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Game of Thrones | Recensione 6×03 – Oathbreaker

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Game of Thrones | Recensione 6×03 – Oathbreaker

“That’s enough for one day”
Questa semplice frase potrebbe diventare il mantra del minutaggio dedicato a Bran, che come potevamo immaginare è tornato in questa stagione come gli occhi di noi spettatori sul passato di Westeros, ma lungo un percorso che, è più che chiaro adesso, non sarà una passeggiata di piacere alla scoperta di questo o quell’altro retroscena, bensì una catena di accenni che non ci serviranno risposte su un piatto d’argento ma ci porteranno, probabilmente, a chiuderci a riccio sul divano dondolando avanti e indietro come un drogato in astinenza dalla sua dose (non è un’immagine piacevole, lo so, ma la chiusura della parentesi dedicata al giovane Eddard Stark e alla nota battaglia alla Tower of Joy mi ha lasciata letteralmente così, quasi famelica di vedere di più mentre il Corvo a tre occhi strappava me, insieme a Bran, da quelle visioni rivelatorie).

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D&D non sono mai stati molto generosi in fatto di flashback, sempre preferendo (e a ragione, vista la ricchezza di eventi che avvengono praticamente in contemporanea da entrambe le parti del Mare Stretto) gli sviluppi presenti, e per questo l’apertura della scorsa stagione con uno sguardo al passato di Cersei, per portarci a capire le sue paranoie interiori nel modo più immediato possibile, mi aveva colpita. Avere per le mani un personaggio come Bran è senz’altro lo strumento migliore nell’arsenale degli autori per rivelarci tutti quegli eventi passati che hanno in parte contribuito all’assetto attuale di Westeros e che nella saga letteraria erano stati efficacemente presentati con digressioni che meglio si adattano al medium cartaceo che non a una serie tv che tende generalmente a focalizzarsi sull’adesso. Il ritorno di Bran sarà senz’altro la chiave di volta per portarci a scoprire, man mano, cosa si nasconde nel passato di molti dei personaggi principali (di cui alcuni neanche più in vita) in un modo che, narrativamente parlando, sarebbe opportuno collegare a sviluppi analoghi nel presente.
Dico questo in maniera razionale, mentre, ripeto, la fan hardcore che è in me quasi smadonnava per essere stata sottratta all’ingresso di Ned nella Torre, alla scoperta di cosa stesse provocando le strazianti grida della sorella… a me quelle sembravano decisamente urla da travaglio ma, again, è la trama che ci rivela gradualmente come molte delle nostre teorie fossero corrette o siamo noi che ci sforziamo di piegare ciò che vediamo al nostro volere? Avevo già accennato nella prima recensione di questa stagione che ci sono teorie come la “R+L=J” che personalmente considero al pari di una verità canon, ma razionalmente parlando sono consapevole che sarebbe in parte prematuro rivelare la verità a riguardo in questo stadio. Sì, abbiamo visto stagioni, come la quarta, svilupparsi seguendo una struttura ben diversa dalle precedenti, non limitando sconvolgimenti epocali alla nona puntata ma distribuendo plot-twist per l’intero arco dei dieci episodi, quindi non escludo di trovarmi a bocca e occhi spalancati per una rivelazione epica già prima di metà stagione, ma nel caso specifico della fine di Lyanna Stark siamo semplicemente su un altro livello: la verità su ciò che le è accaduto è di vitale importanza per capire non solo l’attuale ordine delle cose a Westeros, ma potrebbe gettare una luce tutta nuova su più di un personaggio chiave nel quadro più ampio e quindi, dovendo essere oggettivi a un livello per me quasi masochistico (mi sto quasi mangiando le mani mentre lo scrivo mantenendo un’apparenza tranquilla e professionale), probabilmente non siamo ancora al punto in cui la suddetta rivelazione potrebbe davvero sortire il massimo del suo effetto. È un climax che andrà raggiunto con pazienza, costruendo le basi a dovere anche per quegli spettatori che non hanno un background completo riguardo la Tower of Joy ed eventi affini e necessiterebbero quindi di vedere il percorso di altri personaggi potenzialmente coinvolti da questa rivelazione raggiungere un punto in cui la scoperta avrebbe un effetto più efficace… Mi interesserebbe anzi, a questo riguardo, chiedere proprio a coloro che non hanno letto tutti i libri che ne hanno pensato di questa scena, ci terrei davvero, perché personalmente ho provato a mettermi nei panni di chi per anni ha cercato di schivare qualunque spoiler dalla saga subdolamente veicolato da internet e ho avuto l’impressione che il modo in cui vi siamo stati introdotti da questo episodio non renda del tutto giustizia alla crucialità della vicenda (sarà forse anche per il fatto di essere stato inserito in mezzo alla narrazione e non in un momento più sensibile come l’inizio o la fine dell’episodio, ma capisco che per quei momenti c’è già ampiamente materiale, di cui parleremo più avanti). tower-of-joyFatemi sapere nei commenti a fine articolo quanto vi siate sentiti investiti da questa parentesi e se, insieme all’introduzione dei giovani Ned, Brandon, Benjen e Lyanna nell’episodio scorso, vi ha suscitato una qualche curiosità per rivelazioni future. Se la risposta principale sarà “beh, diciamo che non riesco a capire quale possa essere l’utilità al momento…” o similari, allora vorrà dire che l’impressione che non siamo ancora a tempi abbastanza maturi PER L’INTERO PUBBLICO per apprezzare pienamente la risoluzione di questo nodo è corretta e mi farò una ragione di avere il Corvo a tre occhi che, in una scena che più metatestuale non si può, fa le veci degli autori e ci riporta indietro prima del dovuto, centellinando quelle risposte che in molti attendiamo da tempo di ricevere.

