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Castle | Recensione 6×09 – Disciple

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Castle | Recensione 6×09 – Disciple

Sono ancora scossa. Il respiro è affannoso e sto cercando a fatica di riordinare le idee: questa è la mia reazione dopo l’ultimo episodio di Castle. Non sto esagerando, né vi racconto bugie, questo episodio va legittimamente inserito negli annali della Golden Age di Castle, tra episodi come Knockdown e Always, in quel periodo in cui per 42 minuti trattenevi il fiato e tutto ciò che riuscivi a pensare era: “E adesso cosa succede?”. David Amann & Rob Bowman hanno dato vita a qualcosa di indescrivibile e leggendario mentre il cast ha presentato il tutto facendomi dimenticare momentaneamente quale realtà fosse effettivamente la mia.

 

Profumi e Colori

Si avvertiva fin dall’inizio qualcosa di diverso, anche mentre Castle e Beckett sceglievano la meta per il viaggio di nozze, si sentiva l’incombere di una tempesta lontana, quasi dimenticata eppure sempre lì, sempre pronta ad abbattersi su di loro quando meno se lo aspettano. Questa inquietudine che aumentava minuto dopo minuto veniva alimentata dai “colori” che circondavano la città, il distretto, le persone: niente sorrisi, niente battute, niente stanze illuminate e giornate di sole, soltanto sfumature blu e grigie che accompagnavano quel pensiero che si faceva largo in Castle, in noi e forse, al di là del suo empirismo e della sua razionalità, anche in Beckett.

Non c’è stato un vero momento in cui la tensione è cresciuta o diminuita, fin dall’inizio l’episodio è stato pervaso da quell’atmosfera di cupo presagio che ti porta sulla soglia della sedia e che ti annulla il mondo intorno. Cinque sono le persone coinvolte nelle indagini, niente preamboli, niente falsi sospettati, soltanto una verità difficile da credere e da accettare. Due vittime: Pam Hodges e Daniel Santos, uccisi con lo stesso modus operandi ma con una particolarità unica, essere del tutto identici rispettivamente a Lanie e Esposito, uguali nei dettagli, anche nei più nascosti, e nella voce. Questo allora incastra nel quadro il primo pezzo di un puzzle che non sarà terminato troppo presto e chiunque ci sia dietro questi omicidi, ha impostato il suo obiettivo: la squadra o meglio la famiglia, come Gates la definisce, del dodicesimo distretto di polizia.

Due sospettati: il chirurgo Kelly Nieman, la dottoressa che aveva trasformato Pam e Daniel in Lanie e Esposito e Carl Matthews, il primo a trovare il corpo di Pam Hodges, l’ultimo a chiudere il primo tempo di una partita che è appena cominciata.

E infine un Fantasma, quello che attraversava la mente di Castle ma che faceva paura anche solo da ammettere, il fantasma di Jerry Tyson, 3XK, il serial killer che si divertiva a giocare con la somiglianza, con la furbizia, con gli enigmi, con Ryan e Castle prima, con Lanie ed Esposito adesso, un nemico impossibile da fermare perché non puoi uccidere chi è già morto.

Quando Rob Bowman è alla regia, si possono quasi “leggere” i pensieri che attraversano la mente dei personaggi, si possono “sentire” quelle emozioni che dipingono negli occhi e che distinguono un episodio qualunque da una storia che diventa un portale per un altro mondo. Si possono scorgere, in Castle, tutti i momenti in cui la sua paura diventava sempre più reale fino all’ammissione ad alta voce perché cercare la soluzione altrove era ormai inutile;

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Si può leggere negli occhi e nel viso di Kelly Nieman la sfida che lanciava a Beckett ogni volta che loro strade si sono incrociate, ogni volta che le diceva che era bella ma non perfetta;

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 Si può avvertire la fragilità e il turbamento in due persone come Lanie e Esposito che invece avevano sempre fatto della loro forza il loro marchio di fabbrica.

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E quando sembrava tutto finito, quando pensavamo che per il momento era tutto quello che potevamo scoprire, Castle giocando con la penna lasciata da Kelly Nieman, scopre una pen drive al suo interno. Collegandola al computer, parte una canzone, quasi un messaggio da qualcuno che ti osserva ma ciò che ti lascia completamente annientato è la reazione di Beckett: immobile e con lo sguardo perso, Kate sembra attraversata da una folata di vento gelido che riempie ogni parte del suo corpo e della sua anima. Non riesce a parlare o a muoversi, la senti respirare a fatica e la guardi mentre sembra travolta da un incubo dal quale non riesce a svegliarsi. Cosa significasse quella canzone per lei è ora un mistero ma una cosa è certa, c’è solo una storia, solo un ricordo capace di colpire Kate in questo modo e Beckett è adesso l’unica che Jerry Tyson non ha ancora puntato direttamente. Ora è solo questione di tempo prima che 3XK non sia più l’unico fantasma del passato a turbare la sua serenità.

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Punte di diamanti

Lasciatemi un ultimo momento per elogiare questi artisti che compongono il cast di Castle: Tamala Jones e Jon Huertas hanno affrontato e superato in maniera sublime una sfida nuova e originale per loro in quanto interpreti di Lanie e Esposito, due personaggi che sono solitamente l’aspetto più frizzante e ironico della serie e che questa volta invece hanno dovuto fronteggiare i loro limiti e le loro paure; Nathan Fillion ritorna ad indossare quei panni così lontani da lui perché troppo seri e drammatici eppure si riconferma un attore capace di diventare chiunque lui voglia ma devo ammettere che è stata Stana Katic ancora una volta a lasciarmi senza fiato durante le scene finali. Sarà che forse mi ero così abituata a vedere Beckett serena e sorridente che avevo quasi dimenticato la vera essenza di Kate Beckett, quella donna che nasconde un dolore così grande che è impossibile da mettere via. Stana Katic ha riportato in vita in meno di un minuto la fragilità di Beckett, il suo punto debole, quella  sofferenza così forte da toglierti il fiato e immobilizzarti e non c’è nessuno al mondo che avrebbe potuto farlo meglio di lei.

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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