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Game Of Thrones | Recensione 5×08 – Hardhome

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Game Of Thrones | Recensione 5×08 – Hardhome

Prima di tutto, scusatemi per il ritardo con cui pubblico il recap, ma proprio ieri avevo un esame che mi ha un po’ condizionato tutta la settimana. Ma now it’s back and passed, e quindi posso tornare a pensare solo a Game Of Thrones. Ringraziamo gli dei nuovi e antichi per questa 5×08, ladies and gentlemen. E anche il Dio dai Mille Volti, il Dio Annegato e R’hllor, giusto per non far torti a nessuno. Perché «Hardhome» è stata davvero una bella puntata, una puntata che mi ha ricordato di tutto quello che Game Of Thrones può essere, e soprattutto perché dopo cinque stagioni, quarantotto episodi e e quattrocentottanta ore (più o meno) di telefilm finalmente l’inverno è arrivato. E noi già non lo vogliamo più.

Dunque, si comincia a Meereen, dove si sta svolgendo quello che probabilmente è l’incontro più atteso nella storia dello show – e dell’universo ever -, e come ho già scritto per la scorsa puntata non mi dispiace affatto questo cambiamento. È comunque ovvio che anche nei libri debba arrivare, prima o poi, e sono contenta che la serie abbia accelerato un po’ le cose. Senza contare che, e lo ripeterò fino alla morte, Daenerys e Tyrion insieme hanno davvero il potenziale di radere al suolo Westeros. Lei ha il potere, i draghi, il nome di famiglia e quell’aura di divinità che non guasta mai a un leader che finisce per essere idolatrato, ma lui è quello che sa far politica. E Daenerys ne ha bisogno, ricordando il suo, «I’m a queen, not a politician». Ha bisogno di qualcuno che sappia come muoversi tra le Grandi Case di Westeros, perché Dany ha vissuto tutta la sua vita lontana dal luogo che vuole governare, e anche Ser Barristan non sarebbe stato abbastanza spietato per guidarla nel migliore dei modi. Tyrion è la scelta migliore, lo sa Dany, lo sa Jorah, e lo sa soprattutto lui, visto che non perde occasione di ricordare alla Madre dei Draghi che «You cannot build a better world alone». Tyrion, che scemo non è, ha capito che Varys aveva ragione, che Daenerys è davvero l’ultima speranza dei Sette Regni (o almeno lui è convinto così. Io ancora davvero non so esprimermi su chi sostenere nella corsa all’Iron Throne. #TeamDaenerys o #TeamStannis?): certo, Dany deve superare il suo odio per i Lannister (anche se, come le ricorda Tyrion, nessuno ha ucciso più Lannister di lui), ma capisce di aver bisogno di lui. Sa che potrebbe essere davvero un ottimo Hand of the Queen, e durante il loro dialogo con tanto di vino ero lì che ballavo la conga davanti al televisore. Un po’ perché più Tyrion beve più i punti del FantaGoT lievitano, ma soprattutto perché Tyrion come Primo Cavaliere è il mio finale ideale, per lui. E quindi non succederà mai. Ma in generale, è stata davvero una grande scena. Un grande snodo per la trama, un turning point fondamentale sia per Daenerys che per Tyrion, che non sono proprio due personaggi marginali, ecco, ma forse tra i più famosi della serie assieme a Jon Snow.

 
 

