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E se l’aereo di Grey’s Anatomy non fosse caduto?

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E se l’aereo di Grey’s Anatomy non fosse caduto?

Musica per il viaggio: Pronta. Snack nel caso avessimo fame: Pronti. Qualcosa da bere che non guasta mai: pronto. Ci siamo ragazzi, è ufficialmente tutto pronto per la partenza, dobbiamo solo chiudere gli occhi e tuffarci senza esitazioni in un sogno, una fantasia, un mondo parallelo che avrebbe potuto prendere vita se solo quel particolare giorno fosse andato tutto diversamente.

So che di solito in queste occasioni la domanda di rito è “vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se …” ma dato l’argomento di questo mio sogno, lo eviterò perché non ho alcun dubbio che ogni singolo fan lì fuori abbia immaginato almeno una volta cosa sarebbe successo se quel dannato aereo in Grey’s Anatomy non fosse mai caduto. Come sarebbe stato il futuro di Derek, Meredith, Cristina, Arizona e soprattutto di Mark e Lexie se Shonda Rhimes fosse stata momentaneamente influenzata dal cuore di Andrew Marlowe? E le loro vite come avrebbero influito su quelle di coloro che erano rimasti a terra, al Seattle Grace-Mercy West? E cosa sarebbe successo allora se io non avessi smesso di guardare la serie? … No, questo è un dubbio solo mio, non ci pensate!

E per rendere questo sogno un po’ più reale, mettiamo tutto per iscritto, nero su bianco e seguendo un po’ lo stile classico di Grey’s Anatomy, immaginiamo un immediato futuro, successivo ad un mai avvenuto incidente aereo.

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Dove eravamo rimasti: Meredith, Derek, Lexie, Mark, Arizona e Cristina, mentre affrontano momenti di scelte e cambiamenti nelle loro vite, indossano le maledette enormi giacche blu e prendono un aereo per aiutare in un complicato intervento chirurgico. Purtroppo non arriveranno mai a destinazione perché l’aereo precipiterà in un bosco causando la quasi immediata morte di Lexie, la successiva scomparsa di Mark e l’amputazione della gamba e della sicurezza di Arizona mentre i sopravvissuti porteranno per sempre nel cuore il ricordo del momento più brutto delle loro vite (più che altro Meredith lo aggiunge alla lista).

What If: Se l’aereo non fosse mai caduto, il gruppo dei dottori sarebbe arrivato a destinazione e con molte probabilità avrebbe portato a termine con successo l’intervento, per poi ritornare a casa sani salvi. Sarebbero passati alcuni giorni ordinari, di quelli spesso sottovalutati perché credi di poter avere tutto il tempo del mondo a tua disposizione e ognuno di loro avrebbe ripreso la propria quotidianità.

Meredith e Derek cominciano a preparare i dettagli per la partenza ma entrambi devono fare i conti con quella famiglia che non credevano avrebbero trovato a Seattle e che sorprendentemente non sono contenti di lasciare, non dopo tutto quello che hanno vissuto insieme. Meredith deve occuparsi della casa di sua madre, quella casa che ha ospitato nel tempo i tre quarti dello staff dell’ospedale e mentre vede Alex e Lexie impegnati a cercarne una nuova, decide di lasciare a loro l’abitazione, un luogo sicuro dove poter trovare sempre rifugio. Ma mentre Meredith comincia a liberare la sua stanza dividendo ciò che avrebbe portato con sé da quello che avrebbe lasciato, Lexie, in un momento di nostalgia e solitudine, con Zola tra le braccia, chiede a Meredith di restare a Seattle perché è tutto ciò che ha e ora che hanno finalmente il rapporto che ha sempre sognato, non è pronta a lasciarla andare.

