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Downton Abbey e Le Sue Donne

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Downton Abbey e Le Sue Donne

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica del venerdì… e anche questa settimana, quasi come se fosse un nuovo capitolo del discorso iniziato la scorsa volta da Ocean, parliamo di donne. Tre donne, anzi, quattro, molto particolari, in effetti, provenienti da un altro tempo: alcune delle donne di Downton Abbey.

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Downton Abbey ci ha portato in un’epoca di profondi cambiamenti, che possiamo senza ombra di dubbio definire epocali.
Attraverso questa storia, che negli anni è stata ricoperta di premi prestigiosi ed è stata inserita tra le migliori mai scritte, abbiamo assistito al mutamento di un’era, che ha portato al “declino” della rigida divisione in classi sociali, con al vertice la nobiltà, e all’avanzata e ascesa della borghesia, in una società irrimediabilmente indirizzata verso una maggiore equità, il tutto passando anche attraverso la tragedia della Prima Guerra Mondiale, che ha segnato un punto di svolta non solo per quanto riguarda i conflitti umani, ma anche, per l’appunto, nell’organizzazione della società.
Lo strumento per narrare questi profondi cambiamenti è stato, come sappiamo, il porre in essere le vicende della famiglia Crawley, i Conti di Grantham, e, in modo del tutto parallelo e anche intrecciato, di coloro che hanno lavorato per loro nella tenuta di Downton Abbey, in un periodo che è andato dai giorni in cui il Titanic affondò sino alla metà degli anni ’20 del XX secolo.
Il tutto, naturalmente, con la tipica eleganza inglese, non solo nella recitazione, ma anche nelle scenografie, nei costumi e nella fotografia.
Proprio perché Downton Abbey ha mostrato il mutamento di un’era narrando in modo semplice le vicende di una famiglia nobile e delle persone al loro servizio, senza gli sciocchi e spesso inverosimili intrighi presenti nelle soap opera, i personaggi, con le loro storie personali, sono stati al centro di tutto.
Si può dire che emblema di tali cambiamenti siano state le tre figlie di Robert e Cora Crawley, Conti di Grantham, ovvero Mary, Edith e Sybil.

Downton-Abbey-Season-2-downton-abbey-31759388-2106-1503©NBC / Universal

Queste giovani donne, con le loro scelte, hanno rappresentato più di chiunque altro la transizione verso un nuovo ordine della società, un nuovo modo di pensare, di agire, nonché l’ascesa (che certo è stata difficoltosa e lo è ancora, a volte) della donna come figura oltremodo importante non solo in famiglia, nella quale è stata orientata all’uguaglianza e alla parità col marito, ma anche, e forse soprattutto, nella società.
Diverse eppure simili, Mary, Edith e Sybil hanno mostrato tutte una forza di carattere notevole in ogni aspetto della loro vita, che le ha rese consapevoli di se stesse e delle loro capacità, nonché portatrici di un nuovo concetto di giustizia sociale.

In ogni aspetto della loro vita, dicevo, quindi anche, inevitabilmente, nell’amore.

