È stata dura. Lo è stata davvero. È stato grandioso e poiché lo è stato, è stata ancora più dura. Questo show ci ha presentato dei ragazzini emarginati e spauriti e ci ha restituito dei vincenti.
È sempre difficile dire addio a personaggi (amati o odiati) che ti hanno accompagnato per tanto tempo nella tua vita, che diamine, che hai visto crescere, cadere, rialzarsi.
https://www.youtube.com/watch?v=o8KtQ5aY6AQ
Li hai visti affrontare quell’inferno che è il liceo, non sapendo dove sarebbero finiti e vederli separarsi per realizzare i propri sogni e riunirsi per festeggiarli.
Glee non è stato uno show senza difetti (difetti da intere stagioni), ma sono sinceramente dispiaciuta per coloro che non l’hanno mai visto. La memoria fa questo gioco bellissimo, per cui più tempo passa, più tutto quello che rimane sono i bei ricordi. E alla fine dei conti, sono convinta che se ti lascia qualcosa, ha fatto quello che doveva.
Questa serie ha affrontato temi difficili come l’omofobia, bullismo, bulimia, violenze domestiche, coming out, suicidio, depressione, cameratismo, amicizia, amore. E volente o nolente, morte.
https://www.youtube.com/watch?v=s1L4oSFNOmA
Guardando questo series finale non facevo che pensare a Cory e a come avrebbe dovuto esserci, a come anche Finn avrebbe dovuto avere il suo happy ending, ma la vita è anche questo: vite interrotte prematuramente, perdite insensate, che non hanno nulla di eroico, solo di tragico.
Gli hanno reso omaggio, però, non solo in questi ultimi episodi ma anche nella stagioni in cui non è stato prensente. The Quarterback ha un posticino scolpito nella mia anima.
Ho adorato, poi, che ci abbiano riportati lì dove tutto è cominciato, nel 2009,
quando il mondo faceva ancora paura con tutte le sue infinte possibilità, ma si era determinati a fare, a vivere, a esprimere se stessi, e di come Finn Hudson è stato il protagonista, anche se non fisicamente.
Glee ci ha lasciato uno sguardo positivo sulla vita, è la celebrazione di tutto quello che c’è di diverso e strano in te stesso.
È la storia di come si possano ribaltare stereotipi, giudizi e cattiverie, è la storia di vite normali rese straordinarie dalle persone che hai accanto, di come l’insegnamento sia un punto cardine nello sviluppo di una persona.
È la storia di vite che, come tante altre, verranno ricordate, onorate e poi dimenticate. Altri ragazzini calpesteranno quel palco chiedendosi chi sia Finn Hudson, non avendo idea di come lo abbia posseduto Rachel Berry, dei sacrifici di un certo insegnante, delle vittorie, delle lacrime e delle incredibili avventure che vi si sono svolte. E va bene così, davvero, fintanto che, quando arriverà il momento, potrai giurare: “I Lived”.
https://www.youtube.com/watch?v=qaqVwlkTENc
Ho amato come Glee ci abbia riportato all’essenziale, perché, alla fine, tutto si riduce al trovare qualcuno che sia disposto a cantare e ballare con te finché il sipario non cala.
Non ricordo in quale giorno di quale mese Glee fece capolino nella mia vita, con quei suoi semplici e particolari ragazzi, con quelle voci, con quella scoppiettante e fresca aria di novità che mi avrebbe presto conquistato ma ricordo invece bene il giorno in cui ne sentì parlare per la prima volta. Era un lunedì, probabilmente il peggior giorno della settimana di quell’anno, correva il 2011, e io avevo appena dato una di quelle terribili e pesanti interrogazione di latino, roba che se ora mi ritrovassi a prepararne una probabilmente ci impiegherei la metà della fatica, o meno. Comunque, era un lunedì, avevo appena riportato la sedia dalla cattedra al mio estremamente piccolo banchetto ed ero appena entrata in quella fase post-voto soddisfacente in cui ci si sente, per un’ora o anche l’intera giornata, quasi invincibili, come in una dimensione parallela in cui tutte le altre decine di pagine da studiare, di almeno cinque materie diverse da preparare per i giorni successivi fossero magicamente sparite. Ecco, questo era esattamente il mio stato mentale quando uno dei miei compagni di classe decise, non si sa per quale oscura ragione, di nominare Glee per la prima volta, di portarlo alla mia attenzione e successivamente di cominciare una campagna di terrorismo psicologico nei miei confronti che sarebbe durata per circa i due mesi seguenti. Dunque sì, non ricordo il giorno in cui cominciai la serie, in cui accesi il mio computer fisso e misi in riproduzione il primo episodio, ma ricordo come se fosse oggi che NO, io NON VOLEVO guardare Glee.
