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Flash Recaps #31 | NCIS: LA, The Originals, Outlander, TGW, Nashville

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Flash Recaps #31 | NCIS: LA, The Originals, Outlander, TGW, Nashville

NCIS: Los Angeles | 6×20 – Rage By Claw

ncislaPuntata Callen-centrica questa settimana, con qualche flashback, qualche morto e la giusta dose di azione quotidiana che si apprezza sia per la bellezza del caso che per la possibilità di dar un occhiata al passato e allo sviluppo di qualche personaggio. Vi ricordate quando Callen e Sam avevano dovuto interrompere una missione sotto copertura per il bene del team? Callen in carcere, Sam come guardia, vi dice nulla? Ecco questo episodio riprende proprio da dove ci eravamo lasciati quella volta, se non per il fatto che nel frattempo son passati 6 mesi e tenere una missione sotto copertura attiva dopo tutto quel tempo non è affatto facile. Ecco perché Callen si ritrova da solo, in prigione e l’uomo che doveva tenere d’occhio e nel cui gruppo doveva infiltrarsi si gode la sua vita criminale fuori da quelle mura. Inutile dire che la priorità del NCIS diventa subito quella di tirar fuori uno dei loro agenti di punta e insieme all’FBI sventare una possibile minaccia proveniente da un gruppo dalla mentalità chiusa e arretrata. Su queste vicende è basato l’episodio Rage, sul lavoro di Callen sotto copertura, sul rapporto che instaura con il più piccolo e meno criminale della famiglia, su un tuffo nel passato. Come mantenere la copertura senza uccidere delle persone? Come farlo e riportare sulla retta via quel ragazzo? Come neutralizzare la minaccia senza venir ucciso nel tentativo? Questi son tutti gli interrogativi che assillano un Callen solo, ma con i compagni a proteggerlo a distanza. Vediamo Sam preoccupato, rabbioso, disgustato dalle persone che si ritrova davanti e pronto a tutto pur di salvare il proprio compagno. Kensi nelle insolite vesti di falsa ragazza di Callen e risolutrice della situazione per le solite vie traverse e un Deeks che lavora più per il gruppo e meno in coppia con la sua partner, più serio, più concentrato e reattivo per il team rispetto ai suoi soliti sprazzi divertenti ma la situazione lo richiedeva dopotutto. Si vedono poco Nell ed Eric, come si vede pochissimo Hetty almeno sino al finale, a dirigere le operazioni ci pensa invece Owen ed è sempre un piacere vederlo sullo schermo quando si integra così bene con la squadra. La minaccia alla fine viene debellata, i criminali catturati, i materiali nucleari recuperati e tutto si chiude con la sfortunata morte di quel ragazzo in cui Callen tanto si rivedeva. Not bad but not so good, no?

Hetty si vede poco, come detto, ma appare in una scena importante, se non fondamentale. Nel corso dell’episodio infatti, diluite in diversi flashback, veniamo a conoscenza delle vicende che hanno portato il giovane Callen ad incrociare la strada di Henrietta Lange. Poco più che un ragazzino, fuggendo da una famiglia affidataria all’altra, Callen avrebbe potuto finire proprio come il ragazzo che ha incontrato in prigione e che tanto ha preso a cuore. Ma Hetty ha visto qualcosa in lui, ha visto il suo potenziale, lo ha tenuto d’occhio e poi lo ha preso sotto la sua ala per renderlo quello che è ora, l’agente e l’uomo che è diventato. Purtroppo per lui però non potrà seguire le orme della sua mentore, non potrà portare qualcuno sulla buona strada come gli è successo e questa è una cosa che porta l’uomo a rimuginare sul passato e su quanto debba veramente ad Hetty. E l’episodio si chiude così, con il faccino del giovane Callen e una Hetty ai tempi d’oro. Gran bella puntata, tante emozioni, un buono sviluppo per una serie che ha ancora qualcosa da dare prima del suo finale di stagione, o almeno io lo spero!

