All I Could Do Was Cry. Quale titolo migliore di questo per riassumere perfettamente l’intero undicesimo episodio della stagione? Mi piacerebbe poter dire che almeno questa volta son riuscita a tenermi lontana dal pacchetto di fazzolettini del venerdì sera ma non ho alcuna voglia di mentirvi. Questo episodio è senza alcun dubbio l’apice di ciò che Shonda ha messo insieme in queste ultime settimane, una puntata dopo l’altra si è arrivati alla fine di questo percorso tribolato che ha trovato infine una conclusione tremendamente triste. Ognuno chiaramente si rapporta ad ogni episodio in modo differente, a seconda delle proprie esperienze, conoscenze, emozioni e tutto il resto. Tutti abbiano i nostri personaggi preferiti, quella coppia che ci fa battere il cuore e ci tiene sempre sulle spine e poi quei personaggi che invece preferiremmo vedere il meno possibile ma davvero mi viene difficile credere che qualcuno abbia potuto impedirsi di sentirsi quasi in lutto per ciò che è accaduto ai Japril. Nel bene o nel male, amandoli o non sopportandoli, questi due hanno portato avanti una storyline veramente difficile, di impatto, coraggiosa e lo hanno dimostrato sino alla fine.
Essenzialmente l’episodio si divide in tre storyline principali di cui voglio parlare, senza soffermarmi troppo sui personaggi che invece hanno ricoperto un ruolo marginale in questo episodio, e sono:
- I Japril
- Il caso della settimana
- Amelia
I JAPRIL
“There is a thing we say when someone dies. We say it to the patient’s family. We say I’m sorry for your loss. It’s a path of a phrase, an empty one. It doesn’t begin to cover what is actually happening. It lets us empathize with our patients. Let’s us feel their pain ourselves. It protects us from feeling that pain. That dark seeking, relentless pain. The kind that can eat you alive and every day I thank God for that.”
Sinceramente si era già capito dove Shonda sarebbe andata a parare con questo bambino fin dal momento in cui Stephanie si è accorta che qualcosa non andava nell’ecografia. La triste vicenda accaduta in questo episodio aleggiava da parecchio tempo nelle mura dell’ospedale e nonostante non volessimo crederci, supponessimo un salvataggio dell’ultimo o qualche miracolo finale queste erano solo speranze, a quanto pare vane speranze.
Ho provato a convincermi che in qualche modo contorto tutto sarebbe potuto andare per il meglio, il bambino sarebbe potuto nascere e qualche brillante medico avrebbe avuto l’idea risolutrice della situazione ma la tragedia era praticamente annunciata. Forse proprio per tutti questi motivi non son rimasta tanto sconvolta da quello che è accaduto o mi son ritrovata a maledire Shonda stavolta perché comunque ero stata preparata a tutto questo, quello che non mi aspettavo era invece come sarebbe accaduto, come i personaggi l’avrebbero gestito e l’impatto emozionale che avrebbe avuto su di me.
Il bambino di April e Jackson è condannato. Purtroppo la sua vita non è più nemmeno appesa ad un filo, morirà qualche ora dopo il parto e nello stesso momento in cui la Herman sta comunciando la cosa ai due genitori è possibile che le ossa del piccolo si stiano lentamente rompendo e che lui stia già soffrendo. Soffrendo, come fa notare April distrutta, nel luogo dove invece dovrebbe essere protetto e al sicuro. Questa è la notizia che apre l’episodio e dalla quale si snoda tutto ciò che segue, le vicende di due genitori distrutti, di due persone che si son rincorse e inseguite per tanto tempo, che ci hanno emozionato con quel loro prendersi e perdersi per poi ritrovarsi ancora, con i loro problemi, le loro divergenze, le loro discussioni ed il loro amore. Una moglie e un marito, una famiglia in attesa di espandersi, di poter tenere tra le braccia il loro primo figlio e amarlo con tutto il loro cuore. Un bel sogno.
Un sogno infranto dalla crudeltà della realtà.


I flashback che si susseguono nel corso della puntata aiutano davvero poco, vedere tutto quello che i due hanno vissuto per arrivare sino a qui è veramente straziante considerato quello che succederà di lì a poco. E se inizialmente la soluzione alla questione appare chiara, anche grazie al supporto di una mamma Avery forte ma emozionalmente distrutta come tutti noi, purtroppo è veramente difficile accettare di compiere un passo così grande e definitivo.


