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Home I Medici

I Medici: Masters Of Florence | Recensione Episodi da 1×03 a 1×08

Sam by Sam
14 Novembre 2016
in I Medici, Recensioni
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Siamo arrivati alla fine de “I Medici” e, come anticipato nella recensione seguita ai primi due episodi (che trovate qui), eccoci di nuovo per esprimere un giudizio complessivo su questo primo esperimento italiano, o Rai, se preferite.

Quindi, Fran e io (Sam) siamo qui per parlarvi degli episodi andati in onda dopo la scorsa recensione.

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Non vedremo più Richard Madden il martedì sera.
E’ una realtà dura da accettare, d’altronde abituarsi ad avere sul proprio schermo, in HD, quei due occhioni azzurri è stato istantaneo e lasciarlo andare crea un vuoto che necessita di essere colmato al più presto.
Riprendendo il tema scolastico della mia recensione alle prime due puntate, quella di oggi sarà una pagella alla prima stagione de “I Medici”.

RICHARD MADDEN/COSIMO: VOTO 7.5
Non potevo che partire da lui! Il Cosimo di Madden prende forma a metà stagione, quando si distacca dalla figura paterna e inizia a plasmare Firenze. Probabilmente frenato dalla sceneggiatura che gli impone un ruolo serio e freddo, non riesce a esprimersi al suo meglio.

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ANNABEL SCHOLEY/CONTESSINA DE BARDI: VOTO 9
La vera protagonista della serie (dopo la cupola, ovvio). Avevo già avuto modo di vedere all’opera la Scholey in un piccolo ruolo in “Jane Eyre” e in “Walking on Sunshine” (momento spottone: tutto girato in Salento) ed ero partita un po’ prevenuta. La sua Contessina è una donna forte e fedele, capace di accettare i ripetuti errori del marito (Cosimo, forse non te la meritavi una donna del genere). Mi ha convinto pienamente.

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DUSTIN HOFFMAN/GIOVANNI: VOTO 7
Chi sono io per non dare almeno 7 a Dustin Hoffman? Dare di meno avrebbe il sapore di lesa maestà. Si può comunque dire che era il grande nome chiamato per attirare spettatori, lo ha fatto, ma la sua prova non lascia il segno.

EZIO CONTARINI: VOTO 4
Un pesce lesso, una roba inguardabile.

GLI ITALIANI DEL CAST: VOTO 8
Ad abbassare la media ci pensa Miriam Leone, l’unica, a conti fatti, che ne esce maluccio. Ottimo Sperduti/Piero (che ho letto sta tentando carriera anche in UK), benissimo Preziosi/Brunelleschi, peccato averlo visto così poco, Caprino/Marco Bello perdeva molta naturalezza nel doppiato, andava visto in originale.

LA MORTE DI LORENZO: VOTO 3
Non mi va giù, ammazzarlo così, come pretesto per dare il nome al figlio di Piero e Lucrezia no, proprio non ci sta. E’ il cambiamento storico più grosso e forse anche l’unico che non accetto. Non lo hanno fatto sposare, non gli hanno fatto aver figli, andando ad eliminare il ramo cadetto dei Medici che grande ruolo giocherà in futuro.

SOCIAL MEDIA MANAGER: VOTO 10 E LODE
Nell’epoca di internet una buona gestione dei social è fondamentale. Qui sono stati veramente perfetti, riuscendo a giocare con gli utenti, scherzando, promuovendo al meglio la serie.

VOTO COMPLESSIVO: 6.8
Sarebbe un 7 meno ma, dato che quel meno l’ho sempre odiato anche a scuola, fatemelo esprimere in centesimi.
La parte migliore rimane quella centrale, l’ho sempre guardata con molto piacere e continuo a pensare che sia un ottimo espediente per far conoscere la storia. E’ un prodotto più che discreto e rappresenta una buona base per miglioramenti in future serie sul genere.

