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How To Get Away With Murder | Recensione 2×07 – I Want You to Die

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How To Get Away With Murder | Recensione 2×07 – I Want You to Die

OH PORCA PALETTA CHE EPISODIO! (spoiler alert: il commento alla fine non è stato proprio un innocuo “porca paletta”…)

Gente, sono ancora indecisa su come iniziare questo articolo pur avendo visto l’episodio più di 24 ore fa, da dove iniziare? Troppi punti da discutere… ok, diciamo che seguendo il titolo vogliamo dare la precedenza al personaggio che ha pronunciato la frase incriminata “I want you to die” e alle sue vicende in questa puntata: Bonnie.

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Bonnie che ora ha scoperto dalla Sinclair la verità su Trotter Lake: la vicenda che Millstone senior ha tentato di insabbiare per conto di suo figlio per tutti questi anni è quella della povera ragazza stuprata in gruppo durante un party organizzato da Asher. Ci viene sottolineato che Asher non era uno dei perpetuatori dello stupro, quasi a volerne in un certo senso preservare la generale “innocenza”, ma sappiamo bene quanto Bonnie sia sensibile all’argomento, quanto un po’ qualunque donna lo sarebbe ma lei in particolare, e ovviamente non posso che essere d’accordo sul colpevolizzare comunque la posizione del ragazzo: non ci sarà fisicamente la sua mano sull’accaduto, ma aver notato anche solo di striscio che una cosa così terribile è accaduta sotto il suo stesso tetto e tirarsene fuori? Comportamento poco maturo, tipico esempio di ragazzo privilegiato che pensa che uscire puliti da queste situazioni è tutto ciò che conta… Ora, abbiamo imparato a conoscere Asher, non brilla di certo per acume e, seppure sia molto superficiale, non credo sia un cattivo ragazzo, non fatico a credere che sia stata una reazione semplicemente umana quella di realizzare che una ragazza era stata violentata a casa sua, mentre lui si godeva la festa mezzo ubriaco, e con i sensi annebbiati la prima cosa che abbia pensato di fare sia stata avvertire suo padre per chiedere aiuto. Non fatico a credere che sia stato davvero divorato dai rimorsi negli anni a seguire, ma per quanto posso provare a giustificare il suo comportamento lì sul momento, non posso che abbracciare pienamente l’appunto che gli fa Bonnie: e poi? Dopo aver chiamato papà e aver appurato che il suo modo di appianare le cose è insabbiare tutto l’accaduto, poi che succede? Ok, convivere con il rimorso, anche se spinto in fondo ai ricordi e coperto con un’apparenza da scemo del villaggio per mascherare la verità su cosa ti logora, ma in tutto questo una ragazza è stata segnata a vita da un’esperienza orribile, e solo dire di essere pentiti mentre la tua vita continua beatamente a procedere sui binari giusti non è abbastanza.

Ma il più che dovuto litigio tra Asher e Bonnie non è che la scintilla per un confronto ben più acceso: quello con Annalise. Asher si fa scappare una frase che suggerisce a Bonnie che Annalise gli ha raccontato del suo passato, e questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Anche qui, nulla da rimproverarle: mi metto nei suoi panni, sapendo che la tua boss è detentrice di un segreto che vorresti custodire gelosamente, il momento più intimamente doloroso della tua esistenza, per quanto finora ti sia fatta mettere i piedi in testa in letteralmente ogni occasione come fai a non rivoltarti a questo punto?
Come ho già ripetuto più volte dall’inizio di questa stagione (lo so, sto diventando ripetitiva, ma è tutta colpa della bravura di Liza Weil), l’interpretazione del personaggio di Bonnie sta raggiungendo vette inaspettate, e soprattutto ogni volta che la vedo fronteggiare Annalise, qualunque sia il risultato, la pelle d’oca è assicurata! E questo in particolare di confronto batte tutti gli altri visti finora, perché c’è un click in più: ora Bonnie non è più disposta a cedere su tutto, ha appena abbandonato la posizione della vittima che deve redimersi agli occhi del suo capo dopo l’atto imperdonabile di uccidere una ragazza a sangue freddo, pare che la rivelazione del suo passato ad Asher da parte di Annalise le abbia dato l’impressione di potersi sentire in un certo senso “in pari”, e in questo contesto arriva la sferzata finale: “Vorrei che fossi stata uccisa tu in questo appartamento, non Sam”. Badabam, pesante! E qui partono tutta una serie di speculazioni sulla notte a casa Hapstall, a cui (come ci ricorda la didascalia a inizio episodio) mancano solo quattro giorni! Può essere stata Bonnie a sparare ad Annalise? Una cosa è certa, l’ultima inquadratura (quella dopo lo splash, per intenderci…) sembra suggerirci che la biondina sia responsabile di almeno uno dei due misfatti compiuti quella sera… e pensare che quando verso inizio episodio Annalise ha detto a Frank “If you want to protect us, kill Emily Sinclair”, l’espressione di lui in risposta sembrava già tutta un programma.

