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Doctor Who 11×10 – Una destinazione senza un viaggio

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Doctor Who 11×10 – Una destinazione senza un viaggio

Alla fine ci siamo arrivati. Con “The Battle of Ranskoor Av Kolos” si è (finalmente) chiusa questa undicesima stagione di “Doctor Who”, la prima con Chibnall al timone e Jodie Whittaker nei panni del Dottore.
All’atto di tirare le somme è innegabile che ci siano stati alti e bassi (più bassi, nel mio personalissimo parere).

Questo episodio conclusivo, bisogna ammetterlo, è stato assolutamente pregevole. Quello che però mi secca è che, se preceduto da un’opportuna preparazione, da un accenno di continuità e sviluppo, avrebbe potuto essere maestoso, magnifico.
Per il modo in cui ci è stato presentato sembra quasi che Chibnall si sia svegliato e abbia detto: “Ehi, mi sono dimenticato della trama orizzontale! E ora come faccio? È l’ultimo episodio, gli spettatori si aspettano che ci sia una trama orizzontale… ma sì, che ci frega, riesumiamo a caso il cattivo del primo episodio!”.
Questa soluzione, mi dispiace dirlo, mi ha dato un senso generale di trascuratezza.

Come già accennato, se presa senza considerare il resto della stagione, questa puntata ha rappresentato senza dubbio un degno finale.
L’introduzione degli Ux, una razza aliena dotata di poteri immensi, che possono essere volti sia alla creazione che alla distruzione, mi ha affascinata. Penso che l’idea abbia un potenziale enorme, soprattutto perché è stata creata una mitologia di background che ci ha rimandato un quadro nitido e intrigante di questa specie.
Mi piacerebbe onestamente veder tornare Delph e Umsang, ma, visto l’andamento di questo capitolo di “Doctor Who”, dubito di poterci sperare.

Graham e Ryan sono riusciti entrambi a brillare e a reclamare definitivamente il diritto di stare a bordo del Tardis. Certo, la strada è ancora lunga prima di arrivare a rivestire nel cuore dei telespettatori la stessa importanza di Rose, Donna, i Pond e Clara, ma le premesse ci sono tutte.

Graham in particolare ha avuto modo di emergere in maniera prepotente in queste ultime due puntate. L’incontro con Grace in “It Takes You Away” prima e il dilemma morale affrontato nel season finale, hanno dato modo a questo personaggio di evolversi in maniera inaspettata e di acquisire un’enorme profondità.
Bradley Walsh, poi, riesce sempre a spezzarmi il cuore con la sua interpretazione carica di umanità. Lo stupore e il candore con cui ammette di sentirsi perso senza Grace, la sua meraviglia per il fatto che lei possa pensare anche solo un secondo che non sia così, mi hanno commosso fino alle lacrime.

Personalmente non ho mai avuto dubbi sul fatto che Graham fosse il “better man” di cui parlava Grace. Credo che in pochi avrebbero avuto la forza e il coraggio di rinunciare alla possibilità di vendicare una persona cara. Se ci fermiamo per un secondo a riflettere su quello che Grace ha significato per l’uomo, ci rendiamo immediatamente conto che Tzim-Sha (o Tim Shaw, come l’ha ribattezzato il Dottore) non l’ha solo privato dell’amore della sua vita.
A seguito della perdita della moglie, Graham si è trovato privato del suo baricentro, completamente privo di equilibrio e senza una vera e propria ragione per vivere. Quello che ammiro di più nel suo personaggio, oltre all’estrema bontà, è l’immane quantità di forza che ha dimostrato di possedere nel trovare il coraggio di rimettersi in piedi e di ricostruire se stesso e la sua vita.

Anche Ryan ha fatto molta strada ed è diventato una persona molto diversa dal ragazzino arrabbiato che abbiamo visto nei primi episodi.
Le avventure vissute con il Dottore lo hanno plasmato rapidamente e lo hanno portato ad acquisire una maturità e una pacatezza che mai mi sarei aspettata.
L’evolversi del suo rapporto con Graham è la degna conclusione di un percorso iniziato un po’ in sordina, ma che ha continuato ad evolversi in maniera costante. Sentire Ryan chiamare Graham nonno e manifestargli il suo affetto in maniera esplicita è stato il degno coronamento di quella che scherzosamente (ma neanche troppo) definisco l’unica vera trama orizzontale della stagione.

 

Purtroppo non posso spendere parole altrettanto positive su Yasmin. Acclamata a gran voce dal fandom, sulla base di qualcosa che io evidentemente non riesco a vedere, Yasmin per me è stato un personaggio assolutamente piatto.
Totalmente priva di una storyline e di un’evoluzione, incapace di ritagliarsi un suo spazio e una sua personalità anche negli episodi a lei dedicati, Yasmin è la vittima più evidente di un grossolano errore di scrittura.
All’alba del decimo episodio, la ragazza è diventata ormai la caricatura di se stessa, riesumata dal dimenticatoio solo per dare vita a momenti fan service che strizzano l’occhio a una relazione fortemente voluta dal fandom, ma al momento basata sul nulla più assoluto.

Più che una top 3 dell’episodio, preferisco stavolta lasciarvi con una top 3 dell’intera stagione, che rappresenti per me una sorta di bilancio di quanto di buono c’è stato in questa undicesima stagione:

  1. Jodie Whittaker. Nonostante le mie iniziali perplessità sulla scelta di un Dottore donna, Jodie mi ha assolutamente conquistata, rivelandosi perfetta per il ruolo. Il suo Dottore, solare, divertente e confusionario, mi ha ampiamente convinto e sono felice di sapere che lo rivedremo anche nella dodicesima stagione.
  2. Graham e Ryan, promossi a pieni voti sia per il loro percorso individuale e personale, che per la maturazione del loro rapporto.
  3. Alcuni degli episodi sono stati indiscutibilmente toccanti e hanno introdotto personaggi interessanti, che varrebbe la pena rivedere anche in futuro (mi riferisco ad esempio a King James e agli Ux).

In attesa dello speciale di Natale Capodanno, vi invito a passare da queste meravigliose pagine per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e spoiler:

An Anglophile Girl’s Diary
Doctor Who Pagina Italiana
Gli Attori Britannici Hanno Rovinato La Mia Vita
The White Queen Italia
Fraciconia- The Anglophiles’ Lair

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Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

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