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Home Hart of Dixie

Hart of Dixie | Recensione 4×10 – BlueBell

Luca Valle by Luca Valle
30 Marzo 2015
in Hart of Dixie, Recensioni
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I can’t wait another second to call this guy my husband.

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Ogni storia, ogni cosa nella vita, persino la vita stessa, ha un inizio ed una fine. Per quanto vorremmo non arrivare mai al momento dell’addio, prima o poi succede. Questa settimana è successo, salvo improbabili miracoli dell’ultim’ora, ad Hart of Dixie. Come avrete notato, quest’anno Hart of Dixie non è presente nella rosa delle serie tv che recensiamo su Telefilm Addicted. Questo per vari motivi. Purtroppo in queste scelte di inizio anno sono costretto a mettere da parte il cuore e scegliere con una certa logica, tenendo conto anche del tempo a disposizione, dei recensori del team e di ciò che è meglio per il sito. Tuttavia, dopo avervi accompagnati per quasi tutto l’arco delle quattro stagioni di questo show, non potevo esimermi dal commentare questo series finale. Ve lo dovevo e me lo dovevo, anche solo per il fatto che è vero che ho amato questa serie fin dal primo giorno, ma è anche vero che questa quarta stagione è forse stata una delle mie preferite.

E’ da sfigati ammettere di aver pianto per un finale di serie? Per il resto del mondo, forse. Chissenefrega, io ho pianto. Tanto. Hart of Dixie è piombato, quattro anni fa, nella mia vita proprio in un momento (che non sto qui a raccontarvi) in cui avevo bisogno di una serie del genere. Portando in scena uno show di una tale normalità, Leila Gerstein, Josh Schwartz e Stephanie Savage, hanno stravolto la tendenza degli ultimi anni di tv. Niente vampiri, niente streghe, niente soprannaturale. Solo la storia di un comunissimo paesino dell’Alabama. Una storia che ha ricalcato quello che per anni era stato lo stile WB. Una storia non certo perfetta, nemmeno avvincente o straordinaria, ma sicuramente molto Gilmoriana. Una storia a cui mi sono affezionato tantissimo.

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L’intero episodio odorava di addio. Sì, perchè Hart of Dixie è stata anche una delle poche serie a cui è stato concesso il tempo giusto per preparare una conclusione degna. Sembrerebbe una cosa ovvia, ma oggigiorno non è più così. Molto spesso vediamo serie troncate e lasciate lì a morire dopo anni di successi, senza che qualcuno si preoccupi di appagare i fans. Noi siamo stati molto più fortunati. Nei dieci episodi finali c’è stato il tempo necessario per concludere le varie situazioni aperte e darci quel senso di completezza che tutti pretendiamo da uno show, sia esso di dieci stagioni o di una sola.

L’ultimissima scena, seppur da molti considerata un po’ sopra le righe, con Zoe e Wade novelli sposini e genitori seduti su di una panchina a guardare l’intera cittadina di BlueBell cantare e danzare, è stata la chiusura PERFETTA. Non è Glee, è vero, ma Hart of Dixie ha sempre avuto quel tocco di stravaganza, di storie e personaggi esagerati e speciali e questa scena, a mio avviso, ha incarnato in pieno l’essenza di questo show: l’unione e la compattezza degli abitanti di BlueBell, sempre pronti a sostenersi nei momenti brutti e a festeggiare insieme in quelli belli.

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Due scene mi hanno colpito particolarmente in questo episodio. La prima, con Rose che viene accettata alla Columbia e ringrazia Zoe per essere stata un esempio per lei; la seconda, con Brick che, finalmente, accetta Zoe come sua partner allo studio medico. Queste due situazioni mettono l’accento sulla crescita del personaggio di Zoe Hart nel corso delle quattro stagioni. Zoe era arrivata a BlueBell come conseguenza del fatto che aveva grosse difficoltà a empatizzare con i suoi pazienti. Del resto era nata e cresciuta a New York, dove le persone sono tantissime, le culture diverse e magari per lei ciascun individuo non era altro che un numero. A BlueBell ha trovato un ambiente del tutto opposto. Con Rose ha stretto immediatamente un rapporto di amicizia, quasi di sorellanza. Lei è stata un punto di riferimento per la ragazzina, ma al tempo stesso Rose ha aiutato la dottoressa ad ambientarsi e ad attaccarsi a quel posto tanto diverso da casa sua. Con Brick, invece, l’evoluzione è stata graduale. Inizialmente non si amavano di certo. Entrambi avevano non pochi dubbi sul conto dell’altro e spesso si sono ritrovati in competizione per la gestione della clinica. Il fatto che Brick, in questo episodio, abbia mostrato l’insegna con il nome di entrambi scritto sopra è segno di quanto Zoe sia riuscita a conquistare tutti a BlueBell. Ora lei sente che quella è casa sua e, reciprocamente, i suoi concittadini sentono che la dottoressa Hart è parte di loro. I tempi delle difficoltà e delle diversità sono lontani anni luce.

