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Castle | Recensione 8×17 – Death Wish

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Castle | Recensione 8×17 – Death Wish

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Ben ritrovati con una nuova recensione di Castle!
Siamo ormai alla diciassettesima puntata e come sempre, arrivati a questo punto della stagione, mi chiedo dove sia volato il tempo. Gli hiatus sembrano eterni e dopo due minuti siamo quasi già in dirittura d’arrivo? Non va bene. Non serve ricordarmi che abbiamo avuto 168 (se ho contato giusto) episodi di Castle con i quali posso riempire i vuoti. Non ne basterebbero nemmeno duemila. Infatti Castle non finirà mai. Amen. [Negazione Mode On].

Che bellissima puntata! Divertente, allegra, scanzonata e leggera, ma senza cadere nei toni cheap, e con un tocco di calore e di emozione che ci fa sentire come se vivessimo tutti dentro “Casa Castle”. Il ritorno ai precedenti schemi narrativi, per via del fatto che i Caskett sono tornati insieme anche in forma pubblica, per me si sta rivelando molto soddisfacente, più di quanto mi aspettassi. Ho la sensazione che sappiano dosare con cura e grande capacità gli ingredienti che hanno sempre costituito le fondamenta e il dna di questo telefilm, senza che il risultato appaia solo una mera esecuzione di una ricetta collaudata tanto tempo fa. Sarà merito di quell’ingrediente segreto che Castle aggiunge al caffè di Beckett e che glielo rende tanto indispensabile, o forse della magia che riescono a inserire e che mi fa trascorrere quaranta minuti di pura beatitudine, al punto che i suoi positivi influssi rimangono in me anche nel resto della giornata, così come è sempre stato. Qualsiasi sia l’elemento che rende il mix tanto irresistibile io non voglio che mi venga svelato. Mi basta che continuino a fornirmelo su basi regolari per mantenere il mio status di Castle Addicted.

Death Wish è il risultato molto ben riuscito del primo incarico di Stephanie Hicks nei panni di writer accreditata. Per quanto mi riguarda, se volesse prendere il comando e scrivere il resto delle puntate light io non avrei certo niente da ridire, anzi. Mi sembra che sia riuscita a entrare nel vero spirito Castle senza nessuno sforzo, amalgamando tutti i componenti fino a produrre qualcosa di creativamente molto riconoscibile e valido.

Entriamo nello specifico della puntata.
Io confesso di cominciare a essere un po’ sconvolta dalle scene Caskett di apertura. Dopo le ultime due stagioni, in cui abbiamo evidentemente vissuto tutti in una comunità Hamish senza rendercene conto, non riesco a credere ai miei occhi quando me li presentano impegnati a dedicarsi ad attività private con una naturalezza che ci hanno sempre lasciato intendere, ma mai mostrato perché: “Hanno bisogno della loro privacy” (cit. Marlowe, che io apprezzo molto come creatore di Castle, ma che forse non sapeva di condurre uno show televisivo in cui le cose non le devo immaginare, ma devono essere visibili on screen). Se penso che il massimo a cui potevamo aspirare fino allo scorso anno erano i prevedibili momenti sul divano a bere cassette di Tarvenello nel cartone vino costoso, seduti a distanza tale che in mezzo ci stava appollaiato comodo un esercito, vederli baciarsi, abbracciarsi nei primi minuti dell’episodio (e tutto ciò che ne consegue, sempre a multipli di tre, ci tengono a farcelo sapere) è quasi più di quanto io possa sopportare di guardare senza accecarmi. Devo fermare la visione per controllare, e non una sola volta, di non aver per sbaglio materializzato le mie fantasie in qualche universo alternativo in cui sto guardando un altro telefilm. Siano sempre lodati, almeno in questo frangente, i nuovi showrunner.

[Devono averci messo qualche spezia drogante perché mi stanno ipnotizzando].

