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Castle | Recensione 6×01 – Valkyrie

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Castle | Recensione 6×01 – Valkyrie

Sono trascorsi più di quattro mesi da quando Andrew “Rilakkuma” Marlowe ci ha condannati ad aspettare questo giorno per dare finalmente una risoluzione al cliffhanger per eccellenza, alla domanda inaspettata e a lungo dibattuta, al momento in cui avremmo scoperto … il sesso del bambino di Ryan & Jenny! No, ok, parliamo seriamente ora: abbiamo immaginato ogni possibile scenario, ogni sorta di risposta, abbiamo dubitato e abbiamo sognato e ogni giorno, con la mente, siamo tornati anche noi in quel parco, di fronte a quelle altalene per guardare la scena da un’altra prospettiva, per carpire segreti e indizi nelle motivazioni di Castle o nei dubbi di Beckett, ma alla fine ciò che più amiamo di questo è show è che riesce sempre a sorprenderci e a superare anche le nostre migliori fantasie.

“One and Done”

La risposta è stata chiara, decisa e inequivocabile: “Oh my God, are you proposing? … No wait … No, not No, … No, not yes … Yes, Yes, I will marry you”. Lui è certamente più esperto in questo campo, lei deve ancora entrare nell’ottica delle yes or no questions ma alla fine è l’ultima risposta quella conta e Kate non ha più avuto dubbi: Castle è il suo “One and Done”, Castle era l’uomo che stava aspettando, Castle era l’unico che poteva aiutarla a diventare la donna che desiderava essere, libera da paure, da rancori e dai fantasmi del passato. E vissero per sempre felici e contenti … magari un giorno, certo, ma non ora perché “Castle” è così, è la promessa di un lieto fine che assume spesso i lineamenti di un orizzonte, di un miraggio, di un sogno difficile da realizzare ma per cui vale la pena non smettere mai di lottare. Sono passati due mesi e Castle e Beckett stanno cercando di far funzionare la loro storia e il loro neo fidanzamento tra lavori e città diversi, tra dolci e passionali sorprese e piccoli tipici imbarazzi, ma qualcosa è cambiato. Castle e Beckett erano partners, colleghi, complici, erano la strana coppia della Polizia di New York ed è così che si sono trovati e che hanno capito di essere perfettamente compatibili anche fuori dai muri del Dodicesimo, dalle indagini e dai casi di massimo interesse. Adesso Beckett ha un nuovo partner, una nuova squadra e nuovi obblighi che la costringono a lavorare per conto suo e a escludere Castle da quella parte della sua vita che fino a quel momento era stata il loro segreto, la loro particolarità, il loro tratto distintivo. Castle & Beckett sono diventati soltanto Rick & Kate e per quanto siano incredibili, qualcosa tra di loro è diverso ora.

New York vs Washington DC

Agent Beckett – Bisogna ammetterlo, suona bene. Lo sapevamo, l’avevamo capito dalla prima stagione che il potenziale di Beckett era troppo grande da rinchiudere in una scatola, da relegare in uno dei tanti distretti di Polizia della Grande Mela. Il detective Kate Beckett era perfetta nel suo piccolo mondo, di fronte a una semplice lavagna e circondata da certezze e da quell’atmosfera così quotidiana e vera. Ma l’Agente Beckett è ugualmente perfetta nel suo nuovo ambiente, tra i segreti e le missioni dei federali, tra nuovi compagni da conoscere e nuove minacce da fermare, questa volta prima che un detective della Omicidi debba intervenire quando ormai non c’è più speranza. Per Beckett il nuovo lavoro è una sfida da affrontare per scoprire quella parte di sé che per troppo tempo aveva nascosto ossia la Kate ambiziosa, quella incuriosita e eccitata dai suoi nuovi limiti e da quello che è disposta a fare per vincerli. Affiancata dall’agente McCord, Beckett vive la sua possibilità di concentrarsi esclusivamente su se stessa e sulla certezza di non avere mai più rimpianti.

Il Caso – Nella sua nuova vita, Beckett e la sua squadra seguono con convinzione la loro strada: l’irruzione in una struttura sicura del governo, il furto di un sistema di crittografia, l’individuazione e l’inseguimento del sospettato numero Uno. Ma Kate ha vissuto troppo e forse ha conosciuto troppo bene Castle per fermarsi ad accettare una così semplice vittoria quando il suo infallibile istinto le ripete in continuazione che c’è ancora qualcos’altro da vedere e da scoprire. Con Castle del tutto incapace di rinunciare a un’avventura top-secret e alla sua scintillante alchimia con Kate, qualcosa di diverso e inquietante emerge oltre la superficie delle indagini e mette Castle e Beckett di fronte a una realtà più difficile di quanto avessero programmato. Diventando lui questa volta il tramite con il restante Dream Team di New York, Castle si rende conto di essere entrato a far parte di un piano molto più grande della sua immaginazione mentre Beckett conduce la sua squadra a svelare un perfetto depistaggio per la realizzazione di una minaccia più inquietante e pericolosa di quanto sembrasse inizialmente: il furto di un agente chimico altamente letale e di già utilizzato con fatale successo sull’uomo scelto per la trappola iniziale.