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Se parliamo di crescita non possiamo di certo esimerci dal parlare di Wade. Wade Kinsella è sicuramente uno dei personaggi più riusciti degli ultimi anni di tv. Con una lenta, lentissima, evoluzione, il biondino di BlueBell è passato dall’essere il bad boy in cerca di avventure all’essere padre e marito. Se avevamo visto la sua crescita già nelle scorse stagioni, nella sua intenzione di prefissarsi un obiettivo professionale dopo aver passato tutta la vita a credere di non essere abbastanza e a vivere alla giornata, in quest’ultimo arco di dieci episodi abbiamo avuto conferma di quanto sia maturato. Alla notizia di Zoe incinta, non ha preso un aereo per scappare in una qualche isola esotica, no, ha voluto fortemente assumersi le proprie responsabilità di genitore, ha voluto sposare la sua compagna, lui che era solito passare – sera dopo sera – da una donna all’altra. Ha voluto dichiarare il proprio amore e promettere la propria fedeltà ad una sola donna davanti all’intera comunità. L’immagine in cui, sorridente, è accanto a Zoe che tiene in braccio il nuovo arrivato, è l’emblema del nuovo Wade.

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Il cambiamento di Wade è andato di pari passo con quello di Lemon. La Lemon vista in questo finale di serie è totalmente diversa da quella vista nel pilot di quattro anni fa. Credo che la stretta amicizia che si è creata tra i due nel corso delle stagioni sia stata fondamentale per entrambi. Alla domanda di Wade circa come si sarebbe sentita se qualcuno le avesse rubato la scena nel suo giorno speciale, Lemon ha risposto che si sarebbe sentita onorata di dividere la scena con lui. Lemon. La stessa Lemon che avrebbe ucciso per essere al centro dell’attenzione qualche anno fa. La stessa Lemon che esigeva avere il controllo di ogni singolo particolare e che, oggi, lascia organizzare la sua stessa festa a parenti e amici senza sclerare per le imperfezioni e per i problemi sorti all’ultimo momento.

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Sono stato felicissimo per l’end-game di Lemon e Lavon. Per un attimo ho temuto il peggio, dopo che la nostra biondina ha saputo la verità sulla proposta di matrimonio rubata a Zoe. Sarebbe stata una cattiveria finire in quel modo. Dopo un matrimonio saltato all’ultimo, Lemon meritava di essere felice. Così come lo meritava Lavon. Sebbene abbia adorato la sua storia con AnnaBeth, ho sempre avuto il sentore che il suo true love fosse Lemon. Forse è successo un po’ in fretta, forse avrebbero dovuto iniziare a preparare la loro love story già dalla scorsa stagione, però la gravidanza con conseguente assenza di Jaime King ha rovinato un po’ i piani degli autori l’anno scorso. Altrimenti sono sicuro che l’avrebbero gestita un po’ meglio.

Per quanto riguarda AnnaBeth e George, invece, non sono del tutto convinto. La loro storyline mi è sembrata un po’ buttata lì, quasi a dare il contentino a due personaggi che non hanno avuto troppa fortuna nel corso degli anni. George, secondo i piani iniziali, avrebbe dovuto essere parte del triangolo con Zoe e Wade. Ma guardandoci indietro la domanda è d’obbligo: lo è mai stato? Il suo personaggio è stato talmente eclissato da quello di Wade che gli autori sembrano esser stati costretti a rinunciare alle loro idee iniziali e trovargli un nuovo ruolo. Tra Zoe e George non è mai scoccata davvero la scintilla, mai. Zoe ha avuto in testa sempre e solo Wade e anche quando hanno deciso di farle vivere una lovestory diversa, gli autori non se la son sentita di spingerla tra le braccia di George, preferendo introdurre il personaggio di Joel.

Quanto al matrimonio degli Zade, ho letto in giro un po’ di insoddisfazione. E’ vero, tutti noi fin dall’inizio lo abbiamo immaginato con tanto di fiori, abiti eleganti, sole, feste ecc. però se ci si riflette un secondo, ci si rende conto che questa non è mai stata una storia d’amore tradizionale. Non si è mai visto un accenno del canonico ciclo conoscenza-fidanzamento-sesso-matrimonio-figli, si è iniziato dal sesso, poi la conoscenza, poi il fidanzamento, poi la gravidanza, insomma è stato sempre tutto molto confusionario ed un matrimonio non convenzionale come questo, in un letto d’ospedale, di corsa prima di entrare in sala parto, con la madre di lei in webcam, è stata una scelta geniale. Mi ha un po’ ricordato quando Seth fece la proposta di matrimonio a Summer con quell’orribile anello di plastica e nel momento più sbagliato del mondo che, però, sembrò talmente perfetto da farci a malapena notare l’assurdità della scena.

