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Game of Thrones | Recensione 3×09 – The Rains of Castamere

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Game of Thrones | Recensione 3×09 – The Rains of Castamere

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CHIUSO PER LUTTO

L’idea di non scrivere nulla, sopraffatta dal dolore, e lasciare tutto così mi ha realmente sfiorata, ma poi ho capito; le grandi storie sono le grandi tragedie e questo triste capolavoro merita di essere commentato.

Nono episodio, The Rains of Castamere, ci siamo, per il terzo anno consecutivo è a questo punto che la stagione raggiunge il suo picco massimo. Il nono episodio corrisponde sempre ad uno shock indefinibile per tutti gli spettatori, it is known.

L’episodio si concentra in modo particolare, naturalmente, su un solo evento così come è stato negli anni passati con la battaglia di Blackwater e la morte di Ned Stark. Quest’anno l’evento chiave è il Red Wedding, le famigerate Nozze Rosse, probabilmente l’evento più scioccante ed epocale dell’intera storia.

La scena si apre proprio con i due personaggi centrali dell’episodio, Robb Stark, the King in the North, e sua madre Catelyn Stark. Già dalla prima inquadratura possiamo individuare un indizio indiretto dell’imminente catastrofe. Robb prepara la sua strategia e tra le pedine degli Stark risaltano le torri dei Frey e l’uomo scuoiato dei Bolton, elementi fondamentali per l’avanzata del Nord, ma mai alleati fedeli eppure il Re del Nord non ha avuto altra scelta se non fare affidamento su di loro.

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Gli Stark e i Tully si ritrovano così dritti nella tana del lupo, per ironia della sorte sembra essere questa l’espressione più adatta. Altro dettaglio importante è il momento della condivisione del pane e del sale, una volta che l’ospite ha consumato questo pasto offerto dal padrone di casa sarà protetto dalle leggi dell’ospitalità secondo la tradizione dei Sette Regni. Si tratta di una sorta di rito di benvenuto nonché una garanzia di protezione, o almeno dovrebbe.

Siamo a casa dei Frey, alle Torri Gemelle, al cospetto dell’intera famiglia. Quella dei Frey è una casata sui generis, non legata a particolari tradizioni, priva di una grande storia alle spalle. Ciò che la contraddistingue è il numero, non esiste famiglia più vasta e affollata. Si dice che Walder Frey sia l’unico lord dei Sette Regni in grado di schierare un intero esercito generato completamente dai suoi lombi, e Robb Stark ha proprio bisogno di infoltire le sue fila.

Quando si parla del Red Wedding come un evento che cambia completamente la forma della storia, non ci si riferisce soltanto alle posizioni di potere e le alleanze ma all’animo stesso di alcuni personaggi. In particolar modo sarà Arya a subire le maggiori conseguenze, arrivare ad un soffio dal poter riabbracciare la madre e il fratello e vedersi strappare via tutto all’improvviso ancora una volta sarà il colpo di grazia che distruggerà definitivamente la sua infanzia e le sue speranze e tutto ciò che Arya Stark è stata, lasciando soltanto il guscio vuoto di una ragazzina dal cuore spezzato.

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 Ciò che ha reso questo evento così scioccante va oltre la tragedia in sé, oltre il sangue e la disperazione e i tradimenti, è tutto il contorno a contribuire alla grandezza dell’orrore. Per tutto il tempo siamo come pervasi da un presentimento, non sappiamo cosa accadrà ma l’aria è densa e pesante e il presagio della catastrofe è quasi percepibile. Percepibile, ma pur sempre ben nascosto, in agguato in attesa del momento migliore.

Dal momento in cui il volto della futura sposa di Edmure Tully, Roslin Frey, viene scoperto intuiamo che c’è qualcosa che non va, la tela è fin troppo ben tessuta.

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La festa ha inizio, tutti bevono, la musica riempie la sala e il timore per un attimo sembra svanire. L’unica figura che mantiene vivo il monito del sospetto è Roose Bolton, impassibile come sempre.

