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How To Get Away With Murder | Recensione 3×06 – Is Someone Really Dead?

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How To Get Away With Murder | Recensione 3×06 – Is Someone Really Dead?

Come non detto: a un ottimo episodio con maggiore introspezione dei personaggi deve per forza seguirne un altro nello stile murderiano che, arrivati a questo punto dell’evoluzione dello show, apprezzo leggermente di meno. Un episodio che spende fin troppo tempo con trame sorvolabili e lascia minor minutaggio a possibili interessanti sviluppi solo accennati.

Vedi il caso del giorno: capisco che trattandosi pur sempre di un procedural dobbiamo spendere del tempo in aula di quando in quando, ma non credo di essere l’unica a pensare che se i casi non hanno un impatto diretto e palpabile sulle vicende personali dei protagonisti rischiano solo di risultare vani riempitivi, facilmente dimenticabili (a maggior ragione questo per non aver neanche visto uno dei Keating Five come first chair… e continuare a insistere sull’odioso Simon mi sta mettendo molto la pulce nell’orecchio, ci tornerò più tardi). Per carità, non voglio dire che la situazione psicologica dell’imputata della settimana non meriti approfondimento, semmai il contrario! Trovo che le situazioni che HTGAWM porta in tribunale siano sempre casi dagli interessanti risvolti sociali, che però necessiterebbero di maggior minutaggio per fornire realmente un motivo per far parlare di sé, quindi la mia personalissima opinione è che se si vogliono inserire argomenti di impatto attuale nella vena procedural dello show converrebbe farlo scegliendo magari di dedicare un intero episodio a un determinato caso e al modo in cui questo ha effetto sui personaggi principali (le loro percezioni a riguardo, scontri di opinioni ecc.) ogni 2/3 episodi incentrati invece principalmente sullo sviluppo orizzontale di personaggi e trama.
Ma mi rendo conto che questa non è l’anima di HTGAWM, che in quanto serie sviluppata su 15 episodi a stagione anziché 23/24 non ha motivo di abbandonarsi a episodi “filler” e cerca invece di spingere sull’acceleratore a ogni puntata. Però, appunto, inserire casi dal buon potenziale e poi stringarli in pochi minuti finisce solo con lo svilirli di ogni possibile interesse, quindi per come la vedo io se si ha in programma un episodio denso dal punto di vista degli avvenimenti e delle scoperte converrebbe o intervallarlo con un caso dai toni più superficiali o, meglio ancora, evitare proprio di affrontare un processo a meno che questo non consenta di creare una concreta connessione con uno dei personaggi e le sue ferite passate (assassinio per legittima difesa, stupro, violenze domestiche ecc.).

Dopo la prima critica a un aspetto a mio parere evidentemente negativo di come fin troppo spesso HTGAWM sceglie di impostare le proprie trame verticali, bilanciamo con un punto a favore in questo episodio, che per me non può che essere, ancora una volta, il rapporto tra Annalise e Bonnie. Il legame tra le due è tutto fuorché salutare, anzi più volte mi è capitato di definirlo disfunzionale: Bonnie è spesso trattata come l’ultimo degli zerbini dal suo capo, eppure continua ad ammirarla, a volerle sinceramente bene, a tornare sempre da lei e dimostrarle la sua lealtà in barba a tutto e tutti. Bonnie è un personaggio senz’altro complesso e dal passato fosco, che l’ha resa una persona con ancora dei problemi comportamentali, se vogliamo metterla in questi termini: il modo in cui vive un rapporto di dipendenza dalla personalità forte che l’ha “adottata” e il modo in cui cerca chiaramente di emularla è rivelatorio di una debolezza caratteriale che la porta a ignorare ogni aspetto negativo del carattere di Annalise. Cioè, per quanto molto di buono si possa dire di Annalise come donna forte, risoluta, determinata e di successo, a noi pubblico spesso viene mostrato anche il lato privato, tutt’altro che sfavillante. Spesso vediamo il peggio di Annalise, quello che lei stessa odia di sé, e ci viene quasi anche da perdere empatia nei suoi confronti quando la vediamo eccessivamente autolesionista nei modi di fare. Eppure Bonnie è sempre lì al suo fianco, pronta a fare qualsiasi cosa per compiacerla, anche a perdere la concezione di giusto e sbagliato e a macchiarsi di colpe indelebili.