86326Edith, la più controversa delle tre sorelle. Considerata “il brutto anatroccolo” tra le sorelle, all’inizio era invidiosa, capace di compiere gesti meschini tali da mettere in pericolo l’intera famiglia, pur di colpire la sorella maggiore Mary, senza non solo pensarci due volte, ma nemmeno pentirsene; poi, però, nel corso della storia è cambiata.
Il rapporto con Mary era rimasto turbolento, forse proprio a causa di quella sciagurata lettera inviata da Edith all’Ambasciata turca, che non solo aveva messo in pericolo la famiglia, il buon nome del casato, ma aveva anche tenuto separati Mary e Matthew per molto tempo, proprio per gli strascichi verificatisi (le maldicenze a Londra, giunte sino a Vera, la defunta moglie del Signor Bates, che aveva minacciato di far scoppiare lo scandalo, e dunque la rinuncia di Mary a Matthew, la confidenza a Sir Richard, la promessa di sposare quest’ultimo che Mary voleva mantenere proprio perché aveva fornito all’uomo i mezzi per ricattare e colpire lei e i Crawley…), cosa che credo Mary non le abbia mai perdonato, dentro di sé (ed ecco il perché del suo atteggiamento ancora più aspro e intransigente).
Tuttavia, durante la guerra Edith si era resa utile e aveva cominciato a migliorare, per poi diventare la giovane donna alla quale tutti ci siamo sentiti vicini.
Al pari della sorella maggiore e di quella minore, dalla seconda stagione in poi Edith ha dimostrato un animo sensibile e amorevole, innamorandosi (o confermando i propri sentimenti) di un uomo molto più grande di lei, che voleva sposare anche se egli era stato reso invalido dalla guerra. Edith ha mostrato, altresì, anche una grande forza d’animo, non solo dopo la delusione data da quest’uomo, ma anche con la sua volontà di perseguire la sua strada, accettando il lavoro che oggi definiremmo come “giornalista freelance”, nonostante lo scetticismo e l’iniziale opposizione del padre e, soprattutto, dopo la perdita di colui che avrebbe dovuto essere l’amore della sua vita, il suo futuro marito, inghiottito da quella Germania in cui il movimento nazista cominciava a prendere piede e scoperto morto più di un anno dopo. Nonostante l’angoscia, come desiderato da Michael, Edith aveva preso in mano le redini del giornale di cui lui era proprietario e Edith-2-e1445195049132direttore e l’aveva portato avanti con successo. In questo modo, dunque, al pari delle sorelle anche Edith aveva scoperto di essere ambiziosa, di voler avere una propria vita indipendente, anche un lavoro (per quanto non ne avesse bisogno), non accontentandosi della vita tranquilla e ripetitiva tipica delle donne nobili del tempo. Un lavoro che l’ha portata a imporsi sugli uomini che la ritenevano inferiore o incapace perché donna e, altresì, ad assumere altre donne per posizioni di pregio e comando, per il loro talento. Un concetto innovativo, persino rivoluzionario, per quei tempi. Cosa che l’ha portata ad ottenere non solo il riconoscimento di quanto fatto, ma la stima del padre, che l’ha definita come una delle donne più importanti della loro epoca.
Edith donna coraggiosa anche, e di nuovo, nel privato, quando, contro i suggerimenti di zia e nonna, ha deciso di agire di testa sua e tenere vicino a sé la bambina avuta da Michael, nonostante fosse una figlia illegittima, perché a dispetto del suo lignaggio non avrebbe mai rinunciato a sua figlia, alla bambina avuta da quell’uomo che l’amava e che voleva sposarla, morto senza nemmeno sapere che lei era incinta.
Edith, la quieta, così sfortunata in amore, il cui carattere si è forgiato man mano, divenendo sempre più forte pur non avendo gli aspetti tipici di quello di Mary, per la quale tutti speriamo arrivi il tanto sospirato Happy Ending.

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lady-sybil-downtonSybil, la più giovane. Sybil la bellissima, Sybil la generosa, l’altruista, la gentile, la solare. Sybil la forte, la determinata, la testarda, la ribelle; la giovane anticonformista, la donna moderna, la “suffragetta”; Sybil la coraggiosa, l’indipendente, disposta a lottare con le unghie e con i denti per la sua vita, per fare le sue scelte, che non ha avuto remore a urlare al padre “Io sono interessata alla politica, io ho delle opinioni!”, e a indossare i pantaloni per scendere a cena, sfoggiandoli con sicurezza, fiera, quasi sfidando la famiglia a contraddirla (sotto lo sguardo stupito di genitori e sorella maggiore, torvo della nonna ma, ed è emblematico, guadagnandosi il sorriso luminoso e ammirato di Matthew e Tom), gesti con i quali, per prima, è divenuta l’emblema dell’ascesa della figura e del ruolo della donna in una terra e in una società che era ancora oppressiva nei suoi confronti; la giovane donna che, pur rispettando profondamente la propria famiglia e il suo retaggio, non vi ha mai dato reale importanza, poiché si è sempre resa conto che il vero valore della vita risiede in altro. La figlia del Conte che procurava colloqui di lavoro a una delle cameriere, le prestava i vestiti per gli stessi, la accompagnava e la spronava a non arrendersi e continuare a sperare e a impegnarsi per costruirsi una vita migliore, una carriera.
Sybil, che non ha mai avuto paura di mostrarsi per la persona che era, né di mostrare le proprie emozioni e che con il suo amore “proibito” per un “commoner”, l’irlandese Tom Branson, autista dei Crawley (del quale aveva capito la profondità dell’animo – forte, amorevole, leale, generoso -, la sua forza e la sua intelligenza, rendendosi conto che dietro la facciata dell’autista c’era un uomo complesso, colto, un aspirante giornalista e attivista politico), senza rendersene conto ha salvato la propria famiglia e il suo retaggio, portandoli nella modernità, e dando, sia a Tom (il quale l’ha amata in modo totale e senza riserva alcuna ed è divenuto il suo adorato marito e padre della sua bambina), che ai Crawley, il dono di una famiglia più numerosa, più forte e più unita, proprio lei, la più piccola, il cucciolo della famiglia che tutti cercavano di proteggere senza rendersi conto che lei non aveva bisogno di protezione, la luce della famiglia e di Downton, che con la sua eredità d’amore ha continuato a illuminarne il cammino anche quando, in una tragica notte, ha dovuto lasciare tutti loro.