La presenza di Talisa mi sorprende positivamente, rendendo il tutto ancora più tragico e intenso. Il momento in cui lei e Robb parlano del futuro piccolo Eddard e Catelyn li osserva sorridendo è un piccolo ma crudele inganno degli autori creato apposta per illuderci e poi distruggerci, esattamente nel secondo successivo, infatti, la musica si interrompe e le porte della sala vengono chiuse e noi seguiamo il tutto dallo sguardo di Catelyn. Alle sue spalle i musicisti intonano The Rains of Castamere e tutto diventa chiaro. A farla da padrone è ora il terrore, il nostro e quello di Catelyn che realizza di essere in trappola come un topo. E la rabbia di Grey Wind, anch’esso intrappolato, non gli è possibile correre in difesa della sua metà, l’altra parte di se stesso. Il lupo ulula e piange, ma Robb non riesce ad udire il richiamo della sua vera natura ed è questo a segnare la sua fine, se avesse tenuto Grey Wind al suo fianco forse le cose sarebbero andate diversamente.

La situazione precipita nel giro di un secondo, gli autori sono stati bravissimi a rendere la catastrofe tanto anticipata quanto improvvisa. Anticipata dallo sguardo glaciale e il sorriso sadico di Roose Bolton contro quello terrorizzato di Catelyn. Improvvisa nel momento in cui Catelyn tenta di avvisare Robb e la fine ha inizio.

Talisa è la prima ad essere colpita, ovviamente al ventre, poi tocca a Robb che non ha neanche il tempo di reagire. Il Re sta perdendo tutto, l’amore, la famiglia, il Nord, la vita…

La bravura di due attori spicca in modo palese al di sopra di tutti gli altri isolandosi dal contesto violento e caotico. David Bradley nei panni di Walder Frey e Michelle Fairley in quelli di Catelyn Stark. Il Walder di David resta seduto a godersi lo spettacolo mentre il suo massacro viene compiuto, il suo personaggio è effettivamente piccolo e non particolarmente dotato di carisma, astuzia, o qualsivoglia sfaccettatura eppure in questo singolo momento incute persino più timore di Roose Bolton.

 

E’ ad Arya che però spetta quella che per me è stata la scena più heartbreaking della serie intera. Il momento in cui incrocia lo sguardo di Grey Wind morente e comprende che ormai è tutto finito. Purtroppo al povero metalupo non è stata data la possibilità di combattere per la propria vita, come invece accade nei libri, e questo è l’unico vero punto negativo dell’episodio. Lo sentiamo guaire, ululare e lo vediamo esalare il suo ultimo respiro osservando Arya, quasi implorando il suo aiuto. Il lupo si arrende alla morte sotto lo sguardo di Arya che nei suoi occhi sembra veder morire anche Robb, e la sua stessa anima, così com’è accaduto a Lady, a suo padre, a Syrio Forel e non può far altro che assistere inerme.

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Da questo momento in poi sarà l’incredibile talento di Michelle a dominare il resto dell’episodio, la tragedia del Red Wedding dopotutto è compiuta intorno al personaggio di Catelyn ed è giusto che sia lei a condurci fino alla fine di questo doloroso percorso. Ormai siamo quasi giunti al termine e proprio come lei arranchiamo tra i cadaveri osservando il mondo mentre ci crolla addosso. Un ultimo disperato tentativo, quello di una madre che non potrà mai accettare l’idea di vedere un figlio morire sotto i suoi occhi. La voce di Michelle/Catelyn riecheggia nella sala, diversa dal solito carica di rabbia e disperazione, dura e raschiata. Catelyn minaccia, giura, implora, implora Robb di fuggire e cede alle lacrime di fronte allo stato catatonico in cui il figlio è piombato alla vista del lago di sangue in cui è riversa la sua giovane sposa. Le minacce servono a ben poco di fronte al vuoto Lord del Guado ed è tempo di addii per madre e figlio.

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Robb osserva sua madre per l’ultima volta, e nei suoi occhi rivediamo il ragazzino che era prima che il peso del mondo finisse sulle sue spalle, prima che il Nord lo condannasse a morte certa. Si abbandona alla morte proprio come Grey Wind e si accascia a terra per sempre abbandonando Catelyn, Arya, Bran, Rickon, Jon, Sansa e tutti coloro che vedevano il Giovane Lupo come l’ultima speranza del Nord, la salvezza della loro famiglia.

L’urlo di Catelyn è straziante, dolore allo stato puro nella sua essenza più atroce, e la sua resa arriva così a porre fine alla sofferenza nel silenzio della morte.

