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La Forza Delle Donne – “Because you’re still asking me that question.”

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La Forza Delle Donne – “Because you’re still asking me that question.”

joss-whedon-strong-female-charactersSono cresciuta in un mondo di donne.
Sono rimasta folgorata da questo concetto un mattino di giugno dell’estate appena trascorsa, quando sono uscita dal garage di casa e ho visto, come in un quadro, quella frazione del mio cuore radunata attorno al cancello, pronta a partire per accompagnare alla dovuta vacanza al mare la nonna materna: mio padre e mio marito non sono solo “acquisiti”, ma sono anche in paurosa minoranza.
Dalla mia bella mamma, che un tumore ha un po’ piegato ma non ha spezzato, a mia nonna materna, che si ricorda l’anno in cui sono andati tutti assieme a Gatteo Mare in vacanza (’65) ma non quello che le ho detto l’altro ieri [sì, lo so, si chiama Alzheimer. Ma in casa nostra non lo chiamiamo mai, che i vecchi tedeschi piacciono poco a noi vecchi partigiani…(è una barzelletta Emiliana, per chi non lo sapesse, non intendo offendere nessuno)], alla zia novantenne che ha più vita in corpo di tutte noi messe assieme e si stupisce del fatto che io viva con “quattro vecchie” e non voglia trasferirmi dove ci sono giovani della mia età, alla sua “sorellina” di anni 89, con ottantanovemila fobie e problemi.
Solo nella mia piccola bolla di felicità personale, comprendente mio marito e due scalmanati gatti maschi, io sono in minoranza.We_Can_Do_It
Nel resto del mio mondo, siamo un esercito.
Un esercito che si ama, che condivide, che rimane sempre unito, che può litigare… ma solo per le cose che non contano. Per le cose che contano se ne parla, mentre ci si raduna al sabato a casa della nonna a fare i cappelletti per la domenica. Un esercito che si supporta nelle difficoltà, che canta (anche con le voci più stonate del mondo), che ama la musica e la buona cucina e le risate, e far da mangiare per gli uomini che senza di noi morirebbero di fame.
Per gli uomini che ci rispettano. Ci amano. Non si sono mai azzardati a toccarci in altra maniera che non fosse un bacio, un abbraccio, una carezza.
E per me è normale, capite? NESSUNO nella mia famiglia ci ha mai trattate da meno che da regine.
Per questo, quando sento storie di abusi sulle donne, di donne come me picchiate, umiliate, sfruttate, non posso fare a meno di paragonare questi uomini maledetti agli uomini della mia vita (mio marito, mio padre, mio nonno) e pensare: cosa spinge un uomo a considerarci inferiori? A considerarci sacchi da botte? A considerarci OGGETTI?

Viviamo in un mondo dove esiste (il 25 Novembre, per chi non lo avesse saputo) la Giornata Mondiale Contro la Violenza Sulle Donne.
Viviamo in un mondo che ha bisogno di una Giornata Mondiale che ricordi agli uomini di non picchiare le proprie compagne, le proprie madri, le proprie mogli, a volte anche le proprie figlie.
Un mondo così non è un mondo, soprattutto per quelle donne, come la sottoscritta, che hanno vissuto la loro vita circondate da donne forti ed indipendenti, che se ne sono sempre fregate delle leggi e delle convenzioni di una società che le voleva “serve” e “cuoche” [Raro esempio nell’Emilia degli anni ’30 e ’40: a casa di mia bisnonna non si è mai mangiato in tavoli separati, uomini da una parte e donne dall’altra. Si mangiava assieme, e guai se qualcuno osava lamentarsi.]

Per questo motivo oggi voglio parlare non di violenza sulle donne, o di abusi, o della bassezza dell’animo umano quando raggiunge il massimo degli abissi e impone al maschio di maltrattare la propria donna. Oggi voglio CELEBRARE la donna, o meglio LE donne, come sempre portando esempi attinenti con la nostra comune passione: le serie tv.

