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Blindspot | Recensione 2×04 – If Beth

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Blindspot | Recensione 2×04 – If Beth

Eccoci di nuovo insieme per questa quarta puntata di Blindspot che, devo ammetterlo, continua questa stagione su di una scia molto positiva. Alcuni pezzi di storia sono stati finalmente rivelati, mentre altri sono stati messi sul tavolo (purtroppo per noi ovviamente girati).

Inizio subito col dire un GRANDISSIMO NO, NO, MA PROPRIO NO, a Kurt e Ali come coppia. Lui le dice che sarà presente, che si impegnerà in questo viaggio. Intendiamoci, non che mi aspettassi niente di meno da lui, perché proprio come avevo scritto nel commento alla scorsa puntata (lo trovate qui) il nostro Direttore stava davvero iniziando a pensare di non potersi sottrarre alle sue responsabilità, di non poter davvero essere come suo padre. Kurt, a prescindere da quello che prova (direi NON PROVA) per Ali, vuole essere un PADRE, vuole esserci per SUO FIGLIO. Comunque, terribile la scena di lei che gli dice “Okay dai vieni qui” e lo abbraccia: MOLTO SENTITA VERAMENTE. PER NIENTE PROPRIO.

Ebbene, il caso della settimana riguarda il Tattoo che Jane ha sulla mano, poiché Patterson è riuscita a decifrarlo e ad arrivare a un famosissimo hacker che altri non è che un impiegato federale non proprio votato alla legge. Ovviamente. Il delinquente usa, infatti, le sue credenziali per rubare planimetrie, schemi di sicurezza e orari delle guardie, così da rivenderle al miglior offerente, che chiaramente le userà per i suoi piani criminali. E quindi eccoli lì i nostri agenti, pronti a entrare in azione per fermare proprio uno di questi piani. L’occasione è un galà presso un museo e così tutti si mettono in tiro. Ora, Jane è davvero bellissima però… ma che cavolo di cofana le hanno fatto in testa?!?

Qualcosa di meno cotonato, no? Voto alla pettinatura, 1.

Certo, a lei sta benissimo e le sta benissimo anche quel vestito che sembra la versione moderna di quello della strega di Biancaneve. E no, non intendo la Regina Cattiva di Lana Parilla purtroppo. Comunque sì, lei sta bene, è molto elegante (come richiesto dall’evento, peraltro) e l’abito è molto in linea con il suo fisico, incredibilmente messo ancora più in risalto.

E la scena in cui Kurt la aiuta ad alzare la zip… quando tu speri che invece di tirarla su gliela sfili fino in fondo e che nel mentre inizi a baciarle le spalle… SOGNI PROPRIO.

(Ma guardatelo!!! Onestamente, se la sta mangiando con gli occhi!!!)

E invece, sbadabam! Una bella porta in faccia per tutti. Kurt ha quella che sembrerebbe una scatolina per anelli e anche Jane lo crede ed è così piena di emozione quando gli chiede se faranno ancora la parte dei coniugi che la freddezza di lui è peggio di una doccia gelata. Fa male come non mai. E noi rimaniamo delusi esattamente come Jane. Eppure… eppure si vede, si vede lontano un miglio che quel “qualcosa” è ancora lì, per entrambi. 

E’ il caso del giorno a darci la possibilità di guardare dentro di loro, di capire le loro sensazioni ed emozioni: questo caso sembra fatto apposta per loro (e per la squadra in toto). C’è una ragazzina a cui il padre ha raccontato mille bugie pur di proteggerla (che poi tra di noi la verità possiamo anche dircela: il padre è stato davvero uno schifoso, perché non solo ha praticamente voltato le spalle alla madre di sua figlia, ma le ha fatto anche credere che quella stessa figlia fosse morta pur di allontanarla da lei) ed è Jane a farle capire, parlando con il cuore in mano, mettendosi a nudo dinanzi a tutti, che spesso anche se si mente l’amore per le persone rimane. Sottointeso: so di avervi mentito, ma in quella situazione cosa avrei potuto fare? Mi ricattavano e voi per me eravate (e siete) importanti.