E a ben pensarci è stato un cambiamento anche per Jorah, che viene mandato via di nuovo dalla Città dell’Arpia. Daenerys aveva promesso che l’avrebbe giustiziato, se mai l’avesse trovato di nuovo in sua presenza, ma Tyrion la convince a scendere a un compromesso (cosa che Dany ha un disperato bisogno di fare di più): dovrebbe mostrarsi misericordiosa e risparmiarlo, sì, ma non perdonarlo, o perderebbe credibilità. E dunque è esilio, anche se Daenerys sembra considerevolmente più combattuta nel vedere Mormont andare via, e Tyrion ci taglia le gambe a tutti con quel suo «He worships you. He’s in love with you, I think», che mi ha lasciata devastata nei feels. Jorah quindi, con la greyscale che si allarga sul braccio, ha solo una scelta: ritornare all’arena e combattere nei grandi giochi, davanti alla regina, forse per riconquistare il suo favore, o per morire almeno sotto ai suoi occhi.
In sintesi, belle, belle scene. L’unica cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa è stata la battuta di Daenerys, ormai famosa già dal trailer, «I’m not going to stop the wheel. I’m going to break the wheel», perché mi chiedo quali intenzioni nasconda. Sostituire tutti i capi delle Casate? O le Casate stesse? Diminuire l’autonomia non indifferente di cui godono i Regni? Non so cosa pensare. Se Daenerys conta di arrivare a Westeros con la sola forza bruta penso troverà un ostacolo: la storia di Westeros – e la nostra, del resto, basta vedere l’Impero Romano – insegna che conquistare va bene, ma bisogna mantenere una continuità tra prima o dopo. O il popolo si ribella. Aegon il Conquistatore ha tenuto le Grandi Casate, abbassandole da Re a Lord, certo, ma le ha mantenute; i Romani hanno fatto la stessa cosa con i governatori delle province conquistate. Confido nei consigli di Tyrion per evitare che Daenerys tiri su una strategia che definire fallimentare sarebbe anche troppo gentile.

 

A King’s Landing, invece, la «vera figlia di Tywin Lannister», la «grande leonessa della Roccia», «la più grande politica del mondo», «la miglior regina ever», è rinchiusa in cella, e beve acqua dal pavimento talmente è assetata. Ora, non che io sia contenta della situazione in cui si trova Cersei (sempre per il discorso della violenza), ma ammetto che la stagione è stata costruita apposta in modo che vederla presa a mestolate dalla septa alta come una rugbista ci faccia tifare sul divano che nemmeno durante i Mondiali. La questione di Cersei in realtà è più complicata, ed estremamente affascinante. È un personaggio giunto a raschiare il fondo del barile: più in basso di così non può cadere, e ora bisogna vedere come si risolleverà, se si risolleverà. La cosa diversa dal resto delle storie di genere è che Cersei, pur avendo qui una storyline tipica dell’eroe, un eroe non è. Anzi. Ci viene spesso presentata come una villain, anche se abbiamo capito che in Game Of Thrones non ci sono le distinzioni chiare di Once Upon A Time. E quindi non sappiamo come sentirci: bene, perché è in prigione? Certo, è perfida, ma non è Joffrey. Male? Eh, ma ha fatto delle cose orribili. È questa ambiguità morale che è fantastica, perché ci costringe a questionare non solo Cersei, ma anche noi stessi, proprio a seconda di cosa pensiamo di Cersei. Perché giudichiamo – noi in quanto fandom in generale, ovviamente – male Cersei, quando Tyrion ha fatto fuori il suo stesso padre, e Jaime non è meno colpevole di incesto di lei? È qui che sta la genialità di questi personaggi, io credo. Resta il fatto che Cersei ha un bel problema da sbrogliare, perché improvvisamente si ritrova nella stessa situazione di Margaery, ma con delle accuse molto più pesanti: incesto, ovviamente, fornicazione, ma soprattutto regicidio. E considerando quanto hanno montato su il processo a Tyrion per regicidio la scorsa stagione, non so quanto Cersei possa cavarsela più facilmente. Senza contare poi che l’unico che va a trovarla, come vediamo in questa scena, è Qyburn: Tommen è sprofondato nella depressione, Kevan Lannister è il Primo Cavaliere ma tra lui e sua nipote non scorrono proprio rapporti idilliaci, e quindi Cersei si ritrova sola. Io sono davvero curiosa di vedere come finirà questa stagione, per lei, e se non fosse successo quello che è successo oltre la Barriera continuerei a dire che questa storyline è quella che mi intriga di più. But then Night King happened.