In questi ultimi anni siamo stati praticamente bombardati da esempi di donne forti, indipendenti, combattenti, indomabili e fiere, che tengono testa agli uomini in maniera del tutto spontanea, che combattono per la propria auto-affermazione e che mai e poi mai si farebbero mettere i piedi in testa. Alcune hanno addirittura subito quegli abusi che hanno portato la comunità a creare una giornata mondiale per loro, e ne sono uscite rafforzate e ancora più determinate [Un esempio recente su tutti è Jessica Jones della nuova serie Netflix: sfruttata da Killgrave che ne annulla la volontà, segnata da un Disturbo Post Traumatico per quel che il Villain l’ha costretta a fare, riesce ad opporsi e a combatterlo, divenendo per lui la nemesi incontrollabile e imprevedibile].
Sta diventando, si può dire, un cliché dei tempi moderni, anche mirato ad aiutare quei milioni di donne che invece sono tutt’ora considerate alla stregua di soprammobili.
Dagli anni ’70 in poi, da quando l’idea dell’icona femmminile ha preso piede nel mondo della televisione, possiamo contare migliaia di esempi televisivi di ragazze-madri, di avvocatesse, di giudici, di poliziotte, di eroine che hanno lasciato il segno, specialmente nel cinema e nella tv di importazione.
NgWcn-1443478192-blog-79La Wonder Woman del teorico del femminismo William Moulton Marston, che creò l’icona dei fumetti DC Comics nel lontano 1941 per dare alle donne un modello che portasse avanti le loro idee nel mondo, è forse la prima eroina telefilmica che ricordo, interpretata nella serie partita nel 1974 (non sono così vecchia. Negli anni ’80 ancora la ritrasmettevano su Italia1!) da una bellissima Lynda Carter.
Ma, più vicine nel tempo, abbiamo Xena la Principessa Guerriera, Buffy Summers, Jen Lindley e Joey Potter di Dawson’s Creek, le immancabili sorelle Halliwell e molte altre. Sono molte, nel mio personale passato telefilmico, le donne che mi hanno ispirata e mi hanno fatta sentire fiera di quello che sono e di ciò che voglio fare.
Due, in particolare, sono quelle che voglio prendere ad esempio, sia perché figure rilevanti nelle mie due serie tv preferite, sia perché le ritengo l’esempio della straordinarietà della normalità, della forza intrinseca di ogni “femmina”, della meraviglia che ogni donna può creare attorno a se.

Partiamo dalla prima.
Partiamo da Donna Noble, “solo una segretaria di Chiswick”, personaggio col quale mio malgrado mi sono sempre identificata moltissimo sia come caratteristiche fisiche che come carattere.
La persona più normale, banale e piatta del mondo? No.
Donna è un tornado, una ventata di aria fresca, esattamente ciò di cui il Dottore ha bisogno in un momento della sua vita in cui l’assurdità del destino lo ha privato di tutto.donnawindow
Donna, sin dall’inizio, non considera il Dottore un essere superiore. Non lo considera un interesse amoroso. Va al di là di tutti i canoni fino a quel momento così stabili dalla ripresa della serie nel 2005: diventa non una ragazza infatuata di lui, ma la sua migliore amica. Spazza via le lacrime con una feroce ironia, lo tartassa con un sarcasmo implacabile, non gliene lascia passare una che sia una… e per il Dottore è un toccasana.
Ma, più di tutto, Donna è umana. Ed è incredibilmente e stupendamente femminile.
Donna è dotata di un’empatia e di una pietà assoluti, capacità da non sottovalutare quando si viaggia con un alieno di tremila e passa anni oramai abituato a tutto. Riesce a legare con tutti, a fare amicizia con tutti, anche con personaggi assolutamente improbabili come la sua antitesi: la segretaria oca di “Silence in the Library”.
Proprio lei che, in quanto donna non sposata e semplice precaria, è sempre stata sottovalutata da chiunque, persino dalla sua stessa madre [che arriva a definirla una delusione], si dimostra talmente capace di eroismo ed infinita e materna pietà da diventare la persona più importante dell’universo, “genitrice” involontaria di un secondo Decimo Dottore, legame indissolubile tra tutti i companions che hanno accompagnato Ten nelle sue avventure, dimostrando la forza d’animo incredibile che le permette di superare persino un universo parallelo e la paura della morte pur di rimanere accanto al Dottore e continuare ad essere sua amica.
Eppure, per tutto il tempo, non fa che ripetere di sentirsi una semplice segretaria part time. Non fa che ripetere di essere “ordinaria”, persino troppo a volte. Ed è proprio questa meravigliosa umiltà a farci capire che non c’è nulla di più straordinario dell’essere ordinari e che, nel proprio piccolo, ogni donna è un’eroina e una creatura speciale, che affronta la propria quotidianità con coraggio e determinazione.
Donna-Noble-Wallpapers-donna-noble-1533082-1024-768Molti hanno visto in lei la classica insicura che si rende conto di cos’è solo quando un uomo la rassicura: non c’è niente di più sbagliato, secondo me.
Donna cresce col Dottore, come il Dottore cresce assieme a lei. Arriva ad essere fiera della propria “Normalità”, comprendendo quello che molti non riescono ad afferrare: quanto un uomo millenario e costantemente in viaggio per salvare vite e vivere avventure rimpianga quell’ordinarietà che la caratterizza.
Ten dice continuamente a Donna “You’re brilliant!” non per rassicurarla o per farla sentire superiore, ma semplicemente perché è il suo modo per esprimere il suo affetto per lei, in una lode che nessuno mai le ha dato. Sono le situazioni in cui si trova a tirare fuori il meglio di lei, non i complimenti del Dottore. Quelli, alla fine dei conti, sono solo un giusto riconoscimento delle doti di Donna, riconoscimento che nessuno si è mai premurato di darle.