Prima di andare a Nord, dove si svolgono alcuni degli avvenimenti che mi interessa maggiormente commentare, vorrei fare un accenno anche agli altri personaggi che seguiamo in questo episodio e al modo in cui le loro attuali vicende potrebbero idealmente essere collegate. Partiamo innanzitutto da Vaes Dothrak, dove Dany è appena arrivata con il khalasar che l’aveva catturata e dove tutti pensavamo avrebbe potuto tecnicamente considerarsi almeno momentaneamente fuori pericolo. Scopriamo molto presto invece che a quanto pare disobbedire alla tradizione delle vedove di grandi khal di ritirarsi a vita privata entrando nelle Dosh Khaleen, così come Dany ha fatto rincorrendo il sogno di conquistare il suo posto d’onore anche senza più il grande khal al suo fianco, potrebbe richiedere una punizione e che il destino della Targaryen sarà quindi nelle mani di altri. Ribadisco quanto detto in precedenza in altri recap: è un peccato non aver avuto le predizioni di Quaithe a introdurci a questo nuovo capitolo della vita di Daenerys, tumblr_o6uvypSvlL1up9kwyo2_1280mentre l’annullamento continuo dei suoi innumerevoli titoli (molti di cui auto-conferiti) la porta di prepotenza indietro nel tempo, al periodo in cui non poteva vantare di essere la Madre dei Draghi, o la Distruttrice di Catene e Regina di Meereen, quando era solo una ragazza senza nulla data in sposa a un membro di questa esotica comunità dalle tradizioni ferree a cui lei avrebbe dovuto conformarsi. E se davvero “tornare indietro” sarà quello che la farà “andare avanti” c’è solo da attendere e vedere come gli eventi si svilupperanno per favorire un’ulteriore crescita e, sarebbe finalmente il caso, una definitiva presa di consapevolezza del ruolo che vuole interpretare nella lotta alla conquista del trono di Westeros (nonché nella successiva, imminente e ben più pressante questione della lotta contro l’inverno alle porte).

Piccola nota di colore: è il secondo episodio di seguito in cui non abbiamo una quota culi/tette come si deve. Qui addirittura Dany viene denudata senza un reale motivo, come ci si aspetterebbe in pieno stile GoT prima di un grosso spiegone, ma viene abilmente mostrata solo di spalle; Jon risorge, nudo come un verme, ma tatticamente in posa vedo/non vedo da copertina GQ. È ufficiale: l’omino HBO è morto… o è intrappolato sulla stessa barca di Gendry ancora alla deriva nel Mare Stretto.

