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Blindspot | Recensione 2×05 – Condone Untidiest Thefts

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Blindspot | Recensione 2×05 – Condone Untidiest Thefts

Carissimi… che puntata pazzesca!!! Finora questa seconda stagione non ha sbagliato un colpo ed è vero che siamo solo alla quinta puntata, è verissimo, ma ci sono serie che già dai primissimi episodi della loro seconda stagione ci hanno dimostrato di avere tante falle quanti buchi ha uno scolapasta… quindi MAGNO GAUDIO e OVAZIONE agli autori di Blindspot, continuate così vi prego!

Prima di tuffarci in questo commento vorrei aprire una parentesi sui titoli di questa serie: io adoro i titoli, ci trovo sempre un significato dietro eppure qua, niente, il nulla. Mi sembrano davvero incomprensibili. L’anno scorso i titoli venivano anagrammati donando qualche particolare, qualche indizio… peccato io sia sempre stata abbastanza una capra negli anagrammi… in inglese poi… qualche idea?!?

Ma adesso entriamo subito nel vivo di questo episodio perché ve lo dico, ho avuto l’ansia dal minuto 1 al minuto 42! E’ bello vedere come i casi del giorno ci permettano sempre di entrare sotto pelle alla nostra Jane, di rielaborare INSIEME a lei le situazioni, di viverle addosso come fa lei. Questa volta protagonista è la mafia di New York, in particolare la famiglia O’Malley (Ok, alzino la mano quelli tra voi che, a quel nome, non hanno pensato subito a QUEL O’Malley

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Ecco, questi O’Malley sono decisamente meno coccolosi!)

I nostri agenti oggi sono impegnati in un caso davvero ricco d’azione, Patterson ha decifrato di nuovo (nel senso proprio di in un modo nuovo) un vecchio tattoo e quello che ne è emerso è che la mafia sta entrando in azione per colpire un Senatore.

Apro una parentesi (e la richiudo anche subito) solo per dire che mi piace molto come aprano tutti gli episodi con qualche dettaglio sul caso dell’episodio, dettagli anche rilevanti ma che ovviamente servono a introdurre qualche scena più avanti nel corso della puntata. Insomma, prima della sigla iniziale noi siamo già catapultati nel bel mezzo dell’azione… e abbiamo ancora davanti almeno 35 minuti!

Insomma, rullo di tamburi, in questo caso viene coinvolta anche Allie e, ancora rullo di tamburi, perché lei è cresciuta con la famiglia O’ Malley!!! Non proprio cresciuta da loro certo, ma la sua migliore amica (tuttora) è la figlia del boss di questa Famiglia. Ora, autori, non l’aveva capito nessuno che Allie avrebbe avuto un ruolo diciamo di primo piano in questa puntata visto che, non in apertura ma quasi, ci avete mostrato i genitori dell’anno (non coppia, genitori, non coppia, oki?) intenti in una visita di controllo (sì, certo, Kurt e Allie). Questo mi ha fatto pensare proprio ad un coinvolgimento in qualche modo di Allie e, infatti, eccola lì! Altro attenzione spoiler rilasciato dagli autori ad inizio episodio: Kurt che non vuole che Allie venga ingaggiata per missioni operative… forse che butta male per lei in questa puntata?!? Kurt peggio di un gatto nero?!? Ebbene sì! Mortacci sua! Per fortuna nulla di grave, lei e il bambino stanno bene, ma la sua carriera sul campo, almeno fino a quando il bimbo/a non avrà qualcosa come 1 anno, è finita. Grande Kurt, c’hai più c**o che anima.

