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Call the Midwife Christmas Special 2017 – Tempo gelido, cuori caldi

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Call the Midwife Christmas Special 2017 – Tempo gelido, cuori caldi


La cosa che amo di più di questo telefilm, e il motivo per cui sono felicissima di poterne parlare su Telefilm Addicted, è l’incredibile bellezza delle sue storie, una bellezza corposa, viva, tattile, fatta di calore e umanità, che non eccede mai nel vuoto sentimentalismo.
Anche perché di cose tremende, nel quartiere in cui le ostetriche operano e vivono, ne capitano parecchie, come è normale che sia in uno show che vuole parlare della vita a tutto tondo: la vita che nasce e si fa prepotentemente strada in mezzo a qualsiasi condizione e quella da vivere tutti i giorni, con gioie e dolori. La differenza, ci suggeriscono i personaggi, la fa il nostro atteggiamento, è quello che decidiamo di fare di quello che ci succede: possiamo diventare cinici, chiusi e maledire la sorte, o possiamo usare le esperienze per aiutare gli altri, condividere, trasmettere insegnamenti, offrire parole di conforto, rendere meno pesante collettivamente il passaggio su questa Terra. I personaggi di Call The Midwife scelgono sempre la seconda possibilità. Fanno il meglio che possono, con quello che hanno, ricordandosi sempre che un gesto di gentilezza arricchisce infinitamente noi e gli altri, riuscendo ad alleviare dolori e preoccupazioni e regalando a noi spettatori episodi di pura generosità che ci fanno credere che un mondo migliore sia possibile.

La puntata natalizia ci presenta due casi di uguale, intensa, drammaticità, che ci permettono di vedere all’opera l’umanità delle ostetriche e degli altri abitanti del quartiere, uniti per affrontare la terribile ondata di gelo che si è abbattuta sulla città. Ora, io amerei anche moltissimo il freddo, la desolazione invernale, la neve che cade e imbianca le strade e tutto il corollario natalizio classico, ma confesso che, francamente, quando è stato annunciato che quel clima sarebbe durato per almeno altri dieci giorni, con tutti i problemi pratici che aveva già comportato, ho vacillato nel mio tipico apprezzamento per la stagione invernale. Insomma, perfino io ho iniziato a immaginare spiagge assolate, gelati e qualche comfort in più.

Valerie è costretta ad affrontare un caso difficile, in mezzo alla tormenta e in un alloggio di fortuna, dove l’imprevedibilità la fa da padrone. Non mi aspettavo che il bambino nascesse morto, ed è stato un colpo difficile da accettare, soprattutto dovendo partecipare al dolore terribile dei giovani genitori già coinvolti in una situazione particolare. Non parliamo nemmeno della disperazione di Selwyn, l’uomo grande e grosso ma gentile e amorevole, che si sarebbe preso cura di un bambino non suo e che se lo trova davanti morto, ma chiede, con enorme delicatezza, che il suo viso non venga coperto e gli mette vicino una fonte di calore, perché non sopporta che un bambino se ne vada in giro al freddo. Cioè, sono morta io a guardarlo.
In tutto questo ho però continuato a pensare in modo del tutto irrazionale che non poteva essere davvero morto, sapendo però perfettamente che un neonato non resuscita dopo ore. E invece. Immaginate la mia sorpresa, quindi, quando ho sentito il vagito dentro la borsa! Credo che nei panni della povera Valerie avrei dovuto prendere una dose massiccina di xanax per riuscire a farmi una ragione di quello che era successo. Quello che ho soprattutto amato di questa incredbile storia è l’altruismo e la generosità tipici delle ostetriche (ma, in generale, di tutti i personaggi) che si prendono cura con grande tenerezza e partecipazione delle persone a loro affidate, senza limitarsi a gestire le emergenze mediche, e senza tornare in fretta ai loro doveri. Si prendono il tempo di ascoltare, accudire, consigliare, stare accanto, spesso in silenzio. Sono doni di inestimabile valore, che mostrano come sia necessario prendersi cura dell’altro, farsene carico, aiutarlo in senso profondo, autentico. Insomma, avercene.