The Originals | 6×18 – Night Has a Thousand Eyes by Gnappies_mari

theoriginalsHayley e Jackson passeggiano per le strade con la piccola Hope e in questo momento di ordinaria tranquillità fa la sua comparsa Dahlia, non in carne e ossa ma nelle sembianze di chi li circonda e il messaggio che lancia è chiaro: sta per arrivare a prendersi ciò che, a suo dire, le spetta di diritto. Nel momento del bisogno Klaus arriva in difesa della figlia: adorabile il suo vegliare su di lei in modo costante ma silenzioso, stranamente (per uno come lui) in punta di piedi. Per la prima volta Hayley e Jackson mi sono piaciuti perché, per la prima volta non mi sono sembrati forzati. Anche se tra di loro è come se ci fosse una distanza difficile da colmare, sono fisicamente vicini eppure ancora non si toccano (intimamente parlando).

Tutta la puntata ruota attorno all’arrivo della cara zietta e i fratelli Mikaelson prendono posizione di fronte a questo. Elijah pensa alla difesa e alla salvaguardia della famiglia: il suo obiettivo è tenere Hope (e Hayley) al sicuro, creare un posto che sia per lei di riparo, una protezione dai pericoli. E per fare questo chiede aiuta a Mrs LaRue. Anche Freya ha un piano: usare Jack (che in città era stato posseduto da Dahlia) per scoprire la fonte del potere di Dahlia e in questo modo trovarla. E Klaus, beh, non sarebbe Klaus se si fermasse ad aspettare la minaccia incombere su di lui, e allora sarà lui a colpire per primo perché “la miglior difesa è l’attacco”. Ancora una volta Klaus non si fida di Freya: è infatti l’unico a non prendere la pozione preparata dalla sorella. E ho il sospetto che la sua scelta si rivelerà vincente ma temo sarà anche un’arma a doppio taglio: e se Freya avesse così legato in qualche modo tutti quelli che l’hanno bevuta?

Dopo essere stata in balìa di Eva rivediamo Davina ancora piangente sulla tomba di Kol. Ma Klaus ha un piano e la coinvolge: il loro rapporto fatto di attacco e difesa mi piace davvero molto. Klaus non è la persona preferita di Davina ma, nonostante questo, il loro rapporto è molto reale: Klaus prova una certa stima per questa ragazza testarda e caparbia, così sola al mondo ma allo stesso tempo piena di risorse. E lei ne conosce i punti deboli, adesso più che mai (“Cosa si prova ad essere uno di noi?”). Ecco perché funzionano, sono agli opposti eppure si leggono dentro. Davina aiuta Klaus non solo a trovare Mikael ma anche a incanalare i punti deboli di Dahlia (ciò che la lega al suo corpo mortale – terra norvegese,le sue origini-, le ceneri dei vichinghi che la opprimevano e il sangue della persona che ha, in un certo senso, amato di più – Freya) in un’unica arma. Il piano di Klaus fallisce miseramente: Dahlia è davvero la strega più potente vista finora e non si fermerà dinnanzi a nulla anche se, per ora, ha semplicemente lanciato una proposta: le loro vite per quella di Hope. E, in tutto questo, ha anche distrutto l’arma in grado di ucciderla. Mikael e Klaus si sono trovati a collaborare spinti dall’obiettivo comune di salvare colei che più ti tutti amano, la propria figlia, eppure tutto il loro rapporto in questa puntata ha rispecchiato quello che per anni gli autori ci hanno mostrato: risentimento e disprezzo da parte di Mikael e odio che maschera dolore da parte di Klaus. E così l’epilogo era dietro l’angolo perché pur di poter ricreare delle armi in grado di distruggere Dahlia, Klaus sacrifica il padre (antico vichingo) sotto gli occhi dei fratelli. Freya compresa. Sinceramente mi aspettavo che almeno un tentativo di ribellione lo facesse: tanto potente e poi? Evidentemente tutto per la sua causa di libertà, perfino la morte del padre tanto amato. JoMo è stato eccezionale: la sua disperazione era tangibili, il suo bisogno di sapere era il bisogno di tutti noi, il nostro cuore piangeva col suo. E poi Mikael dice che non sapeva perché lo disprezzasse già prima di sapere che non fosse suo figlio. Ecco, mi sono cadute le braccia (per non essere volgare). Ma chi non l’avrebbe impalato sul posto?!? Con tutto che credo che, se Klaus avesse avuto una risposta (perché una qualsiasi altra risposta sarebbe stata meglio di “I don’t know”) gli avrebbe risparmiato la vita. Ripensandoci, forse no, ma solo perché la vita di sua figlia ha la priorità. Qualcosa in lui sarebbe comunque cambiato. E invece no.

