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British Addicted | #7

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British Addicted | #7

Amanti di Albione, vi do il bentornato con una bella notizia: Humans è stato rinnovato per la terza stagione.
La serie, co-prodotta dall’inglese Channel 4 e dall’americana AMC (nota per i pilastri della serialità: Breaking Bad e Mad Men) e con protagonisti Gemma Chan e Colin Morgan, tornerà anche il prossimo anno.
Concedetemi un piccolo spazio per esprimere la mia felicità per il rinnovo. Trovo che Humans sia una serie capace di affrontare temi spinosi, come l’introduzione dei robot, con particolare intelligenza. La storia permette vari spunti di riflessione sul progresso e sulla limitazione del ruolo degli umani.


Anche questa settimana torniamo a parlare di Peaky Blinders. Dopo Adrien Brody, un altro attore si aggiunge al cast della quarta stagione.
Un nome molto conosciuto ai telefilm addicted, interprete di uno dei personaggi più controversi di Game of Thrones: stiamo parlando di Aidan Gillen, il viscido Ditocorto.
Si aggiunge al cast anche Charlie Murphy, che gli habitué delle serie inglesi avranno sicuramente visto in qualche produzione. Tra le tante serie nella sua filmografia ricordiamo The Village, The Last Kingdom, To Walk Invisibile ed Happy Valley.

Mancano solo due settimane alla partenza della decima stagione di Doctor Who e proprio ieri è stato rilasciato un video che ci dice qualcosa in più sulla nuova compagna di avventure del Dottore.
Bill, interpretata da Pearl Mackie sarà la prima companion gay della storia della serie.
Lo show non si è mai posto limiti di genere e d’altronde abbiamo avuto Captain Jack Harkness, pansessuale, per numerosi episodi e con una serie tutta sua. L’introduzione, dunque, di un personaggio omosessuale non è un’assoluta novità, ma fino ad ora mai una companion fissa era stata apertamente gay. In tal modo si scongiura anche qualsiasi ipotesi di ship da parte dei fan che puntualmente salta fuori tra Doctor e companion.

https://www.facebook.com/BBCOne/videos/1312484758835734/

Come di consueto, è arrivato il momento di parlarvi delle serie che vedremo alla fine dell’anno o molto più probabilmente ad inizio 2018. Le news quest’oggi sono epiche!
Ed infatti si è ormai definito il cast per la nuova serie BBC “Troy: Fall of a city” e le cui riprese sono già iniziate a Cape Town.
Quando si parla di mitologia e di Troia viene subito in mente il disastro hollywoodiano di Troy ed a questo punto ci si chiede: la serie potrà mai essere peggio del film?
Già nutro grandi dubbi sulla scelta di Elena, che sarà interpretata da Bella Dayne (Humans). Anche qui sarà un’attrice di origini tedesche ad interpretare la bella Elena di Troia.
Paride avrà il volto di Louis Hunter (The Fosters), Ettore sarà interpretato da Tow Weston-Jones (Cooper, Dickensian), entrambi nella foto dal set.
Frances O’Connor (Mr Selfridge, The Missing) sarà Ecuba, regina di Troia e moglie di Priamo, interpretato da David Threlfall (Shameless).
Come potete immaginare il cast è estremamente lungo, essendo i personaggi implicati nelle vicende molto numerosi. Nomino solo Joseph Mawle (Uncle Benjen di Game of Thrones) che interpreterà Ulisse e Alfred Enoch (How to get away with murder) che interpreterà Enea.
La sceneggiatura della serie in otto episodi è a cura di David Farr (The Night Manager).

E dopo aver snocciolato nomi su nomi, è ora di parlare del ritorno sulle scene di Kalinda Sharma e della sua mazza da baseball.
Ok, dubito che la mazza da baseball farà la sua apparizione, però Archie Panjabi (conosciuta al grande pubblico per The Good Wife) tornerà sui nostri schermi a fine anno con un nuovo drama di ITV intitolato “Next of Kin“.
Il personaggio della Panjabi, sposata al politico interpretato da Jack Davenport, dovrà confrontarsi con il misterioso omicidio del fratello, medico umanitario.

Vi ricordo, inoltre, che questa settimana sono iniziate due nuove serie di cui vi avevo parlato nelle scorse settimane: si tratta di Harlots, con Jessica Brown-Findlay e della comedy Decline and Fall, iniziata giusto ieri e che annovera tra le sue fila anche Eva Longoria.

Questa settimana, il Consiglio appassionato di British Addicted è offerto da WalkeRita che ci presenta “Mr Selfridge“, period drama targato ITV andato in onda dal 2013 al 2016:

Una maratona del genere non la affrontavo da tempo ormai, non ho più l’età per queste imprese titaniche! Ma “Mr Selfridge” è stato la mia sfida più recente, improvvisa, inaspettata, fulminea. In poco più di una settimana, ho recuperato, amato e vissuto questa serie, ignorando quasi tutti i miei doveri settimanali da addicted, riducendo i tempi di pranzo e cena, abbandonando progressivamente la realtà contemporanea per immergermi senza riserve nella Londra di inizio Novecento, travolta e conquistata dall’entusiasmo che sfiora quasi la follia di un negoziante americano, Harry Gordon Selfridge. Nonostante il binge watching ti privi inevitabilmente di quella rassicurante sensazione di poter assaporare con calma ogni singola storia, concedendole il giusto spazio e il giusto tempo, lasciandoti infine svuotato a causa del sovraumano dispendio di emozioni provate in un breve periodo, quell’esperienza catartica di guardare e vivere un’intera serie tv senza pause o interruzioni ti permette, secondo me, di entrare a far parte di un mondo che cominci ad avvertire sempre più presente, sempre più reale, perché prende letteralmente forma intorno a te, rendendoti quasi protagonista e non più mero spettatore. Questo è l’effetto che “Mr Selfridge” ha avuto su di me. Incuriosita dal genere e dalla particolarità del nucleo tematico della storia [e guidata dalla mia solita di abitudine di seguire le tappe degli attori che mi appassionano], ho avviato il mio percorso con questa serie senza aspettative, libera da qualsiasi pregiudizio o paragone. La dipendenza si è sviluppata ancora prima che capissi quanto questa serie mi stesse piacendo. Interrompere la visione diventava, ora dopo ora, una possibilità fuori discussione, e più andavo avanti, più entravo a far parte di quella realtà, da testimone a protagonista di ciò che guardavo. Il genio visionario, futurista e irrazionale di Harry Selfridge era quasi tangibile per me, la sua vita e i suoi affari condotti perennemente in bilico tra fallimento e successo stratosferico rappresentavano la sua partita più importante in un gioco d’azzardo al cui tavolo ero seduta anch’io e ne osservavo le mosse, i bluff, le sicurezze, le debolezze, le vittorie, le cocenti sconfitte; ero nel grande magazzino “Selfridges”, ero in ogni reparto, dall’amministrazione di Mr Grove e Mr Crabb alla zona di carico dell’ultimo fattorino arrivato, dal reparto accessori di Miss Mardle, Kitty, Doris e Agnes Towler alle vetrine di Henri LeClair, dal reparto moda di miss Ravillious al ristorante di Victor Colleano; ero a casa Selfridge, con Rose e i suoi figli che ho visto crescere davanti a me; ero in società con Frank Edwards, Ellen Love e l’inimitabile Lady Mae. “Mr Selfridge” fa esattamente questo: ti mostra con irresistibile dovizia di particolari ogni singolo aspetto che caratterizza la vita del suo protagonista più importante: il grande magazzino dalle esorbitanti dimensioni sorto “nella parte sbagliata” di Oxford Street. In un’equilibrata, straordinaria ed emozionante commistione di personaggi reali [tra cui il protagonista in primis] e fittizi, di eventi storico-sociali che hanno caratterizzato il periodo e storyline originali e creative, “Mr Selfridge” ti guida attraverso il ventennio che va dal 1908 al 1928, ti rende partecipe dei cambiamenti, delle evoluzioni, del progresso tecnologico e degli sviluppi sociali, dei momenti che hanno segnato una svolta, delle scoperte, le invenzioni, le novità letterarie e scientifiche, e dall’altra parte ti mostra anche le terribili conseguenze della guerra, degli uomini che ha portato via e di quelli che ha cambiato per sempre, ti mostra il terrore dell’attesa di chi resta a casa e i nuovi equilibri che inevitabilmente si impongono nella comune quotidianità. Ogni singolo reparto del grande magazzino cresce e cambia col tempo, si adatta a ognuno di questi eventi, ne segue l’inarrestabile corso, modifica costantemente il suo aspetto, i suoi obiettivi, i prodotti che offre e che diventano fin dal primo giorno la risposta giusta per ogni tipo di domanda. I “Selfridges” accompagnano elegantemente gli anni che vivono e possono farlo grazie a tutti coloro che ci lavorano e che segnano, ognuno a modo proprio, una pagina fondamentale e unica di quei negozi.

Tutto scorre, tutto è in continuo movimento, le carriere evolvono, le vite cambiano, gli amori nascono, si perdono, si ritrovano, le amicizie mettono radici, le famiglie ruotano intorno a una nuova casa, quella rappresentata dal grande magazzino. Variopinto, realistico, eterogeneo, brillante, “Mr Selfridge” è uno show che in sole quattro stagioni ha saputo reinventarsi quanto basta per non restare mai statico ma rimanendo sempre fedele al suo spirito più autentico. Con la terza stagione ci si immerge in una fase che inizialmente si presenta di pura transizione per introdurci gradualmente a un parziale ricambio di personaggi, alcuni completamente inediti, altri semplicemente cresciuti [come nel caso dei figli di Harry Selfridge]. Il cast, guidato principalmente da Jeremy Piven, Katherine Kelly e Amanda Abbington, presenta tra le sue fila nomi appartenenti a un panorama artistico più “di nicchia” ed emergente come Aisling Loftus, Amy Beth Haves, Greg Austin e Kara Tointon [recentemente vista in “The Halcyon”].
In conclusione, in qualunque modo di scelga di guardare questa serie, “Mr Selfridge” ti conduce per mano alla scoperta di un settore imprenditoriale immerso nelle vicende storico-sociali di inizio Novecento; ti illustra nel dettaglio la nascita e la crescita di un enorme grande magazzino che vive dell’esuberanza e della brillante e folle genialità del suo creatore e infine ti circonda di storie, volti e vite che entrano a far parte della tua quotidianità in punta di piedi, con la solita, intensa eleganza britannica, diventando improvvisamente quella “dipendenza da addicted” di cui non sapevi di aver bisogno.

 Arrivederci alla prossima settimana ed un saluto alle pagine affiliate!

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