Prima della Barriera, però, abbiamo le sorelle Stark. A Braavos, Arya è uscita dall’oscurità della Casa del Bianco e del Nero, e viaggia tra i canali della Città del Titano a fare Molly Malone a vendere frutti di mare, con il nome di Lanna (invece che Cat, come nei libri. Un po’ ci sono rimasta male, ad essere sincera). Un’attività apparentemente inutile e anche un po’ sconnessa dal dio dai Mille Volti, ma veniamo a scoprire che uno, Jaqen pensa sia un buon esercizio per continuare a scoprire Braavos, e due, c’è un compito che la aspetta. Un assicuratore di navi vagamente strozzino che è finito sulla lista del dio, e Jaqen pensa che Arya sia pronta, pronta a dare per la prima volta il dono del dio. E quindi, a Braavos lasciamo Arya a servire frutti di mare appena pescati all’uomo che nei libri si chiama Thin Man, a studiare il modo per somministrargli il gift of mercy, il dono del dio, insomma.

 
 

A Winterfell, invece, Sansa confronta Theon sul fatto che lui abbia spifferato a Ramsay del piano per scappare – cosa che comunque potevamo aspettarci, considerando tutto il potere che Ramsay ha su Reek. Ora, io devo proprio dire che detesto le coseche mettono in bocca a Sansa, ormai da qualche puntata a questa parte, perché non credo bastino due battutine buttare lì così a dare tutta l’agency che Sansa dovrebbe avere. Però c’è stato comunque un momento importante: Theon rivela a Sansa che Bran e Rickon non sono morti. «They weren’t Bran and Rickon!», le urla, prima di scappare dalla stanza di lei e andare e via. La scena a Winterfell però si chiude su un consiglio di guerra, dove i lord cercano di decidere che cosa fare con Stannis – Roose consiglia di chiudersi dentro alle mura del castello e lasciare che gli assedianti vengano fatti fuori dall’inverno, mentre Ramsay ha delle idee molto diverse, e vorrebbe un manipolo di venti uomini per un’incursione nell’esercito Baratheon. Ramsay, stai a posto, eh. Stai buono. Oppure vai ad infilarti dritto tra le braccia di Melisandre così ti arrostisce ben bene.


Da questa parte della Barriera, Sam ha una breve ma secondo me importantissima conversazione con Olly. Il ragazzino non ha ancora capito i veri motivi di Jon per andare a Hardhome, e quando Sam cerca di spiegarglieli, io credo faccia ancora peggio. «Sometimes a man has to make hard choices, choices that miht look wrong to others but you know are right in the long run», gli dice, più o meno, e sono la sola ad aver pensato che nella testa di Olly si sia formata una certa idea che non era esattamente quella che Sam voleva passare? Insomma, vedremo come procederà la situazione nelle ultime due puntate, ma io continuo a ripeterlo, sono preoccupata.


E finalmente, finalmente, eccoci ad Hardhome. Una scena fantastica, ben costruita, e intrigante sia per lettori che per non lettori. Io sono stata con le mani nei capelli e gli occhi fuori dalle orbite dall’inizio alla fine, ed è stata veramente bella da vedere, ben ritmata, altro che il combattimento ai Water Gardens. Dunque, Jon e Tormund arrivano a dove i bruti si sono rifugiati, Hardhome, sulle coste dello Shivering Sea, e ditemi se Jon non assomiglia tantissimo a Capo Powhatan all’inizio di Pocahontas in quell’inquadratura iniziale. O a George Washington che attraversa il Delaware, una delle due.

 

Ovviamente, le cose non sono subito rose e fiori. L’inimicizia tra i corvi e il Popolo Libero dura da millenni, e quindi non mancano le opposizioni – prima fra tutte quella del Lord delle Ossa, che chiede a Tormund se adesso che è alleato dei corvi non faccia anche qualche servizietto a Jon Snow. Tormund la prende benissimo. Talmente bene che in quattro e quattr’otto abbiamo già il primo morto, una cosa rapida rapida, così si può passare alla discussione della proposta della Night’s Watch. Jon espone il suo piano, ma è solo quando anche Tormund lo supporta che gli altri bruti cominciano a vedere ragione – e alla fine, è davvero la loro unica opzione. In quella tenda, tutti sanno cosa succederà loro se restano indietro, se aspettano, se credono di poter combattere. Gli unici a dissentire sono i Thenns, come al solito, perché sono forsa la più selvaggia delle tribù oltre la Barriera, ma alla fine, come dice la capa bruta, «I fucking hate Thenns». Quindi cominciano i trasferimenti dei bruti dalla costa alle navi della flotta Baratheon, che li aspettano al largo. E sembra andare tutto relativamente bene, se non fosse per— il rumore di un esercito in avvicinamento. Jon Snow ha capito che davvero la sua vita è ‘mai una gioia‘. E io ho più o meno smesso di respirare.

