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Arrow | Recensione 5×13 – Spectre Of The Gun

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Arrow | Recensione 5×13 – Spectre Of The Gun
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Scrivo questa recensione con lo stesso entusiasmo di Coffey nel percorrere il braccio della morte nel Miglio Verde. Sarà anche stata una puntata “impegnata” dal punto di vista sociale per gli argomenti trattati, ma non siamo più negli anni novanta ed Arrow non è Beverly Hills. È una serie di supereroi e non raccontiamoci le storielle che gli eroi sono quelli del quotidiano, perché per quanto alla fine lo pensi pure io, con la serie questa impostazione non ci azzecca nulla. E, quand’anche volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno, ci sarebbero comunque tante di quelle sbavature che una linea di eye-liner tracciata da un cieco ubriaco sarebbe meno imperfetta.

Insomma questa è la settimana dell’eroe della porta accanto, tanto che i nostri protagonisti abbandonano le maschere (proprio ora che si avvicina Carnevale) e decidono di tirare fuori il meglio da loro stessi. In realtà cambia ben poco, perché seppur lontani da tragedie odierne e flashback passati, Oliver resta sempre il moralizzatore della serie. Il mal capitato questa volta è il “villain” dell’episodio, che dopo aver fatto una strage di dimensioni piuttosto ampie, andando a colpire al cuore Star City, si fa bastare due frasi filosofiche di Oliver per arrendersi. Questa stronzata che di fronte al protagonista tutti si fermano a riflettere prima di sparare me la aspetto a Shondaland non qua. Basta.


E soprattutto, restando in tema, un pazzo psicopatico con la faccia che urla sto per fare una strage, può camminare indisturbato nei corridoi del Grey+Sloan Memorial, non per i corridoi del palazzo comunale di Star City, passando per altro sotto il naso di Quentin. Che sa e ammette di essere stato un pirla. Forse gli autori si sono voluti auto sputtanare e punire per le stronzate messe in scena.

Io davvero ci provo a non essere critica e a non stare con la gastrite prima, durante e dopo l’episodio, ma di fronte a queste stronzate mi arrendo. Quello delle armi è sicuramente un tema caldo per gli Stati Uniti, insieme a quello delle stragi che vengono perpetrate nei luoghi pubblici e apprezzo davvero l’impegno degli autori. Anzi, li vorrei premiare anche solo per aver preso in considerazione l’idea di trattare un tema sociale, perché è giusto che avvenga. Ma questo non è il contesto adatto. E non sono riusciti ad adattarlo. Intanto è un po’ forzato che Edlund se la prenda con un’amministrazione che ha poco a che fare con la precedente. L’unico elemento di continuità è la consigliera che si è rifiutata di approvare l’ordinanza incriminata e per me è decisamente poco. Forzata appare anche l’evoluzione di Oliver che in 40 minuti passa dal panico totale, dalla paura di non essere all’altezza di rivestire il ruolo di sindaco, a stilare ordinanze insieme a Renè. Con quali competenze? Che poi a ben pensarci, non ho mica capito qual’era il messaggio, perché alla fine il problema è che nulla è o bianco o nero, anzi la faccenda delle armi negli USA è piuttosto scottante, solo che tra le mille sfumature ci scappano le vittime, parecchie.

I flashback questa volta ci portano nel passato di Renè e scopriamo qualcosa che ci lascia senza parole. Aveva una figlia, era sposato e nella coppia era lui quello giudizioso ed equilibrato. Veniamo spediti direttamente in un momento fondamentale per la sua vita, che è quello della sua rinascita come Wild Dog. Mi è piaciuta l’impostazione che le hanno dato, perché lui ha deciso di reagire quando tutto il mondo gli crollava addosso. Rimasto vedovo e vistosi portare via la figlia, trae ispirazione dai suoi concittadini che si erano uniti (#united) per sconfiggere Darhk. Ma il pasticcio è dietro l’angolo, perché il suo passato è legato in maniera pessima alla storyline presente: lui sostiene l’utilizzo delle armi perché ritiene che se le avesse potute usare la moglie sarebbe ancora viva, peccato che 1. la pistola la teneva e l’ha pure usata, 2. la morte della moglie è più conseguenza di questo che delle minacce dello spacciatore. Fail.

Così come mi puzza di fail l’idea di Curtis di farlo lottare per riprendersi la figlia. Che senso ha catapultare un’adolescente innocente nella sua attuale vita incasinata? Giusto per metterla incoscientemente in pericolo e fornirci la giusta cavia per un sequestro al cardiopalma e ricamarci alti 40 minuti intorno? Vi prego di risparmiarcelo.

L’unica a non esprimere la sua posizione in un episodio dove cani e porci hanno dispensato opinioni è proprio Felicity, che da vittima di un’arma da fuoco, avrebbe potuto portare un punto di vista interessante per la faccenda e forse anche più attinente alla tematica sociale. Invece a quanto pare era ko causa sindrome pre-mestruale (acidità ne abbiamo?). Fermatela!

Di Thea ci hanno dato solo un misero assaggio, anche se le sue battutine al vetriolo contro la nuova fiamma di Oliver sono state le uniche battute brillanti dell’episodio. Lei ha già capito chi ha di fronte, Oliver, da uomo, non ha neppure un minimo di sospetto.


Mi spiegate una cosa? Perché i covi degli psicopatici sono sempre così lugubri? C’è una regola? #ciaooriginalità

Tra un evento e l’altro, Diggle e Dinah legano, sotto il segno della superficialità. Perchè lei, dopo anni spesi nel dolore, si riprende all’improvviso grazie a un bel discorsetto pre-confezionato di John. #bravih

E voi cosa ne pensate di questo episodio? Aspetto i vostri commenti e prima di salutarvi, come sempre, vi ricordo di visitare le seguenti pagine per essere sempre aggiornati sulla nostra serie preferita:

Arrow Source Italia

∞ Olicity დ I love spending the night with you ∞

I believe in you • Olicity •

Miss Felicity Smoak : Our lovely Emily Bett

– Fra –

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Divoratrice di telefilm a tempo pieno, avvocato a tempo perso. Cresciuta a pane e telefilm, nei soleggiati pomeriggi della sua infanzia già seguiva grandi classici come Happy Days, MacGyver, Genitori in Blue Jeans, ma ha iniziato il suo vero cammino verso la perdizione con Beverly Hills 90210, che le è costato non poche tirate d'orecchie perché "non è un telefilm adatto alla tua età, se continui a vederlo ti metteremo in punizione"! Ma per Dylan McKay si rischia questo ed altro!Ama leggere e scrivere, non esce mai senza un buon libro ed una moleskine nella borsa, non sia mai che venga colpita dall'idea della sua vita e non abbia dove annotarla! Ama la buona musica, l'arte e il vino! Ma ha anche passioni più frivole che la avvicinano ai comuni mortali, come lo shopping, il calcio e la nail art, a volte pensa seriamente di chiudere lo studio legale ed aprire un centro estetico!Ha da poco scoperto un nuovo lato geek, il suo I-phone è ormai il prolungamento della sua mano. Ama il suo ragazzo, i gatti, la lingua inglese, la sua splendida terra, odia la matematica. La sua citazione preferita, che racchiude un po’ la sua filosofia di vita, è “meglio rimorsi che rimpianti”!

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