Altro esempio di come le situazioni, aspettate o inaspettate, possano tirare fuori il meglio da una donna, è il secondo personaggio femminile del quale voglio parlare.
E stavolta è una protagonista.
E sì, ditemi pure che sono monotona, perché in quasi tutti gli articoli scritti fino ad adesso per Telefilm Addicted, ho citato uno di questi due telefilm o entrambi. Ma non posso farci proprio nulla! Sono le due storie che più di tutte mi sono entrate dentro, questa in particolare perché mi ha accompagnata per sette anni di tarda adolescenza.
E’ un’età molto influenzabile, l’adolescenza. Si sa. Anche se tarda.
Sì, voglio parlare di Buffy Summers. E ne voglio parlare per almeno tre valide motivazioni.
NEdbA9RU9dd3gd_1_bLa prima delle quali è spezzare una lancia a favore di Joss Whedon, che io amo ed adoro fin da quando ero una mocciosa e di cui ho scelto, non a caso, una citazione per il titolo di questo articolo.
Joss è stato in grado di creare, durante la sua carriera, innumerevoli esempi di “Strong Female Character” da ammiare. Buffy, Faith, Willow, Tara, Cordelia, Black Widow, Scarlett Witch… sono solo alcuni esempi.
Dopo l’ultimo Avengers però, Joss è stato letteralmente messo in croce. Il fatto che Natasha Romanoff abbia definito se stessa “un mostro” perché privata da bambina dell’apparato riproduttore è stato frainteso da ben più che la metà dei fan di Avengers e dal 90% delle pseudofemministe da social media, creando una campagna mediatica negativa di tale portata da riuscire a convincerlo a fare un passo indietro e quasi a rinunciare alla regia del terzo film dedicato ai Vendicatori della Marvel.
Cosa che io trovo di un’infamia terribile.
NESSUNO come Joss è stato mai in grado di creare personaggi femminili forti, coraggiosi eppure “ordinari”, personaggi nei quali tutte le ragazze o le donne di una certa fascia d’età si possano riconoscere, con i quali poter empatizzare e che diano meglio l’esempio di come risolvere determinati problemi che nella vita di una donna possono presentarsi.
Natasha Romanoff è un character che porta all’estremo questi fattori. E’ una spia, è stata un’assassina, è una ragazza cresciuta in un ambiente assolutamente malsano che ne ha segnato l’infanzia e l’ha portata a fare azioni terribili… ed è riuscita comunque a tornare sulla retta via, tanto da essere considerata una vera e propria eroina. Tanto da farla sentire accettata dai Vendicatori, tra i quali ricordiamo c’è un DIO che fa della rettitudine e dei principi morali il suo stendardo.
Natasha si sente menomata dal fatto di non poter avere figli, ed è un problema che molte donne costrette a privarsi di quelle parti anatomiche tanto importanti hanno affrontato ed affrontano ogni giorno. Possono essere varie le motivazioni: un tumore, una disfunzione, un incidente. Ma la realtà è quella.
Molte donne si sentono meno donne per questo. Si sentono “mostri”. Ed il rapporto di Natasha con questo problema, ed il suo affrontarlo giorno dopo giorno, faticando ad accettarsi e ANCHE imparando ad accogliere il sostegno di un amico che l’ha sempre considerata sua pari in tutto (Bruce Banner), può aiutare molte donne a rapportarsi col proprio problema. Poco importa che Bruce sia un uomo: Natasha si è guadagnata il rispetto di tutti gli uomini che la circondano, senza bisogno di sventolare le sue prorompenti grazie o di fingere di essere una damigella in difficoltà.

