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Friendship Addicted | Rachel & Quinn – UnReal

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Friendship Addicted | Rachel & Quinn – UnReal

La parte che amo di più del guardare un telefilm, tutti i telefilm, è la rappresentazione dei rapporti umani in tutta la loro complessità, mutevolezza, instabilità alla ricerca di un equilibrio. I personaggi possono fare i cowboy spaziali, o vivere in qualsiasi universo parallelo, ma condividono in potenza la stessa gamma di valori di tutti noi, tra cui scelgono quelli che li definiranno come esseri viventi e in base ai quali prenderanno le loro decisioni e si muoveranno nella vita.
In particolar modo sono le zone grigie, quelle meno definibili e difficili da giudicare in modo inequivocabile, ad appassionarmi maggiormente.

Ecco perché mi ha inizialmente interessato, e poi sempre più coinvolto, il complicato e sfaccettato rapporto tra Rachel e Quinn di UnReal.
Mi è piaciuto per due motivi.
Il primo è che trovo affascinati i legami tutti al femminile, che sono sì un grande classico degli show televisivi, perché raccontano la solidità dell’amicizia tra donne, che sopravvive a rotture, crisi, disastri, fallimenti, unico appiglio per affrontare le bufere della vita, ma che spesso vengono relegati ai margini, a favore delle relazioni romantiche di solito più centrali.
Anche qui le protagoniste hanno variegati interessi romantici non esattamente di successo, ma sono questi a rimanere secondari, rispetto al loro rapporto.

Il secondo è che raramente si vedono in televisione delle antieroine classiche nel ruolo di protagoniste. Cattivi maschi di grande fascino e spessore, sì. Donne che compiono scelte moralmente ambigue, senza giustificarsi o chiedere scusa, senza avere un lato “buono” definito con cui empatizzare, inserite come personaggi principali, sono molto rare. E qui ne abbiamo, coraggiosamente, due.

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Ho iniziato a guardare UnReal la scorsa estate pensando che fosse qualcosa di leggero per trascorrere il tempo in attesa del ritorno dei veri telefilm autunnali (conosciamo tutti la “sindrome da hiatus”).
Si è rivelato leggero fino a un certo punto.
La prima stagione di UnReal ci ha svelato i dietro le quinte di un programma televisivo, Everlasting, molto simile a The Bachelor, o anche a Uomini e Donne nostrano, con la differenza di essere inserito nel format del reality show, e quindi con la presenza di un tronista e numerose pretendenti, riprese di appuntamenti esterni, eliminazioni settimanali in diretta, ma rimanendo chiusi in una location stile Grande Fratello, isolati dal mondo per settimane.
Con la pretesa di venderci lo stucchevole “sogno romantico” del “vissero per sempre felici e contenti”, UnReal ci ha mostrato quanto in basso può arrivare la brama di notorietà, il desiderio di successo, l’assenza di scrupoli, quanto cinismo ci vuole e quante parti di noi stessi dobbiamo sacrificare per mandare avanti il carrozzone dello spettacolo a tutti i costi e nutrire il demone dell’ambizione personale.
E una volta arrivati in basso, si è iniziato a scavare, perché per dieci puntate è sembrato che il limite non si raggiungesse mai, con momenti piuttosto difficili da digerire secondo etica e morale.
E’ sicuramente trash, ma con picchi di pelo sullo stomaco non indifferenti, colpi di scena inaspettati e assoluta mancanza di buonismo, nemmeno di facciata.
Io l’ho adorato.

Nonostante lo show si basasse sulla competizione delle ragazze in corsa per accaparrarsi il “principe azzurro”, nelle vesti di Adam, biondino britannico senza spessore, il vero motore del telefilm per me è stato lo strano legame di affetto, a tratti incomprensibile, e decisamente non sano, tra Quinn, la potente responsabile generale dello show, cinica donna in carriera disposta a tutto per fare ascolti,

e Rachel, la produttrice disadattata appena tornata dopo essersi ripresa da un crollo nervoso, avvenuto proprio sul set della precedente edizione di Everlasting, talmente grave da prevedere un ricovero in clinica.
Insomma, non robetta.

Quinn fa tornare Rachel nella nuova stagione dello show, e già si intravedono i primi semi della dualità che rimbalza nella loro relazione: Quinn la vuole perché Rachel è la migliore. Per i suoi interessi, insomma. Anche perché, è davvero raccomandabile esporre di nuovo Rachel al rischio di avere un altro cedimento psicologico? Rachel torna, ma è davvero guarita e in grado di decidere cosa è meglio per lei?