In tutto questo mi è piaciuto anche il doppio senso della storia tra Aiden e Josh. Mi è piaciuto come ci abbiano mostrato come, dal punto di vista di Klaus l’amore possa rendere vulnerabili ma, grazie all’unione tra due (o più) persone che si amano questa debolezza può diventare una forza. Ed è proprio quello che vediamo accadere tra questi due innamorati: quando non si confidano e cercano di arrangiarsi sono perduti e in balìa degli eventi. Ma quando sono una squadra, quando si supportano e si danno man forte funzionano, trovano una soluzione e superano tutto. Una metafora della vita di Klaus (più o meno visto che lui non è mai esattamente debole). La puntata si conclude con Dahlia che uccide Mrs LaRue: addio posto sicuro creato da Elijah per Hayley e Hope? La dalia è il fiore della gratitudine e della riconoscenza, come se Dahlia ringraziasse Hope per la sua presenza visto che grazie a lei potrà guadagnare ancora più potere. Ma la dalia è anche il fiore dell’instabilità e della mutevolezza, caratteristiche che ben si adattano alla sorella di Esther: instabile nei sentimenti e nel carattere, mutevole nel suo aspetto. Così come la notte, anche Dahlia ha migliaia di occhi.

Outlander | 1×10 – By The Pricking Of My Thumbs By Sam

outlanderOutlander ritorna, questa settimana, con“By The Pricking Of My Thumbs”, un episodio che continua il filone della politica, nei suoi due aspetti: esterna, ovvero, in qualche modo, tra Scozia e Inghilterra, e interna, per ciò che concerne i rapporti di forza all’interno del clan MacKenzie. Tuttavia, i due aspetti sono strettamente connessi.

Come deciso in precedenza, Colum MacKenzie deve accogliere il famigerato Duca di Sandringham, (il protettore del Capitano Jonathan “Black Jack” Randall, spietato e crudele antenato del primo marito di Claire), giunto nelle Highlands.

Dalla notizia del suo arrivo, che il fedele Murtagh porta a Jamie, si dipana tutta una serie di eventi, paralleli e tuttavia anche intrecciati, che porta al problematico finale in cui vediamo Claire arrestata con la fatale accusa di stregoneria.

Per quanto riguarda “l’aspetto esterno” della politica, infatti, vediamo Jamie cercare di farsi scagionare dall’accusa di aver ucciso un soldato del Re (il vero colpevole è Randall) grazie all’interesse che Sandringham ha sempre mostrato per lui. Fedele a se stessa, Claire interviene all’insaputa del marito e questo suo atto, ancora una volta, sottolinea la differenza tra il suo modo di essere, una donna del XX secolo che è stata per anni al fronte, in una Guerra Mondiale, quindi moderna e combattiva, e le donne del XVIII secolo. Proprio l’irruento e imperioso intervento di Claire fa sì che Sandringham accetti di valutare le rimostranze contro Black Jack e dunque la posizione di Jamie, a patto, però, che questo ricopra la posizione di suo secondo in un duello “finto” tra il Duca e il clan MacDonald, già in rapporti critici con i MacKenzie. Non avendo altre alternative, Jamie accetta e il tutto sembra risolversi… se non fosse che i giovani MacDonald sono delle teste calde, tentano e riescono a scatenare lo scontro, nel quale Jamie ha la meglio, ma nondimeno viene ferito.