season2_characters_slideshow_mary_08Mary, la maggiore, nonché la più complessa delle tre sorelle, in ogni senso. La composta, la bella ed elegante, l’aggraziata; Mary l’altera, la dura, l’apparentemente fredda e snob, persino a volte insensibile, colei che si è sempre tenuta tutto dentro, in realtà divisa tra i doveri verso la propria famiglia e il casato e i desideri del suo cuore, di poter fare le proprie scelte, di sperimentare la vita, di essere libera, di mostrare il suo valore come persona, la sua intelligenza; una divisione che ha suscitato in lei una lotta interiore spentasi solo grazie a Matthew; Mary, in verità dotata di grande generosità, di una profondissima e totale capacità di amare, decisa a rappresentare la propria famiglia e la propria nobiltà senza, tuttavia, mai farla pesare sulle persone appartenenti al ceto sociale inferiore al suo, senza avere nemmeno pregiudizi razziali in un’epoca in cui esisteva ancora l’imperialismo. Una donna che ha sempre trattato le persone per ciò che erano, in base al loro valore, e ha mostrato una gentilezza pari a quella di Sybil, pur avendo un carattere più spinoso di quest’ultima, pretendendo immediata onestà, capace di divenire oltremodo tagliente, altrimenti.
La Lady il cui più fidato consigliere e protettore, uno degli uomini più importanti della sua vita, era Mr. Carson, il maggiordomo, con cui ha avuto un rapporto padre-figlia (pur amando moltissimo suo padre, Robert… non era un caso che ci fossero quest’ultimo e Mr. Carson, quando lei ha sceso la scalinata in abito da sposa).
Mary, le cui storie d’amore hanno segnato Downton Abbey più di quelle di chiunque altro.
Parliamone, dunque.