Sembra che Quinn lo faccia solo per interessi egoistici, per garantire maggiori opportunità di successo al suo show. Ma è davvero così? Non è forse che Quinn sa che il modo per farla guarire davvero è farle fare qualcosa in cui è molto brava? Che il veleno è anche la cura?
E’ qui che iniziano i dubbi, le domande che non hanno una risposta unica su chi è bravo, chi è cattivo, chi fa le cose perché ha un cuore buono e generoso e chi no.
Rachel è solo una vittima manovrata dall’altra donna, di cui subisce il fascino, intrappolata in un perverso rapporto di co-dipendenza o è lei stessa un’ottima manipolatrice che ama far fare alle persone quello che vuole?
E’ questo che rende il loro rapporto controverso e intrigante, perché i giudizi dello spettatore cambiano continuamente, senza che sia possibile decidere chi è cosa.
Ci si può così rendere conto conto di come siano multiformi e non riferibili a categorie esatte gli esseri umani e le relazioni che intercorrono tra noi e il prossimo.

Le personalità delle due donne, legate da un rapporto di amore-odio-dipendenza-seduzione-ripugnanza, sono ben rappresentate.
Quinn, che sulla carta dovremmo odiare, è irresistibile. E’ impossibile non essere del #TeamQuinn per il suo cinismo che non cerca scusanti. Amo i personaggi che guardano il pubblico negli occhi e non chiedono scusa per quello che sono e che non fingono di essere diversi. Anzi, sono molto onesti con se stessi, riconoscendo apertamente di che pasta sono fatti. Non cercano redenzione. Prendere o lasciare.

E’ quella da cui andremmo per farci aiutare a seppellire un cadavere e che, durante l’allegra gita nel bosco per trovare il posto adatto, si porterebbe dietro una fiaschetta di vino con cui celebrare l’evento, innaffiandolo di esternazioni sarcastiche, pungenti, e irriverenti.

Rachel ci prende alla sprovvista perché è invece un apparente pulcino bagnato incapace di stare al mondo. E’ dimessa, vive di espedienti e tutti sembrano prenderla sottogamba, aprendosi con lei perché è talmente insignificante che non può essere una minaccia. Così pensano le partecipanti concentrate sul far fuori la vera concorrenza.
Il suo aspetto fisico è contrapposto a quello delle pretendenti, belle, glamour e spietate.

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Ma quella davvero spietata è lei che sa insinuarsi nelle loro menti, adattando l’approccio a seconda delle circostanze e della personalità che si trova davanti, anche grazie agli studi di psicologia femminile.
Sa farsi voler bene, riesce a farsi dare fiducia, diventa amica, mentore, spalla su cui piangere, saggia dispensatrice di consigli e, quando è costretta a essere priva di scrupoli, sembra farlo solo perché non ha scelta, ma soffrendo dentro.

Qualche volta sembra davvero tenere al bene del prossimo, come quando avvisa una ragazza della morte del padre, di cui la produzione voleva tenerla all’oscuro, salvo poi presentarsi al funerale per riportarla indietro, perché necessaria allo show, non disdegnando sottili macchinazioni e pressione psicologica per farlo, colpendo nel suo lato debole.
E’ un cucciolo abbandonato in autostrada che il mondo televisivo e le circostanze costringono a essere cattivo, o è di fondo maestra di intrighi e manipolazioni?
Lo fa perché deve o perché le piace?
Non tutti, a quanto pare, sembrano credere alla sua faccina da acqua cheta:

E’ una personalità molto intrigante proprio perché sfugge a una catalogazione definitiva.

Le due donne sembrano due pianeti opposti che ruotano l’uno intorno all’altro, magicamente attratti.
Sembrano rispettarsi, per la maggior parte del tempo. Si stimano certamente molto e sono convinte che l’altra sia molto brava nel suo lavoro.



Il rapporto è anche più complesso, quasi sbilanciato, per via del fatto che Quinn rappresenta agli occhi di Rachel la madre sostitutiva rispetto a quella che l’ha cresciuta: una psichiatra che ha avvelenato il rapporto con la figlia diagnosticandole da sempre una malattia mentale, e convincendola di essere sbagliata e, quel che è peggio, pazza e bisognosa di continue cure farmacologiche. Ha da sempre minato la sua autostima, la capacità di giudizio e di decidere cosa è giusto e sano per sé. E’ prigioniera dell’idea che la madre ha di lei.
Rachel non sa valutare correttamente se stessa e si affida a Quinn, che è una donna forte, dominante come la vera madre, ma che sembra non distruggere le fondamenta della sua autostima e in più fa il lavoro dei suoi sogni. Rachel non può resisterle, ma, allo stesso tempo, è abbastanza lucida da rendersi conto che non tutto quello che fa Quinn è giusto. Per lei o per il mondo. Sa che c’è sempre un secondo fine, e non è del tutto sicura che Quinn voglia il suo bene. Eppure Rachel le si è affezionata e deve passare attraverso l’orribile esperienza di essere consapevole che puoi amare una persona e comunque non fidarti di lei.

