
Ieri Netflix ha rilasciato la prima stagione di “Chilling Adventures of Sabrina”, adattamento dei fumetti della storia della giovane strega Sabrina Spellman, collegata, nella versione cartacea, all’universo di “Riverdale”.
Precisiamo che, come da titolo, questo è un Pilot Addicted, quindi una prima impressione in base a quanto visto nella prima puntata.
Quando inizialmente hanno annunciato il reboot di “Sabrina, The Teenage Witch” non ho fatto esattamente i salti di gioia. La mia mancanza di entusiasmo era dovuta soprattutto al fatto che la serie era stata presentata come un presunto spin-off di “Riverdale”.
Avevo pertanto paura che gli autori, pur di favorire eventuali cross-over, inserissero forzatamente tematiche e situazioni che di fatto non appartenevano alla serie madre.
Poi però la musica ha cominciato a cambiare. Il primo passo è stato l’annuncio che Netflix avrebbe prodotto la serie. Tendenzialmente adoro le produzioni Netflix e lo spostamento su un altro network avrebbe di fatto reso più complessa la possibilità di un potenziale cross-over.
La conferma poi che il reboot sarebbe stato totalmente diverso dall’originale, e si sarebbe anzi strettamente ricollegato ai fumetti, ha sancito in via definitiva il mio cambio di posizione.
Con l’uscita dei primi teaser e immagini promozionali, ero ufficialmente in hype.
Finalmente ieri la serie ha fatto il suo debutto su Netflix, che l’ha rilasciata come sempre in un unico blocco. Appena tornata a casa, mi sono subito fiondata sul divano per vedere il primo episodio… che poi abbia finito per vederne quattro è un’altra storia!
Il pilot mi ha convinto al cento per cento. Tutto, dai costumi agli effetti di post-produzione, è curato nei minimi dettagli e contribuisce a creare un clima d’ansia che stranamente ben si sposa con le pene quotidiane di Sabrina.
Kiernan Shipka convince e incanta con la sua interpretazione della giovane strega e con il suo aspetto a tratti etereo, incredibilmente adatto al personaggio. La Davis e la Otto condiscono di brio e pepe i battibecchi di Hilda e Zelda, le antitetiche zie della protagonista.
Michelle Gomez, come sempre immensa, ruba la scena a tutti con la sua Mary Wardell, che per certi versi mi ricorda un po’ Missy.
La colonna sonora, frizzante e vagamente retro, apparentemente in contrasto con il sapore horror della narrazione, crea invece una sorta di deliziosa dissonanza. Quando Sabrina entra in casa e comincia a ballare sulle note di “Be My Baby”, il richiamo a “Dirty Dancing” e agli anni ’60 è immediato.
La serie però non tratta solo argomenti leggeri e propri del teen-drama. Fin da subito è infatti impossibile non percepire il tono fermamente femminista che la caratterizza. Quella di Sabrina è una società prepotentemente matriarcale, in cui gli uomini sono solo ospiti, per quanto graditi, figure di contorno quasi superflue che si illudono di giocare invece un ruolo da protagonisti.
A conti fatti, il mio giudizio su questo pilot è quindi completamente positivo. E ora scusatemi, devo andare a maratonar… ehm, volevo dire, ho lasciato qualcosa sul fuoco!
Quello che colpisce sin dal primo istante è la profonda differenza con la precedente versione di “Sabrina – The Teenage Witch”, ovvero il telefilm degli anni ’90 con melissa Joan Hart nei panni della protagonista. E questa differenza va tutta a favore dello show Netflix. Si evince quanto la storia fosse stata edulcorata perché all’epoca, per esempio, non era ancora accettabile sentire in tv “Praise Satan” (oddio, vista la recrudescenza di perbenismo – sinonimo di ipocrisia – che l’Occidente sta vivendo, a fronte di diritti duramente conquistati, e stando al polverone che ha sollevato “Lucifer” al suo debutto, sicuramente anche adesso c’è chi troverà la cosa un attentato alla moralità delle persone). Ovviamente, come per “Lucifer” l’assenza di filtri e di edulcorazioni si presenta come uno dei punti di forza della serie e uno dei motivi per cui consigliarla.
A questo si aggiunge il black humour che è accennato sin dall’inizio ma che emerge in modo più chiaro dal secondo episodio (sì, ammetto di averlo visto e sto ancora ridendo per la questione Zelda-Hilda).
Interessante la scelta di sfumare le immagini e renderle sfocate in alcune inquadrature.
In secondo luogo, un altro elemento positivo è l’atmosfera, in due diversi sensi: il primo è la naturale conseguenza della mancanza di edulcorazione, quindi questa allure gotica che pervade la serie e che ricorda “La Famiglia Addams”, “Dark Shadows” e altri prodotti simili; il secondo aspetto di questo elemento è quello che si ricollega a ciò che da due anni ormai vediamo in “Riverdale”, ovvero l’ambientazione ai giorni nostri della storia affiancata a uno stile che richiama gli anni Cinquanta-Sessanta. In “Riverdale”, infatti, abbiamo la cioccolata calda con i frappè che sembra essere uscita da “Grease”, i colori pastello di Betty (così come la sua coda), il Drive In… qui abbiamo visto le macchine, gli abiti di Zelda e Hilda e, in particolare, quelli di Sabrina stessa, che ha uno stile molto anni Sessanta. C’è poi l’ulteriore particolare per Sabrina, per la quale il colore dominante è il rosso.
La storia sembra intrigante, con questa appartenenza alla Coven e il diventare una vera e propria strega che paiono avere conseguenze ben più complesse, oscure e pericolose di quanto si potesse immaginare. E, soprattutto, c’è la questione dei genitori di Sabrina.
Oltre a questo personalmente trovo particolarmente interessanti il personaggio del cugino di Sabrina, Ambrose Spellman, e (dal secondo episodio) Father Faustus Blackwood (si chiama Faustus… non penso di dover aggiungere altro).
(Se dovessi proprio trovare un particolare “negativo” – posto volutamente tra virgolette perché non è realmente tale, è solo ciò che mi interessa di meno – direi Harvey, ma chissà, magari col prosieguo della narrazione migliorerà.)
Infine, un altro tocco del tutto positivo è la colonna sonora, che richiama lo stile anni Cinquanta-Sessanta di cui si parlava precedentemente.
Insomma, le buone premesse ci sono, speriamo non vengano deluse!
– Sam
E voi avete iniziato a guardarlo? Cosa ne pensate?