Prevedibilmente arriva il terzo incomodo a interromperli, nelle vesti di una spumeggiante Martha, e questa è invece una di quelle tradizioni del marchio Castle di cui, talvolta, farei anche a meno, ma non è questo il caso. L’ingresso di Martha ha permesso di dare il via a una scena con dei dialoghi così surreali e involontariamente comici che non ho affatto sentito la solita frustrazione dovuta al momentus interruptus. Solo lei poteva gestire senza il minimo imbarazzo un incontro di quel tipo, senza volersi mimetizzare con la parete alle sue spalle o strisciare fuori dalla porta.

Non so se mi ha fatto più ridere il suo commento sulla temperatura dei meloni (non voglio neanche indagare cosa stesse a significare *Aiuto. Mani sugli occhi*), la sua richiesta che non suo figlio, bensì Oprah, facesse da sponsor per il suo libro o il commento sul negligé di Kate uguale al suo, che però era tigrato (ci mancherebbe). Io non vorrei ribadire l’ovvio, anche perché siete adulti abbastanza da saperlo, ma… chiudete a chiave quella porta!!

La puntata rispolvera uno dei grandi temi classici e divertenti di Castle, che si è palesato spesso e che fa parte del nucleo delle sue caratteristiche salienti: il caso fantasioso che sembra andare oltre la realtà dei fatti concreti, anche se poi si arriva sempre a una spiegazione razionale.

Si tratta di una di quelle circostanze che manda Castle in visibilio e mette a dura prova la pazienza della pragmatica Kate, esponendo quegli aspetti della loro personalità su cui differiscono vistosamente, all’apparenza.
So che è un aspetto del telefilm controverso perché secondo qualcuno è un espediente in cui Castle ha ecceduto nel tempo e che non solo sfocia in una imperdonabile mancanza di realismo, ma che impone di doversi inventare ogni volta qualcosa di sempre più eclatante e per questo inaccettabile agli occhi dei puristi della verosimiglianza (beninteso, è un loro diritto non apprezzare queste scelte autoriali).

Io invece la farò molto breve: adoro questi casi. Impazzisco nel vedere il genuino entusiasmo di Castle che vuole sempre e a tutti i costi credere nell’esistenza della magia, anche contro le evidenze fattuali. È uno degli aspetti che amo di lui, questo suo muoversi veleggiando tra le asperità della vita con occhi che ancora sanno farsi incantare dal mistero, e che anzi lo cercano a dispetto di tutto. Non è l’aspetto infantile di un bambino nel corpo di un adulto ricco e annoiato, bensì si tratta della capacità (cito l’abusato Calvino) di “Prendere la vita con leggerezza che non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto senza avere macigni sul cuore“. Per me Rick è così e non solo mi è molto caro per questo, ma diventa anche l’ispirazione per un modo di vivere più sfaccettato e meno cinico.

E poi…  il richiamo a Sherazade! Come potrei resistere?
Amo le storie, amo scovarle, leggerle e raccontarle. Sono convinta che senza storie la vita non avrebbe senso. Per questo motivo sono sempre stata affascinata dall’aneddoto di Sherazade, illustrato dallo stesso Castle in puntata (chi altri poteva farlo?). Non solo ho letto le “Mille e una notte” da cima a fondo, su un’edizione che faticava a tenere insieme anche fisicamente tutte quelle avventure debordanti, nella loro struttura a scatole cinesi, ma mi ha sempre colpito, fin dal’inizio, il significato simbolico della giovane donna che per salvarsi la vita racconta ogni notte al sultano, incattivito e inaridito dalla sorte, una storia che lascia in sospeso il finale, garantendosi la sopravvivenza e il lieto fine. Non parla solo del formidabile potere di una buona narrazione, ma della capacità stessa del racconto di farsi interprete e chiave di lettura del mondo, in grado di dare un senso alla nostra vita. Cito a questo proposito Karen Blixen, che ha fatto di Sherazade la sua inesauribile fonte di ispirazione: “Tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia o si racconta una storia su di essi“. E qui chiudo la diga sulla filosofia della narrazione, visto che stiamo facendo la recensione di Castle ma che, forse, è un po’ la stessa cosa.