Cosa che anche Buffy Summers ha fatto per sette stagioni di una delle serie tv più amate al mondo.
Certo, direte voi, cosa c’è di ordinario nella vita di una spia dello S.H.I.E.L.D., o in quella di una cacciatrice di vampiri superforte, superveloce e resistentissima?4561851-2614765661-buffy
Apparentemente nulla.
Non fosse che Buffy vive in un mondo “normale”, dove nessuno sa dell’esistenza dei mostri e dove i problemi della vita di tutti i giorni si intersecano, dall’inizio e sempre, con i problemi usuali di una Cacciatrice inusuale. E questa è la seconda motivazione per la quale voglio parlarne, collegandomi al percorso di Donna.

Buffy è lo “strong female character” che più di tutti mi ha colpita, da sempre. Whedon, con lei, è riuscito a prendere il concetto di “donna che sembra ordinaria e si scopre del tutto straordinaria” e portarlo ad un nuovo livello di perfezione.
Avevo 20 anni alla prima messa in onda di Buffy, e me ne sono immediatamente innamorata. Non tanto per i vampiri, i mostri e il sovrannaturale, quanto perché questa ragazzina, a volte frivola ed infantile, che lotta tanto per avere una vita anche banale con sua madre e nel frattempo combatte mostri che incarnano i problemi della realtà di tutti i giorni, mi ha fatto pensare a come ero io solo 4 anni prima, e a quali mostri sono stata costretta ad affrontare.
Buffy conquista per la sua semplicità, per la sua forza d’animo, per l’immediato legame che si viene a creare con quel sottotesto di nerd sfigatissimi che sembra esistere in ogni scuola, americana o italiana, e che immancabilmente viene rappresentato con un pessimo gusto nel vestire ma un cuore grande e puro. E che la completa.
Buffy ha coraggio. E’ terrorizzata dalla possibilità di morire, lo trova ingiusto ed immeritato… ma ha ugualmente il coraggio di scendere ad affrontare il Maestro.
Buffy che, dopo la morte della madre, è costretta ad avere a che fare con bollette e debiti e l’affidamento di una sorella, e il doversi prendere cura di lei come Joyce avrebbe fatto.
Buffy che fa i conti con tutto quello che la vita sfida una donna ad affrontare: le prime cotte, i primi amori, il primo lutto, il primo lavoro, le prime responsabilità, il tutto filtrato dalla presenza di inquietantissimi mostri, che danno forza alla rappresentazione grafica dei concetti.
Buffy è la donna che ha il fegato di rinunciare al primo amore per salvare il mondo. Di sacrificare se stessa per il bene dell’umanità. Di uscire da una storia “sbagliata” per ricominciare a vivere, e che sembra sempre trovare il “ragazzo sbagliato”, prima con Angel e poi con Spike, ma che comunque continua a cercare qualcosa di più nell’uomo che la accompagna e pretende che sia, quantomeno, forte quanto lei, perché nessuna relazione può essere una vera relazione se non è alla pari.
sarah michelle gellar buffy the vampire slayer chairs buffy summers 2141x2151 wallpaper_wallpaperswa.com_69Ed ecco la terza motivazione per la quale volevo parlare di lei.
Perché, a differenza di Donna, Buffy si innamora, e soffre per amore, e passa momenti di felicità e di assoluta disperazione per esso. E ci mostra l’ingenuità e l’assoluta vulnerabilità di una donna innamorata, ma anche la forza d’animo necessaria a riprendersi, a continuare a vivere quando una relazione finisce, e quanto e quale coraggio serva per dire di no quando le attenzioni di un partner si fanno troppo pressanti, invadenti, SBAGLIATE. Perché Buffy, a suo modo, subisce diversi abusi, uscendone sempre a testa alta.
Buffy Summers è l’eroina per antonomasia, forte delle lezioni che la vita le ha insegnato ed esempio assoluto di celebrazione della donna forte, indipendente e sicura di se.