 

Quello che emerge sempre di più però è un rapporto di interdipendenza tra le due, in cui anche Annalise si mostra in effetti bisognosa della presenza e delle attenzioni di Bonnie, di quell’affetto incondizionato e quasi cieco che la ragazza le riserva sempre e comunque. I loro dialoghi, con la solita facciata burbera che la Keating riserva spesso e volentieri alla sua assistente e di rimando l’immutato, sincero e appassionato “I love you” di Bonnie, sono senza dubbio le parti che ho preferito in questo episodio, in gran parte (e anche qui mi trovo a ripetermi di settimana in settimana) grazie a due interpreti che brillano già  singolarmente ma eccellono quando messe l’una di fronte all’altra.

Dal punto di vista del mistero orizzontale, continuiamo a depennare personaggi dalla lista delle possibili vittime dell’incendio, e la rivelazione di Asher in questo episodio non è eccessivamente travolgente per me personalmente visto che non era tra i miei “papabili”, però ha senz’altro il suo perché nel contesto di un episodio che ha visto evolvere notevolmente il personaggio dal punto di vista della sua relazione con Michaela… e devo dirlo, se finora l’accoppiata non mi trasmetteva assolutamente nulla, il loro faccia a faccia finale ha totalmente trasformato ogni mio preconcetto.

   

Il lavoro di scrittura fatto per far fare un passo avanti notevole a questi due verso un rapporto riconosciuto da entrambi come tale e dalle connotazioni più mature è senz’altro un ottimo esempio di come a volte sia possibile ribaltare una situazione anche in pochi minuti di screentime, e sono io la prima a sorprendermi del risultato: Asher che, con la sua solita goffaggine, quasi intenerisce quando riesce ad abbattere il muro di granito che Michaela si era costruita intorno definendola “la sua famiglia”. E giustamente, se finora mi ero chiesta (e Connor con me) cosa potessero avere questi due in comune, in “Is Someone Really Dead?” la loro vicinanza emerge chiaramente in quanto entrambi privi di famiglia in un modo o in un altro: Michaela in quanto figlia adottiva in una famiglia con cui, da quel poco che ci è stato dato vedere nei flashforward di questo e dello scorso episodio, ha un legame forse non proprio idilliaco; Asher in quanto letteralmente abbandonato da una madre che l’ha ritenuto indirettamente responsabile del suicidio del marito, quindi lasciato quasi in mezzo a una strada dopo una vita di ricchezza e agi. In un momento per lui nero, anche se per quanto possibile mascherato dalla solita apparenza cialtrona, Michaela era lì e per questo lui l’ha identificata come un porto sicuro, iniziando a nutrire sicuramente molto prima di lei sentimenti sinceri nei suoi confronti (e per questo risentendosi nell’essere definito solo “un pezzo di carne”).

Di contro c’è da dire che non ho trovato altrettanto riuscita la ugualmente breve parentesi dedicata allo sviluppo del rapporto Wes/Laurel, sebbene stessi aspettando uno spiraglio per la loro relazione da diversi episodi. In questo caso ho trovato la rottura con Meggy e poi l’improvvisa scintilla tra Wes e Laurel davvero troppo raffazzonata, mi è sembrato di leggere la volontà degli autori di spingere in questa direzione da tempo ma, dal momento che i due che vanno a letto insieme rimette in gioco (o almeno così loro vogliono farci credere) l’ipotesi di Wes come padre del bambino, c’era bisogno di calibrare bene le tempistiche: non troppo presto per farcela sudare ma, ora che il momento della rivelazione della gravidanza di Laurel si avvicina, se davvero vogliono rendere il dubbio sulla paternità del bambino credibile non potevano rimandare ulteriormente, e quindi: “Non sono innamorata di Frank, mi piaci tu ma tu stai con Meggy”, “Io e Meggy ci siamo lasciati”, “Allora ok” –boom-
Ribadisco, felice per il risvolto che era nell’aria già da parecchio ma dubbiosa sulla resa, non abbastanza studiata per risultare credibile ma visibilmente orientata a creare scompiglio dal punto di vista di uno degli interrogativi dei flashforward.