Intanto a Meereen veniamo a scoprire che l’intera Slaver’s Bay (più i “benevoli schiavisti di Volantis”) si è coalizzata per finanziare i Figli dell’Arpia nella loro sommossa per rovesciare il governo pseudo-democratico di Dany & co. Per me, sinceramente, questa rivelazione non arriva proprio come un fulmine a ciel sereno, quindi l’intermezzo che vediamo in questo contesto non serve tanto a chissà quale proposito rivelatore a livello narrativo se non, anche qui come in altri angoli dei Sette Regni intravisti da inizio stagione a ora, a preparare il terreno per degli sconvolgimenti futuri, così come avviene in parallelo a King’s Landing. Sotto molti aspetti potremmo infatti dire che dopo “Home”, episodio in cui sembrava già vedersi la spinta in avanti rispetto alla première, questo “Oathbreaker” (a dispetto di un titolo che sembrava promettere molto più di quanto effettivamente consegna) ritorna sui binari di un episodio più introduttivo e preparatorio. Non che questa voglia essere una critica, ma c’è da dire che in uno show generalmente costante ad alti livelli qualitativi, il divario tra le aspettative e la loro concretizzazione o meno è spesso ciò che porta soggettivamente a considerare una puntata migliore o peggiore di un’altra: non c’è nulla che non vada in “Oathbreaker” sotto tutti i punti di vista, semplicemente mi aspettavo che l’andatura si sarebbe mantenuta stabile da “Home” in avanti e con questo episodio mi sento invece come se ci fossimo fermati nuovamente a ricalibrare gli assetti, che porteranno a un effettivo avanzamento solo più avanti.
Tornando a Meereen e King’s Landing, da una parte osserviamo la copia meereenese di un Concilio Ristretto parlare di come affrontare la minaccia (ora più ampia) allo status quo imposto da Dany, dall’altra abbiamo il Concilio Ristretto attualmente attivo nella capitale… parlare del nulla. Francamente, l’occhiata che ci viene offerta sembra servire più a ricordarci che Kevan Lannister è ancora in città (just because, visto che non si sa mai…), a farci rivedere l’inutile faccia di Mace Tyrell e la detestabile figura di Maester Pycelle e a riconsegnarci l’amata e indimenticata Queen of Thornes con la promessa di nuove pungenti battute al vetriolo.

 

Il vero fulcro del minutaggio dedicato a King’s Landing è probabilmente quello dedicato a Qyburn, che torna on-screen per rivelarci di essere riuscito a comprare molti degli “uccellini” di cui Varys aveva dichiarato, appena un secondo prima, di fidarsi ciecamente. La scena è condita anche con le solite minacce di Cersei a tutti i potenziali nemici della sua famiglia e potrebbe a prima vista sembrare ridondante, senonché si potrebbero iniziare a paventare guai in vista per il nostro nano preferito: Tyrion è ancora tecnicamente nel mirino della sorella, ora che gli uccellini del Ragno Tessitore potrebbero essere irrimediabilmente passati dal lato della Regina quanto ci vorrà prima che la sua posizione venga rivelata? E cosa significherà questo per gli equilibri all’interno della famiglia Lannister?
Spendo solo due ultime parole sulla figura di Tyrion, al momento investito, con Varys al suo fianco, di un ruolo predominante che sembra una vaga reminiscenza del suo “periodo di gloria” nella seconda stagione: per quanto adori vederlo on-screen il più possibile (e per quanto sia pur sempre uno di quei personaggi con un carisma così spiccato da potergli mettere in bocca letteralmente qualunque battuta e quella sembrerà comunque una delle cose più witty pronunciate nell’arco dell’intero episodio), trovo che relegarlo troppo spesso a ruoli da comic relief per alleggerire la tensione generale della trama sia quantomeno uno spreco. Ripeto, non che vederlo impegnato in tentativi di small talk con Missandei e Verme Grigio non mi strappi un sorriso, ma per il momento, escludendo l’emozionante confronto coi draghi di Dany nello scorso episodio, mi sembra che ci si stia adagiando troppo sul suo ruolo da mattatore piuttosto che nell’impegnarsi per renderlo vero protagonista di una storyline adeguata: l’ultima volta che l’abbiamo visto investito di un tale ruolo cruciale è stato alla guida della resistenza durante l’assedio di King’s Landing a opera di Stannis, in queste circostanze non mi aspetto nulla di meno epico e dimostrativo, ancora una volta, del suo notevole ingegno, e spero di cominciare a vedere presto dove l’arco narrativo a lui dedicato andrà a parare.