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Nel frattempo Lexie e Mark continuano ad evitarsi, ancora in imbarazzo, lei per la dichiarazione che gli aveva fatto poco tempo prima e lui per non essere riuscito a darle una risposta. Ma la verità è che Mark è totalmente in crisi e confuso dopo le parole di Lexie e per lo stesso motivo inizia a mettere in discussione la sua relazione con Julia nonostante lei rappresenti una sicurezza per lui. Callie e Arizona provano ad aiutarlo spingendo Mark a prendersi del tempo per pensare e ragionare razionalmente ma in cuor suo Callie conosce bene Mark e crede di sapere quale sarà la sua scelta.

Cristina sembra come sempre la più determinata a portare avanti i suoi piani, pronta anche lei a lasciare Seattle mentre Callie e Arizona vivono con semplicità e solarità il loro matrimonio, tra romanticismo e ottimismo. E proprio negli ultimi giorni Arizona riprende le sue scarpe a rotelle, ricominciando a sfrecciare per l’ospedale mentre Callie non perde occasione per sfotterla bonariamente per questo.

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E in un giorno qualunque, al SGMW Hospital arrivano i numerosi feriti di un incidente stradale a catena e tutto lo staff medico si immerge nell’emergenza per cercare di salvare quante più vite possibili. Derek e Meredith si occupano della craniotomia di una donna che rappresenta il punto di riferimento di tutta la sua famiglia; Mark e Lexie affrontano le gravi condizioni di una coppia di fidanzati rimasti coinvolti nell’incidente mentre Callie e Arizona lavorano sulla gamba di una ragazzina appena undicenne che faceva jogging insieme a suo padre nel momento dello scontro.

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La giornata sembra non finire mai eppure il tempo passa con più velocità di quanto i medici dell’ospedale possano avvertire. Come spesso capita, i pazienti, le loro ferite, le loro storie diventano per i nostri dottori lezioni di vita in cui riconoscersi o da cui trarre insegnamento.

Derek e Meredith riescono a salvare la vita della matriarca e vedendo quanta felicità portano così a tutte le famiglie che da lei dipendono, capiscono di non aver ancora terminato il loro percorso a Seattle. Callie si è ritrovata costretta ad amputare la gamba alla sua giovane paziente e questo la spinge a chiedere scusa ad Arizona per le sue battute sulle scarpe con le rotelle, proponendole inoltre di andare a pattinare insieme il giorno successivo. Anche per i pazienti di Mark e Lexie purtroppo non c’è il lieto fine e Lexie lascia l’ospedale distrutta perché troppo coinvolta dalla loro storia. Ciò che non sa però è che anche Mark, nonostante la sua esperienza, è rimasto colpito da quel caso.

Una volta rincasata, Lexie fa addormentare Zola e la posa dolcemente nella culla quando Meredith la richiama al piano terra della casa. Scendendo per le scale, Lexie si ferma di colpo nel vedere Mark ancora vicino alla porta d’ingresso mentre l’aspetta con ansia. Senza neanche attendere che Lexie lo raggiunga, Mark comincia a parlare come se ciò che doveva dirle non potesse più tenerlo dentro. Le chiede scusa per essere arrivato tardi, quella sera come tante altre volte in passato, ma le confessa di aver dovuto parlare con Julia prima, per poter essere davvero quell’uomo degno di restare lì in piedi a chiederle di perdonarlo. Mark confida a Lexie di amarla, da sempre, e di aver capito di non poter più passare neanche un altro giorno lontano da lei perché tutto intorno a loro gli mostra quanto fugace sia la vita. Mark vorrebbe continuare a parlarle ma Lexie, commossa, è stanca di restare lì ad ascoltarlo e fa ciò che sogna da tanto tempo: gli corre incontro e lo bacia appassionatamente, decisa a non lasciarlo più andare.

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 Lo so, non sono Shonda Rhimes e certamente non potrei mai sindacare o giudicare davvero le scelte di quella che è sicuramente un’assassina ma è anche una delle più grandi sceneggiatrici degli ultimi anni. Questo è un sogno nel cassetto che porto da tanto tempo e che spero abbia fatto sognare anche tutti quelli che, come me, non guardano ma vivono una serie tv.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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