Ma andiamo per ordine e vediamo cosa abbiamo appreso in più su quella notte grazie ai dettagli introdotti in questo settimo episodio: innanzitutto scopriamo dal primo flashforward che una pistola, presumibilmente proprio quella che ha colpito la Keating, è nelle mani di uno dei K5… Wes, ovviamente. È l’arma che Levi aveva affermato di aver lasciato a casa del ragazzo, Wes la trova per caso in un cassetto e lo vediamo prenderla e rigirarsela tranquillamente tra le mani [Piccola parentesi: a volte mi stupisco ancora per il fatto che in certi show americani i personaggi abbiano tanta disinvoltura nel maneggiare armi da fuoco, non tanto per la mera pericolosità insita nell’oggetto – diciamo che io al posto loro sarei capace di far partire un colpo a caso solo guardandola, per quanto sono imbranata – ma per un discorso di impronte digitali: forse siamo noi spettatori che guardiamo troppi procedural e andiamo sempre avanti con la testa, ma sappiamo bene che una pistola abbandonata finirà puntualmente per ferire o ammazzare qualcuno, e a quel punto, sempre logicamente, la balistica ricollegherà il proiettile sparato all’arma da cui è partito, e il ritrovamento dell’arma non farà che portare al possessore – o al cretino di turno che l’ha toccata a mani nude qualche giorno prima – grazie a un’analisi delle impronte. Ok, come non detto, troppi film mentali…].
Tutta questa parentesi va a farsi benedire nel momento in cui, appunto, vediamo che nel flashforward è proprio Wes, non qualcun altro, a impugnare l’arma, quindi se proprio si finirà per fare un’analisi a quella pistola in quanto “accusata” di essere l’arma del delitto scusami tesoro mio ma te la sei proprio cercata…
Ma bando allo stream of consciousness, cerchiamo di mettere insieme i pezzi: questi due flashforward sono palesemente precedenti a tutti gli altri, i ragazzi non sono concitati come li abbiamo visti finora (solo un po’ nervosi per motivi che immagino scopriremo presto) perché nessuno è ancora stato ucciso o ferito (lo splash della Sinclair avviene proprio sul finale).

 

Ora non sappiamo che cosa abbia messo in allarme Michaela e Connor, decisi a tagliare la corda mentre, dietro l’angolo, Laurel e Wes decidono che devono fermarli (e sul “fermarli” abbiamo un eloquente close-up sull’arma). Mentre ci chiediamo cosa può essere successo per agitare la stessa metà del quartetto che anche in occasione dell’omicidio di Sam era abbastanza convinta a tirarsi fuori dal casino consegnando l’effettivo colpevole della morte dell’uomo, possiamo chiederci anche se i quattro sanno della presenza di Bonnie e della Sinclair al piano di sopra (o di Asher fuori in auto) e se sì se il loro litigio è proprio legato a questo in qualche modo; possiamo chiederci se Annalise è già arrivata o se si sta precipitando verso il luogo in cui verrà aggredita mentre i quattro ragazzi discutono. E i fratelli Hapstall? Caleb aspetta Michaela in un appartamento dopo l’aggressione di Annalise, i due si incontrano dopo che la Keating viene trasportata in ambulanza, ma nel momento mostrato da questo flashforward è già lì? E Catherine, che invece è sporca di sangue quando Frank la lascia nel bosco, e dunque era presumibilmente presente ad almeno uno dei due delitti compiuti a casa sua, dove si trova? Ma la domanda da un miliardo di dollari è: DOV’È LO PSICOPATICO? Perché ormai è abbastanza palese che anche lui dovrà in qualche modo essere coinvolto nella serata dello splatter.