Le squadre – Lontani e al sicuro nella loro routine, Ryan e Esposito sono gli eroi rimasti a proteggere il forte e sebbene la loro unica missione ad alto rischio sembra concentrarsi sulle prove generali di Ryan come futuro padre, durante una semplice e amichevole conversazione, Castle, non ancora consapevole del vero significato dell’espressione “top-secret”, li coinvolge nel suo enigma ed è così che viene fuori un nome, una storia che è quasi una leggenda, un segreto che inevitabilmente diventa la chiave di tutto, il comune denominatore di dubbi e incertezze, la svolta dagli esiti sorprendenti.

Al vecchio risponde il nuovo. A Washington, una donna  forte e sicura di sé ha tutte le carte in tavola per diventare per Beckett partner e modello. L’agente Rachel McCord si dimostra da subito leale, indipendente, paziente quanto può esserlo un’agente federale nel mezzo di un’indagine fondamentale ma interessante e saggia, quella personalità che ti colpisce senza esitazioni e che sai senza dubbio che si rivelerà ancora più affascinante. (E il fatto che ad interpretarla ci sia Lisa Edelstein non può che migliorare la situazione)

All’appello manca ancora qualcuno e per questo ritorniamo a New York e ritroviamo nel magnifico loft/casa Castle le due ginger heads più esplosive e tenere del mondo accompagnate da un nuovo e pimpante ricciolino ma prima che pensiate immediatamente a qualche follia in stile Martha Rodgers, chiariamo subito che il ragazzo è Pi, il nuovo fidanzato un po’ strambo, ma apparentemente innocuo di Alexis. Tra abbracci sprecati e cene a base di frutta, Pi non sembra particolarmente di spessore ma c’è un momento durante la sua chiacchierata con “Mr. C” in cui qualcosa sembra voler trasparire dai suoi occhi ma accuratamente celata poi dalla sua bocca.

Il Finale – Quando Castle sembrava finalmente convinto di non poter interferire nell’indagine di Beckett (beh più che altro ci stava provando), gli stessi federali che l’avevano “amichevolmente” accompagnato all’uscita, adesso irrompono in casa sua costringendolo a ritornare per due volte nella stessa stanza interrogatori a Washington DC. Quando Beckett invece entra in quella stanza, ha sul viso quell’espressione che abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene, quella grazia di cui si riempie quando sa di dover affrontare una situazione critica e di dover trovare le parole giuste per spiegarla a qualcun altro. Il prelievo forzato, le analisi del sangue, il suo sorriso spezzato, sono tutti momenti che anticipano quelle parole che avevamo ormai paura di sentir pronunciare da Kate: la stessa auto in cui Castle si trovava con il sospettato ucciso si era rivelata anche l’arma del delitto perché è nel suo sistema di ventilazione che l’agente chimico rubato era stato immesso. E così come la prima vittima, anche Castle ora va incontro allo stesso destino.

 

La Novità

La première della sesta stagione si caratterizza per diverse novità rispetto agli anni passati: prima fra tutti, l’importanza centrale dei personaggi di Lanie e del capitano Gates! Lo so, non è vero, ma lasciando da parte gli scherzi e sperando comunque di ritrovare presto quelle due magnifiche donne, la prima vera novità sta nella nascita dell’episodio, stranamente non affidato alla magica scrittura di Andrew W. Marlowe e l’esperta regia di Rob Bowman. Nonostante questo però, il primo episodio non è stato di certo consegnato nelle mani di novellini ma gestito da due storici membri del Team Castle, lo sceneggiatore Rob Hanning e il regista John Terlesky, che hanno saputo mantenere alti l’onore e la reputazione delle première di questo show. Ulteriore cambiamento sta nel fattore cliffhanger che per la prima volta in “Castle” caratterizza il finale del primo episodio, collegandolo direttamente ad una sorta di seconda parte nella puntata successiva.

 

Castle” è finalmente tornato e lo ha fatto con il suo inconfondibile stile, con originalità e anche con scelte interessanti e senza dubbio condivisibili oppure no. Ma è dura ammettere che forse qualcosa ancora manca ossia quella storia esplosiva che ti lascia con il fiato sospeso per tutta la durata dell’episodio e che ti abbandona solo negli ultimi minuti, quel martellante susseguirsi di frasi, di volti ed espressioni che fanno di una première un evento irripetibile, quel dramma misto a comicità di cui solo Andrew Marlowe è indiscutibile maestro.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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