I casi che stiracchiano le regole ferree su cui si basa la realtà sono anche quelli in cui i mondi opposti da cui vengono Castle e Beckett si scontrano per originare quelle scintille adorabili che portano a quegli scambi verbali per cui sono famosi. Lui sale sulla mongolfiera della sua immaginazione e si perde nei suoi mondi fantasiosi e lei vorrebbe finirlo a colpi d’ascia. Lui si esalta e lei si affossa.

Fa talmente parte delle loro dinamiche e sono così abituati a confrontarsi su questo aspetto da potersi permettere di prendersi allegramente in giro, in un divertente scambio di ruoli.

Questi loro consueti e familiari scambi, che sembrano rispecchiare una differenza di vedute forse irriducibile, hanno avuto un’evoluzione nel tempo, che qui vedo rappresentata. All’inizio Kate era molto irritata dall’approccio di Castle a questo aspetto della (ir)realtà e sono sicura che fosse uno dei motivi per cui voleva ucciderlo, mentre adesso la prende con rassegnata filosofia, quasi ironizzando lei stessa sulle stranezze carine di suo marito. Questo è quello che ho sempre pensato, anche se poi sono arrivata a un’altra interpretazione.
Sono convinta che questo sia uno dei motivi principali per cui si è innamorata di lui. Non credo che sia scesa a patti o che abbia imparato, durante tutti gli anni del loro rapporto, a farsene amica, come chiunque di noi arriva a tollerare nel tempo e per abitudine cose del partner che non trova confacenti al proprio modo di vedere la vita. Credo piuttosto che si tratti di una parte di se stessa di cui sente la mancanza, o che non si è mai permessa di vivere, visti i pesi che è sempre stata costretta a portare, per via delle sfide che la vita le ha imposto o, se si preferisce, che la struttura di acciaio a compartimenti stagni della sua personalità le ha sempre imposto di gestire in un certo modo. Castle le permette di farlo e la riconcilia con un mondo di cui ha bisogno. Integra pezzi che si è persa per strada. Le ridona la magia a cui ha dovuto presto rinunciare, in senso ampio. Lei lo ama (anche) per questo e non a prescindere da questo. Ovviamente non crede a niente che vada oltre la logica ferrea, ma ha bisogno di sapere che esiste qualcosa di magico che rende la vita meno gravosa e austera.

E una delle cose incredibili di cui non riesce forse ancora a farsi una ragione è proprio il loro amore, che resiste tenace a ogni avversità per rimodellarsi nella forma adatta e necessaria a ogni mutazione. Rimane incredula di fronte a ogni manifestazione di potenza di quel sentimento che li lega, ogni volta che lui lo riafferma, nel solito modo generoso e romantico che ci ammazza tutti in un sol colpo, facendocelo quasi odiare: Richard Castle, puoi essere solo un po’ meno perfetto, di tanto in tanto?

Ammettiamolo: Castle non è nuovo a queste uscite, eppure Kate rimane spiazzata, non tanto perché le giunge inaspettato, ma è come se pensasse di non meritarselo. È così che io ho sentito, ancora prima di interpretarla a parole, quella piccola pausa che fa prima di rispondere, prima di crederci. Lui non le dice che non crede più alle lampade magiche perché non sono reali, ma perché tutto quello che potrebbe chiedere al genio ce l’ha già, perché è lei. Nella sua vita le magie accadono e i suoi sogni si realizzano. Kate, come reazione istintiva, si fa piccola quasi non potesse pensare che proprio lei, per quella che è, e in fondo, per quanto l’ha fatto soffrire, possa non solo essere la personificazione del desiderio di Castle, ma che ne esaurisca anche la totalità. Lo trovo coerente con il percorso della stagione, con tutti i drammi vissuti e la sofferenza patita da entrambi e tutto quello che deve averla tormentata quando se ne stava in giro da sola di notte a chiedersi se non avesse distrutto il suo matrimonio per sempre. È in quell’istante di vulnerabilità che si mostra la vera Beckett sempre in dubbio su se stessa.
Quello che le dice Castle è qualcosa che solo un Uomo può permettersi di affermare e accettare con tranquillità senza esserne spaventato dalla portata e dalle implicazioni. Fa mancare il fiato perfino a lei. Guardandoli io vorrei solo accartocciarli, mettermeli in borsa e tenerli sempre con me. [Non portatemeli via! È ancora troppo presto!].