Collegandoci al nuovo personaggio introdotto, veniamo a uno dei punti cruciali: Oliver è stato rapito!

 

Era solo questione di tempo, l’avevamo capito tutti che gli sarebbe presto successo qualcosa, la storyline della sieropositività è stata lasciata sullo sfondo a pesare come una spada di Damocle pur senza essere tirata fuori ogni tre per due, sappiamo che c’è e sappiamo che potrebbe influire sull’idillio tra lui e Connor, ma come se non bastasse ora ci si è messo anche un maggiore coinvolgimento di Oliver nelle ricerche dei K5 per il caso dei fratelli Hapstall ad arricchire il futuro del ragazzo di scenari potenzialmente fatali. Come ricordiamo dallo scorso episodio, Oliver era riuscito a scavare più a fondo e a scoprire l’identità di un misterioso cugino di cui nessuno sapeva nulla, Annalise proibisce ai ragazzi di parlare di questa rivelazione con i loro clienti ma intanto fa sì che tutti continuino a indagare in quella direzione. A prendere in mano i giochi è Frank, che calca la mano prima invitando Oliver a unirsi ufficialmente al team e poi orchestra un appuntamento-trappola per attirare il potenziale serial killer allo scoperto. Qui Laurel fa la parte dell’unica con un po’ di cervello e fa fallire il piano facendo la spia con Annalise, il punto dolente è che in tutto questo psycho-Philip non aveva pensato neanche per un secondo di presentarsi all’appuntamento, comparendo invece direttamente nell’appartamento di Oliver. Il desiderio del ragazzo di seguire più dall’interno le macchinazioni della Keating per cui ha sempre fatto il lavoro sporco da dietro le quinte è in parte comprensibile, anche se non ci hanno messo i sottotitoli a caratteri cubitali (cosa che gli americani in genere fanno, sono infatti contenta che in questo caso abbiano lasciato alla delicatezza dello spettatore di analizzare individualmente la mentalità del personaggio) è ovvio che il tutto sia pilotato da un desiderio di “sentirsi più vivo”, data la sua attuale situazione personale. Peccato che quello che abbiamo imparato seguendo migliaia di trame simili è che ogni volta che un personaggio esprime il desiderio di “vivere più pienamente” puntualmente due minuti dopo finisce nei casini, è una regola del plot-twisting, e ora sono seriamente preoccupata per la sorte di Ollie.

Sui casi del giorno c’è poco da dire, ne vengono affrontati due in contemporanea ma nessuno dei due viene approfondito con dovuta minuzia: il caso del tipo ossessivo che deve essere scagionato dall’accusa di aver spinto il suo rivale in amore al suicidio sarebbe stato interessante, oltre ad avere personaggi originali coinvolti (no, sul serio, quant’era creepy il tipo ossessivo?) era uno spunto per ritirare in ballo un tema sensibile per Wes, visto che anche sua madre si è suicidata. Ma mettere in scena in contemporanea un nuovo processo a Nate, stavolta accusato di coinvolgimento nella morte della moglie, con tanto di ritorno trionfale di Eve, equivale a troppa carne al fuoco per un solo episodio: io avrei detto o uno o l’altro, soprattutto calcolando che di fondo abbiamo sempre il caso orizzontale degli Hapstall a svilupparsi gradualmente, e visto che al di là delle scene in aula HTGAWM è molto legato alle vicende dei personaggi fuori dal tribunale, è inevitabile che troppi casi trattati insieme finiscano per svilirsi a vicenda. Voglio però spendere due parole sul personaggio di Laurel in questo episodio e relativamente al suo comportamento sul lavoro: mi sono soffermata nei precedenti recap ad analizzare più approfonditamente un po’ tutti i K5, anche quelli che inizialmente mi piacevano meno e piano piano sono stati maggiormente delineati fino a raggiungere in un modo o in un altro il mio gradimento. Su Laurel ho detto frequentemente che, sebbene la trovi spesso ipocrita e un po’ snob, ha anche tratti che apprezzo, e in questo episodio mi è piaciuto il suo tenere testa ad Annalise alla conclusione del processo al creepy stalker e la risposta che le dà Annalise. Intendiamoci, in sé l’idea del “potresti pure dirmi grazie” è abbastanza infantile e fa molto “donna insicura con bisogno di certezze”, ma questo è un lato realistico in questo personaggio che sono felice che venga fuori: quello che mi piace nelle serie drama che seguo è che i personaggi emergano come esseri umani in cui potrei immedesimarmi, non devono per forza piacermi tutti, non devono per forza essere tutti persone con cui nella vita reale andrei volentieri a bermi una birra, ma devono colpirmi per realismo. In questo caso, per me Laurel che chiede attenzioni e viene additata come l’unica che non ne ha bisogno perché degna di maggiore fiducia è un bel momento, che magari non farà passare Laurel come un personaggio positivo al 100% ma l’avvicina a uno qualunque di noi. Poi diciamocelo, le Mary Sue non piacciono a nessuno! XD