Odiavo i musical. Cioè, odiare forse è un parolone, ma considerato che l’unico che ero mai riuscita a iniziare e finire senza sbuffare, fuggire, mettere in pausa mille volte o addormentarmi, era stato Moulin Rouge, sicuramente non erano tra i miei generi cinematografici preferiti. Adoravo la musica, così come l’adoro tuttora e la reputo una di quelle piccole parti importanti e fondamentali della mia vita, eppure proprio non riuscivo a farmeli piacere. Ecco perché inizialmente considerai anche solo l’idea di iniziare Glee come una follia, perché perdere tempo a guardare qualcosa che sapevo non mi sarebbe piaciuto quando avrei potuto utilizzare quei quaranta minuti per far qualcosa di più, non so, utile o importante? Giuro, probabilmente se potessi tornare indietro mi lancerei contro qualcosa per aver anche solo minimamente attraversato quel periodo in cui, cinematograficamente e anche letterariamente, non davo il beneficio del dubbio a NIENTE.
Comunque a furia di preghiere e di sentire quanto questo show fosse meraviglioso e dovessi assolutamente vederlo, a sentire vari pareri di diverse persone, alla fine mi ritagliai un’ora del mio tempo e decisi di dargli un’opportunità, cosa di cui in seguito non mi sarei mai pentita, nemmeno quando i RIB avrebbero praticamente distrutto il Glee di cui mi ero innamorata, nemmeno quando non sarei quasi più riuscita ad andare avanti con la visione. Semplicemente MAI.
“Oneday, all of you are going to be gone. And all of this, all of us, will be nothingbut a hazymemory. Itwill take you a second to remembereveryone’sname. Someonewillhave to remindyou of all the songswesung, the solosyougot, or didn’tget. Life reallyonlyhasonebeginning and one end. The restis just a wholelot of middle.”
Ho passato anni a perdermi dietro questo show, dietro le sue storie, i suoi personaggi, il cast, le loro cover, le loro interviste, il loro TUTTO. Glee è stato per circa due anni lo show che più amavo, la mia serie preferita, quella con la quale ossessionavo tutti i miei amici, quella di cui non ne avevo mai abbastanza. E anche quando non ha ricoperto più quel ruolo, quando tutto ha cominciato a perdersi, a crollare, a prendere le strade sbagliate, son sempre rimasta al suo fianco mentre molti lasciavano perdere, e anche se non son statacon Glee fin dal suo principio, anche se non posso vantarmi di averlo scoperto e supportato sin dal primo giorno, posso invece affermare di esserci stata sino alla sua fine.
E questo per me ha un certo valore. Questa serie per me ha un certo valore.
Non esagererò dicendo che Glee mi ha cambiato la vita, perché non lo ha fatto, o che mi ha aperto gli occhi verso certe realtà che non conoscevo o che non consideravo o che non credevo esistessero. Glee per me è stato invece come un compagno, uno di quelli fedeli, uno di quelli che nel bene o nel male vuoi sempre avere al tuo fianco per una risata, una lacrima, per condividere qualcosa, per scoprire qualcosa di nuovo o semplicemente rivedere ancora una volta qualcosa che già si sapeva. Nelle sue prime tre stagioni, in alcuni episodi della quarta e della quinta, e in parecchi di quest’ultima, Glee ha avuto il potere di emozionarmi, è riuscito a toccarmi il cuore, ad avvicinarmi così tanto alle vicende di quei ragazzi, di quelle persone, di quei semplici personaggi da riuscire a conquistarsi per sempre un piccolo posto nei miei ricordi. E ci sarebbe così tanto da dire, oh così tanto davvero, potrei riempire fogli e fogli su tutto quello che mi ha trasmesso Glee, sulle mie gioie e le mie delusioni, su tutto il suo potenziale, su tutto quello che questa serie ha racchiuso ma non è quello il punto no? Perché ora Glee è finito e questo è solo il mio addio.