C’è un momento ben preciso, però, in cui la sua concretezza diventa non solo utile, ma fondamentale, cioè quando deve richiamarlo dai suoi mondi visionari e ancorarlo a terra perché deve occuparsi dei suoi doveri di marito. Ora, Beckett con il tempo può essere diventata molto più paziente ed essersi ammorbidita, ma è una donna moderna che non sta ad aspettare il compiersi degli eventi e va a prendersi quello che vuole, senza tanti fronzoli nel chiederlo. Probabilmente sempre a pacchetti di tre.

  Ok, caro, tu pensa pure alla tua lista di centordici desideri, ma intanto veniamo alle cose pratiche. Di là c’è una camera da letto, favorisciti in quella direzione. Segui i segnali per terra.

Beckett splende e risplende per tutta la puntata. Lo dico ogni volta, ma la settimana successiva i sorrisi diventano più grandi e luminosi e il modo in cui fa trapelare la sua felicità, contagiando chiunque intorno a lei e al di qua dello schermo, si fa sempre più straripante.

Questa è l’essenza stessa di una donna amata, appagata, gioiosa, che ha trovato l’amore della sua vita e che è tanto fortunata da poterselo vivere con una passione che ha davvero qualcosa di cosmico, come se fosse un legame voluto dal destino [Retorica ne ho messa?]. Ma non è solo il fatto che non riesce a smettere di sorridere nemmeno per mezzo secondo o che se lo mangia con gli occhi (e già basterebbe), quanto per il fatto che Castle la ripaga con degli sguardi da uomo innamorato e finalmente spensierato, generando una risposta di azione e reazione dalla quale io fatico a riprendermi. Non credo di averli mai visti così presi dall’altro e in love in modo tanto genuino e manifesto.

È chiaro che, nella nostra condizione di fan esperti, sappiamo benissimo che dopo tanta grazia arriveranno le bastonate in testa, tanto più che siamo a fine stagione. Godiamocela spensierati finché è possibile.

Faccio un’altra confessione, arrivati a questo punto. La scena finale mi ha emozionato più di quanto mi aspettassi, perché è stata ricca di sentimenti forti e positivi, ma senza peccare di scontatezza. Quando Ryan è uscito provato dalla sala parto e ha annunciato la nascita del bambino e, soprattutto, quando ha rivelato di avergli dato come secondo nome Javier io ho sentito proprio gli argini cedermi e ho provato l’impulso di andare ad abbracciare Esposito (mai successo in otto anni). Ero così contenta per lui che sembrava quasi fosse qualcuno che conosco di persona. Sulle successive manifestazioni di gioia e vicinanza ho dovuto tossicchiare in un angolo per recuperare il controllo, perché ho sentito forte il loro essere una vera famiglia, legata da un’amicizia forte e stabile che li unisce in ogni vicenda della loro vita, che siano momenti belli o dolorosi. E ho apprezzato il fatto che ci fossero solo loro a festeggiare. Sono loro, insieme a Martha e Alexis, che hanno avuto il loro giusto tempo in puntata, a costituire il cuore di Castle. Nessun altro può farne parte se prima non ha dimostrato di meritarselo integrandosi con discrezione e affetto.

Ho apprezzato che il dramma del parto di Jenny sia avvenuto in modo veloce e asciutto. Ho preferito che si sia dato spazio alla gioia, invece che preoccuparci per mezza puntata delle sue sorti, cosa che abbiamo già vissuto con il suo lunghissimo primo parto d’emergenza, mentre Ryan rischiava di morire, e che avrebbe cambiato l’atmosfera dell’episodio. Un altro giro nell’ansia della natività sarebbe stato ridondante, secondo me. È possibile farla partorire in pace?


Nonostante il più delle volte Alexis non mi piaccia, anche per quel suo modo di darsi un tono in un mondo di adulti in cui si invecchia anzitempo per farne parte e farsi accettare (ma vai a divertirti alle feste! Lo diciamo per il tuo bene, non avrai vent’anni per sempre!), amo il suo rapporto con Castle, e mi è piaciuto quando se lo porta via deluso per andare a mangiare un gelato di consolazione.