Quinn le sta intorno insinuandosi nella sua vita, e nella sua mente, per farle fare quello che vuole, e cioè il meglio per lo show. Per esempio riesce a convincerla, nonostante le remore di Rachel, che nel suo bipolarismo etico si rende comunque conto che alcune cose sono sbagliate, che sia giusto portare nella villa l’ex marito violento di una delle concorrenti, Mary, da cui è scappata portandosi via la figlia. Tutti a questo punto capirebbero che è un ulteriore abuso nei confronti della donna, che è in cura per stress post traumatico, ma Quinn tocca i tasti giusti, per indurre Rachel a credere che sia nell’interesse di Mary ricevere la visita dell’uomo che un tempo la picchiava.

Le buone samaritane, insomma.

Le cose prenderanno una piega tragica, perché Mary salta dal tetto suicidandosi. Ma lo show deve andare avanti.

Entrambe hanno i loro problemi sentimentali, Quinn è l’amante del creatore dello show, il peggior caso di cliché maschile traditore e incapace di controllarsi dietro a qualsiasi gonna e Rachel è presa dal triangolo con l’anonimo principe azzurro disposto a tutto per la ricchezza, che vuole lei invece che le concorrenti, e l’altrettanto anonimo cameraman, suo ex fidanzato che manda all’aria la sua nuova relazione per lei, il classico bravo ragazzo noioso a cui finisce male.
Nessuno resiste alla scialba Rachel dotata di una mente geniale e affilata.
Le due donne si stanno vicine nei loro momenti di vulnerabilità, come quando Quinn, messa all’angolo dall’amante e quasi estromessa dallo show, confida a Rachel le sue pene d’amore.

Si sostengono, si consigliano, stanno l’una accanto all’altra, tornano sempre alla loro “amicizia” in qualsiasi circostanza avversa.

Sono sempre molto belli i momenti in cui capiscono di poter contare sull’altra e, anzi, di avere solo l’altra nella propria vita:


L’abbraccio è autentico proprio perché, nonostante l’offerta di sostegno e conforto, si conoscono talmente bene da sapere che non ne parleranno mai più. E si accettano per quelle che sono.

Non mancano tradimenti, colpi bassi, menzogne, da entrambe le parti, anche se la vittima sembra essere più Rachel, più giovane e forse ingenua.
Il tronista le propone di fuggire con lui, Rachel accetta. E’ una follia, lo sa bene, ma non può resistere al fascino della fiaba, nonostante sia consapevole che la realtà sia divesa.

All’ultimo Adam la lascia, decidendo di non partire con lei. Rachel è sull’orlo di un altro crollo nervoso e corre da Quinn, decidendo di vendicarsi di Adam nella grande puntata finale di Everlasting, presentandosi così.

Quinn accetta le sue idee e, insieme, trionfano su ex amanti vigliacchi, su chi le voleva estromettere, raggiungendo il picco di ascolti dell’intero show.
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Insieme vincono, perché sono brave, motivate e geniali.

Il piccolo problema è che Rachel non sa che il motivo per cui Adam ha rotto con lei, è che Quinn stessa l’ha informato dell’esaurimento nervoso accaduto l’anno precedente, e di come Rachel non sia psicologicamente stabile e affidabile.
Quinn sembra averle rovinato la vita. Di nuovo, ne siamo sicuri? Non l’ha invece salvata dalla più grande follia che potesse commettere? E se anche fosse, era un suo diritto intervenire nella vita di una persona? Qual è il margine di ingerenza che ci possiamo permettere nei confronti degli altri?
Rachel sembra porsi tutti questi interrogativi e chiedersi se vuole davvero diventare quel genere di persona. Ma inizia anche a pensare che forse l’altra ha ragione, forse non è in grado di prendere le sue decisioni, forse non sta ancora bene.
Di nuovo si rinnova il meccanismo di bisogno, attrazione-repulsione, affetto, dipendenza.

L’ultima scena tra loro è emblematica, perfetta, e interpretata benissimo.
A sorpresa, Rachel dice a Quinn che le vuole bene, lasciandoci stupefatti perché non si può amare chi ci ha giocato un tiro del genere. Ma lì risiede la complessità del loro rapporto, capace di racchiudere le peggiori bassezze, ma tenere saldo il filo dell’affetto, forse malato.
Le parole, per come vengono pronunciate, contengono una minaccia latente, di cui Quinn si rende conto, e infatti risponde incerta, sia perché non si aspetta la dichiarazione, sia perché sembra capire di avere davanti una potenziale futura nemica, che forse le si rivolterà contro.

La prima stagione si conclude così, con loro insieme, ma forse non più così vicine, perplesse, perse nei loro pensieri, a chiedersi se il loro rapporto sta diventando una minaccia, gettando i semi per la seconda stagione che le vedrà sempre al centro, secondo le interviste. Non vedo l’ora di vedere come evolverà il loro rapporto, se saranno amiche o nemiche, se continueranno a contrapporsi nella loro relazione di amore-odio, se rimarranno vicine o si allontaneranno. E quanto male si faranno nel frattempo.


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