Prima di concludere, come promesso, vorrei tornare alla Barriera, dove a quanto pare anche gli autori hanno deciso di porre un accento più marcato data la Snow-mania sviluppata dallo scorso season finale, dedicando a questa storyline sempre l’inizio e la fine di ogni episodio finora andato in onda.
Come si poteva immaginare, la “resurrezione” di Jon ha portato un certo scombussolamento nei ranghi dei Guardiani della Notte e dei Bruti, che però sembrano accogliere la cosa con un’accettazione quasi reverenziale (Tormund accenna a qualcuno che crede che Jon possa essere un semi-dio). La vicenda ci ha però restituito un Jon decisamente cambiato, come l’intervista di qualche giorno fa a Kit Harington ci aveva già anticipato. Sono felice innanzitutto di poter dire che tra i cambiamenti più notevoli c’è il fatto che Harington sia riuscito a sviluppare un paio di espressioni facciali in più, cosa che dà notevolmente più spessore al cambio di rotta del suo personaggio: è stato “dall’altra parte” e, in base a quanto rivela a Melisandre, non ha visto nulla. Si tratta di rivelazioni pesanti per qualcuno che, sulla scia del suo esempio di vita (Ned), aveva sempre teso a vivere in maniera onorevole, a compiere scelte difficili a volte ma sempre con la certezza che fossero la cosa più giusta da fare, arrivando quindi a non temere la morte qualora questa fosse stata accompagnata dalla sicurezza di aver sempre agito per il meglio… ma come andrà a coniugarsi la vista dell’oblio, e quindi la consapevolezza di avere solo la propria effimera esistenza, con un’altra pesante consapevolezza, ovvero quella di aver fallito nel suo compito di agire per il bene comune? Svegliarsi con il ricordo indelebile dei suoi “fratelli” che lo accoltellano perché lo ritengono responsabile di un tradimento nei confronti dell’Ordine che dovrebbe rappresentare, quando fino a poco prima l’unica cosa a guidare il suo giudizio era stata la fermezza che, per quanto sofferte e forse difficili da accettare per altri, le sue scelte fossero nell’interesse comune, è un boccone amaro da inghiottire, e trovo che in questo episodio il minutaggio dedicato a Jon ci porti perfettamente a scoprire il suo malessere interiore, una foschia che si è andata creando dentro di lui e probabilmente solo il primo passo verso un più deciso (nonché travagliato) nuovo inizio, che ci viene efficacemente introdotto dall’ultima battuta dell’intero episodio:

(richiamo neanche troppo velato all’ipotesi che in molti avevamo avanzato che, tecnicamente, una volta morto il suo obbligo verso i Guardiani della Notte possa ritenersi concluso, e ancora una volta sembrano riecheggiare le parole di Master Aemon “Kill the boy, and let the man be born”, cosa che è avvenuta in maniera letterale per Jon ma che in parte si collega anche al destino di Arya, che nel suo percorso di annullamento della sua identità sembra analogamente – e anche in questo caso abbastanza letteralmente, vista l’offerta di quella stessa acqua che toglie la vita a molti dei visitatori della House of Black and White – uccidere la vecchia se stessa e rinascere in un’altra persona).