 

Winter is coming, and the dead come with it, e in questa puntata ne abbiamo avuto un assaggio davvero spaventoso. Le wights, i non-morti, attaccano in massa l’accampamento dei wildlings, una fiumana di zombie che non sentono dolore, non sentono niente, e sono inarrestabili. I bruti e i confratelli neri contrattaccano come possono, ma la differenza di numeri si fa sentire. E poi, poi da una delle alture che circonda la baia si vedono loro. I veri White Walkers. E assieme a loro, quella figura inquietante che avevamo visto la scorsa stagione, quello che aveva preso il bambino di Craster. The Night King. Una figura leggendaria, la cui esistenza nei libri è sempre stata un po’ dubbiosa, ma che ha senso. Ha senso che sia lui a guidare l’armata dell’inverno, perché in fondo i White Walkers escono dritti dritti dalle epoche mitiche di Westeros, da un passato lontano, prima dei Targaryen, prima ancora dei First Men. E per combattere una figura mitica così, ci vuole un’altra figura mitica. Azor Ahai da una parte e The Prince Who Was Promised dall’altra. Entrambi due eroi che hanno combattuto gli Estranei durante la prima Lunga Notte, e che a sentire leggende e profezie dovrebbero ritornare nel caso fossero ancora necessari. Ora, io ho le mie brave teorie su chi sia l’uno e su chi sia l’altro – come tutti, ovviamente – ma penso siano un po’ spoiler, quindi eviterò di esporle proprio tutte quante.

 

Fatto sta che qualcuno è riuscito ad abbattere uno dei White Walkers. Ed è stato Jon. Jon, che cerca di ributtarsi nella tenda, per recuperare l’ossidiana, ma si ritrova faccia a faccia con uno degli Estranei. La prima spada che cerca di usare si spezza, ma quando fuori sulla neve impugna Longclaw, la storia è diversa: la lama para il colpo del White Walker senza spezzarsi, e Jon riesce ad ucciderlo, esattamente come Sam aveva fatto con l’ossidiana. Perché? Perché l’ossidiana è il dragonglass, è vero, ma l’acciaio di Valyria è il dragonsteel. Entrambi hanno il fuoco dei draghi e la vecchia magia di Valyria dentro, entrambi sono fuoco, contro al ghiaccio degli estranei. È davvero la song of ice and fire, e quando Jon riesce a scappare assieme a Tormund e i suoi confratelli ancora vivi, restando a fissare gli occhi impossibilmente blu del Night King mentre con un gesto resuscita tutti i caduti della battaglia per aggiungerli alle sue fila, penso stia realizzando la stessa cosa che ormai tutti abbiamo capito. La vera battaglia è al Nord. Non importa del gioco del Trono, non con un nemico mitico alle porte, ed è stato geniale buttare nella prima parte della puntata tutte le vicende più politiche, più «normali», e lasciare alla fine questa: è un modo tremendamente efficace per sottolineare quanto poco contino, in confronto alla minaccia dei White Walkers. Ma adesso almeno hanno un’arma in più per sconfiggerli – anche se convincere tutti i Lord che posseggono una spada Valyriana a combattere alla Barriera potrebbe rivelarsi un’impresa potenzialmente difficile.




E quindi, è con questa scena incredibile che aspettiamo la 5×09, «The Dance of the Dragons», che sarà già scendendo verso il finale, e che probabilmente contiene un evento che io aspetto da secoli. In sintesi, questa puntata mi è piaciuta tanto, davvero, ed è palese che adesso abbiano fatto una stagione lenta per proporci un finale da bocca aperta. Allo stesso tempo non so se per me basta una puntata che raggiunge picchi incredibili per passare sopra a delle scelte veramente orribili che hanno fatto durante le sette puntate precedenti, e non solo Sansa, ma anche Dorne, la scrittura un po’ pigra, insomma, quelle cose che ci hanno fatto storcere il naso. In tutto questo, «Hardhome» resta un signor episodio.
Qui sotto il promo della prossima, sottotitolato da Game Of Thrones – Italy, dai quali vi invito a passare assieme a Team Sansa, L’immane disgusto di Varys nei confronti dell’umanità, e La dura vita di una fangirl.
Mi scuso ancora per il ritardo degli esami maledetti, e ci vediamo prestissimo per la 5×09!

