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Beauty and the Beast | Recensione 2×01 – Who am I?

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Beauty and the Beast | Recensione 2×01 – Who am I?

Beauty & The Beast è tornato e la prima cosa che ho notato è stato il “colpo di spugna”. In realtà il primissimo aspetto che ha catturato la mia attenzione è stata la canzone “Lights” di Ellie Goulding come colonna sonora iniziale e ancora una volta BATB dimostra di avere un gusto impeccabile in ambito musicale. Ma quando parlo di “colpo di spugna” mi riferisco all’apprezzabile sforzo che in realtà i boss di BATB stanno compiendo già dalla prima stagione cercando di eliminare gli anelli deboli della catena. Il primo ad uscire dal quadro fu il britannico Evan che a parte l’accento e il fascino innegabile di Max Brown, aveva già fatto il suo corso e ad ogni modo ha avuto anche una fine abbastanza dignitosa. Vita breve ebbe anche il fratellino di Jo ma la sua era stata quasi una fine annunciata.

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Si riparte

La seconda stagione quindi sembra voler cominciare continuando a  smussare gli angoli meno indispensabili del quadro generale: il capo del distretto Jo Bishop ha lasciato il lavoro e soprattutto ha finalmente lasciato Tess che meritava di più fin dall’inizio mentre il pseudo papà di Cat non è riuscito a sopravvivere all’ “incidente” evitando così l’inevitabile dramma del “Non sono tuo padre”. La cosa triste però è che ancora una volta Cat sarà costretta a scoprire la verità sui suoi genitori senza avere la possibilità di confrontarsi con loro. E restando in tema di famiglia e abbandoni, immagino che anche la dolce ed esplosiva Heather comincerà a farsi vedere meno nei prossimi episodi dato l’impegno di Nicole Gale Anderson nello spin-off di Pretty Little Liars, “Ravenswood”.

Ma bando alle premesse, arriviamo alle cose importanti. Il salto temporale dal primo finale di stagione è di circa tre mesi e Cat ha impiegato ogni attimo del suo tempo a cercare Vincent in ogni angolo remoto della Terra, senza concedersi la possibilità di piangere la scomparsa di suo padre, diventando quasi un ricordo nel suo distretto già sommerso dai guai e sacrificando ogni aspetto della sua vita in nome di un amore epico.

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Ad aiutarla c’è come sempre il fedele e straordinario JT, contattato da Cat ad intervelli regolari di tempo come se questo potesse far tornare Vincent più in fretta. Ma la verità è che Catherine non riesce a restare razionale di fronte alla possibilità di perdere una ragione di vita perché era questo che Vincent era diventato per lei da quando l’aveva salvata la seconda volta, un motivo per continuare a lottare e a credere di poter avere di più, di poter essere felice. Così, contro tutto e tutti, Cat continua a cercarlo facendo affidamento alla forza e alla determinazione che la contraddistinguono ogni volta che ha una missione da compiere.

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Una Bestia per amico

Sul fronte distretto invece Gabe è vivo e vegeto dopo che Cat lo aveva rianimato in un disperato tentativo di non perdere anche l’unica persona che in qualche modo potesse aiutarla a ritrovare Vincent. E infatti, tornato in sé moralmente e fisicamente parlando, Gabe cerca di fare ammenda nei confronti di Cat offrendole un supporto non richiesto nella ricerca di Vincent, della serie “ti ho rapito e ho cercato di uccidere il tuo fidanzato per salvarmi ma il passato è passato, ricominciamo”. Ad ogni modo Gabe è uno di quei personaggi su cui è stato un bene puntare e non mi dispiacerebbe che entrasse a far parte definitivamente del team Cat/Vincent e che magari facesse team anche con qualcun altro … non ho nessuno in particolare in mente … Tess. Seppure con poche scene, Tess riesce comunque ad illuminare l’episodio con la sua infinita lealtà nei confronti di Cat e quell’irresistibile sarcasmo che la caratterizza e che al momento riserva in particolar modo al nuovo capo del distretto Gabriel Lowen.

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Ed è proprio Gabe che JT, seppur riluttante, contatta per avvisare Cat di aver trovato Vincent … forse. L’uomo in un video di sorveglianza sembra proprio Keller ma chissà perché, il software di riconoscimento sembra non essere d’accordo. A Cat però questo non importa perché per la prima volta si trova di fronte a una pista concreta e non ha intenzione di aspettare una certezza quando una semplice probabilità è più di quello che abbia mai avuto nei precedenti tre mesi.