Che poi, anche la parola addio forse è esagerata. Dopotutto potrò rivederlo quando vorrò, potrò tornare a quel primo “Don’t Stop Believing” o andare su quel “Loser Like Me” quando ne avrò bisogno e potrò comunque continuare ad amare questa serie anche e nonostante la sua fine. Niente dura per sempre, questo è un insegnamento che la vita stessa ci dà e non è certo una cosa che si impara guardando serie tv. Nel caso di Glee non son mai rientrata in quella parte del fandom che sperava che lo show continuasse per sempre, anzi, probabilmente io resterò sempre a favore della chiusura di un telefilm quando è al suo massimo. E secondo il mio onesto parere Glee andava chiuso a fine terza stagione, forse con un maggiore focus sui personaggi, con un episodio aggiuntivo e con qualcosa in più ma essenzialmente, per me, sarebbe stata la perfetta chiusura. Non che questa non lo sia stata, anzi probabilmente “Dreams Come True” è stato uno dei finali di serie che più ho apprezzato, che più mi son piaciuti, perché i RIB, in questi ultimi episodi, son riusciti a riprendere e ritrovare tutti quegli elementi che avevano reso Glee quel piccolo gioiellino di cui ero innamorata.
Dunque in questo addio vorrei solo ringraziare i RIB per aver dato vita a Glee e per averci permesso di entrare nel suo mondo e di far la conoscenza dei suoi protagonisti. Io e loro non abbiamo avuto mai un rapporto semplice, sino alla fine non ho fatto altro che continuare a provare questo amore/odio nei loro confronti perché hanno dato inizio a tutto, hanno creato qualcosa di meraviglioso per due e anche tre stagioni e poi si son persi, con sprazzi di buon senso qua e là, per poi ritrovar la strada smarrita nel finale. Vorrei ringraziare tutto il cast, TUTTO, senza grosse preferenze per aver dato vita a personaggi meravigliosi come Rachel, Kurt, Merecedes, Quinn, Finn, Santana, Puck, Artie, Brittany, Tina, Blaine, Mike, Sam, Sue, Becky, Will, Emma, Beiste, Sugar, Jesse, Burt, Figgins, Holly, Shelby, Rory, Sebastian e tutti quegli altri che sto sicuramente dimenticando, alla seconda generazioneche ha portato sullo schermo Kitty, Marley, Unique, Jake e Ryder e a quegli adorabili cucciolini della terza generazione di Madison, Mason, Roderick, Jane, Spencer, Myron e Alistar. Voglio ringraziare di cuore tutti questi attori per aver creato questo gruppo, questo show, con le loro interazioni, con la loro recitazione, con i loro personaggi e le loro scene.
Se ho un personaggio preferito? Certo. Come tutti credo. E nonostante adori praticamente ogni membro delle New Directions, in genere, devo ammettere di aver una preferenza per un personaggio che ha iniziato molto in sordina, con poche battute, non troppa presenza e ancora meno canzoni ma che con il tempo ha saputo conquistarsi il suo spazio oltre che il mio cuore. Parlo di Santana Lopez, la stronza del telefilm, quella che doveva essere solamente una superficiale cheerleader mandata per conto di Sue a spiare quel Glee club che riteneva così pericoloso. Solo la spalla di Quinn, solo un personaggio per far numero ma che si è sviluppato nel corso degli episodi, delle stagioni, dimostrando nel tempo che dietro a tutta quella cattiveria, quelle frecciatine, quel suo atteggiamento da dura e bulla, nascondeva in realtà tutta la sua fragilità e la sua debolezza. Ed è proprio questo che mi ha portato ad innamorarmi così tanto di questo personaggio!
Non ringrazierò mai abbastanza Glee e Naya per avermi regalato in questi anni Santana Lopez, con la sua storia, le sue scene e battute senza la quale niente sarebbe stato lo stesso, e con la sua splendida voce, quella voce in grado di incantarmi, quella voce che da Bad Romance in poi diventò una delle mie preferite di sempre. E sapete un’altra cosa per cui non gli ringrazierò mai abbastanza? Per il suo spagnolo!