matthew-Crawley-Downton-AbbeyMatthew era il principe azzurro. Un “moderno” principe azzurro, ma lo era. Discendente della stessa casata nobiliare, ma di un ramo cadetto, non aveva mai conosciuto i fasti, le tradizioni e il conservatorismo della nobiltà. Matthew aveva deciso di studiare, era divenuto avvocato ed era felice della sua vita normale, con una madre amorevole e un lavoro che lo appassionava e soddisfava e, nel 1912, era un uomo moderno. Il tutto finché non era arrivato quel telegramma che lo aveva informato di essere il nuovo erede del Conte di Grantham, titolo, tenuta e patrimonio. E così, egli era stato sradicato dalla sua vita per piombare in una di cui non concepiva nemmeno l’esistenza, che riteneva obsoleta e avente alcuni aspetti ridicoli.
Matthew era una persona meravigliosa. Di animo profondamente nobile, dolce, comprensivo, paziente e buono, aveva anche una forza, una decisione e un coraggio innati, nonché un grande senso dell’onore e una grande onestà. Egli era, anche, dotato di senso dell’umorismo, di quella sottile ironia che si esprimeva nel sorrisetto e nello scintillio degli incredibili occhi azzurri e che compariva all’improvviso.
E i Crawley l’avevano amato. Non subito, ci era voluto tempo perché le due parti si abituassero l’una all’altra, imparassero a conoscersi e comprendersi a vicenda, ma nondimeno, piuttosto in fretta, l’avevano amato, riconoscendo la sua intelligenza, il suo essere, al pari e più di altri, un gentleman. Difficile, anzi, praticamente impossibile non amare Matthew, proprio per quelle sue qualità. E anche Mary, inaspettatamente (per ciò che lei stessa credeva), si era innamorata di lui. Matthew, con la sua gentilezza, la sua onestà, la sua forza e la sua ironia aveva dato respiro a Mary, le aveva donato quell’ossigeno di cui lei aveva bisogno e che credeva non avrebbe mai avuto. L’aveva fatta ridere nel bel mezzo di una cena con tanto di ospiti, costringendola a nascondere il volto nel tovagliolo, portandola a cercare il suo sguardo ironico, complice e ridente. Matthew aveva fatto breccia in quella corazza di senso del dovere e responsabilità che Mary si portava addosso.
Inaspettatamente, per il punto di vista di entrambi, si erano amati; a dispetto delle mille difficoltà, di tutto ciò che la vita aveva fatto per dividerli (aiutata da Edith), si erano amati, senza remore, senza egoismo, volendo solo il bene e la felicità dell’altro, anche quando, separati, legati ad altri, soffrivano atrocemente e si cercavano, anche solo con gli occhi.
Egli era inizialmente diffidente come Mary: lei, che a malincuore avrebbe sposato un cugino di terzo grado, erede di Downton Abbey, non voleva nemmeno prendere in considerazione l’idea di sposare uno sconosciuto solo per restare Lady Mary Crawley e divenire la Contessa di Grantham; lui non aveva alcuna intenzione di accettare nemmeno un tentativo di matrimonio combinato, quindi di vedersi dare in moglie la figlia del lontano cugino del quale improvvisamente era divenuto erede, solo perché era la figlia maggiore del Conte di Grantham, e lo aveva messo in chiaro subito con la madre: “Che non vi venga in mente di combinare il matrimonio. Sceglierò io la donna che voglio sposare.”
Propositi di fermezza finiti, per Matthew, poco dopo l’arrivo a Downton Abbey: per Mary, non molto tempo dopo, quando ormai era conquistata da Matthew, dal suo essere semplicemente se stesso, dolce e paziente, ma anche forte, deciso a non essere travolto da nessuno di loro, né dalla sua nuova condizione, con quella sua garbata ironia e la sua fermezza.
Seppur consapevole del carattere difficile di Mary, Matthew l’aveva amata perché molto presto aveva capito che sotto quello strato di forza e autorevolezza c’era molto di più, c’erano dolcezza, gentilezza, amorevolezza, e con la sua presenza pacata e gentile aveva aiutato Mary a emergere dal proprio guscio, a rivelare agli altri quella parte di sé che solitamente preferiva tenere celata, per paura e per senso del dovere, di responsabilità, in quanto figlia maggiore dei Conti di Grantham.
Col tempo Matthew aveva capito l’importanza dell’eredità, non solo, forse non tanto, per il titolo, ma per ciò che con esso egli avrebbe ricevuto, ovvero la tenuta di Downton Abbey; aveva compreso quanti sforzi, quanto lavoro erano stati impiegati per generazioni, quanta dedizione era stata dedicata alla tenuta non solo dalla famiglia, ma anche da chi vi lavorava e tutto ciò lo aveva portato ad amare non solo Mary, ma tutta Downton, riamato a sua volta da tutti, perfino dalla ferrea e temibile Contessa madre, Lady Violet, che col tempo grazie al suo infallibile occhio aveva compreso come la nipote e quel giovane uomo sbucato dal nulla per ereditare tutto si amassero ed era discretamente intervenuta non per interesse economico, ma semplicemente per far sì che entrambi potessero essere felici (il fatto che lui fosse l’erede era una felice coincidenza).
E così, la “principessa di ghiaccio” e il moderno gentleman, cavaliere dalla scintillante armatura deciso a proteggere le persone amate, tra cui la nuova famiglia, si erano amati. Quando, finalmente, in quella notte invernale, i due si erano promessi l’uno all’altro, tutti avevamo tirato un sospiro di sollievo, dopo le innumerevoli sofferenze che avevano patito, la tragicità degli eventi calati su di loro, tenendoli vicini ma separati per anni.

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Quanto era meraviglioso vedere Matthew in tight, la sera, elegantemente seduto in una delle poltrone di quella camera che non era più solo di Mary, ma finalmente di entrambi, con le lunghe gambe accavallate, impegnato discorrere con sua moglie, mentre Mary terminava di prepararsi? Erano stupendi anche quando litigavano, ognuno dei due irritato dalla testardaggine dell’altro. Una gioia per gli occhi e per i cuori.
Quando quella gioia si è interrotta così brutalmente, in modo e momento così ingiusto, siamo rimasti sotto shock, incapaci di accettare che quello potesse essere il loro destino. Non poteva andare in quel modo, non dopo che lei aveva rinunciato a lui per quel segreto che custodiva; non dopo la guerra, che per poco non si era portata via Matthew; non dopo che entrambi si erano promessi ad altri credendo di non poter stare insieme, lui perché erroneamente convinto che lei non lo amasse, lei per proteggere la famiglia dallo scandalo; non dopo che, quando Matthew l’aveva salvata dalla promessa di matrimonio con quell’uomo freddo e a volte meschino, Mary aveva deciso di partire per gli Stati Uniti, ancora una volta per proteggere tutti loro. Non dopo, insomma, i sette infiniti anni che ci erano voluti affinché potessero finalmente essere felici e sposarsi. Non dopo la perdita di Sybil e, ancora di più, non nel momento della nascita del loro bambino. Invece, purtroppo, quella era la realtà e dopo un periodo troppo breve di felicità duramente conquistata, Matthew era stato strappato via a Mary e a tutta la famiglia.
E Mary, inebetita da quel dolore così acuto che li aveva colpiti in un momento che avrebbe dovuto essere solo felicità, era lentamente scivolata di nuovo nel suo guscio. La sofferenza l’aveva imprigionata nelle sue maglie, rendendola incapace di tornare a vivere (nemmeno per il suo bambino, che pure amava con tutta se stessa), insensibile al mondo esterno, a chi l’amava, fino a portarla a rinchiudersi nuovamente in quello stato di freddezza e a dire “Non so se vorrei rivivere ciò che ho vissuto con Matthew. Lui mi ha cambiata e se non l’avesse fatto ora non soffrirei così… E’ come se la sua perdita si fosse portata via anche quella parte di me. La Mary gentile e amorevole non esiste più.”