E direi che per la puntata di oggi, the winner is… Castle! Sventolo un fazzoletto bianco su: vorrei la macchina del tempo per tornare a innamorarmi di te ogni volta. Vi saluto tutti, addio. Cosa abbiamo fatto per meritarci un uomo del genere?

È stata una puntata ricchissima non solo di quello che rende Castle tale, ma anche di Caskettosità nel suo massimo splendore. A tale proposito voglio premettere che io non trovo disturbante che la loro compresenza sia diminuita in quantità in questa stagione, perché sento che a livello qualitativo e di coinvolgimento si siano fatti passi da gigante e questo mi fa molto piacere. Non farei mai a cambio con le due passate stagioni. Io voglio che quando si parlano si dicano cose di una certa importanza relazionale e non: “Uh, dovremmo invitare al matrimonio la sorella della Gates”. Detto questo, mi è sembrato comunque di aver notato che siano stati molto spesso insieme – unendo quindi minutaggio e sostanza – o è una mia falsa percezione unita al fatto di averli visti così innamorati e immersi in scie d’amore luccicanti e profumate ad avermi generato delle visioni?

Devo anche far notare come io la scorsa settimana abbia inavvertitamente espresso un desiderio, e cioè quello di vederli insieme nella stanza degli interrogatori e quale la mia sorpresa nel vederlo esaudito! Quindi se è così che funziona, io vorrei una nona stagione, se non è di troppo disturbo. Grazie. Sfrego la lampada di Aladino. Fatto.
Parlando proprio di quella scena, sto ancora ridendo per lui che la chiude fuori e lei che bussa per entrare. Sono quelle cose che mi aspetto quasi di trovare nei bloopers, più che in puntata. Un tempo per un comportamento così oltraggioso gli avrebbe puntato un coltello alla gola, adesso è un po’ seccata, ma che le importa? Ha suo marito libero di andare e venire al distretto, sono ben altre le priorità nella sua vita.
In conclusione, per me è stato uno di quegli episodi che ti migliorano l’umore e che rendeno più allegro lo svolgimento delle incombenze della giornata. È il gelato che ti concedi su una panchina guardando il mare senza che nessuno ti disturbi. È la Castle Therapy.

Vi è piaciuta la puntata? Ve l’aspettavate così? Fatemelo sapere!

Vi lascio con il primo della prossima puntata, ricordandovi che i fortunati canadesi la vedranno un giorno prima, e cioè domenica. Vi ricordo sempre di passare da queste meravigliose pagine sempre aggiornate sul nostro telefilm preferito!

Tutti pazzi per Castle

Castle Italia

Castle and Beckett Italian Fan Page

 

 

A presto, Syl!

12 COMMENTS

  1. Come sempre hai trovato le parole giuste x raccontare la puntata, sono d’accordo con te su tutto i Caskett ci illuminano la giornata ❤

  2. Puntata tra le più belle, soprattutto per le scene caskett. Mi sono piaciute molto le citazioni che hai scelto.
    E mi è piaciuta anche la spiegazione che hai dato all’espressione quasi incredula di Kate quando Castle le dice di non aver bisogno della lampada poichè ha già tutto quello che desidera.
    Castle non è nuovo a queste uscite eppure Kate rimane spiazzata..
    Bello, bello, bello.

  3. Adoro le tue recensioni, adoro come scrivi, è come se rivedessi la puntata due volte, ma soprattutto amo quando parli dei Caskett dei loro sentimenti, delle loro emozioni. Brava
    Posso chiederti un favore? Mi piacerebbe leggere la tua recensione della 7/ 6 il matrimonio , dove la posso trovare?

    • Grazie mille! In realtà recensisco Castle solo da questa stagione, quindi non ho scritto niente sul matrimonio. Sarebbe stato splendido! Ci avrei messo una vita a farla, ma sarebbe stato bellissimo davvero (anche “Always”). A presto 🙂

  4. Sì, ma così non vale: hai già detto tutto tu.
    Proviamo le stesse sensazioni e non ho niente da aggiungere. Però così il mio ruolo di rompiballe va a farsi friggere!
    Lo so, avevo promesso che non avrei più accennato alla completezza della tua bravura, ma non riesco ad esimermi dal sottolinearla ancora una volta. Mi scappa proprio.

