Zap2it: La premessa di “Finding Carter” è quella di una bimba di 3 anni rapita dal suo giardino di casa. Da mamma, questa storia non ti fa venire i brividi?
Cynthia Watros: Si, ho avuto anche io dei gemelli. Adesso hanno quasi 13 anni. Prima di avere figli puoi permetterti di ascoltare queste storie orribili che accadono nel mondo e comunque riuscire a passarci sopra. Questo ti colpisce al cuore. Ti cambia. Per esempio la scorsa notte volevo guardare questo documentario sulla fine della vita e roba così. Forse riesco a guardarlo mi sono detta e poi al primo impatto vedo un bimbo come protagonista, non ce la potevo fare. Ricordo quando vidi il “Titanic” e le acque salivano e lei dice, ‘Mancherò a mio figlio’ (Allora pensai), ‘Mi prendi in giro? Stai per morire!’ E poi ho avuto anche io dei figli, e ho capito fino in fondo quel significato. E tutto riguarda i tuoi figli.
Zap2it: Il tuo personaggio è un detective. Hai parlato con dei poliziotti per imparare il modo giusto di impugnare una pistola, di muoverti?
Cynthia Watros: L’ho fatto. Sono stata intorno ai poliziotti perché con un ruolo così vuoi sembrare credibile e non essere ridicola davanti alla telecamera. Per avere più prospettive di una cosa. Decisamente bisogna compiere delle ricerche così da sapere cosa si sta per fare, entrare in una stanza, come impugnare una pistola.