Per ciò che concerne “l’aspetto interno” del filone politico, assistiamo a una nuova frattura tra Colum e Dougal, poiché il primo capisce che la morte di Duncan, marito di Geillis (avvenuta alla cena in onore del Duca), e della cognata non sono stati eventi naturali, bensì orchestrati proprio da Dougal, legato a Geillis, e da quest’ultima. Legame che Colum osteggia apertamente. Perché? Semplice: perché, come abbiamo capito, anche Geillis è una “straniera” e, quel che è peggio, ha fama di essere in qualche modo coinvolta nella stregoneria. Tale onta non può nemmeno lontanamente toccare il clan, figuriamoci quando si parla delle personalità di spicco. Motivo per cui Colum, che deve sempre pensare per prima cosa al clan, non mostra alcuna pietà nemmeno dinanzi alla notizia del bambino ed esilia il fratello. E qui abbiamo l’intreccio con “l’aspetto esterno” della trama politica, in quanto l’avvenuto scontro con i MacDonald porta Jamie allo stesso temporaneo esilio con Dougal, voluto sempre da Colum, il Laird, infuriato con Jamie proprio a causa di ciò che è successo con i MacDonald.

So che in questa puntata vi sono stati cambiamenti più spiccati rispetto ai libri, ma devo dire che questi sono i tratti più apprezzabili dell’episodio (unitamente al rituale compiuto da Geillis nel bosco, che si ricollega così bene a quello della prima puntata), poiché è interessante vedere le dinamiche all’interno dei clan e come questi agivano per mantenere il (limitato) potere sulle loro terre invase dalle Giubbe Rosse, pur rivolendo un re Stuart, che nelle loro menti avrebbe concesso loro maggiori libertà e diritti; il tutto cercando, dunque, di mantenere un delicato equilibrio, muovendosi sul filo del rasoio.

Abbiamo, infine, Laoghaire MacKenzie: la piccola vipera ha colpito. Sapendo, evidentemente, che Geillis aveva la spada di Damocle dell’accusa di stregoneria che pendeva sul suo capo, la ragazza ha attirato Claire in una trappola proprio in seguito alla partenza di Jamie e ha fatto arrestare anche lei, per farla finire sul rogo. E questo è un altro aspetto interessante: in una terra in cui le tradizioni, pagane, legate alla cultura celtica erano oltremodo radicate (e lo sono ancora oggi), in cui gli abitanti credevano in modo quasi incrollabile a quelle leggende e tradizioni, come mostra il discorso di Jamie in merito al bimbo trovato da Claire, è incredibile vedere la contraddizione in termini di un’accusa di stregoneria, derivante dalla cultura cattolica.

Tuttavia, sarà, affascinante vedere come verrà risolta questa situazione e quindi come verrà salvata Claire.

The Good Wife | 6×19 – Winning Ugly by bravissima6

tgwOk, forse adesso stanno un po’ esagerando con la persecuzione nei confronti di Alicia, mi sembra una caccia alle streghe ma, a confronto, quella contro le streghe di Salem era una deliziosa caccia al tesoro. L’accusa del giorno è quella di aver truccato le elezioni, come avevano già anticipato nello scorso episodio. Verrà fuori che le elezioni sono state si truccate, ma non per favorire la nostra buona moglie, ma di un più importante esponente del suo partito, nonché senatore. Ed è in questo momento che realizziamo che tutto il mondo è paese e che basta proporre una mazzetta per placare gli animi, anche i più ribelli. Amareggiata da quel contesto e delusa dal suo difensore, il famoso civilista Spencer Randolph, per il quale sia lei che Marissa sembrano nutrire una sorta di adorazione, Alicia ha per la prima volta un cedimento. E capisci che la situazione è grave quando, in lacrime, si butta tra le braccia di Mr. Imbroglio Peter.

Chiaro segno di una scrittura ormai stanca e ripetitiva anche l’altra storyline che vede coinvolto il resto del Team. Castro è deciso a incastrare Bishop, non importa quante vite dovrà rovinare. Dopo aver fallito con Cary ci riprova con Kalinda e, ora, esattamente con lo stesso modus operandi si accanisce contro Diane, proponendole lo stesso accordo/ricatto proposto al suo collega: Bishop in cambio della sua libertà personale. Kalinda però non può sopportare che Diane subisca questo duro colpo a causa sua e sembra incline a parlare. Ma Cary pensa bene di accordarsi con la Pine: provvederà lui a dare a Castro quello che vuole, con buona pace di tutto il casino che hanno fatto i suoi amici/colleghi per salvarlo!!!

