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I migliori colpi di scena del 2016

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I migliori colpi di scena del 2016

Lo staff di Telefilm Addicted non riposa nemmeno durante le feste e, sperando che la Befana vi abbia fatto trovare nelle calze tante belle sorprese, abbiamo deciso di parlarvi oggi dei migliori colpi di scena dell’anno appena passato, di quei momenti che vi hanno fatto saltare sulla sedia o vi hanno incollato atterriti allo schermo.

Se vi siete persi i momenti salienti di questo 2016 ovviamente incorrete in un grande pericolo SPOILER, quindi leggete a vostro rischio e pericolo!

 

La morte del capitano Charles Vane (s03e09 – Black Sails)

Ebbene sì, io sono ancora in pieno denial per la fine di Charles Vane – e la subitanea apparizione di Zach McGowan in The 100 non mi ha aiutato a riprendermi dallo shock della sua assenza in Black Sails. Già alla fine della terza stagione avevo commentato questo momento in una recensione, e mi rendo conto che ora, a pochi giorni dall’inizio della quarta, ancora non l’ho del tutto superato. Mi sono innamorata del capitano Vane non appena l’ho visto (ammettetelo, ha un aspetto che non passa inosservato) e poi ho imparato ad apprezzarlo per il suo spirito da vero pirata e la sua lealtà incondizionata al mare; le sue scelte non sono state sempre indiscutibili, ma è innegabile che siano sempre state dettate dalla sua insaziabile sete di libertà e dalla voglia di riscatto, dopo aver provato sulla sua pelle la schiavitù. La terza stagione per lui è stata un continuo crescendo, diventando un punto di riferimento per la lotta per la libertà di Nassau e di conseguenza anche il nemico pubblico numero uno agli occhi del Governatore (guidato da Eleonor); ricongiunto prima a Teach Barbanera, il suo primo maestro nell’arte della pirateria e la figura più simile ad un padre che abbia mai conosciuto, e poi a Rackham, il suo ex secondo in comando che aveva sempre guardato al suo capitano con estrema ammirazione, ha mostrato anche il suo lato più umano, con fragilità e debolezze.

Dopo un percorso tanto straordinario ho sperato fino all’ultimo che la sua sorte non fosse segnata, che dietro a quell’estremo atto di eroismo nel consegnarsi al Governatore potesse nascondersi una scappatoia, un elaborato piano per fuggire all’ultimo ed in modo plateale, così da dimostrare ancora una volta al mondo intero di cosa fosse capace e che nulla fosse impossibile per il capitano Charles Vane; fino all’ultimo istante, anche con quel cappio intorno al collo ho creduto che le cose potessero andare in modo diverso, che gli uomini, aizzati da Billy Bones, si rivoltassero e lo portassero in salvo, e addirittura dopo, a tragedia avvenuta ho voluto autoconvincermi del fatto che fosse tutto un trucco e che non fosse veramente morto. Un colpo di scena ben riuscito, non c’è che dire: mai mi sarei aspettata di assistere alla fine di Vane. Ma, con il cuore spezzato, ho dovuto accettare che questa sia stata una sua scelta: qualcosa doveva accadere perché nelle coscienze di tutti coloro che avevano accettato l’armistizio si risvegliasse la consapevolezza che quella che avevano conquistato con una firma era solo una libertà apparente; e così Vane decide di farsi carico di questa responsabilità, di incarnare tutti gli ideali di libertà propri della pirateria nella sua visione più poetica e di mostrare al mondo come il Governatore sia in grado di schiacciare e uccidere quegli ideali.

La morte di Charles Vane diventa il simbolo della rivoluzione che sta per nascere, la scintilla in grado di rianimare la fiamma sopita. E in questo senso allora, forse nessun altro poteva essere messo al suo posto. Ma nonostante questa maturata consapevolezza, non posso fare a meno di sciogliermi in lacrime nel rivedere quella scena.

Know this: we are many, they are few

To fear death is a choice

-Al

Jamie e Claire uccidono Dougal Mackenzie (Outlander)

 

Confesso: sono fra coloro che non hanno letto i libri da cui è tratto “Outlander” per cui non ho idea se l’evento in questione si verifichi anche nei libri o se sia stata una libertà creativa della serie tv. In ogni caso, io non me l’aspettavo proprio per nulla.

Mai e poi mai avrei pensato che Jamie sarebbe stato in grado di uccidere lo zio.

Ok, forse c’era un rapporto di odio/amore fra i due e il fatto che Jamie abbia soffiato Claire allo zio quando questi ci aveva già buttato un occhio, non è mai andata giù a Dougal.

Però non ho mai nemmeno lontanamente immaginato che il giovane avrebbe avuto la forza di uccidere il più vecchio.

Ricordo di aver visto l’episodio e aver pensato: <Oh porca, e mo’? Lo uccidono veramente?????> e poi < L’hanno veramente ucciso. Dougal è realmente morto>.

Non che ci tenessi particolarmente a Dougal, sia chiaro. Benché lo trovassi un personaggio interessante ed intrigante (oltre che con un ruolo sempre variabile nella storia), mi ha sempre dato un certo brivido di ribrezzo per cui la sua morte era auspicata da qualche tempo ma ho sempre sperato avvenisse in battaglia, come da glorioso condottiero, e non in una stanza, in un momento di transizione, per aver ascoltato la cosa sbagliata al momento sbagliato e per via di suo nipote.

Insomma, sono ancora scioccata!