Però ve lo devo dire: Allie mi è proprio piaciuta. E’ una tosta, ha un gran carattere, sa tenere testa a chiunque e non ha paura di nulla. Tuttavia, anche se vederla così preoccupata per la salute del suo bimbo mi ha fatto tenerezza, credo che avrebbe dovuto ascoltare un pò prima i consigli di Kurt. Perché quando hai una vita che cresce dentro di te non sei più solo responsabile di te stesso. Ma questo vale anche quando questa vita non cresce dentro di te ma fuori, i figli sono responsabilità che bisogna accogliere e gestire. La vita non può tornare come era prima. E devo dire che è difficile da accettare. E’ difficile farci i conti tutti i giorni. Il suo discorso a Kurt a fine episodio, sulla sua voglia di avere un figlio orgoglioso di lei e del suo lavoro è davvero comprensibile MA un figlio non ti giudica per il lavoro che fai. Un figlio non lo capisce neanche che lavoro fai fino a che non è lui stesso grandicello, un figlio apprezza anche una casalinga perché quello che conta è il tempo trasorso con lui, un tempo di qualità ovviamente, non in quantità. Quindi Allie, tuo figlio potrebbe benissimo essere orgoglioso di te anche se fossi dietro una scrivania (dico potrebbe semplicemente perché il rapporto genitori-figli non si riduce solo a che lavoro si fa, al tempo trascorso insieme ecc. siamo tutti figli, alcuni sono anche già genitori quindi sappiamo quanto possa essere complicata questa dinamica!). Non è certo questo il momento di ribaltare su di lui le tue paure. Perché sì, credo che Allie voglia continuare il suo lavoro perché è il suo lavoro e non si vuole vedere a fare null’altro. Ma vedremo che effetti avrà la maternità su di lei, anche se ho una brutta sensazione, quella sensazione che mi dice che Allie non arriverà alla terza stagione… possibile? Nel telefilm del #maiunagioia possibilissimo in effetti, e poi mi sembra che Kurt se la stia godendo un po’ troppo finora… Stavo anche pensando che potrebbe essere lei la talpa però in effetti lei non fa parte dell’FBI quindi niente, teoricamente non dovrebbe essere lei.

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Detto questo, comunque, è proprio dalle parole di Allie che Kurt riceve una bella lezione: anche se sei nato in una famiglia di assassini, tu puoi non esserlo. E, caso vuole, che questa siano proprio le parole di cui Kurt aveva bisogno per riflettere sulla situazione di Jane (di Jane, ma vale lo stesso per Remi?). Ed è davvero bellissimo vedere come si guardano, Jane  non sa cosa si stiano dicendo Kurt e Allie, eppure LORO SI CERCANO E SI GUARDANO, così, NEGLI OCCHI, per pochi, lunghissimi istanti.

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Cosa vi devo dire… questi due mi fanno diventare matta! Comunque, tornando seria, come dicevo, il caso del giorno ci permette di analizzare ALLA PERFEZIONE il dubbio esistenziale di Jane, perché la frase di Allie rispecchia in pieno i dubbi della nostra protagonista. Ed anche nello scambio di battute tra Tasha e Nas, durante l’interrogatorio di Patrick O’Malley che si ripresenta la stessa identica questione. Solo che è Nas a metterci un punto.

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C’è sempre una scelta. Perché è questa la verità: le nostre azioni ci definiscono e le nostre azioni nascono dalle esperienze e da come ci guida la nostra morale, quindi alcuni contesti ci possono sembrare sbagliati anche se siamo nati e cresciuti con loro. Perché basta crearsi un’alternativa. Nessuno dice sia semplice, eppure è possibile. Quelle parole sembrano dette apposta per lei.

Eppure la faccia di Jane sembra dire “e che palle! Adesso basta con tutti questi richiami alla mia vita, alla mia situazione, non ne posso davvero più!” Ed in effetti ha ragione, sarebbe anche ora di finirla, Jane ha pagato (interrogata dalla CIA senza che loro si preoccupassero minimamente di quello che stesse passando) e sta dimostrando GIORNO DOPO GIORNO DI ESSERE CON LORO, lo dimostra ogni volta che protegge le loro spalle sul campo, che si sacrifica per loro. Lo dimostra anche solo semplicemente con tutto quello che sta subendo mentalmente. Io avrei sbottato già da un pezzo! E invece lei si apre solo con Kurt, l’abbiamo vista anche nella puntata scorsa, insofferente e lacera da quello che lui dice (ma non dice) gli butta addosso la verità. Ma la verità è che Jane è SOLA, nel team non c’è nessuno che le chieda anche solo una volta come stia, UNA VOLTA NON DICO TANTO, NESSUNO SI PREOCCUPA PER LEI. NESSUNO. Eppure quando hanno bisogno vanno da lei. E lei non si tira indietro.

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Ed io mi chiedo, perché una singola azione “negativa” riesce sempre ad oscurare tutto quello di positivo uno fa? Ed è sempre così, anche nella vita reale. Tutto il buono che fai viene spazzato immediatamente via da un singolo gesto dubitabile. Questo è vergognoso. Non dovremmo essere così. Dovremmo imparare a metterci nei panni dell’altro e valutare le sue motivazioni, dovremmo scendere dal nostro piedistallo e confonderci con la gente. E in questa puntata Weller, Kurt, ha affidato a Jane la cosa più importante che ha, la vita di suo figlio, non ha esitato, e la sua risposta non si è fatta attendere, lei ha ripagato la sua fiducia. Jane ha dato tutta se stessa per la vita di Allie e del bambino. Nonostante abbiamo visto quanto ci sia rimasta demmerda male alla scoperta che lui sia il padre del bambino di Allie. Perché è un po’ come se questo li allontanasse ancora di più,come le loro strade stessero definitivamente prendendo strade diverse. (SIA CHIARO: IO NON CI CREDO. NON CI CREDO. PERCHE’ LA MIA SHIP NON E’ ANCORA AFFONDATA, NON ANCORA.) Detto questo, la depressione ormai è la mia compagna prediletta. Grazie autori.