E non dimenticherò nemmeno i litigi per gli assoli, le mille disavventure di questi ragazzi, le esagerazioni di Sue e le sue tute da ginnastica, le battute di Brittany e i suoi balli, la dedizione a volte esagerata di Rachel, quel piccolo cucciolo di Kurt che maturava con il tempo, gli atteggiamenti da Diva di Mercedes, la storyline martoriata di Quinn, la cresta di Puck, Finn, TUTTO di Finn e di Cory che manca sempre da morire, Artie e la sua sedia a rotelle, Tina e il suo ondeggiare dietro le quinte, Blaine e il gel, Sam ai tempi del country, Will che fa il rapper, Emma e il suo disturbo ossessivo compulsivo, l’amore di Brittany e Santana, quello tra Blaine e Kurt, o tra Finn e Rachel, e Quinn e Puck e…e tutto il resto. Non dimenticherò tutte le volte che mi hanno emozionato, fatta piangere, fatta saltare dalla sedia, urlare, cantare, ridere come una scema e coinvolto nelle loro giornate tra le classi e i corridoi del William McKinley High School.
Non potrei dimenticargli nemmeno se volessi considerate poi tutte le volte che la riproduzione casuale mi tira fuori una delle loro cover, delle loro splendide voci. Quelle stesse voci che hanno mantenuto quello show vivo, insieme alle storyline sia chiaro, in tutti questi anni. Ho veramente una valanga di performance preferite che Glee mi ha regalato in tutto questo tempo ma se dovessi, tristemente, indicare quelle che stanno proprio al di sopra di tutti, anche se veramente di pochissimo allora la mia scelta ricade su due.
Una proveniente dalla seconda stagione, in assoluto la mia preferita per lo sviluppo dei personaggi, le canzoni interpretare e le varie storyline ed è Sing, cover dei My Chemical Romance, che continua a darmi la stessa carica di un caffè ancora oggi.
https://www.youtube.com/watch?v=nG1uKdBUITw
L’altra è TongueTied, splendida canzone atta a coronare uno splendido momento, forse il più alto di tutto il Glee Club dopo la vittoria alle nazionali. Non so perché ma questa non è mai uscita dalla mia testa nonostante i numerosissimi ed eccessivi ascolti, credo semplicemente di essermi innamorata della performance e di collegarla sempre ad uno dei momenti più felici e amati dello show in automatico.
https://www.youtube.com/watch?v=W4_rpTJQVlI
Ed eccomi qua. Son davvero arrivata ad un punto in cui non riesco quasi più ad esprimere quello che vorrei a parole, son arrivata ad un punto in cui guardandomi indietro mi rendo conto di voler chiudere anche io, così come Glee. Ho voluto sfruttare questa rubrica per poter, in qualche modo, dir la mia su questo show, ricordare un attimo come son arrivata a conoscerlo ed amarlo e penso che in ogni caso non saprei comunque descrivere veramente ciò che mi ha dato. Penso lo terrò sempre per me, e quando in futuro mi ritroverò di nuovo a guardare un episodio mi lascerò semplicemente travolgere da quelle vecchie sensazioni e ricordi.
Dunque, siamo arrivati alla fine? Sì, ed è una GRANDISSIMA FINE.
Thankyou and GoodbyeGlee
–Claw
Era il 2009 e non avevo ancora esperienza con le dramedy. Fox Italia continuava a trasmettere questo promo con gente mai vista che cantava. Guardandolo non potevo fare a meno di notare due figure, un ragazzo molto alto e una ragazza bassina, che si rincorrevano mentre cantavano. Il promo fu trasmesso così tante volte che decisi di guardare i primi episodi e qualcosa mi catturò. Bulli che lanciavano persone nei cassonetti, cheerleader all’apice della loro cattiveria capitanate da una donna cannone, un preside indiano che non faceva altro che discorsi imbarazzanti, un insegnante di spagnolo con un sogno, un mucchio di sfigati che si prendevano granite in faccia e una ship fra la sfigata della scuola dotata di una voce pazzesca e il giocatore di football più ambito della scuola… Il mix era buono, ma non riuscivo a capire se questo show avrebbe potuto piacermi; non riuscivo a capire se la protagonista avrebbe potuto piacermi. Rachel era tremendamente insopportabile, piena di sé e pronta a tutto per arrivare al successo; per essere la prima. Poi, però, ha cantato “Take a bow” e finalmente sono riuscita a vedere dentro quel personaggio tanto irritabile quanto talentuoso.