 

Considerazioni random:
• La sigla ormai è eterna. La puntata è cominciata su Sky e io ho fatto in tempo a finire di lavarmi i denti, mettermi la crema in faccia e scendere in salotto e manco erano arrivati a montare su Meereen. Per la s7 probabilmente saranno tre quarti d’ora di sigla e un dieci minuti di telefilm.
• Amo che Daenerys sia diventata il rehab umano di Tyrion. Adesso gli tiene il conto di quanti giorni sta sobrio. Dany, non troppo che poi i punti al FantaGoT cominciano a scarseggiare!
• Un’altra cosa che ho amato è la lezione di ‘Westerosi Politics 101‘ di Tyrion, e l’ennesima per nulla palese battutina, «There’s no one that shares your blood who’s alive to support your claim». Sempre super subtle, in questa serie.
• Ho amato le due strizzatine d’occhio ai lettori. Il gatto che attraversa la strada ad Arya mentre lei dice, «Now every morning I make my way down the canals», e poi soprattutto Ramsay che, parlando dell’esercito di Stannis, si lancia in un, «Leave them a feast for crows». Una cosa che adoro alla follia è quando viene citato il nome dello show/libro/film/qualsiasi cosa, e infatti anche in questo caso ero lì che saltavo su e giù sul divano in piena isteria.

 
• Mi piace tantissimo che i wildlings chiamino Jon King Crow. Non so bene perché. Forse perché è un buon parallelismo con Night King? Tra l’altro, perché questi White Walkers sono vestiti quasi come dei Lord del Nord?
• La comandante bruta ha avuto una scena ‘spot the dead‘ che si vedeva lontano un miglio, quando saluta le sue bambine. Nessun personaggio che poi resta in vita ha una scena di addio lunga così, l’eccezione è la famiglia di contadini delle Due Torri. E infatti.
• La scena dell’incontro tra il White Walker e Jon è una delle meglio girate, cinematograficamente parlando, che io abbia mai visto in questa serie. Le silhouette e le ombre sono state meravigliose.
• Il gigante Wun-Wun è diventato il mio nuovo preferito, io lo dico.

Best quotes:

Tyrion: «I’m the greatest Lannister killer of all times

Tyrion: «So here we are. Two terrible children of two terrible fathers

Cersei: «All lies.»
Qyburn: «Of course

Sam: «I’ve seen the army of the dead. I’ve seen the White Walkers. And they’re coming for us, for all the living

Tormund: «He’s prettier than both my daughters.»

12 COMMENTS

  1. C’è il piccolo particolare che Cersei si è pure scavata la fossa da sola: lei ha allontanato o si è enimicata tutti quelli che avrebbero potuto aiutarla, lei ha armato il Credo, con tutto che sapeva che tra loro c’era Lancel, a conoscenza dei suoi segreti, e che lei non era certo un fulgido esempio di moralità (o forse proprio per quello, e in questo caso ha commesso l’errore di fraintendere del tutto il carattere dell’Alto Passero e credere di poterlo comprare rendendolo l’Alto Septon… che era un’idea abbastanza stupida di per sé, pure se l’Alto Passero fosse stato un imbroglione), lei ha detto al figlio che non poteva fare niente contro i Passeri…

    La Septa è palesemente l’alter ego di Brienne… 😀

    Chissà quanto saranno contenti i guardiani quando sapranno che Jon è tornato con i bruti e senza l’ossidiana…

    Ma Jorah quanta gente dovrebbe aver contagiato finora?