Puntata lenta e ripetitiva, il doppione di tante altre già viste. Pretendo di più da questo show, e spero di averlo, così potremo archiviare questo incidente di percorso semplicemente come una puntata di transizione.

Nashville | 3×18 – Nobody knows but me by The Lady and The Band

nashvilleSi chiamano “istinti omicidi” e io ce li ho nei confronti di Juliette. Non avrei mai pensato di volerla prendere a microfonate ma eccomi qui, dopo tre anni, che la vorrei mangiare viva. D’altronde è perfettamente in character: Juliette ha fatto del proprio lavoro la propria vita, è sempre stata LEI al centro del proprio mondo e di quello degli altri, pertanto è stata una scelta degli sceneggiatori di facile comprensione. Il personaggio di Juliette è cresciuto molto nel corso delle stagioni ma la maternità, per una persona come lei, è ancora più difficile. Mi dispiace per Avery che ancora una volta, è costretto a mettere da parte la propria vita, la propria carriera, per amore della sua famiglia. Ho il sospetto che i prossimi episodi saranno decisamente ardui per i Javery ma non dubito che lo supereranno.

Discorso a parte va fatto per gli altri due membri dei “Triple Xs” che a questo punto si ritrovano con due grossi problemi da affrontare (la band e loro). Tra l’altro, sottolineerei la sfortuna di Gunnar che ogni volta che si ritrova ad un passo dal successo, perde per un pelo l’occasione: prima ruppe con Scarlett, poi Zoe mollò baracche e burattini per andarsene, ora si ritrova in un duo con un’ex di cui è ancora innamorato ma con la quale i rapporti non sono idilliaci. Le scelte degli sceneggiatori sulle loro storyline sono sempre state piuttosto discutibili: li hanno fatti mettere insieme troppo presto e buttati nel drama altrettanto velocemente. Dopo la rottura hanno fatto sviluppare la storia fra Gunnar e Zoe in maniera troppo veloce per uno che aveva proposto il matrimonio neanche due settimane prima. E dopo aver passato un’intera serie a costruire la loro separazione, all’improvviso li hanno fatti tornare l’uno nell’orbita dell’altro, li hanno fatti separare di nuovo (in maniera immotivata comunque, perché avrebbero potuto insistere un po’ di più sulla loro amicizia) ed ora, all’improvviso, i due sono di nuovo costretti insieme. Per quanto li adori, come duo canoro e coppia, non ho mai particolarmente apprezzato come abbiano costruito la loro storia. Spero per il futuro che vengano fatte scelte più intelligenti.

L’altra storyline che mi è piaciuta è stata quella di Will, il cui cammino per l’accettazione di sé è ancora lungo ma ha fatto un enorme passo avanti. Ho tifato per lui e per il bel cantautore per tutto l’episodio e non dubito che una storia con un artista già dichiaratamente gay, non possa che fargli bene. Go Will!

Passi avanti li ha fatti anche Deacon (bella la scena con Luke) e Reyna con Maddie (finalmente iniziamo a capire qualcosa di più del comportamento della ragazza).

Mr Major andrà in prigione: lo sapevo che Natasha lo stesse incastrando, perché altrimenti chiedergli i soldi per fuggire?Infame!Povere le due piccole Conrad che su due figure genitoriali ne hanno uno gravemente malato, l’altro gravemente processato.

Carino il ruolo della Aguilera (che io adoro) come ex fidanzata del Verme Viscido e bella anche la scena in cui Lyla confessa a Reyna chi sia il suo manager. Lyla sta tirando fuori un’energia interessante, mi aspetto buone cose.

L’unico vero difetto dell’episodio è il solito problema delle troppe storyline: troppi personaggi da coinvolgere, troppa confusione. Ma in fondo, Nashville, lo amiamo anche per questo.

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