E qui concludo, perché vi ho annoiati anche troppo, chiudendo questo appuntamento con la rubrica del venerdì con una delle scene più esilaranti del mondo, e dedicando questo articolo alle donne bellissime con le quali ho l’onore di condividere questo spazio libero: Skoll, Sam, Marianna e Walkerita, le mie muse ispiratrici!

Buon week-end a tutti, Addicted!!!

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Annalisa Mantovani nasce a Ferrara, in un freddissimo e nevossissimo Febbraio del 1980. Forse è per questo che odia l’estate, il sole e il caldo e preferisce climi rigidi e temperature polari, grazie alle quali può godersi le fusa dei suoi gatti, una bella coperta calda, il divano e i suoi amatissimi libri. Sin da piccola legge tutto il leggibile, dal romanzo d’avventura al fantasy, dalla storia d’amore alle etichette dello shampoo, ma le sue letture preferite rimarranno sempre i romanzi di Emilio Salgari sul pirata Sandokan, Il Silmarillion di quello che definisce il suo “papà” letterario J.R.R.Tolkien, la saga di Harry Potter e qualsiasi cosa sia stata scritta sui vampiri, anche la spazzatura. Da qui, e dalle sessioni di Dungeons&Dragons a cui gioca col marito ormai da più di 15 anni, la passione per la scrittura di romanzi fantasy e urban fantasy che, se dio vuole, un giorno riuscirà anche a pubblicare. Telefilm Addicted da quando guardava Hazard e l’A-Team con il nonno dopo i compiti, predilige serie dove la componente sovrannaturale giochi un ruolo importante, anche se non disdegna Downton Abby, Criminal Minds e Broadchurch. Whovian per la vita, le sue serie del cuore saranno sempre Doctor Who, Buffy e, da poco aggiuntasi, Once Upon a Time, che ha il potere di farla tornare bambina.

5 COMMENTS

  1. Ti dico solo che mi sono commossa…già nella prima parte ho iniziato a sentire gli occhi lucidi, quando hai parlato della nostra Emilia e di quell’orrenda malattia che inizia per A e che ho vissuto in primissima persona dato che anche la mia nonna materna, mancata 2 anni fa e che viveva con noi, ne era affetta da anni…
    Poi con la parte su Buffy (il Dottore non lo guardo…perdonami) ho aperto i rubinetti.
    Grazie davvero! <3

  2. Quest’articolo è bellissimo. Bravissima, davvero! Mi hai emozionata e mi sono trovata perfettamente d’accordo con te. Per fortuna, ci sono sempre più donne forti, e spero che continui così!

  3. Citando la cara Buffy “Siete pronte ad essere forti?” e una canzone trash degli anni ’90 “Siamo donne oltre le gambe c’è di più”, posso affermare senza dubbio che noi femminucce di strada ne abbiamo fatta un bel po’. In un mondo dove ancora ci sono uomini che non accettano un “No” come risposta e usano la violenza per piegarci,noi leviamo alta la nostra voce e mostriamo una forza degna di una “cacciatrice”. Bellissimo articolo davvero poi adoro Donna Noble e la considero una di noi ❤, e Buffy è la nostra eroina. Un applauso a te e alle donne della tua vita, ma soprattutto agli uomini giusti che hai avuto la fortuna di incontrare.

  4. In mostruoso ritardo, chiedo perdono, ma ti dirò perché.
    Comunque il pezzo lo avevo letto subito.
    Bellissimo.
    C’è bisogno di dire che concordo su tutto? Non penso.
    Grazissime per la dedica. Awww. ❤️❤️❤️
    Troppo onore.

    Buffy, l’eroina di tutte noi.
    A- chi dice che Donna si è sentita valorizzata perché un uomo le ha fatto i complimenti non solo non ha compreso lei come personaggio, ma nemmeno la storia. Non è il fatto che Il Dottore sia un uomo a essere importante, bensì il fatto che lui sia un genio. Ecco perché Donna si è sentita valorizzata, perché lui è il genio dei geni. Uomo o donna non ha importanza.
    B- che si debba anche spiegare che una donna può essere super cazzuta come Natasha e allo stesso tempo sentirsi menomata in quanto impossibilitata ad avere il dono di scegliere se essere madre o meno, dato da madre natura, perché geneticamente modificata senza il suo consenso, è allucinante.

    Bellissimo articolo!
    Kiss kiss.

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