Il secondo caso è affidato alle mani amorevoli, sagge e accoglienti di suor Julienne, che è la mia eroina preferita, nonostante sia talvolta un po’ bacchettona. Affronta il dramma della donna abusata dal marito violento, morto per caso in mezzo al gelo (che mi aveva fatto perfino pena per la dipartita solitaria e infelice, figuriamoci), che ha reso la sua vita un vero inferno, distruggendo l’intera famiglia, sfasciatasi per colpa delle violenze e della mancanza di un minimo di umanità e misericordia di un padre-marito padrone. Suor Julienne non giudica. Suggerisce, ma sa sempre quando ritrarsi, quando lasciare spazio, quando insistere. Perfino io mi confiderei con Suor Julienne, per quanto suora e quindi necessariamente un po’ di parte.
È una vicenda che si è fatta sempre più tragica, con la scoperta di nuovi e orribili dettagli che sembravano non finire mai. Sarebbe stato facile condannare la madre che non si è erta in difesa della figlia, davanti al padre/marito mostro, ma non è stato questo il punto di vista scelto dalla narrazione che ci ha presentato la figura di una donna annicchilita dalle violenze subite, che l’hanno ridotta all’impotenza, al punto da preferire l’allontanamento dei suoi stessi figli, per il loro bene, nonostante il suo strazio. È una donna che ha solo cercato di sopravvivere in quella che era una condizione di estrema violenza, senza avere le risorse per ribellarsi e iniziare una nuova vita. Immagino il senso di colpa, il dolore e la vergogna, anche, per non avere quel carattere determinato necessario per combattere e vincere le battaglie e salvare se stessa e i suoi figli. Non siamo tutti eroici e c’è dell’eroismo anche nel trascorrere decenni con un aguzzino e sopravvivergli senza diventare come lui, mantendo dentro di sé quella scintilla di umanità e amore, esattamente come accade per la figlia, che è riuscita a prendere il male che le è stato fatto per trasformarlo in generosità e altruismo. Anche nel lasciare andare il passato e riaccogliere la madre vedova.

Per il resto, immagino che non sia bellissimo dirlo, ma non amo particolarmente (per nulla!!) la coppia Barbara-Tom. È proprio lei che mi fa alzare gli occhi al cielo, la trovo fastidiosa, infantile e insistente. Nonostante abbia riguardato la puntata più volte, inoltre, non mi è ancora chiarissimo perché mai Tom abbia dovuto lasciare la città per andarsene al nord a fare il curato per sei mesi. Almeno avesse ricevuto la promozione a parroco, no?
Li salutati senza troppo rimpianto.

Tre momenti TOP:
– Nurse Crane e i battibecchi con il sergente nella neve. Lei è la mia preferita. Dopo Trixie. E dopo suor Julienne (ok, sì, mi piacciono praticamente tutti tranne Barbara, lo ammetto).
– Shelagh alla riscossa che va aiutare il petulante marito medico che non sa farcela senza una qualche donna che gli vada in soccorso.
– La figlia che offre un mazzetto di bucaneve alla madre, in segno di pace.

Momento NonCeLaPossoFare: il gioco delle sedie tra persone adulte. Per favore risparmiateci. E salvate quel dentista.

Anche voi adorate questo telefilm british che parla di vita e di amore e ci regala ore di bellezza e conforto? Fatemelo sapere!
– Syl

4 COMMENTS

  1. Non sai che gioia quando oggi ho potuto vedere il Christmas Special… ringrazio infinitamente il lavoro dei subber ma ci mettono sempre troppo a far uscire i sub di questa serie.. che adoro!
    Ho sorriso leggendo il tuo riferimento a Suor Julienne bacchettona, anche tu hai notato il riferimento al cappellino di Barbara che “non fa parte della divisa”.. anche se fuori è -5?!

    Guardando la puntata, come sempre fatta di storie che ti prendono e ti stringono il cuore, non facevo altro che pensare quanto mi piacerebbe far parte di quel mondo, di quel periodo, di vivere all’interno di quel telefilm!

    Per la storia del bambino nato morto io me l’ero annusata un po’, soprattutto quando Selwyn dà la borsa dell’acqua calda da mettere nella borsa insieme al bambino, sapevo che quella sarebbe stata la chiave di una “resurrezione” da parte del bimbo… che chiaramente non era nato morto.. ma aveva solamente un indice di Apgar infinitamente basso.. forse a quei tempi non era neanche stato creato (?!) – riflessioni da infermiera un po’ fuori luogo qui, ma indagherò.

    Per il resto mi sono domandata per tutta la puntata: ma l’infermiera Busby e Patty dove sono finite!? Ci hanno finalmente regalato un bacio nel season finale della 6a stagione e mi mancano il Christmas Special!?

    • Ciao! Grazie per il commento, è bello trovare altre amanti della serie. Sì, ho notato il commento sul cappellino sopra l’uniforme di Barbara, nonostante ci fossero meno cinque e stessero tutti gelando! Anche io penso che mi piacerebbe moltissimo vivere all’interno della loro comunità, sempre sostenendosi, cercando di tirar fuori il meglio dell’altro. Sulla sorte del bambino a me ha anche colpito molto il fatto che un’ostetrica se ne andasse in giro con un neonato morto dentro la borsa, in bicicletta, con quella tormenta di neve in corso. Deve essere stato tremendo, povera Valerie!

  2. Siii, quando lo ha messo nella borsa mi son detta “Ma che fa!!” e poi “ti immagini se gli cade dalla bicicletta” poi fortunamente l’ho vista andare a piedi!

    Ma Delia e Patsy dove sono andate a infilare? Sai niente? Non le hanno nemmeno mai nominate 🙁

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