April crede nei miracoli. Crede in Dio. Quel Dio per la quale ha sempre messo in discussione ogni cosa, la cui fede l’ha accompagnata nel corso di tutta la sua vita. E crede che anche questa volta potrebbe essere il suo Dio a salvarla, a salvare il suo bambino, tutto questo perché davvero non riesce a spiegarsi come sia possibile che una cosa del genere stia succedendo proprio a lei. Proprio ora che la sua vita sembrava finalmente aver trovato il giusto equilibrio: brillante dottoressa, sposata all’uomo che ama e con un figlio in arrivo. Per quale ragione Dio avrebbe dovuto darle questo bambino per poi strapparglielo via in quel modo così crudele, così… ingiusto? Ecco, tutto questo non è giusto. Non per lei. Non per una che ha passato la sua vita a pregare, a credere in un Dio giusto, misericordioso che dirige tutto quello che accade loro. April comincia a mettere in dubbio la sua fede, la sua religiosità, tutto quello per cui ha vissuto per anni comincia a sgretolarsi sotto di lei avvolgendola in un oscurità dalla quale è difficile uscire senza l’aiuto di qualcuno di più grande. Non è in grado di dar alla luce suo figlio prima del tempo prestabilito per vederlo morire tra le sue braccia perché non riesce a comprendere il disegno che Lui ha in serbo per lei, crede di essere stata abbandonata proprio quando ne aveva più bisogno e davvero lei non può ACCETTARE una cosa simile.
Trova delle scuse per rimandare il tutto, per impedire di prendere quella dura decisione, di vivere uno dei suoi peggiori incubi sino a che… April non incontra la falsa specializzanda, una ragazza traumatizzata che gira per l’ospedale senza una ragione vestita proprio come una di loro. Quella ragazza rappresenta il SEGNO che April stava aspettando o che forse aspettava, una ragazza che ha perso il suo grande amore, l’uomo della sua vita le è stato portato via in un attimo proprio all’inizio della loro vita insieme. Avrebbero potuto fare tante cose, avrebbero dovuto avere ancora tanto tempo da passare insieme e lei non riesce proprio a riprendersi da questo trauma. Non riesce ad accettarlo. Ed è proprio grazie a questa ragazza, sussurrandole le parole di cui lei stessa ha bisogno April capisce esattamente cosa DEVE fare, cosa è GIUSTO fare per lei e per suo figlio.
“Do you believe in God? It’s okay, you can believe for the two of you. You have lost somebody, and you are hurting, but you will get through this. You can survive this. You are strong. It’s okay. You are going to be okay, I promise.”
E così tutto va come deve andare. April partorisce il suo bambino, lo tiene tra le sue braccia amandolo sino al suo ultimo respiro, sino al momento in cui le stringe il dito e poi lo lascia andare, per sempre. La tristezza che traspare da questa scena è IMMENSA, eppure in qualche modo i due lo supereranno, April lo supererà. E a superarlo sarà anche Jackson, quello che ha tentato di dimostrarsi forte per tutti e due, di ragionare e trattenere le emozioni che provava per il bene di sua moglie e del suo bambino. Quell’uomo che in un momento di smarrimento si reca in chiesa per cercare quel Dio che April ama e in cui crede per pregarlo di farsi vedere, non per lui, ma per LEI. Perché LEI ne ha bisogno, ha bisogno di entrambi.




L’ultima cosa che voglio aggiungere su questa storyline, che sicuramente continueremo a vedere in futuro, almeno gli effetti che ha avuto sui personaggi, è che ammiro davvero tanto ciò che Sarah e Jesse hanno fatto, sia a livello di recitazione che come decisioni da prendere per i loro personaggi. Questo avvenimento li cambierà probabilmente per sempre, è una cosa che segna le persone, come tutto ciò che è sempre successo in GA ha marcato i percorsi dei personaggi che vediamo ancora sullo schermo. Voglio solo sottolineare ancora una volta la loro bravura e sperare di vedere presto i nuovi sviluppi.
Il caso della settimana
Alle scene dei Japril se ne alternano varie altre e la maggior parte di queste interessa il caso della settimana che tanto mi ha ricordato il programma dell’immagine poco sopra ma che allo stesso tempo si ricollega perfettamente alla disgrazia che si sta vivendo. C’è infatti chi attende un bambino e lo vede portato via proprio quando lo avrebbero dovuto tenere tra le braccia e chi invece ha ormai smesso di sperare e riceve un regalo inaspettato. Questo succede alla coppia del cui caso si occupano Callie e la Bailey, un normale paziente colpito malauguratamente da una pallottola dallo sbadato marito che si trasforma ben presto in un caso assai più complesso. Perché oltre alle osse, alla pallottola e tutti i problemi legati a ciò pare esserci anche un bambino in arrivo e si sà, già partorire è difficile, se ci aggiungiamo anche tutte le ferite e la situazione in cui si trovava la donna allora la situazione diventa ancora più difficile. Per sua fortuna la Bailey, Callie e anche la Pierce danno il meglio di loro in sala operatoria riuscendo a salvare la vita della donna e poter così lasciarle vivere la gioia dell’essere finalmente genitore, gioia che a qualcun altro verrà negata.