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 Inevitabilmente, con un evento di tale portata in ballo, tutto il resto tende a finire in secondo piano. A Yunkai Daenerys Targaryen pianifica l’attacco con i suoi consiglieri e l’aiuto del nuovo alleato Daario Naharis. Ciò che vediamo realmente all’interno della scena è però la nascita di una nuova particolare dinamica. Daario è un uomo astuto e affascinante e riesce facilmente ad attirare l’interesse di Daenerys con le parole e con i movimenti. L’allusione “a man cannot make love to property” è anche un tentativo di creare una sintonia con la bella regina che, come sappiamo, ha particolarmente a cuore la questione degli schiavi. Tutto ciò avviene sotto gli occhi di Ser Jorah Mormont, colui che per primo ha donato il suo cuore alla Madre dei Draghi e che da sempre ha sperato di essere ricambiato. La tensione è molto forte e il gioco di sguardi si alterna tra intrigo, lussuria, gelosia e sospetto mescolando le arti della guerra a quelle dell’amore.

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Anche dopo la battaglia sono gli sguardi dei tre a continuare a parlare, in particolar modo Iain Glen riesce a mostrarci i sentimenti martoriati di Ser Jorah senza alcun bisogno di parole, i suoi occhi sono lo specchio della sua delusione.

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Mi spiace mancare di rispetto al povero Ser Jorah ma questo è esattamente ciò di cui stavo parlando.

 

Personalmente non ero in trepidante attesa solo per il famigerato Red Wedding ma attendevo con ansia un’altra scena a cui sono particolarmente legata, il momento in cui Jon Snow e Bran Stark si ritrovano nello stesso luogo allo stesso momento ma non riescono ad incontrarsi. La scena è ricostruita quasi alla perfezione con Bran che controlla prima Hodor e poi Summer e Jon che si ritrova di fronte all’ennesimo bivio forzato.

Nel momento in cui Bran prende il controllo del suo metalupo Summer, vede suo fratello in difficoltà circondato da nemici proprio come Jojen aveva predetto. A distanza di due stagioni questo è il momento in cui i due fratelli si trovano più vicini dopo i vari eventi tragici e Jon non ha neanche il tempo di rendersene conto, eppure Bran riesce a salvargli la vita.

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Con la separazione di Bran e Rickon adesso gli Stark sono veramente soli e sparpagliati, il mondo non ha più coscienza della loro esistenza. Con la morte del Re del Nord ormai la forza dei metalupi grigi sembra essersi estinta, i giocatori saranno altri da oggi in poi. Eppure Arya, Bran, Sansa, Jon e Rickon sono ancora lì fuori in cerca di vendetta, tutti gli altri potranno anche dimenticare ma the North remembers… E i lupi torneranno.

 

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Il titolo dell’episodio è The Rains of Castamere, un vero e proprio inno per la casata dei leoni ma l’assenza dei Lannister in questo caso è totale, almeno fisicamente. La loro presenza si manifesta soltanto alla fine tramite le parole di Roose Bolton “The Lannisters send their regards” e la musica che riecheggia tra le mura delle Torri durante il massacro. Per la terza volta consecutiva a fine stagione ci ritroviamo con l’artiglio dei leoni di Casterly Rock ben saldo al potere.

A questo punto non siamo affatto pronti per l’ultimo episodio, il Red Wedding è stato devastante sia per i lettori che per chi non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo. Questo episodio rappresenta in toto la perfetta armonia tra fedeltà verso la  parola stampata e interpretazione personale. Il livello dell’intero show non fa altro che salire e la salute mentale dei fan non fa altro che diminuire.

Il season finale ci aspetta, nessun sollievo per noi, con Game of Thrones non c’è mai un attimo di pace. Mhysa è il titolo dell’episodio 3×10 per salutare questa terza stagione nel migliore dei modi.

 


http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ynh9OeFStoI

N.B.: il grado di sofferenza causato dalla visione di The Rains of Castamere può essere molto elevato per affrontare al meglio il lutto si consiglia la consultazione di Game of Thrones Italy.

 

P.S.:  Questa sono io durante tutta la stesura della recensione, e prima e dopo, e chissà fino a quando. Era giusto che lo sapeste, aye. jesseme

 

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