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Ovviamente, tutti abbiamo pensato “Nessuno può sostituire Matthew! Ora vediamo come fanno, nessuno può essere alla sua altezza.”
Evelyn Napier? Assolutamente no.
Charles Blake? Un bel personaggio, forte, ironico, deciso… ma no.
Lord Tony Gillingham? Con tutto il rispetto, Sir, ma proprio no.
La verità è che nessuno di loro ha mai avuto la forza necessaria per essere il compagno della vita di Mary, nemmeno Charles, che dei tre era quello con carattere più simile a quello di lei, in un certo senso, che l’aveva sfidata e fatta ridere.
EMBARGOED_DOWNTONEP8_ 17E poi, all’improvviso, è arrivato Lui. Henry Talbot.
Ho letto che molti si sono lamentati della velocità con cui gli eventi si sono svolti e sono generalmente d’accordo, ma ci sono dei fattori da considerare: in primo luogo, sfortunatamente, siamo all’ultima stagione, quindi non c’è ulteriore tempo; in secondo luogo, la storia di Mary e Matthew era stata costruita in un arco temporale così lungo perché era l’inizio dello show e c’era tutto il tempo del mondo (e magari era ideata per durare a lungo). Questo da un punto di vista meramente tecnico, ma ci sono anche considerazioni inerenti ai personaggi, alla loro storia, che aiutano a comprendere le differenze e perché le diverse tempistiche siano da considerare giuste. Quando Mary e Matthew si conobbero lei era molto giovane, non aveva ancora ben chiaro cosa voleva, Matthew era il primo uomo a suscitare in lei un vero interesse romantico… Mary non aveva esperienza alcuna, inoltre era il 1913. A questo si era aggiunta la guerra (che per l’Italia fu del ’15-’18, ma per il resto d’Europa, come avvenne successivamente con la Seconda Guerra Mondiale, fu più lunga e coprì il periodo dal 1914 al 1918) e la loro storia, dunque, fu vissuta in anni proprio a causa della tragicità della guerra, della sua portata e della sua lunghezza. All’arrivo di Henry, però, Mary era una donna adulta e indipendente, libera di prendere le proprie decisioni in autonomia (come abbiamo visto con l’avventura romantica con Tony Gillingham), non più inesperta, era stata sposata, aveva avuto una successiva relazione e il periodo in cui vivevano era relativamente quieto, non c’erano tragicità immani come una guerra mondiale capaci di tenere divisi i due per anni. Infine, è anche vero che la storia di Mary e Henry ha coperto un anno, che non è poco.
Sono la prima a dire che gli autori avrebbero dovuto cercare di inserire il personaggio di Henry ben prima dello speciale natalizio della quinta stagione, diciamo a metà della stessa, per far vedere di più lui e Mary insieme, dare più ampio respiro al tutto e sfruttare maggiormente il personaggio, che è favoloso, nonché Matthew Goode (un nome, un destino, si potrebbe dire…), attore eccezionale (anche se mi rendo conto delle potenziali difficoltà, essendo lui impegnato anche cinematograficamente), ma bisogna tenere presenti le considerazioni che ho esposto poc’anzi.
Infatti, nonostante il “tardo arrivo” di lui, è bastata la prima scena tra i due a caccia per0df4f5ca007cc23db56de576136f85c2 far capire che Henry era l’unico all’altezza di Matthew e il seguito lo ha confermato costantemente (per non parlare della bellezza di lui e Mary insieme).
La loro storia è stata costruita principalmente su sguardi e piccoli gesti che da subito hanno mostrato quale sorta di “colpo di fulmine” fosse intercorso tra i due, i quali sin dal primo giorno sono stati attratti l’uno dall’altro, anche Mary, a dispetto dell’atteggiamento severo e punzecchiante avuto con lui. Inaspettatamente, Henry l’ha colpita, perché Mary si attendeva una persona insopportabile (come lei se l’era immaginato nella mente) e invece si era trovata davanti quest’uomo non solo affascinante, ma che soprattutto era un gentleman, cortese, galante e pieno di considerazione per gli altri. Dopo poche ore, inoltre, aveva scoperto quanto lui fosse arguto… e tutto questo l’aveva intrigata, tanto da farla correre a salutarlo, per poi scusarsi dell’atteggiamento avuto e cercare di prolungare il più possibile quei momenti insieme. (E tutte le volte che lo ha rivisto, sin dall’arrivo di lui a Downton, la si è vista spalancare gli occhi, osservarlo per poi abbassare di colpo lo sguardo per non essere scoperta… si poteva quasi sentire il suo cuore perdere battiti e poi accelerare.)
In realtà, Matthew e Henry sono simili: entrambi di nascita nobile, ma di un ramo cadetto e così distanti dal titolo da non avere nemmeno il diritto di essere chiamati “Sir”; ambedue avevano costruito la loro vita liberi dalle rigide regole della nobiltà, lavorando e facendo ciò che amavano; entrambi dei veri gentleman, nonché decisi e ironici, con quello stesso scintillio negli occhi. Matthew, però, era come una giornata di sole che ti avvolge e culla nel suo calore, Henry si è scoperto essere appassionato, intrigante e seducente come la notte. Laddove Matthew aveva conquistato Mary con la forza della sua dolcezza e onesta, Henry, al quale tali caratteristiche on mancavano affatto, l’ha conquistata “sfidandola”, tenendole testa, forzandola, anche, seppure sempre in modo garbato. Henry si è rivelato un uomo forte, sicuro di sé, e non si è fatto intimorire nemmeno un istante da Mary, opponendole la sua galanteria e quello sguardo (e sorriso) ironico e malizioso.
Non l’ha trattata come una fragile bambola, ma come la donna della quale era attratto, poi innamorato, senza mai celare il desiderio di lei, della sua voce, della sua compagnia, del suo amore. Per una Mary quasi “abituata” a dei corteggiatori che aspettavano con ansia una sua attenzione, Henry è stato colui che, pur con la sua tipica galanteria, si è preso la sua attenzione, senza chiederla, l’ha fatta sentire persino soppesata, un predatore che punta la preda e le gira attorno, seppur benevolo (la scena al Royal Automobile Club in cui fa un passo indietro e valuta l’abbigliamento di Mary, per poi concederle di essere elegante, è emblematica). Anche se in alcuni momenti l’ha guardata con lo stesso desiderio irrefrenabile con cui un bambino guarda i doni sotto l’Albero di Natale, Henry non ha avuto remore nel forzare Mary, per quanto gentilmente, a fare ciò che lui voleva, l’ha messa dinanzi alle sue paure, per fargliele superare e le ha detto senza mezzi termini, seppur con dolcezza, che si aspettava entusiasmo e incitamento da parte sua. L’esperimento è fallito miseramente, ma il suo intento era quello e anche dopo, nel dolore per la perdita del suo migliore amico e l’allontanamento da parte di lei, non ha mollato la presa, come suol dirsi, è tornato alla carica e l’ha forzata nuovamente, affrontandola a viso aperto, pretendendo spiegazioni, perché conscio del sentimento reciproco. Si può dire che Henry Talbot abbia fatto di tutto per prendersi la donna che amava… ricevendo anche aiuto da Tom e, senza saperlo, da Lady Violet (nuovamente intervenuta per la felicità della nipote…), ma la maggior parte del merito va a lui.