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 Jane guarda Kurt. Lo guarda negli occhi. Sta parlando con lui, perché per quanto vero che lei abbia mentito a tutti, lui era il suo punto di riferimento, loro si erano TROVATI. Certo, Jane ha fatto consapevolmente finta di essere Taylor, ma non pensava che a proteggerlo e Kurt non si è innamorato di lei (SI, è innamorato di lei) perché Taylor, si è innamorato per la persona che era, che è; in tutto questo, però, Jane non si è resa conto che quelle piccole bugie facevano parte di un piano ben più grande di lei, se non quando è stato troppo tardi. Eppure, nonostante tutto quello che ha affrontato, che ha vissuto (in questi pochi mesi dal suo ritrovamento in quella borsa), Jane è rimasta forte, il suo animo si è mantenuto saldo. Lei è forte, è uno dei personaggi femminili più forti che io abbia visto, perché anche nei piccoli gesti dimostra il suo essere in prima linea, il suo giocarsi costantemente se stessa. Anche in questa situazione lei parla, ma non lo fa a testa bassa, come ho detto pocanzi, lei guarda Kurt negli occhi perché quello che dice lo sente davvero, è la sua verità, ancora una volta gridata ai quattro venti, come nella prima puntata durante l’interrogatorio da parte di Nas e come quando, di ritorno alla base, Kurt butta alle ortiche le bellissime parole di Jane, facendole capire che non c’è storia, che alcune bugie non possono essere superate, che ad alcune cose non si può passare sopra. Anche in questo caso, infatti, è Jane (per l’ennesima volta) a farsi avanti, a gridare stavolta il suo disappunto con tre semplici parole: “Questo è estenuante“. E mio dio, lo è davvero. E questo potrebbe essere (per Kurt) il turning point, ovvero il punto di svolta in cui magari cambierà atteggiamento; io ve lo dico, IO VOGLIO SENTIRE ANCHE LA VERSIONE DI KURT, VOGLIO SENTIRLO URLARE LA SUA RABBIA, LA SUA FRUSTRAZIONE. VOGLIO SENTIRE LUI. Ci rendiamo conto che dopo il finale di stagione (e quello che ha portato) e dopo queste prime puntate lui non ha sbottato nemmeno una volta?!? Non dico chissà che cosa, ma un confronto che venga da lui sarebbe anche gradito. Va bene che lui deve essere un esempio e che, come dice a Nas, meglio che ci sia lui in certe situazioni, che non può pretendere che i suoi uomini facciano determinate cose se per primo non è lui a farle (e se questo non è un UOMO, ditemi voi che cosa è!), ma adesso è GIUNTA L’ORA DI SENTIRE LA SUA VOCE.

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E non può semplicemente dire che non era quello che intendeva; potrebbe anche essere così ma la faccia che ha per quello che gli butta addosso Jane parla più di tutte le risposte che avrebbe potuto darle. PUNTO. Pertanto, ora mi aspetto un percorso verso una maggior empatia nei confronti di Jane, un’apertura che non sia solo quella “lavorativa” mostrata (di facciata) finora.

E ora veniamo a Sandstorm. Personalmente sono felicissima che gli autori ci abbiano regalato Luke Mitchell e lo sono ancora di più per il ruolo che gli hanno affidato: lui è un fratello meraviglioso, si vede che tiene a Remi. Roman la rivuole con sé, non può permettersi di perderla, non può e non vuole che lei si perda; quindi, semplicemente la porta in un luogo che spera sbloccherà qualcosa in lei. In lei non si scatena nessun ricordo, come possiamo capire dal fatto che non vediamo alcun flashback, eppure… eppure Roman colpisce nel segno, posiziona un faro lontano pronto a indicare la strada. Devo dire che il discorso che le fa è davvero sentito, però, onestamente, per me fa acqua da tutte le parti. Alla violenza si risponde con la violenza? No, non dovrebbe essere così. Ci sono altre strade, ci sono strade che non prevedono la morte di persone innocenti, poiché se succede, se sei pronto a sacrificare qualcuno per il benessere dei più, allora SEI ESATTAMENTE COME COLORO che cerchi di abbattere, sei esattamente come coloro che hanno inquinato il tuo lago Aurora e non hanno fatto niente per salvarti o per arginare la situazione.

