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Chicago PD | Sarà uno show “più aggressivo” grazie a un leader particolare

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Chicago PD | Sarà uno show “più aggressivo” grazie a un leader particolare

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Provenendo dalla stessa persona che sta dietro al franchise di Law & Order – che dal suo debutto nel 1990 ha sfornato ben quattro spin-off – non dovrebbe sorprendere che anche Chicago Fire prodotto da Dick Wolf possa andare incontro a un destino simile. In ogni caso, lo showrunner Matt Olmstead ammette che non se lo aspettava.

“È divertente,” ha detto a TVGuide.com. “Se avessimo pensato fin dall’inizio che il personaggio di Jason Beghe avrebbe avuto uno show tutto per sé, probabilmente non l’avremmo reso così corrotto. Non ci saremmo spinti così in la perché avremmo pensato a proteggere il protagonista del nostro nuovo show. Ma non lo sapevamo, quindi ci siamo andati giù pesante.”

Chicago PD, partito mercoledì, è infatti sotto la leadership del Sergente Hank Voight, il poliziotto dall’etica discutibile che si è scontrato con Casey (Jesse Spencer) quando il figlio ubriaco ha causato un incidente. Nella prima stagione di Chicago Fire, Voight ha ripetutamente tentato di corrompere Casey per mentire sull’accaduto, e quando questi non l’ha fatto ha perfino cercato di eliminarlo (cosa per la quale è poi stato arrestato).

Nonostante lo spin-off non fosse stato programmato, Olmstead sostiene che la sua realizzazione è merito di Beghe e Jon Seda, che interpreta il partner più onorevole di Voight, Antonio Dawson. “[Dick Wolf] è piuttosto deciso quando si tratta di queste cose, in più credo che PD sia nato grazie ai casting di Jason Beghe per Voight e Jon Seda per Antonio Dawson,” afferma Olmstead. “Li abbiamo visti in azione e questo ha fatto si che la gente si affezionasse a loro e volesse rivederli, ed è quello che abbiamo fatto. Da lì, il passo è stato breve.”

Olmstead ammette che per lui e il suo team è stata una “sfida” scrivere uno spin-off di Chicago Fire dopo una sola stagione, ma il peso più grosso se lo sono tolto quando è arrivato il momento di rendere Voight un personaggio migliore. “Sapevamo che la cosa peggiore sarebbe stata cambiarlo drasticamente e fargli capeggiare una raccolta fondi,” spiega Olmstead. “Non si può mai sapere con lui: aggredirà qualcuno o gli stringerà la mano? Abbiamo lavorato in questa direzione.”

Questo è stato fatto lo scorso maggio nel backdoor pilot, quando si è scoperto che Voight stava in realtà lavorando sotto copertura per gli Affari Interni e che stava continuando a comportarsi come un poliziotto corrotto solo per poter arrivare ai cattivi, fatto che ha messo Voight sotto un’altra luce. “Da quanto lavorava per loro? Da molto? È questo l’accordo che gli ha permesso di uscire di prigione? O da prima?” chiede Olmstead. “Al contrario di quei poliziotti corrotti che passano il loro tempo a fare baldoria, correre dietro alle donne e riempirsi le tasche di soldi, Voight fa ciò che fa per difendere la città di Chicago.”

Anche Beghe è venuto a patti con l’ambiguità morale di Voight. “Sa cosa dovrebbe fare, fa ciò che deve e non ha bisogno di giustificarsi. Se deve sporcarsi le mani, non si tira indietro se questo servirà a salvare delle vite,” afferma. “Tutti hanno delle cose di cui non vanno fieri nascoste nell’armadio, e alcuni giorni sono più che in altri.”

La filosofia di Voight secondo la quale bisogna fare ciò che è necessario, influenza l’atmosfera in tutta la sua squadra – che include il partner Antonio, il detective Erin Lindsay (Sophia Bush), il detective Jay Halstead (Jesse Lee Soffer) e l’ufficiale Adam Ruzak (Patrick John Flueger) – nonché quella dello show. “Grazie al lato più audace del suo personaggio, questo show è leggermente diverso dagli altri del genere ed è questo a renderlo interessante, anche se non è stato intenzionale,” racconta Olmstead. “Poi abbiamo intenzionalmente abbracciato l’idea di un’unità un pochino più aggressiva, più di strada, che è stata un vantaggio per noi.”

Non aspettatevi però che tutti giochino alla maniera di Voight. “[Hank] è intelligente quanto basta da sapere che un team formato da Voight, Antonio, Halstead, Lindsay e Ruzak è molto più forte di un team formato da Voight, Voight, Voight, Voight e Voight,” afferma Beghe.

Il tono dato allo show da Voight, non solo l’ha aiutato a staccarsi da Chicago Fire, ma anche da Law & Order e dai suoi successori. “Non possiamo mettere a [Voight] giacca e cravatta da un giorno all’altro e farlo arrivare sulla scena del crimine con penna e quaderno facendogli dire, “Dov’eri la notte del 15?” spiega Olmstead. “La gamma dei casi di cui si occupano è più ampia. Non c’è un cadavere all’inizio che fa loro seguire le briciole di pane fino alla risoluzione del caso alla fine.”

Quindi quanto hanno in comune Chicago Fire e Chicago PD? Olmstead promette che i due show avranno del DNA in comune, come ad esempio dei lunghi archi personali per i personaggi, il che è un punto di distacco dagli altri show di Wolf. Ma cosa più importante, le due serie si scambieranno spesso il cast. Beghe, Seda e Softer hanno degli archi narrativi in corso in Fire, e Monica Raymund di Fire comparirà nel secondo episodio di PD nei panni della sorella di Antonio. “È qualcosa che ci è semplicemente capitata fra le mani. Invece di uno show poliziesco che ha radici in uno show poliziesco, dove le interazioni sono tutte fra poliziotti, qui avevamo vigili del fuoco e paramedici sul luogo dell’incidente prima dei detective,” spiega Olmstead. “E questi rapporti possono rendere entrambi gli show più interessanti.”

Questi crossover però non si baseranno solo sul lavoro. Olmstead ha detto che gli autori stanno pensando all’eventualità di far mettere insieme Severide (Taylor Kinney) di Fire con Lindsay di PD, grazie alla “chimica” che li accomuna. “È una specie di problema algebrico, nel quale bisogna tenere conto di quando lo show va in onda e di cosa stia accadendo nella vita personale dei personaggi per far quadrare il tutto,” dice Olmstead. “Ma è un buon problema da affrontare, e stiamo tentando di farlo.”

Chicago PD va in onda al mercoledì sulla NBC.

Fonte

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

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