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Vincent è effettivamente tenuto prigioniero in un magazzino abbandonato dall’uomo che ha dato il via a tutto, colui che ha spinto la prima tessera di un domino creando la Muirfiled e il loro progetto di punta. Il simpatico e coraggioso dottor Zhao si diverte a stuzzicare il can che dorme o meglio la Bestia ammanettata credendo di essere al sicuro. Ma quando Vincent comincia ad arrabbiarsi sul serio la situazione non è più così spassosa e la sua resa dei conti comincia abbastanza presto. Solo, di fronte alla causa del suo cambiamento (per usare un eufemismo), Vincent sta per colpire quando viene richiamato da Cat alle sue spalle ma il momento di distrazione gli costa la fuga di Zhao e questo sembra non fargli molto piacere.

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Ma mai tempismo fu più perfetto con l’arrivo tempestivo di Gabe e JT che impiega ben tre tranquillanti per mettere k.o. Vincent che prima di svenire guarda dolcemente Cat, felice di averlo ritrovato, e le dice:

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Ora, permettetemi questa digressione: carissimi scrittori di serie tv, chiunque vi abbia detto che l’amnesia è una divertente carta da giocare soprattutto in una coppia, non era vostro amico! Non è stato divertente per Sarah e Chuck, né per Belle e Rumplestiltskin e credetemi non lo è assolutamente per Cat e Vincent. In realtà la memoria non è l’unico problema al momento infatti Vincent sembra un uomo del tutto diverso adesso: presuntuoso, irascibile e  piuttosto spavaldo, il vero dramma sta nei capelli più corti e nella scomparsa della cicatrice. Di minore interesse rispetto a queste priorità è lo sviluppo delle sue abilità, perfezionate per renderlo il soldato invincibile che doveva essere fin dall’inizio.

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Meant to be

Il nuovo Vincent è ai comandi di una voce dall’altra parte del telefono e la sua missione è proprio quella di trovare e uccidere il dottore che lo ha creato, che lo ha fatto rinascere come Bestia e questa volta niente ma soprattutto nessuno deve interferire con i suoi piani. Come una macchina priva di emozioni, Vincent raggiunge il suo obiettivo ma lo stesso riesce a fare Cat che a questo punto mette involontariamente Vincent di fronte a una scelta: proseguire con la sua vendetta o salvare la vita di una donna che in realtà crede di non conoscere. E nonostante gli ordini, la rabbia e la nuova vita, Vincent è costretto ad obbedire a una volontà che supera il ricordo e il cambiamento, è costretto ad ascoltare una voce di cui non conosce neanche l’origine ma che sente vera e giusta più di ogni altra cosa. Ancora una volta Vincent sceglie di ricominciare dall’unico punto di riferimento della sua vita, sceglie di ripartire da Catherine.

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Cat dal canto suo non è disposta a rinunciare a lui e a chiunque sia diventato perché Vincent è nel suo destino e questa ormai è la sua unica certezza.

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Sola, di fronte al nuovo Vincent, Cat è finalmente libera di lasciarsi andare a tutte quelle emozioni che aveva messo in stand-by e che adesso ritornano a galla più forti di prima ma tutto ciò che vuole e di cui ha bisogno è la conferma di non aver perso anche lui.
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Papà dell’anno

Da suo addestratore in Smallville a padre segreto e agente FBI dalla dubbia moralità, Ted Whittall si riunisce a Kristin Kreuk nella seconda stagione di Beauty and the Beast promettendo interessanti risvolti non solo come figura paterna che non apprezza il fidanzato di sua figlia ma anche come il misterioso agente federale Reynolds che sembra essere responsabile della maggior parte dei problemi del mondo, tra cui il nuovo volto (letteralmente e metaforicamente parlando) di Vincent.

 
Per concludere credo che il ritorno di Beauty and the Beast non abbia affatto deluso le attese con azzeccate e interessanti new entry sia nel cast che nella crew (Brad Kern, indimenticabile showrunner di Charmed/Streghe è diventato produttore esecutivo e scrittore della serie), indolori tagli di personaggi e storie, Kristin Kreuk sempre più giovane, bella e BadAss che a volte mi ricorda ancora Lana Lang

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 e altre volte no

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e quel mix di romanticismo, azione e un pizzico di magia che rende la serie così dannatamente attraente.

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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