The Lady and The Band

 

L’oscuro ritorno di Zack (Bones 11×22 – The Nightmare within the nightmare)

Indipendentemente da quale possa essere la risoluzione effettiva di questa storyline, dopo 11 stagioni, nel 2016 “Bones” ha portato in scena non solo uno dei suoi episodi migliori ma anche quel plot twist che magari non ti aspetti da una serie così longeva prossima al traguardo ma che senza preavviso ti lascia col cuore in gola e la mandibola sul pavimento fino alla successiva season première, quando toccherà nuovamente alla dott.ssa Brennan rimetterti a posto l’anatomia. Quando parlo di Bones tendo a ripetere con enfasi il numero delle sue stagioni o degli anni che lo hanno visto in onda sulla storica FOX perché … beh, semplicemente perché sono tanti. E nel momento in cui segui una serie dal pilot al series finale, guardarla in prospettiva fa sempre un certo effetto. Quando dunque guardo Bones “dall’esterno”, quando rifletto sul percorso che ha compiuto una serie TV che innanzitutto ha influito molto, almeno secondo me, sullo sviluppo di un genere che possiamo definire crimedy e che soprattutto è riuscito a sopravvivere contro una concorrenza spietata mentre si avvicendavano almeno 3 cambi al vertice, ciò che provo dinanzi a uno show che ha firmato un’epoca nella storia delle serie TV è profonda ammirazione, ancor di più nel momento in cui dopo 11 anni riescono ancora a trovare la leva giusta per sorprendere il fan e lasciarlo in balia di dubbi e quesiti che si stabiliranno in pianta stabile nella sua mente nell’attesa che ritorni il tempo delle risposte. Per tutto il season finale dell’undicesima stagione, Bones è riuscito innanzitutto a colorarsi di inedite sfumature che potremmo quasi definire horror e che non hanno quasi mai caratterizzato uno show che invece ha sempre portato in scena una concezione della morte scientifica, razionale ma al tempo stesso umana e luminosa. Fin dall’inizio quindi si scorgeva una sostanziale novità nell’episodio, un’atmosfera oscura che non appartiene alla serie se non i quei rari momenti catartici in cui avverti che il gioco sta per cambiare. E a riprova di queste sensazioni, si aggiunge quella pressante e ansiogena componente onirica e psicologica che per tutta la sua vita Temperance Brennan ha cercato di evitare e respingere con convinzione, lei che non ha mai considerato la psicologia una scienza esatta.

Tutti questi elementi, se visti con occhio critico e col senno di poi derivante dalla rivelazione finale, sembrano effettivamente suggerire una scoperta dalla portata inevitabilmente travolgente in particolar modo per chi è da sempre fan della serie e aveva in un lontano passato già vissuto un simile shock … proprio con lo stesso personaggio.

Veder apparire il volto di Zack ancora avvolto nell’ombra mentre Booth e l’intera squadra realizzano improvvisamente l’ipotetica identità del serial killer è stato un momento senza paragoni. La regia di David Boreanaz trasmette con consapevolezza una visione della storia e della scena intensa, esperta, di chi sa esattamente come far provare allo spettatore dall’altra parte dello schermo emozioni reali e originali perché entrambi, sia lui che noi, ci siamo dentro fin dall’inizio, insieme. Zack è stato una parte importante della nostra storia, è stato uno dei primi personaggi che abbiamo conosciuto nel pilot, era un carattere definito e ben riconoscibile in quello che era un panorama perfettamente eterogeneo di personalità nelle prime stagioni. Riportarlo dunque in scena a distanza di anni, quando ormai credevamo di aver rinunciato completamente a lui, avvolto per di più da un dubbio che non potrebbe essere più oscuro, si è rivelato a mio parere non solo una decisione narrativa coraggiosa ma anche una “lezione” di quanto una gestione saggia ed equilibrata di una serie decennale non precluda, neanche dopo 11 anni, la possibilità di sorprendere lo spettatore suggerendogli quanto ancora questo show abbia da dire, lottando a testa alta e ad armi pari contro qualsiasi concorrenza. Che Zack sia o meno il “The Puppeteer” è ancora da definire, che “Bones” sia intenzionato a lasciare il palcoscenico da protagonista assoluto del suo genere è ormai fuor di dubbio.

WalkeRita

Il sacrificio di Amberle – The Shannara Chronicles

Ok, per chi aveva già letto il romanzo questo non è stato un vero e proprio colpo di scena, in quanto il fatto che Amberle si sacrifichi per diventare la nuova Eterea è un fatto che avviene anche nei libri, seppure con modalità diverse (e molto più toccanti, in quanto al povero Will tocca assistere alla graduale trasformazione della ragazza in albero), ma per chi ha cominciato ad approcciarsi alla famosissima saga di Terry Brooks proprio con questa serie deve essere stato un colpo non da poco.

La presa di coscienza di Amberle, la crescita della sua consapevolezza, fino ad arrivare all’accettazione della propria sorte è un processo quasi repentino, ma cionondimeno straziante e combattuto.

Il momento più bello e più difficile di questa resa, di questo divenire, è quello in cui Amberle, a un passo della risoluzione finale, tenta di spiegare a Will quello che sta per accadere, non perché voglia essere fermata, ma perché per portare a termine la sua missione e rinunciare definitivamente a se stessa in favore del benessere del mondo intero ha bisogno del sostegno e dell’incoraggiamento dell’uomo che ama.

Una microscopica briciola di egoismo in un gesto di amore e di generosità immensi.

Io non ho apprezzato particolarmente il personaggio della principessa elfica, che nella serie è stata resa ancor più scorbutica e viziata che nella versione cartacea, molto meno “spirituale”, però la sua fine mi ha fatto comunque commuovere e l’ha in qualche modo riscattata dai momenti di estrema petulanza avvenuti nel corso del viaggio.

– MooNRiSinG

Queste erano le nostre scelte, i nostri momenti indimenticabili del 2016, e voi cosa aggiungereste?

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