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Mary è stata indubbiamente spiazzata da Henry, che è entrato nella sua vita e l’ha letteralmente stravolta, facendole di nuovo provare un sentimento totalizzante, spaventoso, proprio per la sua intensità e per il fatto di non poter in nessun modo controllare Henry, il quale, come notato da Anna, si è rivelato persino più forte di lei. Ed essere più forti di Lady Mary Crawley è tutto dire.
Spaventata, in particolar modo dopo l’incidente, Mary ha reagito nell’unico modo che conosceva: chiudendosi in se stessa, senza rivelare le vere motivazioni nemmeno a Tom, l’unico, a parte Lady Violet, a conoscerla davvero, in grado di comprenderla, che ormai era divenuto un vero fratello sia per lei che per Edith (e come tale si comportava, con loro, proteggendole, spronandole, cercando di mediare e di farle avvicinare l’una all’altra, riprendendole quando sbagliavano…). Mary ha fatto di nuovo credere a tutti di essere una fredda snob senza cuore, persino a Tom, senza rivelare che la sua era folle paura: paura di perdere, di nuovo, l’amore della sua vita, evento che non avrebbe potuto sopportare. Aveva amato Matthew con tutta se stessa, di un amore di cui non sapeva di essere capace; dopo la sua perdita aveva creduto di non poter provare un tale sentimento mai più, fino all’arrivo di Henry, per il quale ha provato un amore ugualmente intenso e l’idea di poterlo perdere, per di più nello stesso modo in cui aveva perso Matthew, è stato troppo per lei, così ha cercato di fuggire.