Da quel punto di vista, la mia convinzione rimane ferrea su Frank sia come vittima che come padre del bambino, in quanto la trama sembra davvero troppo concentrata sul farci credere che la vittima sia Connor e il padre del bambino Wes e questo mi fa mangiare la foglia. Inoltre Frank in questo episodio fa un altro passo sul suo singolare percorso di espiazione nei confronti di Annalise, incastrando il figlio legittimo di Mahoney per l’assassinio del padre e deviando così i sospetti da Wes, in un disperato tentativo di tornare nelle grazie di Annalise e farsi riaccettare a casa.
Tutto ciò che ha ruotato attorno a Frank è stato per me tra i punti di pregio nella trama di questo episodio: la rivelazione che Bonnie, nonostante i suoi sentimenti durante il tempo passato insieme a lui a Coalport fossero senz’altro sinceri, non aveva smesso un secondo di stare dalla parte di Annalise registrando di nascosto una sua confessione riguardo l’omicidio Mahoney da poter poi usare a vantaggio di Wes, la scena di lui che prende l’uscita per Philadelphia con la voce fuori campo di Bonnie che ribadisce quanto lui voglia tornare a casa (che nella mia mente è un chiaro foreshadowing) ma soprattutto il montaggio della scoperta dell’incriminazione di Mahoney jr. (costruita in maniera da farci credere fino all’ultimo secondo che la notizia riguardasse Wes) che ho trovato perfetto nel creare un senso di tensione prolungato.

 

In definitiva, come si capisce un po’ anche da questa alternanza di pro e contro nella recensione, ho trovato questo sesto episodio alquanto altalenante a livello qualitativo, ben al di sotto del precedente. Non mancano di certo i momenti di introspezione e diversi scambi di battute ben recitati e di spessore (il povero Wes che viene identificato sia da Bonnie che da Connor come responsabile per TUTTO quello che è successo contribuisce di certo a restituire al personaggio parte di quell’approfondimento che finora si è visto poco nei suoi confronti. Il discorso di Connor in particolare mi è sembrato estremamente reale nell’esprimere le sue frustrazioni… anzi, in un certo senso arriva forse anche in ritardo, mi sarei aspettata molto prima una tale esplosione nei confronti di un Wes che effettivamente esterna pochissimo le sue intenzioni, e così facendo mette ovviamente in allarme tutti gli altri coinvolti con lui nei fatti delle scorse stagioni) ma nel complesso l’episodio non risplende come altri e si guadagna perciò un voto non proprio eccellente per quanto mi riguarda.

 

Vorrei concludere condividendo un’altra ipotesi folle, che voglio buttare lì davvero solo per farci due risate: alla fine nei flashforward che non muore nessuno… o nessuno di importante, e scusa Simon ma sto pensando proprio a te: troppo protagonista in questi giorni, ci dev’essere qualcosa sotto. Magari il motivo misterioso per cui Annalise aveva convocato tutti a casa sua il giorno dell’incendio? A mettermi la (ripeto, folle) pulce nell’orecchio è proprio il titolo di questo episodio e ultima frase pronunciata da Asher prima dei titoli di coda: può davvero qualcuno (dei personaggi principali) essere morto… o gli autori ci stanno trollando allegramente?
Wild theory: Frank scopre dei volantini e, nel suo nuovo ruolo di paladino di Annalise, decide di spaventare il ragazzo. Qualcosa va storto e Simon ci rimette le penne. Nel solito tentativo di salvare il didietro a tutti, Annalise mette in scena l’incendio di casa sua per mascherare l’omicidio dello studente e farlo sembrare un incidente, mantenendo poi la facciata disperata e facendo sparire ogni eventuale traccia di manomissione della scena del crimine grazie a Ollie che le ripulisce il telefono.

Ok, minchiata del giorno sparata, ora torno a concentrarmi su una bella cheesecake alla zucca. Vi ringrazio per aver seguito ancora una volta i miei sproloqui sulle vicende di Annalise & co. e, in attesa del prossimo episodio, vi lascio il promo qui di seguito e vi invito a passare come sempre dai nostri amici di

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per rimanere sempre aggiornati su tutto quanto gravita intorno all’universo murderiano.
Alla prossima!

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