgerebbe all’insegna di una valanga di technobabble che Sheldon Cooper vi fa un baffo per spiegare ai vostri amici ognuno dei tecnicismi legati alla serialità mai concepito dalla mente umana da Happy Days ai giorni nostri…solo per scoprire nell’arco di una settimana che altri 4 aperitivi si sono svolti inspiegabilmente in vostra assenza perché gli sms per invitarvi sono misteriosamente andati persi.

Questo ovviamente se siete così fortunati da arrivare alla fase delle spiegazioni: al di là degli studi teorici, a livello empirico è provato che la situazione più comune è quella in cui al telefilm addicted che fa sfoggio del suo linguaggio ermetico viene riservata una mite indifferenza (la tattica vecchia come il cucco di “lascia sedimentare la cosa in un imbarazzante silenzio per mezzo secondo poi cambia totalmente discorso”) o, qualora abbiate amici particolarmente accomodanti, da un iniziale finto interesse seguito poi, sempre, dalla tattica di cui sopra (“Wow, interessante. Sapete, l’altro giorno ho visto un cane che beveva dalla fontanella, non è divertente?”).

E le difficoltà non si limitano certo alle interazioni orali! Agli innumerevoli impegni quotidiani riguardanti studio/lavoro/economia domestica ecc. e alle ore da dedicare a bisogni fisiologici come mangiare e dormire, il telefilm addicted deve aggiungere le ore da dedicare alla visione delle sue serie preferite. Basta un semplice calcolo per capire che 24h non sono sufficienti per cose apparentemente futili come pettinarsi prima di uscire, rimuovere la pen-drive con la procedura guidata e chiudere la macchina dopo averla parcheggiata (anche se quest’ultima cosa ve la raccomanderei caldamente, comunque). Ed è così che, nel suo disperato tentativo di tagliare dove possibile, il telefilm addicted si trova a coltivare le sue relazioni sociali via Whatsapp, Facebook e altri mezzi di comunicazione scritta simili facendo uso degli… ACRONIMI

Non c’è tempo per raccontare la tua giornata a tua madre in un sms che deve portarti via al massimo un minuto mentre ti stai lavando i denti, quindi se vuoi dirle che hai passato gli ultimi 85 minuti ad abbuffarti di comedy dai titoli sempre più lunghi dovrai far ricorso ad abbreviazioni proporzionalmente sempre meno pronunciabili: TBBT, HIMYM, 2BB (qui fortunatamente aiuta la presenza di una cifra) sono solo gli esempi più diffusi.

L’uso di acronimi può arrivare quindi a livelli preoccupanti quando dai semplici GA (Grey’s Anatomy), BB (Breaking Bad) e GoT (Game of Thrones) si passa a titoli sempre più complessi (provate ad acronimizzare Don’t Trust the B**** in Apartment 23 o – questo sarà divertente – How to Live with Your Parents for the Rest of Your Life) e con sempre meno vocali… o che ridotti alle iniziali hanno dei suoni orribili (e così le avventure di Carrie Bradshaw & co. diventano SatC, che sembra quasi il nome di una malattia) e oggettivamente impronunciabili (siamo sinceri, nessuno ha mai davvero provato a pronunciare ad alta voce l’acronimo per Orange is the new Black).

Il lato positivo degli acronimi è che ottimizzano il nostro tempo

quello negativo è che uccidono la conversazione con un “babbano”.

L’ermetismo di un telefilm addicted ha molte forme: una delle cose più tristi è fare una battuta o chiudere un discorso con una citazione a effetto (ovviamente tratte da una serie tv e che, nella vostra testa, suonavano assolutamente perfette per l’occasione) e accorgersi che nessuno sta ridendo e/o annuendo con fare partecipe. La frase cade solitamente nel silenzio, rotto solo dal rotolio di una balla di fieno, ma in questi casi è importante ricordare che non siete voi il problema: semplicemente, nessuno tra i vostri amici profani l’ha capita… ma era SICURAMENTE perfetta per l’occasione!

Quindi, c’è qualcosa che possiamo fare? Potremo mai sperare di intavolare una discussione “ai nostri termini” e uscirne vincitori, o dovremo rassegnarci a sopprimere la nostra natura durante le uscite in branco per salvare le apparenze, condannandoci a ore e ore di conversazioni su argomenti che esulano dalle news giunte dal Comic Con e dai nuovi pilot presentati per la stagione autunnale?

“Not interested at all”

A questo punto le strade si dividono. Se avete scelto l’opzione B avete già decretato il vostro triste destino e non c’è più nulla che possiamo fare per aiutarvi. Ma se siete degli intrepidi sostenitori dell’opzione A, potete sperare in amici che, con una piccola spintarella…

potrebbero decidere di seguire la vostra strada, curiosi di entrare nella vostra testa e scoprire se esiste un dizionario TelefilmAddicted-Italiano Italiano-TelefilmAddicted. Creandovi degli appoggi all’interno del vostro gruppo potreste perfino arrivare a ricevere meno occhiatacce la prossima volta che nominerete J.J.Abrams.

Ma, parliamoci chiaro, la via per il cuore e il cervello di un telefilm addicted è lunga e tortuosa, molti di noi addirittura si dicono non propensi ad aggiungere nella rubrica del cellulare persone che dimostrano di non sapere il significato del termine bromance. Ci vogliono anni e anni di conversazioni in cui verremo adocchiati come alieni, in cui osserveremo gli altri scambiarsi sguardi interrogativi, ma magari presto o tardi arriverà il giorno in cui qualcuno si azzarderà a chiedere con sincero interesse perché non riusciamo a esprimerci in modo comune, o domanderà come ci si possa mai affezionare a una persona che parla in maniera che solo lui/lei riesce a comprendere.

…Quella persona evidentemente non ha mai visto un episodio di Sherlock, quindi depennatela dall’agenda senza rimpianti e passate al prossimo.

Previous article Outlander | Il produttore esecutivo Ron Moore spiega perché i flashback tra Claire e Frank sono importanti
Next article Pilot Addicted | The Knick
Avatar photo
Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

2 COMMENTS

  1. Sto morendo, questo articolo è un pezzo di realtà di noi addicted!! Una volta in una conversazione me ne uscii con “mi hanno spoilerato” e la persona di fronte a me era tipo: “ehm … cosa????”!! La parte più frustrante è quando ti tocca spiegare ma sai che comunque non capiranno!!!! ahahahahahhah xD COMPLIMENTI ALE!!!!!

    • Ahahah grazie cara! E mi hai ricordato di una volta che anch’io ho usato davanti a due compagni di corso la frase “Niente spoiler!” e uno di questi mi guarda con questa faccia -_- e mi fa “Per quanto ne so io lo spoiler è un componente della macchina”….cavolo, un termine come bromance forse non completamente, ma spoiler E’ DECISAMENTE INGLESE, ci si può arrivare!! XD
      Che vitaccia la nostra ahahah

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here