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E allora, ecco che Jane prende in mano la sua vita (o quel che ne rimane) decidendo di chiamare il tipo che alla Galleria d’Arte si era mostrato così interessato a lei e davvero, è così tenera e impacciata che mi fa sciogliere. Jane ha bisogno di RITROVARSI, ha bisogno di scegliere la sua strada, ha bisogno (come dice lei stessa a Shepherd) di fare qualcosa che LEI STESSA HA DECISO PER SE’ (piccole cose, come anche tagliarsi i capelli!).

Il caso ha rappresentato la storyline principale della puntata anche se abbiamo visto (in quei pochi momenti diciamo di “calma”) Reade ancora intento a seguire la strada della follia. Reade è fuori controllo, è totalmente offuscato da ciò che potrebbe essere quello che non ricorda e così ecco che si intrufola nella casa del suo ex coach e, ovviamente, caso vuole che riesca a trovare proprio il rifugio segreto in cui sono conservate tutte le videocassette in cui il porco pedofilo ha registrato i suoi servizi a quei poveri bambini. (Che poi dovrebbero spiegarmi come mai non abbia destato sospetti il fatto che uno avesse un videoregistratore ancora funzionante nell’era dei DVD, Blu ray ecc…quanto meno sospettosa come cosa…) Reade trova una cassetta con il suo nome et voilà, noi non vediamo quello che vede lui ma la scena finale parla per tutto. Tasha, preoccupata per l’amico-collega, l’ha seguito con il GPS e si ritrova davanti una scena raccapricciante: stanza buia, il coach a terra in una pozza di sangue e Reade lì in piedi.

reade

Abbastanza inquietante ed emblematico del suo stato mentale. Povera Tasha, si vede come le fa male vedere il suo amico ridotto così e ora anche coinvolto in una situazione davvero terribile. Ma lei è piena di risorse, confido troverà una soluzione!

In mezzo a tutto questo scopriamo che un certo Chris potrebbe essere una figura importante nel passato di Remi, Roman sembra essere preoccupato di questo ricordo…chi sarà mai? Un figlio perduto? Un amore perduto?

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Infine, grazie a Shadowcat, Tasha (mitica, bellissima, superintelligente… cosa altro volere di più?!?) ha l’intuizione per risolvere il mistero del buco nero presente sulla chiavina della Mayfair ed ecco che scopriamo una serie di email scambiate proprio tra la Mayfair e Winter…cosa vorrà mai dire? Idee?

QUESTO E QUELLO…

  • Patterson e il Dr Borden sono la cosa più dolcissima che ci possa essere… lui che la bacia mentre lei ha tutta la bocca piena di dentifricio non è molto bello da vedere (ma anche sì!) però è molto intimo!

  • Tasha non ha un bel rapporto con il telefono mi sa… diciamo che per rispondere bisogna cliccare la cornetta verde che si illumina, quindi mi sa che non ha davvero risposto…

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  • Il fatto che Jane si tagli i capelli da sola e sia comunque più in ordine di me… anche no grazie. IO DICO CHE E’ UN’ INGIUSTIZIA NEI CONFRONTI DI TUTTE LE DONNE CHE LITIGANO QUOTIDIANAMENTE CON I PROPRI CAPELLI. Io dico NO.

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Per oggi ho concluso… vi lascio con il promo del prossimo episodio, intitolato “Her Spy’s Mind”, che vi consiglio però di non vedere se non volete spoiler anche se…

… Ok se siete qua vuole dire che avete visto il promo pertanto (SPOILER!!!) vi posso confessare che PROPRIO NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Se ci siamo liberati di Allie adesso come è che arriva Nas a provarci (e baciare) Kurt?!? Non è che è proprio lei che ha spiato Kurt da vent’anni a questa parte? Non che sia strano che la loro “tensione” si sfoghi in questo modo (visto anche l’inizio di puntata che li vede tutti presi a capire perché Sandstorm lo stesse spiando in modo così, diciamo, complice…), però sinceramente un po’ mi puzza. A voi no?

E infine… Reade….ma PERCHE’?!?!?!?!

Alla prossima!

 

 

 

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Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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