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Che cosa difendi? Chi difendi? Qualcuno. E invece dovrebbero essere TUTTI. La violenza non è la via e, soprattutto, la tua causa non può legittimare ogni tua azione. 

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Incredibilmente, Roman riesce a far breccia anche in Shepherd, facendole capire che l’unico modo per far tornare da loro Remi è darle qualcosa in cui credere, a cui aggrapparsi, qualcosa che la faccia sentire in Famiglia.
La scena con Shepherd, in cui le racconta di come tutta la sua famiglia sia stata sterminata da quel lago Aurora, quel posto che sembrava un paradiso in Terra poi trasformatosi in un inferno, quella scena è stata davvero intensa. Remi e Roman hanno salvato Shepherd e, sebbene Remi non si abbandoni a quell’abbraccio, qualcosa dentro di lei si è mosso. Il faro posizionato da Roman si è acceso. In tutto questo c’è una cosa che mi colpisce, che mi fa capire che Remi è ancora dentro Jane: il fatto che Jane veda tutto il marcio che c’è nelle autorità, in chi governa, e non voglia rimanere con le mani in mano, che senta il DOVERE DI FARE QUALCOSA. Eppure la conquista vera sarà il capire che ci sono altri mezzi, che in mezzo al marcio c’è chi lotta in prima persona, c’è chi difende la giustizia e la verità.

In tutto questo abbiamo anche visto Reade iniziare a subire i colpi di quello che non ricorda: come diceva il Dr. Borden, non sapere può essere più doloroso di ricordare. E così Reade si sta lentamente avviando sulla strada della perdita del controllo delle sue azioni, iniziando con lo sfogare la rabbia repressa verso chiunque abbia anche solo per un secondo non rispettato le indicazioni. E’ bello vedere Zapata correre in suo aiuto, sia in prima persona, sia probabilmente in modi non del tutto leciti: cosa chiederà di fare all’hacker criminale?

Infine, la rivelazione della puntata: Sandstorm sta tenendo d’occhio Weller fin da quando era un cadetto, fin da quando era uno sbarbatello alle prime armi, e la domanda ovviamente è, PERCHE’? Vediamo che lui ne è sconvolto, non se lo aspettava proprio… sarà davvero così? Che ci sia qualche legame tra lui e Sandstorm? E se il tatuaggio “KURT WELLER” sulla schiena di Jane non fosse servito solo per avvicinarla a lui, farla entrare nell’FBI e far fuori Mayfair, ma a qualcosa di più? MOLTO, MOLTO COMPLESSO. Io continuo a credere che lui non sia la talpa, ma dobbiamo scoprire il passato dei nostri protagonisti. DOBBIAMO. Gli autori ce lo devono.

QUESTO E QUELLO…

– Quanto sono belle Patterson e Zapata in versione Prof. e allieva?! Molto. Quando l’amicizia è condivisione e complicità;

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– niente Patterson e Borden questa settimana?! Almeno potevano metterci una microscena di loro due post bacio…

– vogliamo parlare della borsetta di Patterson al museo?! E beh, chi non ha un tablet incorporato in una clutch?! Probabilmente deve anche essere facile crearla visto che in due giorni è stata pronta all’uso…

– infine, vi prego, trovate un modo meno pacchiano di farci sapere che passano le settimane: quelle scritte a tutto schermo con size così ad cazzum non si possono vedere. Grazie.

 

Vi lascio con il promo del prossimo episodio, che andrà in onda mercoledì prossimo (programmazione americana ovviamente!) intitolato “Condone Untidiest Thefts (un giorno dovremo anagrammare tutti i titoli perché sono davvero indecifrabili!)

 

Alla prossima!

 

 

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Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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