I due ormai avevano smesso di sperare nell’arrivo di un bambino, tutti avevano detto che per loro era impossibile e per questa ragione avevano trasformato tutta la loro vita in una grande avventura. Eppure, eccoli qua, con un bambino tra le braccia e una famiglia allargata. Non è forse questo una sorta di miracolo?
Amelia
Se c’è un personaggio che può capire esattamente quello che i Japril stanno passando e che più degli altri si dimostra emotivamente coinvolto nella vicenda beh, quella è Amelia.
Anche per chi non avesse visto Private Practice e non conoscesse la sua storia ciò che la tormenta viene comunque rivelato negli ultimi minuti dell’episodio, in quella intima confessione fatta ad un Owen sempre più incuriosito dalla donna. Anche Amelia ha avuto un bambino e proprio come April anche lei lo ha visto morire tra le sue braccia dopo poco meno di un ora. Come ho detto prima questo genere di cose rappresentano eventi in grado di segnare una persona e Amelia porta ancora le cicatrici di quella sua perdita tanto che anche nel suo caso della settimana è palpabile l’irritabilità e la tristezza che questa storia ha riportato a galla. E così, anche se Stephanie voleva solo sottolineare il suo lato umano, la sua bravura, la sua passione e tenacia per il lavoro e non intimarla davvero a smettere di far ciò che credeva giusto, Amelia mal interpreta il comportamento della specializzanda e ci regala comunque uno spaccato di cosa significhi quel lavoro per lei.






Da questo sfogo appare evidente tutto lo stress alla quale è stata posta, le aspettative della Herman, le difficoltà che ha passato, il dolore che quella perdita continua ad esercitare su di lei e la forza di un personaggio che son davvero sempre più grata Shonda abbia portato in GA. Alla fine, quel caso che appare impossibile si rivela in realtà alla portata della dottoressa che riesce a restituire la vista ad un paziente che probabilmente non avrebbe mai più dovuto assaporare la gioia dei colori, delle figure, della luce. Anche questo mi è parso quasi una sorta di miracolo, in contrasto con la dura realtà contro la quale si son dovuti scontrare April e Jackson. E sempre per far risaltare il suo personaggio e ciò che ha fatto in questo episodio non dimentichiamo che è grazie ad Amelia che abbiamo potuto assistere alle spettacolari scene nella quale tutti si recano nella chiesetta dell’ospedale ad accendere un cero per i loro sfortunati amici.






“We can’t get too close. If we felt even a little of the love and the joy and the hopes that our patients are saying goodbye to, we’d never be able to function. So we say “we’re sorry for your loss,” and we hope it offers something. Some little bit of support. Some bit of peace. Some bit of closure. Something good. Some little piece of beauty in the midst of some place dark. An unexpected gift just when it’s needed most.”
Prima di chiudere volevo poi concedere un po’ di spazio anche alla scena tra Maggie e Meredith nella quale lei si offre di stare con i suoi figli per il fine settimana. Devo ammetterlo, inizialmente non mi entusiasmava molto come personaggio ma ora l’ho rivalutata completamente e son stata quasi felice che si sia offerta per dar una mano a Meredith soprattutto considerato il possibile legame che potrebbe crearsi. Son totalmente a favore di questa amicizia e questo rapporto tra sorelle!
E voi come avete trovato l’episodio? Anche voi ne siete usciti distrutti? Quanti pacchi di fazzoletti avete fatto fuori o nuovi insulti verso Shonda avete pensato? Fatemelo sapere eh!
Vi consiglio di far un salto nelle pagine dedicate al nostro medical drama preferito per restare sempre aggiornati su tutto ciò che riguarda Grey’s Anatomy:
Jessica Capshaw Italia
Meredith & Derek
I pensieri di Meredith – Grey’s Anatomy
Grey’s Anatomy Italia – Original
E con il promo del prossimo episodio noi ci salutiamo, pronti a sintonizzarvi la prossima settimana per vedere se Shonda terrà il livello attuale? E soprattutto cosa diavolo ha combinato Meredith nel suo weekend?
Complimenti per la recensione, innanzitutto.
Venerdì sera non sei stata la sola ridotta in un mare di lacrime 🙂
L’episodio è stato meraviglioso, Sarah e Jesse sono stati meravigliosi e a storyline (pur terribilmente dolorosa) è stata straordinaria. Con grazia ed umanità, Shonda è riuscita ad affrontare un evento del genere, a presentarci le diverse reazioni (perché «diversi» sono i personaggi coinvolti), senza mai scadere nel melodramma. Ho apprezzato la profonda umanità della reazione di April: lei, profondamente credente, si ritrova a interrogarsi sul perché una cosa del genere sia accaduta lei per poi farci capire che il vero miracolo, la vera preghiera è quella che fa Jackson: la forza, un segno, una guida. Non so esprimere l’intensità del sentimento che hanno saputo trasmetterci. Amelia insieme a loro. Più procede la serie, più ammetto che sto apprezzando profondamente -ancora di più se possibile – il personaggio della Sheperd: un arrivo che ha portato aria fresca, nonostante molti la conoscessero già, e la costruzione del rapporto amicale – ma sento puzza di altro in futuro – con Owen la stanno facendo veramente bene.
Ancora complimenti 🙂 Alla prossima settimana