Il titolo “Oathbreaker” potrebbe quindi avere diverse chiavi di lettura: potrebbe in maniera molto esplicita riferirsi al tradimento di Alliser Thorne e compagnia bella (e Olly, demone fuggito dagli inferi, il cui raccapricciante ricordo è anche il primo che assale il povero Jon una volta tornato in sé. Ve lo dico: il primo piano del suo cadavere morto impiccato diventerà il mio nuovo screen-saver) e alla punizione a loro riservata per aver aggredito il Lord Commander che il loro voto gli imponeva di servire a qualunque condizione, ma potrebbe anche riferirsi alla peculiarità della situazione di Jon. È senz’altro una circostanza senza precedenti, quindi chi può dire al 100% che ritirarsi dal proprio voto perché tecnicamente morto e poi risorto, dando inizio a una nuova vita in cui il giuramento non ha più valore, non possa invece da un’altra prospettiva essere letto anch’esso come tradimento?
Ma di giuramenti traditi si parla anche a Winterfell, dove gli Umber vanno a chiedere aiuto al nuovo Warden of the North per respingere le orde di Bruti, ma rifiutandosi di giurargli formalmente fedeltà (e d’altronde, adducendo a esempio il fu Roose Bolton e il suo notorio rispetto per i giuramenti fatti, chi può dargli torto per non sentirsi di dare poi così tanto peso a un ginocchio piegato? Per inciso, vorrei dire che non sono proprio entusiasta del modo in cui Roose è passato da essere un gelido calcolatore di cui si temeva anche solo lo sguardo all’essere additato come un coglione da un giorno all’altro: la sua era una figura molto più sfaccettata e intimidatoria di quanto sia passato ultimamente dalla serie e, per quanto ribadisco di non piangere la sua scomparsa, ammetto di non gradire come se ne stia liquidando la memoria). A ennesima prova che la storyline a Winterfell non sarà un mero riempitivo, come avevo per un attimo creduto prima di essere smentita dall’uccisione a bruciapelo di Lord Bolton a opera del suo bastardo, in questo episodio abbiamo un nuovo twist in questo contesto: la ricomparsa di Osha e di un fin troppo cresciuto Rickon, di cui nessuno più si ricordava e che infatti una volta “scappucciato” sembra lui stesso chiedersi “Ma dove sono? Questa è la serie in cui lavoravo qualche secolo fa?”.  La testa mozzata di Shaggydog e il sorriso fin troppo largo di Ramsay sembrano mettere definitivamente a letto le mie speranze che Rickon avrebbe prima o poi avuto un ruolo più centrale (o anche solo un ruolo qualsiasi che non fosse tappezzeria), ricomparendo molto più avanti come la nuova speranza per una rivalsa degli Stark.

In definitiva, per un episodio che, dopo la visione del trailer, attendevo con una certa ansia, devo dire che “Oathbreaker” non si presenta come un grosso sconvolgimento delle nostre conoscenze pregresse né della situazione attuale, ma questo non vuol certo dire che non sia un buon episodio che fa bene il suo lavoro di fornirci la premessa a diversi eventi che vedremo svolgersi nei prossimi episodi. Mi ero preparata a vedere ben altro ma attenderò comunque con pazienza (più o meno) la risposta a tutti i miei punti interrogativi.

Vi saluto come sempre lasciandovi il promo del prossimo episodio (subbato per noi dagli amici di Game of Thrones – Italy), che non potrò commentare direttamente con voi perché, dopo il piacere di essere stata assegnata ai recap di GoT, sto per andare a realizzare un altro desiderio rimasto a lungo nel cassetto. Vi lascio nelle più che sapienti mani di The Lady and the Band e Fran per le prossime tre settimane e nel frattempo non dimenticatevi di passare a mettere un bel like alle pagine di

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Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

3 COMMENTS

  1. Se vuoi un’opinione da non lettrice, eccola 🙂 Io ho cercato di evitare gli spoiler come la peste, però ho sentito della teoria di cui parli (a quanto pare è impossibile parlare di GoT senza che questa teoria salti fuori) e ovviamente ha aumentato la curiosità e mi ha fatto venir voglia di dire al vecchio “Taci e fammi vedere!”; detto questo però il contesto di questo flashback non mi è stato troppo chiaro, mi mancava forse quel background di cui parlavi per capire effettivamente l’importanza della situazione.
    Rickon me l’ero dimenticato totalmente… pensavo che Ramsay a questo punto l’avrebbe usato come leva contro Jon nel suo ipotetico attacco alla barriera, però a quanto pare Snow se ne sta andando… Io continuo a pensare che Jon sia l’unico in grado di far fronte alla minaccia Estranei, radunare tutti in un unico esercito; questa è la strada che vorrei prendesse, però un percorso più introspettivo dopo essere tornato dalla morte è più che plausibile, sperando che il buon monolitico Kit riesca a dare spessore alla situazione.
    D’accordissimo anche su Tyrion: per quanto mi faccia sempre ridere, il suo personaggio è capace di molto altro e adesso ha in mano Mereen, deve dimostrare le sue grandi capacità di leader.
    Ciao, alla prossima 🙂