    • Hai ragionissima anche tu, Cersei si è scavata la fossa da sola con una decisione idiota dietro l’altra. Per non parlare della Faith Militant, che è proprio un grande NO nella storia dei no. Come abbia potuto farlo quando sapeva benissimo che Lancel avrebbe spifferato tutto prima o poi ancora mi sconvolge, perché nemmeno lei può essere così piena di sé da credere che l’High Sparrow l’avrebbe servita solo per il suo nome, solo perché Lannister. Ma tant’è, ormai è lì con la septa che sembra Hulk e vedremo come andrà avanti la situazione.
      Per Jorah, credo che si passi con un contatto diretto con la pelle – anche se non è mai ben spiegata, come cosa – quindi non so. Forse attraverso i vestiti non funziona?

  2. La puntata migliore della stagione e non solo per il finale mozzafiato.

    Please, non accostare Melisandre e Ramsay, ci mancherebbe solo un’alleanza tra quei due. Mi vengono i brividi al solo pensiero.
    Il Whiter Walkers per un folle attimo pensavo volesse attirare Jon tra le sue braccia, oddio non proprio, ma quando ha spalancato le braccia fissandolo non sapevo che cosa pensare.. Poi ho capito che stava “riportando in vita” la sua schiera di morti. Uno in meno e circa 5000 in più. In ogni caso mi chiedo come possano mai contrastarli o almeno rallentare la loro discesa. Non basta Jon con la sua spada, l’unica nota positiva è che ha quella dopo aver perso il dragonglass.
    Cersei sta raggiungendo il picco più basso nella sua folle vita. Ha sottovalutato l’Alto Septon e lo sa, lo sa bene che ha fatto una mossa sbagliata, anzi più di una, ma continua ad aver fiducia che la “wheels” girerà e lei tornerà ad avere la sua dose di potere.
    Tommen ormai è considerato quanto la tappezzeria. Non ha preso niente dai Lannister?
    Riguardo la famosa “wheels” Daenerys finalmente ha accettato di scendere a compromessi e di accettare Tyrion tra la sua schiera. Non doveva e poteva avere esito differente quell’incontro, la Daenerys vista fin’ora in questa stagione, così inconstante, poteva prendere una decisione avventata ma fortunatamente Tyrion con la sua loquacità sarebbe capace di convincere anche l’Alto Septon (esagero, però sarebbe un bel confronto).
    Stendo un velo pietoso su Jorah la cui sfortuna ormai sta diventando leggendaria. La fine arriverà presto in un modo o nell’altro, ormai si aggira come un dead man walking.
    #TeamDany o #TeamStannis? Sai che non mi sono mai posta la domanda? Fosse stata una stagione fa avrei detto senza alcun dubbio Daenerys perché Stannis non mi convinceva, era troppo succube di Melisandre. Ora come ora invece lui ha recuperato “punti” (il massimo sarebbe che si sbarazzasse di Melisandre e di sua moglie ma chiedo troppo, lo so) e Dany ne aveva persi data l’infinità di scelte errate che continuava a fare fino alla scorsa puntata. Diciamo che nonostante l’inesperienza continua ad aver fiducia in lei, poi adesso c’è Tyrion.. Ho fiducia nelle capacità di Tyrion. #TeamTyrion ahaha

      • Eh mi aspetterei per l’appunto un po’ più di energia dal ragazzo, perfino Myrcella confrontandosi con lo “zio” ha dimostrato un minimo di carattere.

        Mi fa stranissimo pensare che loro, i figli, non sanno ancora chi è il loro vero padre quando praticamente lo sanno perfino nei regni più lontani!

        • Ma in tutte le descrizioni dei tre bambini si sa che Joffrey è fuori e Tommen è tenerino e bravino (anche perché nei libri sarebbe molto molto più giovane), ed è Myrcella quella che si fa valere. Non so se l’avete mai sentita, ma la famosa frase, “women are the strong ones, truly” è detta parlando di lei. E secondo me l’idea ce l’hanno, solo insomma, cercano di non pensarci, penso, perché non è proprio facile da accettare.

    • Anch’io ho pensato per un attimo stesse cercando di ipnotizzare Jon, o qualcosa del genere. Ormai è ovvio che l’unica vera arma per far fuori i White Walkers saranno i draghi, speriamo solo arrivino in tempo, ecco.
      Cersei ha fatto un errorone dietro l’altro, e io non riesco davvero a capire come possa credere che il suo nome di famiglia basterà a salvarla, o come possa considerare ancora la carica di Margaery inferiore alla sua – è il delirio del potere, suppongo, ed è anche questo quello che la rende davvero interessante.
      E concordo con te, #TeamTyrion tutta la vita!