– Fran

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Come avevo spiegato la scorsa volta, ciò che temevo di più erano le eccessive libertà da parte degli autori in merito agli eventi storici e il mio timore si è concretizzato principalmente nella morte di Rinaldo degli Albizzi, che nella realtà non fu ucciso, ma esiliato ad Ancona dove morì anni dopo, e, a maggior ragione, nella morte di Lorenzo Il Vecchio, che nella realtà si sposò, ebbe dei figli e morì nel 1440 e i suoi figli passarono sotto la tutela di Cosimo.
La scelta di far andare diversamente gli eventi è stata basata su una motivazione più che evidente sin dal primo istante: Rinaldo, infatti, si è rivelato a Cosimo come probabile assassino di Giovanni de’ Medici, padre di Cosimo e Lorenzo, come ulteriore sfida e “vendetta” di un uomo consumato dal rancore verso la famiglia Medici e dalla sua avversione bigotta e “da secoli bui” per l’evoluzione verso una modernità anche sociale. E questo ha abbattuto, infine, l’autocontrollo di Cosimo, che nonostante tutto ciò che ha subito dagli Albizzi si è rivelato deciso ad agire in modo migliore.
Tutto ciò ha innalzato il livello di drammaticità narrativa, senza dubbio, ma sarebbe stato preferibile attenersi alla verità storica.
Stesso discorso vale per la morte di Lorenzo, che a sua volta ha ulteriormente innalzato la drammaticità, anche grazie al complotto Albizzi-Pazzi e all’entrata in scena a pieno titolo della famiglia Pazzi, che tanto costerà ai Medici, ma per ottenere questo risultato è stato cancellato il ramo secondario della famiglia, per cui, tralasciando il fatto che ho adorato Lorenzo, in ossequio al desiderio di accuratezza non si può non criticare questa scelta (così come quella di eliminare il secondogenito di Cosimo e Contessina e di anticipare tutti gli eventi al 1429-1430… ad esempio Lucrezia e Piero si sposarono nel 1444 e Lorenzo Il Magnifico nacque nel 1449 – e non fu il primo figlio -, per cui queste date andranno aggiustate nella seconda stagione).

Nei costumi si è notato ancora qualche difetto in merito all’aura di autenticità (in particolare per gli accessori femminili), ma alcuni sono stati davvero stupendi, come gli abiti di Cosimo e Lucrezia a Venezia.

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La storia è cresciuta di intensità e in tal senso, per quanto la scelta sia stata discutibile, la rivelazione di Rinaldo a Cosimo ha permesso di creare scene davvero belle. La morte di Rinaldo e del figlio, ovviamente, con il suo alternare le immagini, da Rinaldo e il figlio a Cosimo e famiglia nel Duomo, la luce, la musica… ma anche la stessa “confessione” di Rinaldo, che poi si è ritirato dalle sbarre della cella nelle tenebre. Un effetto semplice ma bellissimo, un gioco di luci davvero apprezzabile.
Altrettanto intenso è stato il momento della prigionia e della condanna di Cosimo, con i tentativi di salvataggio operati da Contessina e Lorenzo, diversi eppure entrambi apprezzabili. Lei ha cercato una soluzione politica che lasciasse aperte altre possibilità, pur ponendo in essere anche un atto di forza; lui, da uomo d’azione e di comando, ha capito che la popolazione era volubile e inaffidabile (vedasi ciò che è successo dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, con il figlio Piero scacciato e la città consegnata in mano a quel folle oscurantista di Savonarola) e che si poteva ricorrere ad alleanze esterne con gli Sforza, che poteva essere necessaria un’azione di forza, perché la salvezza di Firenze poteva passare anche per una sua momentanea distruzione; essa, infatti, sarebbe stata assicurata con la salvezza dei Medici. Inoltre, è stato un momento particolarmente sentito per la dimostrazione dei due tipi di amore, in particolare quello fraterno di Lorenzo: “If they kill him, I will burn that city to the ground”.

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Contessina si è rivelata un personaggio straordinario, una vera donna moderna, fiera e, seppur dedita alla famiglia, decisa a non farsi considerare come inferiore perché donna. E anche Lucrezia ha intrapreso questa strada. E se pensiamo all’epoca in cui ci si trova, è davvero un elemento di pregio.
“Ci sono molti modi in cui una donna può essere indispensabile, non solo fare figli.”
Un’affermazione rivoluzionaria per l’epoca e un insegnamento ancora attuale, tenendo conto che anche ai nostri giorni se una donna dai trent’anni in poi non è madre è “colpevolizzata”, sbeffeggiata, sminuita, giudicata male, come se il suo scopo dovesse essere quello di diventare madre e questo dovesse valere per forza per tutte le donne (vedasi, ad esempio, il Fertility Day). Senza contare, poi, che i figli non si autoconcepiscono nel ventre materno e, eventualmente, non aver trovato la persona giusta con la quale prendere l’importantissima decisione di divenire genitori non è una colpa che si può addebitare a una persona.
Con queste semplici parole, è stato fatto esprimere a una donna del XV secolo tutto ciò.