    Qualcosa però devo pur dire e allora:

    Finalmente quegli sguardi innamorati di Kate. Il più bello ed espressivo di tutti (almeno per me) presso l’albero di Natale (5×09). Ecco, ci siamo quasi.
    Lei se lo coccola, finalmente felice e senza remore di alcun tipo, liberamente consapevole di aver bisogno anche delle teorie magiche di Rick, che negli anni le hanno aperto un mondo diverso dall’abituale.
    Gioca con lui (da quanto tempo non succedeva!) e quasi finge il suo pragmatismo ma gli offre un grande SEGNO D’AMORE e di accettazione completa dell’uomo Rick quando invita i bros a lasciargli strofinare la lampada per primo. Trovata geniale, è il caso di dirlo!

    Mi è piaciuto molto l’arrivo della meravigliosa Martha: un carrarmato inarrestabile (come sempre quando tutto andava bene), adesso che pure lei si è sgravata dal peso della loro separazione, mentre invece durante il periodo buio aveva un approccio ben diverso, più discreto e timoroso.
    E ancora di più Kate che quasi si nasconde dietro il suo uomo, non per pudore a causa dell’abbigliamento (capirai, mai visto niente di meno sexy), ma perché si rifugia in lui, abbandonando finalmente il senso di superiorità che ha quasi sempre manifestato nei suoi confronti. Tranne quando lei era debole e lui forte. Lo cerca come lo cercava in quei momenti e sa di averne bisogno, questa volta riconoscendogli istintivamente quel ruolo. Prima, aveva bisogno di pensarci. Per un’individualista come lei è un enorme passo avanti.

    Bello anche che lui si presenti sulla scena del crimine senza di lei, accreditato di una certa ufficialità dagli altri.

    Ho visto l’episodio una sola volta, ma mi è bastato per cogliere molti richiami ad altri precedenti. Intendo di cliché Castle. Da questo punto di vista magari ci si poteva inventare qualcosa di nuovo, ma chissenefrega: non mi stanco mai degli schemi Castle e della caskettosità.

    PS
    Nel finale, lei si appoggia alla spalla di lui e riflette su di una sua possibile maternità. Io l’ho visto così. Momento grandioso anche perché appena accennato.
    Sperando che non sia il viatico alla conclusione del telefilm. Non della loro storia, perché quella vivrà per sempre.

    • Grazie 🙂 Io non ho colto che lei pensi alla maternità, ma visto che ci avviamo al finale di stagione senza decisioni prese (o quantomeno senza comunicarle a noi), credo possano alludere a qualsiasi aspetto del loro futuro, un po’ come lo scorso anno.

      Sul nascondersi alle sue spalle io ricordo che lo fa anche nella 7×12, quella in stile telenovela, quando vengono interrotti dalla cliente di castle. Lo trovo un loro siparietto classico ☺ XD in giro l’ho visto anche paragonato a una scena nella puntata in cui finge di essere russa.

  5. Maternità: mi piace pensare che sia come ho detto, anche se magari me lo sono inventato.

    Nascondersi: non lo ricordavo. Riguarderò, ovviamente sperando di cogliere differenze a favore della mia tesi 🙂

    Comunque, almeno quella dei bros/strofinìo di lampada=segno d’amore me la dai buona? 🙂

  6. bella bella bella la puntata, e altrettanto vale (se non di più) per la tua recensione 😉
    Mi sono piaciuti tanto i siparietti Caskett; i sorrisi di Kate e anche quando Rick ha tirato fuori la storia della lampada (che poi, è stata tramite quella mancante, che si è arrivati al colpevole) e Kate si è “nascosta”.
    Che dire poi quando Kate ha chiesto il favore ai Bro di portarsi dietro Rick e di lasciargli “spolverare” la lampada per primo. 😀 😀

    <3 <3 per il nuovo nato.

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