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Quello che non aveva capito, però era di non dover essere sola, di poter essere aiutata ad affrontare tale paura, né che non poteva fuggire dall’uomo della sua vita. Henry, infatti, al pari di Matthew era l’uomo della vita di Mary. Senza dubbio, se Matthew non fosse morto, lei non avrebbe amato nessun altro, ma Matthew è morto e alla fine è arrivato Henry, l’unico in grado di poter sostituire Matthew nel cuore della giovane donna. Ed è emblematico, ancora una volta, come tra i due uomini vi siano altre analogie, che testimoniano, di nuovo, non solo la vera essenza di questa donna così complessa, ma anche il valore della storia: sia Matthew che Henry erano “borghesi” e, dunque, per entrambi gli amori della sua vita, Mary, figlia maggiore dei Conti di Grantham, cresciuta per essere una Lady, sposa di un nobile, futura signora di Downton Abbey, ha rifiutato uomini di vera nascita nobile e ha amato uomini di nascita inferiore alla sua (Matthew era divenuto erede al titolo per puro caso e anche quando aveva rischiato di perdere il diritto all’eredità Mary aveva fatto capire di volerlo sposare ugualmente) per il loro valore come persone. E anche questo dimostra la modernità di questa donna vissuta all’inizio del XX secolo.

Tutte e tre le sorelle sono state innegabilmente influenzate non solo dalla madre, a sua season2_characters_slideshow_violet_01volta moderna, americana, l’amorevole e generosa Cora, ma anche dalla nonna paterna, proprio lei, la ferrea e temibile Contessa Madre Lady Violet, che, nonostante tutto il suo attaccamento alle tradizioni e al buon nome del casato, ha messo dinanzi a tutto l’amore per la sua famiglia, per le sue nipoti (la cui passione più o meno accentuata evidentemente le ha ricordato la sua, di quando era giovane), delle quali ha considerato la felicità e il benessere sopra ogni cosa, spingendo anche il figlio ad accettare un genero che era stato il loro stesso autista, pur di non perdere Sybil, la minore delle tre. E con questo gesto ha dato gioia, ricchezza e forza alla propria famiglia, non solo perché Tom era intelligente, saggio e capace, ma soprattutto perché ha dato un figlio e un fratello a suo figlio e alle sue nipoti e lei stessa lo ha amato, arrivando a rispettarlo e considerare la sua opinione in tutto, in particolar modo per la gestione della tenuta e il benessere e la felicità di Mary ed Edith (“Ho parlato con Tom” è sembrato divenire il suo motto). Proprio parlando con Tom, Lady Violet è arrivata a capire Mary (quella nipote così simile a lei) e intuire che dietro la sua “fuga” da Henry c’era qualcosa di molto profondo e doloroso. Come aveva fatto in passato, Lady Violet ha affrontato Mary e con lei la giovane donna non ha potuto mentire né svicolare e sotto le domande della nonna è crollata, rivelando tutta la disperazione del vasto sentimento provato per Henry e delle sue paure. Lady Violet ha compreso la nipote come aveva fatto Matthew, come ha fatto Tom: “Sei l’unica donna che conosco che preferisce far credere di essere insensibile ed egoista, piuttosto che svelare ciò che davvero prova.”
E nuovamente, con Tom, è stata l’artefice della felicità di Mary, per l’ennesima volta di quella di una delle sue nipoti.
Pur nel suo conservatorismo, dunque, anche Lady Violet è, a sua volta, una donna eccezionale e moderna.

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Una delle tante ricchezze di Downton Abbey come show, una storia di cui di certo si sentirà la mancanza, per ognuna delle sue tantissime e meravigliose sfaccettature e caratteristiche, che l’hanno resa assolutamente unica.