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Alcuni particolari, poi, sono stati meravigliosi, come “l’entrata in scena” del David di Donatello, anch’essa finalizzata a ricordare agli spettatori quali meravigliose opere siano state compiute in quel periodo, quanto era ricco il fervore artistico dell’epoca. E, peraltro, nella sigla di apertura (davvero incantevole, per merito anche di un testo che, per quanto elemento di una canzone moderna, è poetico e si sposa perfettamente alla storia, permettendo di sentirla) uno dei momenti più belli, forse il più bello, è proprio l’inquadratura dell’effigie del David di Donatello sulla moneta, con quel gioco di luci e ombre che lo mette in risalto.
Così come si è rivelata corretta l’intuizione che avevo espresso la volta scorsa, sul parallelismo operato per mezzo della cicuta con Socrate… era davvero voluto, per quanto le cose siano andate diversamente.
Sempre in merito a tale argomento, bisogna dire che Alessandro Preziosi ha conquistato tutti con la sua interpretazione di Filippo Brunelleschi, il “genio in anticipo sui tempi”, ed è stato particolarmente bello vedere come uno dei trend sui social network sia stato l’hashtag “#CupolaAutoportante”, che ben evidenzia uno dei maggiori meriti di questa serie, un obiettivo che di certo gli autori si erano prefissati e che è stato raggiunto: far breccia nel pubblico con la cultura.
Come ho detto, un obiettivo decisamente raggiunto, nonostante i difetti non certo nascosti da nessuno presenti nella serie. Onestamente, però, la dimostrazione che questo fine è stato perseguito e che ha avuto successo surclassa i difetti, perché nonostante il nostro Paese sia quello dalla cultura forse più ricca al mondo c’è una povertà di pensiero allarmante e abbiamo bisogno di ricordare quanto grande sia il nostro bagaglio culturale. Ne abbiamo disperatamente bisogno.
Si può dire che sia triste che sia necessaria una serie tv, per di più non precisa… ed è forse vero, ma se serve, ben venga.

Nonostante i difetti, le scenografie, i costumi, i giochi di luce e la fotografia, in particolare in alcuni momenti, sono stati davvero belli da vedere.
In generale, con il prosieguo degli episodi la serie è migliorata, per quanto non sia affatto perfetta, e gli ultimi due episodi hanno tenuto davvero col fiato sospeso, per poi arrivare alla scioccante morte di Lorenzo e alla rivelazione finale che nessuno si aspettava (anche se in effetti è l’ulteriore volta in cui il colpevole è il maggiordomo/commercialista). In sostanza si conferma quanto espresso nella recensione post primi due episodi, ovvero non perfetta e non all’altezza di alcuni prodotti esteri, ma di certo un buon prodotto per essere il primo passo di un nuovo percorso della televisione italiana. Non solo: della televisione in chiaro e in prima serata. Una considerazione non da poco, tenendo conto che dopo i primi due episodi ci sono stati coloro che si sono dichiarati disgustati per la presenza della sodomia e di rapporti sessuali (etero). Dobbiamo sempre tenere presente che tipo di Paese sia il nostro (non che tali commenti non esistano all’estero, anzi), anche in ambito televisivo. Motivo per cui, per quanto ci riguarda il paragone va assolutamente fatto non tra “I Medici” e “GOT”, o “Downton Abbey”, per esempio, ma in primo luogo tra “I Medici” e ciò che in Italia è venuto prima. Uno degli ultimi esempi è il “Romeo e Giulietta” andato in onda un paio di anni fa su Canale 5 poco prima di Natale, assolutamente terribile. Pertanto si comprende quale grande passo in avanti rappresenti questa serie, pur restando fermi sul punto che, per l’appunto, questo è un primo passo e che da qui si deve costruire per migliorare.
Un primo passo, abbiamo detto, e un primo passo decisamente riuscito, che, infatti, è entrato ogni settimana tra i trend mondiali sui social.
Ricordate quando è stata l’ultima volta per un prodotto televisivo di coproduzione italiana? No. Appunto.

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Bene, quindi ci aspettiamo che si prosegua su questa strada, si vada a migliorare e… attendiamo la seconda stagione con Lorenzo Il Magnifico (e Leonardo da Vinci, ci auguriamo!).
Come si potrà stare senza la meravigliosa sigla, nel frattempo, non sappiamo dirvelo.

Alla prossima!

 

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Gli Attori Britannici Hanno Rovinato La Mia Vita

Sam

Sam

Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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