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La scelta che, invece, non ho tanto apprezzato è stata quella di non scegliere il nome del bambino. Fino all’ultimo, quando erano su quella panchina, ho pensato che lo avrebbero accennato. Invece nulla. Il piccolo Kinsella è rimasto senza un nome. Onestamente, ero convinto che lo avrebbero chiamato Harley. Del resto Harley è il motivo per cui Zoe è finita a BlueBell ed ha conosciuto quelle persone. E’ il motivo per cui ha conosciuto Wade. Non riesco a capire il motivo per cui gli autori abbiano deciso di non rivelare il nome del piccolo. Che problema c’era ad accennarlo in qualche modo? Perchè lasciare questa, seppur piccola, incompletezza nella storia?

Ok, mi sono appena reso conto di essermi dilungato troppo in questa recensione. Sinceramente, non vorrei mai arrivare a mettere il punto finale ad essa, perchè ciò vorrebbe dire che è finita davvero, ma se continuassi qualcuno di voi sicuramente mi maledirà! Voglio concludere ringraziando tutti coloro che, nel corso degli anni, hanno dato un’occhiata alle mie non sempre puntuali recensioni, a tutti quelli che hanno commentato insieme a me, a quelli che hanno parlato di HoD con me su Twitter, ma anche a quelli che si sono sintonizzati solo ora per leggere la recensione di quest’ultimo capitolo. Porterò per sempre nel cuore questo show che con la sua semplicità e la sua spensieratezza è riuscito a farsi strada in mezzo ad una miriade di serie tv piene di effetti speciali e misteri, regalandoci un imperdibile e rilassante appuntamento settimanale con la storia delle vite di queste improbabili persone che sono diventate un po’ anche nostri concittadini. Perchè anch’io, onestamente, mi sento parte di BlueBell. Voi no!?

Grazie nuovamente a tutti e #LongLiveTheHart.

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Luca Valle

Luca Valle

Il boss delle torte di Telefilm Addicted; un dittatore spietato che tortura i suoi collaboratori affinchè possano rendere al meglio. Quando non è impegnato ad organizzare attentati terroristici verso i membri del suo staff che non si impegnano come dovrebbero, ama guardare decine e decine di serie tv tanto da non avere più tempo per fare altro. Ama alla follia The O.C., ma svaria dai teen drama alle serie sci-fi, dai mystery alle comedy. Le uniche serie che non gli vanno giù sono le serie procedurali. Il suo sogno? New York ovviamente! Instagram: @lucavalle.ig

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Comments 5

  1. ilaria says:
    6 anni ago

    LACRIME, LACRIME, LACRIME. Addio HOD, addio Bluebelle, grazie per aver colmato il vuoto che una mamma per amica e bunheads avevano lasciato nel mio cuore. Buona recensione, ottima analisi e sì, anche io ci sono rimasta male per il bambino senza nome.

    Rispondi
    • Luca Prince says:
      6 anni ago

      Grazie mille 🙂

      Rispondi
  2. Sel says:
    6 anni ago

    Ciao! Grazie per aver scritto questa bella recensione. Ci voleva proprio, dopo un finale di serie così. 🙂
    Condivido praticamente tutto quello che hai scritto. Mi è piaciuta anche la chiusura in stile musical, nonostante in un primo momento mi sia sembrata un po’ strana e forse fuori dagli schemi della serie. Ma proprio perché BlueBell ci ha abituati a mille stramberie, quest’ultima è stata la ciliegina sulla torta.
    Ricordo di aver incominciato a guardare HoD su consiglio di un’amica: “Ricorda Gilmore Girls e Stars Hollow”, aveva detto. Con una premessa del genere, impossibile non dare una possibilità al pilot. E fu così che mi conquistò. E poi c’era quel biondino con quell’aria da mascalzone…
    Aaahhh, quanto mi mancherà!

    Rispondi
  3. Socio says:
    5 anni ago

    Come si fa a non amare una serie del genere?!! Trasmetteva una spensieratezza, allegria e genuinità che contaggiavano subito! Mi ha fatto fare delle risate incredibili, Tom in particolare!!
    Ricordo ancora quando lo vidi per caso in tv, ne rimasi subito affascinato!! Da quel momento mi sono appassionato come non mai a questa serie! Conclusasi poi nel migliore dei modi, in tutto e per tutto!! Un finale da antologia!
    Sentirô davvero la mancanza di Bluebell, dai sui abitanti alle immagini della ridente cittadina!! Chi non avrebbe voluto una quinta serie, ma è finita veramente nel migliore dei modi! E veramente non capita spesso!
    Da vedere e rivedere!!! Mi sto scaricando tutti gli episodi XD

    Rispondi
  4. Jle says:
    4 anni ago

    Anch’io l’ho scoperta per caso e mi sono subito innamorata di tutti loro…tanto che mi mancano!! Adesso me la riguardo e riguardo su Internet….dalla prima all’ultima e ancora al contrario. E parla una che non è fanatica di serie…Ma questa è semplicemente perfetta..si piange si ride…si ama…si tifa…Ho adorato tutti….peccato che la 4a stagione sia stata un po’ tirata a finire….qualche storia sarebbe stata da approfondire e arricchire di particolari. I LOVE HARTOFDIXIE

    Rispondi

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