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Heroes Reborn | Zachary Levi: ‘Volevo qualcosa che non fosse come Chuck’

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Heroes Reborn | Zachary Levi: ‘Volevo qualcosa che non fosse come Chuck’

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Quando Zachary Levi tornerà sulla NBC questo autunno in Heroes: Reborn, interpreterà un personaggio molto diverso da quello interpretato nella sua ultima serie sulla rete – il che è stato parte di un piano dell’attore. Di seguito, Levi parla di un discostamento dal suo passato di Chuck Bartowski nella serie evento di 13 episodi, revival di Heroes. Possiamo dirvi che Levi interpreterà Luke, un marito che cerca di vendicare la perdita del figlio e, beh, questo è tutto quello che ci è permesso rivelare. Ecco Levi:

ENTERTAINMENT WEEKLY: Eri già un fan di Heroes?
Zachary Levi: Sì. Andavamo in onda insieme il lunedì sera. Abbiamo avuto in comune molte cose che avevano a che fare con la stampa ed ho incontrato tutto il cast e siamo diventati amici. Guardavo sempre dall’esterno e pensavo “Sarebbe troppo figo fare parte di quello show”. Voglio dire, Chuck è stato fantastico, ovviamente, ma volare e lanciare fulmini dalle mani – è roba forte, soprattutto per un appassionato di fumetti come me. Così, quando qualcuno mi ha inviato un articolo che parlava della miniserie Heroes: Reborn, ho detto “Fatemi firmare!”

Heroes sembra il genere di show che Chuck avrebbe seguito.
Oh, assolutamente. Heroes è senza dubbio un show che Chuck avrebbe seguito al 100 per cento.

Hai contattato la NBC, allora?
Inizialmente, li ho contattati io. Poi mi sono imbattuto in alcuni dei miei amici alla NBC e mi hanno detto “Ci piacerebbe riaverti sulla NBC”. Poi ho iniziato ad avere alcune conversazioni con Tim Kring e lui era aperto all’idea e ha scelto per me questo personaggio a grandi linee ed ho pensato: “È fantastico”. Per me, la mia unica richiesta era quella di interpretare un personaggio che non fosse Chuck. Volevo uscire da quella sorta di archetipo e fare qualcosa che fosse più misterioso, più grintoso e più profondo – e questo è esattamente quello che abbiamo trovato. Inoltre ha anche una dinamica davvero unica nell’arco del personaggio e nel cammino che ha intrapreso.

Perché era importante per te abbracciare un personaggio molto diverso?
Penso che come attore, ogni occasione che hai per aprire un po’ le ali e sfidare te stesso è importante, e anche sfidare la percezione che le altre persone hanno di te e di quello che fai. Inoltre, pensi: “Va bene, come puoi avere un aspetto diverso? Come puoi essere diverso?” Quando Judi Shekoni è stata scelta per il cast e ho saputo che venisse dall’Inghilterra ho anche provato a lanciare l’idea che Luke potesse essere inglese, perché in Thor ho avuto modo di usare un accento inglese ed è stato fantastico. Ma sono pochi gli attori americani degni di fiducia per poterlo fare.

È stato interessante vederti ieri sul set, mentre cercavi di capire come rendere i tuoi movimenti più realistici durante una scena.
In Chuck, ce la siamo cavata con tutti i tipi di cose stravaganti, perché era uno show un po’ stravagante. Qui si tratta di uno show ben fondato – voglio dire, sono persone con abilità, ma questo è il tuo unico consenso, le altre regole del mondo continuano a valere. Stiamo interpretando persone reali ma con perdite reali e problemi reali e complicazioni che speri sempre di essere in grado di superare in modo che abbia senso nel tuo cuore, per portare quel personaggio in vita in maniera reale perché fondamentalmente è ciò che ti collega al pubblico. Se gli stessi personaggi che fanno parte di quel viaggio sembrano non essere in contatto con quello che sta succedendo, non puoi collegarti in alcun modo.

Sembra che la storia sia un po’ più dark e più fondata rispetto alla serie originale.
Credo che nella prima stagione della serie originale, ci fossero delle basi più dark. Credo che avvessero sicuramente delle difficoltà a destreggiarsi. La rete televisiva è davvero una cosa difficile da trascinare per 24 episodi ed avere ogni episodio con un significato e poi alla fine raggiungere un punto dove ti chiedi “Da dove continuiamo? Come si fa a raddoppiare il successo che abbiamo già?” Ricordo che durante la seconda stagione di Heroes, non avevo mai visto, né avevo mai visto fino a quel momento, un press tour a livello mondiale come quello in cui hanno diviso un cast in tutta l’Europa e l’Asia e un altro gruppo nel Nord e Sud America. Sono andati ovunque. Era quasi come un film Marvel. È davvero difficile cercare di mantenere quella stessa promozione e il potere e il successo di uno show, a volte cominci a perdere un po’ di radicamento, ma con i 13 episodi di questa miniserie credo che sia quello che stiamo cercando di ottenere.

So che non puoi parlare della trama, ma cos’è che ti emoziona di più nel fare questo show.
Essere di nuovo nel genere fantasy, sci-fi. Mi piace essere in grado di fare delle cose che si alimentano in quello stesso mondo. Ci sono molti fan di Chuck che erano fan di Heroes. Mi piace fare delle cose che la gente apprezza. Credo davvero che l’intrattenimento sia per il pubblico. Non è per te stesso. Non dovresti sentirti soddisfatto al lavoro. A fine giornata, credo che dovremmo concentrarci nel comportarci in maniera corretta con i fan. Se lo fai, allora crei un prodotto eccellente. Quindi spero che questo venga capito dal mio fan base e in particolare dal fan base di Heroes. Voglio che si sentano come se abbiano ottenuto qualcosa in più, come se abbiano ottenuto un nuovo capitolo di qualcosa che hanno apprezzato molto e che è ritornato alle proprie radici.

Considerando che il giudizio dei fan in merito alle ultime stagioni dello show non è stato così buono come in particolare nella prima stagione, c’è una sorta di viaggio di redenzione dietro le quinte?
In una certa misura. Non posso parlare per gli altri, ma posso dire che io spero sicuramente che sarà qualcosa che i fan penseranno “Ehi, hanno fatto un buon lavoro”, come se ci fosse una redenzione nel riportarci in questo mondo e riconciliare quello che alcune persone credono fosse stato un calo.

Infine, qualche aggiornamento sulla tua ricerca per fare Y: The Last Man?
Nessuno. Ho provato in ogni modo. La Warner Bros. l’ha avuto per un po’ di tempo. Non sono stati in grado di raccontarlo. Credo che stiano lavorando su qualcosa adesso, forse una serie. Penso che debba essere fatto come una miniserie. La miniserie è il mezzo perfetto per molte cose. Non riesci a raccontare abbastanza in un film e spesso arrivi a raccontare troppo in una serie di cinque anni. Soprattutto in una situazione come questa, dove abbiamo già il materiale di origine. Penso che la Warner Bros. abbia pensato di farne un film perché è quello che fanno tutti. Il problema è che non puoi raccontare Y: The Last Man in un film dunque deve essere una trilogia. Però poi pensi: “Ma se nessuno va a vedere il primo film stiamo spendendo comunque molti soldi per il secondo e il terzo”. Questo è uno dei motivi per cui ho avuto tanto rispetto per la trilogia de Il Signore degli Anelli, perché hanno preso un impegno.

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