 

P.S: infine, una dedica alla mia mamy, che mi ha aiutato a scrivere il pezzo (sotto mia dettatura), a causa del mio stato malaticcio, a Gnappies, perché deve colmare una lacuna terribile, e a Ocean, che come me e con me condivide non l’amore appassionato e infinito, di più, per questo gioiello assoluto della televisione non solo britannica ma mondiale.

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

4 COMMENTS

  1. In imperdonabile ritardo (le motivazioni le sai) mi ritrovo a commentare questo bellissimo articolo 🙂
    Grazie per la dedica!
    Non potevi analizzare meglio i personaggi di questa storia che io amo nel profondo, che è stata portata sullo schermo da un genio e da tanti attori meravigliosi, e che continuo a riguardare all’infinito per le sue proprietà puramente calmanti (è praticamente il mio psicofarmaco personale).
    Le donne sono sempre state la forza, occulta e non, di Downton. In una società puramente patriarcale, in cui il loro destino era semplicemente mandare e ricevere lettere e visitare amici di famiglia, tutte hanno svolto da sempre il ruolo di fondamenta reali per il sostegno della casa.
    Da Violet a cora, da Edith, Sybil e Mary, finanche ad Anna, Elsie, Mrs Patmore e Daisy sono le vere figure cardine di questa storia meravigliosamente scritta. Ogni uomo di Downton alla fine, anche dopo innumerevoli litigi e animosità, si piega alla gentilezza, al carattere e alla volitività delle vere regine di questo show.
    E questo tuo articolo è un immenso e fantastico tributo a loro.
    Grazie, tesoro! Grazie per questo tuo pensiero tanto speciale!

    • E la mia risposta arriva con un vero imperdonabile ritardo, ma i miei acciacchi li conosci. Sorry.

      Grazie!!! Sono contenta che ti sia piaciuto, proprio perché so quanto, come me, ami questa storia.
      Sì, anche per me svolge quella funzione. Downton è l’antidoto a tutto (tranne alcuni episodi…).

      Non potrei essere più d’accordo con te.
      La forza di questa storia e onestamente niente affatto occulta, direi.
      Cora e Lady Violet, Mrs Hughes e Mrs Patmore sono sempre state tutt’altro che occulte. XD
      E sì, hai proprio ragione, ogni uomo di Downton può aver sbraitato quanto voleva, ma alla fine tutti si sono piegati alla volontà femminile. Cosa che trovo essere un altro punto di incredibile forza di questa storia, per citare te, meravigliosamente scritta. E questo non per volontà di affermazione di una supremazia femminile, bensì perché questo ha reso le figure maschili dei Veri Uomini.
      Uomini che hanno saputo riconoscere i propri errori, li hanno corretti e uomini che hanno saputo (e mostrato) come va trattata una donna: massimo rispetto, sempre, e considerazione per la sua intelligenza anche quando in disaccordo.
      Questo non solo nei casi verificatisi tra le coppie, ma anche tra coloro che erano legati da amicizia o semplice stima.
      E se si tiene conto che era la fine della Belle Epoque e, successivamente, gli anni ’20, è tutto dire. Ho sempre pensato che le figure maschili di questa storia avessero tanto da insegnare agli uomini odierni, tra cui anche come la si conquista, una donna (e lo stesso dicasi per le figure femminili, che tra le altre cose, di cui ho già parlato e che di certo sono la parte più importante, sono anche l’esempio di come ci si fa corteggiare).

      Grazie mille!
      Volevo proprio fare un tributo a questa storia unica e incredibile sotto ogni punto di vista, ora che siamo agli sgoccioli (Buuuuuuuaaaaaaaaahhhhhhhh!!!!!!!!!).
      Sono contenta che si sia colto questo aspetto.

  2. Hai scritto un articolo meraviglioso. Complimenti! Mi sono persa nuovamente nel mondo di Downton Abbey come quando vedevo la serie e mi sono emozionata nel leggere ciò che hai scritto; anche con un pizzico di sofferenza leggendo la parte di Sybil e Tom e Mary e Matthew.

    • Grazie!!!

      Oh, guarda, scrivendo e rileggendo per controllare ho versato lacrime anche io, non perché soddisfatta di quanto stavo scrivendo, ma proprio per la storia in se stessa che stavo ripercorrendo, in particolare, come hai detto tu, Sybil (L’ADORAVO!!!!) e Tom (L’ADORO), Mary e Matthew (meno male che è arrivato Henry…. solo che li odio per averlo fatto arrivare solo ora).

      Grazie ancora!

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