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La Casa di Carta 5: i momenti top & flop

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La Casa di Carta 5: i momenti top & flop

Ormai più di un mese fa abbiamo assistito al ritorno (più o meno) in pompa magna della serie spagnola che nel 2017 si è imposta come una vera e propria hit di Netflix. La Casa di Carta 5 (prima metà della terza stagione o, per complicare un po’ le cose, il terzo capitolo del secondo ciclo narrativo, se vogliamo raggruppare i due grossi colpi in due racconti diversi… e credo che così dovrebbe essere) ha ripreso da dove eravamo rimasti e… beh, non è che si sia spostata di molto da lì!
Posto che, per quanto mi riguarda, il primo ciclo poteva tranquillamente concludere la storia senza la necessità di un reboot (che ha finito per replicare alcuni degli schemi delle prime due stagioni ed enfatizzare alcuni di quei tratti che, essendo forse un po’ sopra le righe per i miei gusti, se li vedi una volta fai spallucce, ma alla seconda ti esasperano alquanto), ho deciso di proseguire la visione perché a questo punto voglio proprio vedere dove vanno a parare e fino a quali vette di assurdità potranno spingersi.

Ammettiamolo, alla fine La Casa di Carta si guarda anche per questo: è stata una novità intrigante quando è uscita e, nonostante qualche intermezzo da soap argentina di troppo, si è saputa imporre piuttosto bene nel panorama televisivo degli ultimi anni. Ma, come detto, mentre le prime due stagioni aprono e chiudono un cerchio che avrebbe potuto rimanere un piccolo universo a sé (anche di qualità piuttosto buona), con la ripresa a lungo andare sono apparsi sempre di più i buchi di trama e gli aspetti nonsense, mescolati sapientemente con una generosa manciata di action super-pompato nella speranza che nessuno se ne accorgesse… Ciò ha reso il tutto un prodotto che non intriga più in maniera “intelligente”, ma lo continui a guardare perché è un mezzo guilty pleasure e vuoi vedere, con un ghigno sornione in faccia, cosa si inventeranno dopo.
Ecco, La Casa di Carta 5 è stato un po’ la conferma di questo trend, facendo avanzare la trama orizzontale di non molto anche a causa di innumerevoli intermezzi flashback di non meglio specificata rilevanza per il presente. Certo, abbiamo avuto qualche picco di emozione, ma si sono susseguite anche alcune sequenze di dubbio gusto. Quindi, ecco quelli che secondo me sono stati alcuni dei momenti migliori e alcuni dei peggiori de La Casa di Carta 5 (in rigoroso ordine sparso).

La Casa di Carta 5 - Alicia Sierra, il Professore
Alicia Sierra: fuori come un balcone and proud about it!

[L’articolo contiene informazioni esplicite sugli episodi finora andati in onda, se non siete in pari con la visione proseguite a vostro rischio e pericolo!]

La Casa di Carta 5: top 3

L’exploit di Alicia
La Sierra è oggettivamente una stronza psicopatica, l’ho odiata e amata allo stesso tempo fin dalla sua apparizione… ma in questa veste da outcast in cui l’abbiamo vista nelle ultime puntate della scorsa stagione ha avuto alcuni dei suoi migliori momenti. Il modo in cui, con tanto di pancione, ha messo fuori gioco tre uomini adulti in mezzo secondo quando Marsiglia e Benjamin sono tornati al covo è stato a mani basse una figata pazzesca. Ho molto apprezzato anche la lucida follia con cui pensava di partorire da sola aiutandosi con un selfie-stick!
Ad ogni modo, quello che ho apprezzato dell’arco narrativo di Alicia in questa stagione 5 de La Casa di Carta è stata la lenta evoluzione verso quella che sembra accettazione del Professore e della sua missione, ma che sotto sotto potrebbe non essere altro che “ti libero finché mi servi, ti faccio abbassare la guardia e poi mi rivolto di nuovo contro di te alla prima occasione”. La donna potrebbe essere tentata momentaneamente dal “lato oscuro” per via dell’astio per il tradimento di Tamayo, ma mi sembra troppo integerrima per seguire la stessa linea di Raquel e la sua ambiguità potrebbe riservarci grandi sorprese nel futuro.

Il sacrificio di Tokyo
Comincio col dire che Tokyo è uno di quei rari casi (tipo Girls e Glee) in cui la pseudo-protagonista di una serie è il personaggio che più detesto nella stessa. Non la reggo dal primissimo giorno, non c’è proprio una singola cosa che apprezzi del suo personaggio… o forse sì, ma quello che potrei razionalmente accettare viene comunque offuscato da un odio “di pancia”: è troppo impulsiva, troppo bad girl a tutti i costi, troppo tutto. Anche nei suoi ultimi momenti è stata esagerata, con tutta quell’esaltazione della vita sregolata e di come, a quanto pare, l’attizzasse solo il rischio (oook, whatever…).
Però, onore al merito, nel momento di sacrificarsi per la banda è stata non solo all’altezza, ma se n’è anche andata col botto (letteralmente!). Sarà che anche Gandìa mi stava sulle balle, ma l’occhiolino con cui l’ha salutato prima di farsi esplodere a due passi da lui è stato il top!