So che Glee non è solo la storia di Rachel, è la storia di Mercedes, Kurt, Tina, Artie e di tutti gli altri che si sono aggiunti alle Nuove Direzioni negli anni, ma col tempo mi sono profondamente affezionata al personaggio di Rachel, un personaggio che trovo scritto bene. La scrittura di Ryan Murphy è strana perché in molte sue serie ha belle idee, ma spesso si perde creando enormi buchi narrativi e perdendo di vista l’obiettivo finale. Questo è successo anche e soprattutto con Glee dalla quarta stagione, peggiorando dopo la morte improvvisa di Cory Monteith, per riprendersi con una sesta stagione finale frettolosa, ma nel complesso buona. Molte cose non sono state curate, molte dimenticanze ci sono state, molto personaggi sono stati bistrattati,ma , a parer mio, non quello di Rachel. Dalla prima all’ultima puntata credo che questo personaggio sia stato ben scritto: si è evoluto da ragazzina impertinente che pensava solo a se stessa, a buona compagna di squadra, studentessa universitaria, donna, insegnante, moglie e vincitrice di un Tony. Durante questo lungo, lunghissimo cammino Rachel ha commesso non pochi errori: ha truccato le elezioni studentesche per far vincere Kurt, ha baciato Puck per vendicarsi, ha cercato di farsi rifare il naso come quello di Quinn, ha terrorizzato una povera studentessa filippina,ha litigato pesantemente con Kurt, ha lasciato la NYADA per qualcosa che sembrava migliore, ma che le ha portato solo umiliazione. Rachel ha commesso molti sbagli, ma tutti questi sbagli hanno arricchito il suo personaggio, facendolo maturare gradualmente, facendolo cambiare completamente e in meglio. Molti fan dicevano di non riconoscere più il personaggio di Rachel già dalla terza alla quarta stagione in quanto aveva subito un cambio eccessivo. Secondo me, invece, il cambio non è stato eccessivo, ma giusto: andando all’università si cambia, si esce dal proprio guscio, si lascia la propria casa, spesso come nel suo caso il proprio fidanzato e si arriva in un nuovo mondo dove il cambiamento è inevitabile e quel cambiamento per lei è stato New York. New York che ha rappresentato il suo momento di gloria e di sconfitta più grandi. La sesta stagione si è aperta con un apparente retrocedimento di questo personaggio, con la cosa peggiore che Rachel avrebbe mai potuto immaginare: tornare a casa, a Lima dove i suoi genitori stanno divorziando, dove il suo fidanzato non c’è più, dove i suoi amici non ci sono più e dove tutti sanno del fiasco che ha fatto in televisione. Ammetto che quest’inizio di stagione mi ha spaventata: temevo che Murphy, a causa della morte di Cory, avesseperso l’obiettivo finale e non avrei potuto accettare di vedere la fine di Glee con Rachel come insegnante. Rachel è sempre stata una stella e meritava di ottenere un posto fra i più grandi. Con mia grande sorpresa, questa stagione si è rivelata buona: ho shippato Kurt e Blaine come se non ci fosse stato un domani, le continue battaglie fra Sue e Schue mi hanno fatta rotolare dal ridere, sono state introdotte tante nuove voci eRachel ha avuto una seconda possibilità con la NYADA. Ho sempre sognato che sarebbero stato Finn a consigliarla su quale strada prendere, ma la morte di Cory ha, naturalmente, messo fine all’annunciato endgame. Finn era un leader, un quaterback, un punto di rifermento che ha avuto coraggio di prendere le difese degli sfigati, ma anche questo personaggio ha commesso molti errori, errori che non sempre l’hanno fatto crescere come è successo a Rachel. Dal ritornare con Quinn a baciare Emma, a lasciare Rachel a New York senza darle spiegazioni ho visto molta immaturità in questo personaggio, un’immaturità che non ho potuto apprezzare e che non mi piaceva, ma alla fine ho scelto di vedere i lati che mi piacevano di lui. L’amore che provava per Rachel è stato difficile, ma era vero.
La stella dedicatale,
la canzone scritta per lei alle nazionali di New York, la proposta di matrimonio,
la libertà regalatale,
i consigli sull’audizione di Funny Girl
e la dichiarazione al matrimonio mancato di Will sono solo alcune delle cose che lo provano.
Per questo non ho potuto fare a meno di shipparli dall’inizio alla fine, a quando abbiamo saputo della triste scomparsa di Cory. La morte di Cory non è stata solo una perdita per la coppia, ma è stata soprattutto una grande, grandissima perdita per lo show tant’è che Murphy confessò di aver pensato alla cancellazione. Il personaggio di Cory era essenziale per lo show e anche se quest’ultimo è andato avanti non si può certo negare che qualcosa si sia spezzato, rotto.