Last but not least, chiudo con il già accennato ritorno sulle scene di Famke Janssen, che mi ha confermato che avevo ragione a pensare che, visto come ci era stato presentato il personaggio di Eve e la sua relazione con Annalise a inizio stagione, non poteva sparire definitivamente dopo solo un paio di episodi. Eve salva di nuovo la situazione per Nate, anche se per due secondi ho pensato davvero che avesse sabotato la difesa di proposito per un suo personale tornaconto, ma sarebbe stato troppo out of character: non la conosciamo ancora profondamente, ma da quel poco che abbiamo capito di Eve possiamo dire che sarà sempre leale ad Annalise in primis, farà sempre la cosa migliore per accontentarla.

 

Ma il suo ritorno e un faccia a faccia con l’amica/ex-love interest fa da sfondo anche a un altro momento bomba, o che perlomeno io definisco un momento bomba anche se, ufficialmente, non ci hanno ancora detto una mazza: abbiamo maggiori informazioni sul rapporto Annalise-Wes suggerite da un criptico “It’s him. Ora, fino ad adesso la relazione prof.-studente è spesso sfociata in situazioni che potevano, a seconda dell’occhio dello spettatore, sembrare una dinamica madre-figlio o qualcosa di più vicino a tensione sessuale. Io non sono mai stata convinta di questa seconda opzione, e dopo questo episodio direi che possiamo finalmente escluderla definitivamente. Rimane l’opzione Wes figlio illegittimo di Annalise come unica via sensata (o perlomeno l’unica sensata a cui riesco a pensare) e, come in molti avete detto anche nei commenti, con questi continui detti e non detti gli autori stanno smorzando l’hype per una rivelazione che avrebbe potuto essere LA rivelazione della stagione. Trovo che con questo breve momento, con quelle due parole di Annalise e con la reazione di Eve (che sembra afferrare al volo e abbraccia l’amica con trasporto), abbiamo avuto qualcosa di molto vicino a una effettiva conferma, la scena ha avuto una carica emotiva che doveva risolversi con chiarezza, non con un ennesimo hint ambiguo. Il risultato è che adesso aspetterò che la cosa venga espressa a chiare lettere solo per avere una certezza al 100%, ma per quanto mi riguarda la cosa più vicina a questa benedetta rivelazione che posso immaginare è questo momento a cui abbiamo già assistito, quindi quando l’effettiva resa dei conti arriverà la scena dovrà essere orchestrata più che magistralmente per colpire nel segno e darmi una qualche emozione in più.

Come al solito ho abbondantemente esagerato con le chiacchiere, lascio la parola a voi adesso, sbizzarritevi con i commenti e le ipotesi, e mentre aspettiamo l’ottavo episodio vi invito a seguire queste fantastiche pagine amiche

How To Get Away With Murder – Italian Fanpage
How To Get Away With Murder Italia
Shonda Rhimes Italia

E se volete dare un’occhiata al trailer lo trovate, come sempre, qui di seguito.
Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

1 COMMENT

  1. D’accordissimo con te sul caso della settimana: era anche interessante, ma c’era anche il caso di Nate e non gli è stato dato il giusto spazio. Peccato, perché poteva anche, come ha scritto tu, essere un modo per analizzare meglio il passato di Wes. A proposito di lui, se Shonda non mi dice chi è Wes per Annalise (figlio illegittimo, figlio di una donna che forse che lei aveva in qualche modo rovinato, non lo so) la vado a cercare e la costringo a dirmelo! Sono troppo, troppo curiosa! Penso che lo sapremo nell’episodio 9, quello in cui ci diranno anche chi ha sparato ad Annalise… ma io non ce la faccio ad aspettare così tantoXD

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