  3. Direi che questa per ora è stata la puntata più bella della quinta stagione!!! Finalmente un po’ di azione e soprattutto finalmente si rivede The Night King!!!
    La battaglia è stata spettacolare!!
    Ecco i veri nemici, alla fine di chi salirà al trono non ci importerà perché la vera battaglia alla fine è contro di loro.
    Potrei elogiare all’infinito la battaglia da quanto mi è piaciuta!
    Rimanendo al Nord e al discorso di Sam ti assicuro che sono preoccupata pure io…non ci resta che sperare per il meglio e aspettarsi il peggio 🙁
    Per quanto riguarda Winterfell finalmente quella storyline si rende utile rendendo noto che Bran e Rickon sono ancora vivi. Il mistero della prossima stagione sarà dove è finito Rickon.
    Su Arya ho poco da dire perché penso sarà più interessante il prossimo episodio. L’unica cosa che non ho capito è perché abbiano cambiato il nome che ha nei libri…
    Su Cersei concordo con Francesca: si è scavata la fossa da sola.
    Tu scrivi che più in basso di così non può cadere, ma secondo me quello che avverrà la porterà veramente al fondo del barile.
    Mi ricordo che quando lessi questa parte di storia nei libri, sebbene Cersei non sia uno dei miei personaggi preferiti, provai dispiacere per lei e per quello che presto accadrà. Il bello dei personaggi creati da Martin è che sono quasi tutti complessi (unica eccezione per me sono Joffrey e Ramsay) e alla fine è difficile odiarli o anche semplicemente dire se sono buoni o cattivi. Per esempio io Jamie all’inizio lo odiavo ma in seguito ho cambiato completamento idea su di lui.
    Cersei invece è una leonessa pronta a tutto per i propri figli, ma purtroppo ha fatto molti errori e adesso ne paga le conseguenze.
    Ed è triste che da lei sia andata solo Qyburn.
    Concludo con Dany e Tyron, un duo che spero di vedere presto anche sui libri.
    Il dialogo tra i due mi è piaciuto molto. Dany fa bene a seguire il consiglio su Jorah (magari l’avesse fatto anche quando ha deciso di giustiziare in pubblico l’ex schiavo) e penso che trarrà beneficio dalla conoscenza di Tyron della situazione politica che troverà a Westeros sempre che decida di iniziare a marciare per la conquista del trono (io sono #TeamDaenerys, Stannis sul trono lo vedo male).
    Quanto vorrei che questo duo diventasse un giorno un trio con l’aggiunta di Arya…

    Ultima cosa: secondo me il motto dei Lannister dovrebbe essere parenti serpenti (va in prigione Cersei? Tranquilla che zio Kevan ne approfitta subito e invece di aiutarti prende il posto di primo cavaliere. Inoltre se è in prigione è grazie al cugino Lancel…che famiglia.)

    Alla prossima 🙂

    • La battaglia è stata davvero ben strutturata, altro che Bronn e Jaime a Dorne! Quello di Arya non l’ho capito nemmeno io, insomma, il nome non cambiava molto, ma forse era per evitare confusioni con Catelyn? Oh, ovviamente, hai ragione anche su Cersei – nelle recensioni cerco sempre di mantenere un tono neutrale, ma sapendo cosa succedere ti quoto su tutta la linea.
      È vero però che lei lo zio Kevan l’ha trattato malissimo, quindi forse anche lui ha i suoi motivi – certo, Tywin comunque non l’avrebbe mai fatto, perché la famiglia prima di tutto. Ah, la bellezza di avere dei parenti a Westeros!

    • Perché nei libri Arya non sceglie come nome Lanna, ma Cat, in onore di Catelyn, e anche perché semplicemente significa ‘gatto’. E dice, “Yes, Cat of the Canals. Braavos has many cats, one more will not be noticed”. Quindi era una strizzatina d’occhio ai libri, quel gatto che passa proprio mentre lei dice ‘canals’.

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