Il levarci finalmente di torno Arturo
Mi sono appena accorta che metà delle cose che ho preferito ne La Casa di Carta 5 sono state dettate perlopiù dalle mie antipatie… beh, che volete farci, sono una ragazza semplice: toglietemi dalle scatole i personaggi che odio e mi avrete conquistata.
Arturito è stato una grossa spina nel fianco (l’espressione a cui sto pensando è un’altra, ma voglio fare la signora) fin dalle prime due stagioni, con il suo voler fare l’eroe a tutti i costi ma mandando sempre avanti gli altri nei suoi “grandiosi piani” per fermare i rapinatori. In questo colpo non era neanche tra gli ostaggi, si è buttato nella mischia senza un vero motivo (se non generarmi il facepalm automatico) e da allora ha ripreso il suo vecchio atteggiamento da guastafeste. In questi ultimi episodi, perlomeno, c’è da dire che almeno prova a prendere in mano la situazione in prima persona anziché mandare avanti gli altri… e infatti fa un casino, sparando ad cazzum con un’arma che non è chiaramente in grado di tenere in mano e finendo per farsi a sua volta sparare dall’ex-amante. Non si è ben capito che fine abbia fatto dopo che l’hanno portato fuori dalla Banca di Spagna in fretta e in furia su una barella… sono una bruttissima persona se spero che l’abbiamo perso?

La Casa di Carta 5 - Tokyo e Gandìa
Momenti di puro godimento

La Casa di Carta 5: flop 3

Le paturnie di Stoccolma
In relazione all’appena menzionato trionfale exploit di Stoccolma, che compie il gesto per cui gran parte degli spettatori l’ameranno per sempre, ovvero mettere a tacere Arturo, c’è però il triste rovescio della medaglia: parentesi infinite di Stoccolma in preda ai rimorsi e alle visioni allucinogene.
Ora, io capisco perfettamente che per una persona “normale” come è lei (che non nasce criminale ma si è trovata nel mezzo del primo colpo per sbaglio come ostaggio e si è gettata in questo perché ormai legata a Denver e quindi, in qualche modo, a tutta la banda) avere un possibile omicidio quasi a sangue freddo sulla coscienza non sia cosa da niente, e narrativamente parlando è quindi sensato approfondire questo aspetto facendoci entrare nella sua mente… però nell’economia generale della trama le sue allucinazioni non fanno che creare ulteriore confusione e, vista la scrittura non proprio impeccabile di questi ultimi episodi, non è che ci fosse proprio bisogno di maggiore caos…

I troppi flashback apparentemente slegati su Berlino
Qui alzo le mani: ho capito che Berlino si è posto fin da subito come uno dei personaggi più intriganti e uno tra i preferiti del pubblico, quindi comprendo l’idea di riproporcelo anche in questo nuovo ciclo grazie a flashback di approfondimento, nonostante la morte sul finire della seconda stagione: squadra che vince non si cambia!
Solo che, mentre le prime due parti del nuovo corso lo presentano in flashback relativi all’originale concepimento del piano attualmente in atto alla Banca di Spagna, in questa parte 5 de La Casa di Carta il personaggio appare in parentesi ricorrenti che ripercorrono un suo vecchio colpo in compagnia del figlio con cui cerca di riallacciare un rapporto. Sicuramente come storia a sé sarebbe anche stata interessante da seguire, ma come sequenze che intervallano la linea temporale presente non hanno molto senso, non trovando un collegamento tematico, e finiscono solo per spezzare la tensione e, anche qui, creare una non necessaria confusione per lo spettatore.

Tattica militare: questa sconosciuta
Ok, come detto in questa serie un po’ di sospensione dell’incredulità è necessaria per potersi anche solo vagamente gustare la visione senza impallidire a ogni dettaglio illogico. Ma se l’ennesimo colpo in cui quattro scappati di casa si dimostrano esperti di chirurgia d’emergenza solo grazie alle nozioni apprese “in campeggio” a Toledo prima dell’incursione nella Zecca e altri aspetti di simile scarsa credibilità possono rientrare tra le situazioni surreali che si spiegano con il vago “il Professore ne sa una più del diavolo” (alias deus ex machina di praticamente qualunque cosa accade ne La Casa di Carta), altrettanto non può dirsi del comportamento dei militari che si insinuano all’interno della Banca in questo frangente. Sì, perché sono abbastanza convinta che non serva un marito militare ma basti aver visto, anche con un occhio solo, un qualsiasi film di guerra (ben fatto) per avere informazioni basilari come il fatto che, quando si toglie la sicura a una granata, si contano in genere i secondi prima di lanciarla, per far sì che esploda nel momento in cui tocca il territorio nemico senza dare il tempo a questi di ritirartela indietro.
Tutto ciò che concerne gli attacchi interni ed esterni alla Banca di Spagna è attualmente un grosso WTF dal punto di vista tattico, ma mi risulta meno facile da accettare rispetto alle incredibili abilità mediche dei criminali perché, fino a cinque secondi prima, mi era stato ripetuto quanto questi corpi speciali fossero il top della gamma.
In questo senso, immagino quindi di non essere l’unica che sta ancora ridendo ripensando a Gandìa che tira una granata e se la vede ritornare indietro grazie a Tokyo, che l’acchiappa al volo e la rispedisce al mittente come in una partita di ping pong (tra l’altro entrambi centrando perfettamente un buco della grandezza di poco più di un melone nella porta… notevole!).

La Casa di Carta 5 - Berlino
Quand’è che è iniziato Il Codice da Vinci?

Questi sono quelli che, a mio personale parere, sono stati i 3 momenti top e flop nella stagione 5 di La Casa di Carta. Voi cosa ne pensate, siete d’accordo o c’è qualcosa che aggiungereste/togliereste?
Attendo di leggere le vostre considerazioni qui sotto nei commenti, intanto vi ricordo che per il prosieguo non dovremo attendere molto: il 3 dicembre, infatti, Netflix rilascerà i cinque episodi successivi. Voi che farete, sarete lì pronti a bingewatcharli tutti o, a questo punto, non siete poi così tanto ansiosi di tuffarvici?
Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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