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Castle | Recensione 6×11 – Under Fire

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Castle | Recensione 6×11 – Under Fire

E finalmente siamo tornati! Dopo esserci rimpinzati per bene di … tante altre serie tv da recuperare, si ritorna alla normalità, alla quotidianità seriale, si ritorna dal nostro Castle che, non abbiamo vergogna di ammettere, ci è mancato da morire! Fuorviata probabilmente dal promo trasmesso dopo il winter finale, mi aspettavo un ritorno più leggero e divertente e invece sono rimasta sorpresa da un inizio che ha spinto il piede sull’acceleratore dell’emotività fin dai primi secondi. Un inedito duo di scrittori formato da Andrew “Rilakkuma” Marlowe e David Amann ha dato vita ad un episodio che, come molti altri, mi ha ricordato perché amo così tanto questo show.

evidenza

 

Si ricomincia

Come forse avrete notato, in Castle raramente un’indagine e un caso sono fini a sé stessi, spesso entrambi sono pienamente inseriti e intrecciati nelle vite dei protagonisti, delle “nostre persone”, e in qualche modo riescono ad essere una sorta di insegnamento, monito o lezione di vita per loro nonché espediente per noi di conoscerli meglio e di innamorarcene ancora di più. Questo episodio non solo non fa eccezione ma rappresenta quasi l’emblema di una serie tv che vive di sentimenti puri, di personaggi veri e della più magica saggezza di vivere una vita semplice.

Devo ammettere che le prime scene di “Under Fire” mi hanno turbato per circa 5 interminabili secondi … giusto il tempo di ricordare che Castle non è uno show di Shonda Rhimes o Steven Moffat. Una volta ripresa questa consapevolezza, tutto è stato più tranquillo … beh più o meno. Si perché pur sentendo la certezza che la situazione sarebbe evoluta nel migliore dei modi, non ho potuto evitare di avere i brividi di fronte agli occhi lucidi e alla voce spezzata di Kate Beckett, non sono riuscita a trattenere l’emozione guardando la forza del cuore spezzato di Jenny e Kevin, non ho potuto fare a meno di avvertire l’unione e il sentimento d’orgoglio della grande famiglia della polizia di New York.

Ma partiamo dall’inizio, quando tutto lasciava presagire soltanto un’altra ordinaria giornata a lavoro perché in fondo è così, quando qualcosa di grave e importante sta per accedere non lo senti prima, non hai premonizioni o strane sensazioni, ma arriva all’improvviso, quando meno te lo aspetti perché così è certo di fare davvero male. Le indagini si aprono nel più classico stile Castle, ossia tra sorrisi, amichevoli frecciatine e appuntamenti a cui non poter mancare: la nascita del baby Ryan e il Caskett Wedding, se mai riusciranno a fissare una data.

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Il caso è affascinante o almeno scenicamente lo è sempre quando si gioca con il fuoco. Ma prima che pensiate che io sia vagamente pericolosa e disturbata, operiamo una distinzione:

Io: Il fuoco che mi affascina è quello dei piccoli falò sulle spiagge americane o al massimo quello delle candeline sulla torta di compleanno

Piromane: Il Fuoco che lo affascina è quello appiccato da lui in luoghi diversi per svariate motivazioni, sicuramente tutte tremendamente valide nella sua mente.

Purtroppo è del secondo caso che si occupa il Team Beckett una volta arrivati sulla scena del crimine. Nonostante il coraggio indomito di Castle,

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gli sviluppi della storia si dipanano abbastanza facilmente: la vittima, un investigatore del dipartimento dei vigili del fuoco, seguiva da tempo le gesta di un piromane seriale e inafferrabile, conosciuto con il nome di The Phantom. Come per la maggior parte dei piromani, la sua “passione” diventa inevitabilmente il suo punto debole perché è proprio tramite i video amatoriali da lui girati di fronte agli incendi divampanti, che Beckett e la squadra riescono a mettersi sulle tracce, grazie anche alle ricerche effettuate dalla vittima. Fin qui tutto normale, tutto secondo copione ma la vera svolta avviene quando Ryan e Esposito, durante un sopralluogo in un edificio possibile obiettivo del piromane, si ritrovano intrappolati nella più tragica realizzazione delle loro ipotesi.

 

We Are Family

Qui si entra, a mio parere, nel vivo dell’episodio, o meglio si arriva dritto al cuore. Ryan e Esposito sono sopravvissuti all’esplosione ma sono bloccati nell’edificio che cade a pezzi, circondati da fiamme sempre più imponenti. Quello che si crea è un momento in cui tutte le persone coinvolte cercano di sostenersi a vicenda nonostante siano a loro volta distrutte emotivamente: da una parte Ryan e Esposito fanno quello che sanno fare meglio di chiunque altro ossia fare squadra, contare esclusivamente l’uno sull’altro, restare uniti non importa a quale costo, provare a sopravvivere insieme fino alla fine; dall’altra parte Kate Beckett combatte contro i sensi di colpa, contro l’impossibilità di salvare i suoi uomini, la sua famiglia, contro quella piccola e terrificante paura che la paralizzava, ma più di tutti Jenny Ryan affrontava il momento più importante della sua vita con l’angoscia, il terrore e alla fine quasi una straziante rassegnazione di restare sola.

Castle cerca di consolare e sostenere Kate, Lanie resta al fianco Jenny, qualunque cosa accada e Ryan e Esposito lottano per tornare da loro, mentre l’intero Dodicesimo Distretto si stringe e si chiude intorno ai suoi uomini perché nessuno dovrà mai dire di aver messo in ginocchio la Polizia di New York.

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Eppure però per un momento credevano di esserci riusciti. Ryan e Esposito avevano smesso di combattere e quella che doveva essere una telefonata di salvezza sembra trasformarsi in un addio.

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Con il cuore spezzato, Kate porge il suo cellulare a Jenny e quella che segue è una delle scene più commoventi dell’intera serie, perfettamente interpretata dai Devers che portano sullo schermo tutto l’amore e l’alchimia che li unisce nella vita.

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Ma grazie all’eroismo e al lavoro della vittima e della sua partner che lotta per rendergli giustizia, quell’addio rimarrà soltanto un momento isolato e fine a sé stesso perché al di là delle motivazioni, al di là del colpevole e dei suoi piani, Ryan ed Esposito riescono a tornare, ancora una volta più forti di prima, dalla loro famiglia … più un nuovo piccolo arrivato.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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