Ho sentito la sua mancanza parecchie volte durante la quinta stagione, dalle mal gestite prime puntate in cui non viene nemmeno nominato, alla puntata in suo onore, 5×03 The Quaterback, nella quale la sua morte appare improvvisa, forse anche troppo legata agli avvenimenti reali negando una spiegazione fittizia che potesse avere un vero senso per lo show. Il vero vuoto, però, l’ho avvertito negli episodi finali, in particolare nella 6×12 “2009”. Nonostante l’episodio sia stato ben costruito è come se mi fossi aspettata di vederlo per tutto l’episodio e quando finalmente l’ho visto cantare “Don’ Stop Believing” è stato come vedere un fantasma.
L’assenza peggiore è stata, comunque, quella del finale. E’ stato molto bello il fatto che gli abbiano dedicato l’auditorium, ma mi aspettavo qualcosa di più. Capisco che Lea non se la sia sentita di nominarlo, ma secondo me in qualche modo Rachel avrebbe dovuto dire addio a Finn.
La ritroviamo felicemente sposata con Jesse, scelta che io ho apprezzato perché ho sempre visto una chimica artistica potentissima fra i due e onestamente non avrei visto Rachel con nessun altro oltre a Finn, ma mi aspettavo una conclusione personale del loro grande e tragico amore, un po’ come è stato fatto nel finale di serie di Everwood nelquale il Dottor Brown che vola al cimitero di New York per dire addio alla moglie morta anni prima.
Altre storie e personaggi piuttosto maltrattati nel tempo, ma soprattutto nel finale di serie dove di solito ci si aspetta di sapere cosa succede ad ognuno dei maggiori protagonisti sono stati: Quinne Puck che appaiono solo nella canzone finale. Si può presumere che stiano insieme, ma non sappiamo cosa fanno nelle loro vite, se si sono sposati.. Ed è davvero un peccato data la loro importanza durante le prime stagioni della serie. Lo stesso vale per Santana e Quinn scomparse nel nulla dopo il loro matrimonio, Sam finisce per dirigere il glee club, ma non sappiamo niente delle sua vita privata; così come per Mercedes cantante di successo apparentemente senza nessuno di speciale nella sua vita. Tine a Artie si sono ritrovati e lavorano insieme e almeno Kurt e Blaine hanno avuto lo spazio che si meritavano. Non li ho mai shippati tanto come in questa stagione, soprattutto negli episodi “The HurtLocker Pt1&2” e nel bellissimo matrimonio a sorpresa. Un personaggio che ha avuto una conclusione perfetta è stato Will: professore da sempre amato da tutti e che si è battuto per anni e anni per quei ragazzi è riuscito a trasmettere l’importanza delle arti anche al sovrintendente che l’ha nominato preside e trasformato in Mckinley in una scuola per le arti performative. Sinceramente non potevo immaginare conclusione per migliore per lui. E Sue, la sua caduta, la sua ultima battaglia con Will sono state ancora più divertenti delle precedenti. Il suo personaggio è stato così diverso dai soliti cattivi a cui eravamo abituati che è stato impossibile non amare la sua crudeltà fino all’ultimo secondo, fino alla sua rivincita su Geraldo che la intervistava come vice presidente degli Stati Uniti.
Il cerchio si è chiuso con Rachel e con il suo ultimo momento che non può che essere il mio preferito. Dopo successi, fallimenti e tanti momenti difficile Rachel arriva alla serata di premiazione come una persona diversa, umile, che non ha la presunzione di credere di avere la vittoria in tasca, come l’avrebbe avuta la vecchia Rachel, una persona che ha compreso che la cosa che rendeva speciale le Nuove Direzione era proprio la presenza di ognuno di loro così uguale e così diverso l’uno dall’altro ha contribuito a fare del glee club un gruppo speciale che li ha legati per sempre.
Grazie Glee per avermi fatto ridere, piangere, divertire, disperare e ascoltare della musica di alto livello per 40 minuti ogni anno in questi sei anni <3
Ecco la classifica delle dieci performance che ho preferito:
https://www.youtube.com/watch?v=D3H9r9i1Ws8
https://www.youtube.com/watch?v=HhTTDVW7h40
https://www.youtube.com/watch?v=qaqVwlkTENc
https://www.youtube.com/watch?v=tpkOF0T8Nf4
https://www.youtube.com/watch?v=rv1MHcqEIsc
https://www.youtube.com/watch?v=cjSSq1dDtOc
https://www.youtube.com/watch?v=eCCmsKb4o40
https://www.youtube.com/watch?v=QsQDeI2CL_g