    • Ciao Al! Grazie mille per il tuo commento, avevo un po’ l’impressione che per chi ha cercato in mille modi di non rovinarsi la sorpresa evitando il più possibile input dai libri questo flashback potesse non aver sortito lo stesso effetto che ha avuto su chi, come Bran, “ha sentito questa storia un sacco di volte” e aspettava con impazienza di vederla in video. Grazie per avermi confermato questa impressione, vuol dire che effettivamente la mia parte razionale che ho cercato di far parlare sopra alla fan hardcore aveva ragione nel pensare che prima di arrivare alla rivelazione vera e propria lo show ha bisogno di costruire basi ancora più solide, per far sì che TUTTO il pubblico possa godere al massimo di quello che scopriremo…intanto ci disseminano pillole di storia e teaser qua e là, tanto per incuriosirci, e quando sarà il momento sono sicura che sarà epico xD
      Sono d’accordo con te anche su Jon (ahahah, sto ancora rotolando per “il buon monolitico Kit”), io ricordo di averlo immaginato Lord Commander della Night’s Watch già intorno al secondo libro, convinta che erano solo sogni selvaggi, poi invece è successo davvero e a quel punto ho iniziato a pensare a un ruolo ancora più centrale, tipo come dici tu come colui che saprà unire un’armata dei vivi per contrastare l’avanzata dei morti…un percorso di introspezione per fare i conti con l’esperienza appena vissuta ci sta e potrebbe rivelarsi importante per la crescita del personaggio, in parte confesso che vederlo lasciare i Guardiani della Notte non mi dispiacerebbe affatto e anzi avevo accarezzato già l’idea tempo fa (è un guardiano da praticamente quando lo conosciamo, un nuovo percorso sarebbe l’ideale ora), ma credo anch’io che, che faccia parte dell’Ordine o meno, il suo posto sia lì a protezione di Westeros dalla minaccia degli Estranei.
      Grazie ancora per aver condiviso il tuo parere, alla prossima 😉

  2. Ciao Ale e complimenti vivissimi per questa ottima recensione, leggerti è stato davvero piacevole! Bando alle ciancie devo dirti che anche io non sono un lettore (nonostante ciò nel tempo ho attaccato i cocci delle informazioni che mi sono arrivate e ho più o meno ricostruito parte della storia di Rhaegar, Robert, Ned e compagnia bella) ma ho trovato comunque molto molto interessante vedere la battaglia sotto la torre a prescindere dalla mia ignoranza (dopotutto si vede anche il padre di Jojen e Meera e per l’appunto il famoso Arthur Dayne oltre che un giovane e fighissimo almeno per 3/4 del racconto flashbacckoso Ned, tutte cose che per chi ha fame di conoscenza GoTtistica non può che aver apprezzato). Sono sicuro che i poteri di Bran verranno sfruttati al massimo sia come dicevi tu per approfittare dell’occasione per far conoscere il passato e sia (magari) per combattere in qualche modo quella minaccia che finora in questa sesta stagione è stata totalmente innocua e sto chiaramente parlando dei white walkers che presumibilmente faranno il loro ingresso in campo solo dopo il giro di boa. Le intenzioni di Jon non mi sono chiarissime e non sono sicuro che abbia in mente di andare a conquistare Winterfell almeno non nell’immediato; sa benissimo che il pericolo principale sono gli estranei perchè ha visto con i suoi stessi occhi di cosa possono essere capaci però al contempo non può mica affrontarli da solo ne soltanto con l’aiuto dei bruti quindi aspetto con ansia gli sviluppi di questa storyline. Su Tyrion sono perfettamente d’accordo nulla da aggiungere spero davvero che possa mostrarci tutte le sue qualità come d’altronde ci aspettiamo. Sansa e Brienne? Che cavolo ci fanno li su al nord? So che non dovrebbero essere li e mi domando la loro utilità ma so che come tutti dovrò aspettare. Arya è uno dei miei personaggi preferiti ma anche per lei aspetto di capire dove sfocierà il suo addestramento dato che resta comunque da sola e non può combattere con il mondo. La prima battaglia che vedo all’orizzonte è sicuramente a King’s Landing e conoscendo Cersei sono sicuro che combinerà l’inferno per quanto non la vedo benissimo contro Papa Benedetto XD Ho tralasciato molte cose ma credo di aver già scritto abbastanza! Ti ringrazio dell’attenzione e a presto ^^

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