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An Original Carol

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An Original Carol

Quando la notte si fa più buia ecco che compare chi non ha paura, chi crede di essere invincibile e di essere intoccabile.

E’ una Londra ricca di luci e di magia, il Natale è alle porte e tutti… quasi tutti… si accingono a festeggiare.

Quasi tutti, dicevamo.
Egli girava per Camden Town, è proprio lì che si trovava. Klaus vagava per le strade con la sua aria seria, non era corrucciato, non più del solito almeno. Si era appena ricongiunto alla sua bambina, alla sua Hope, eppure non andava bene. Non andava per niente bene. Tutto era così profondamente sbagliato. Aveva lasciato New Orleans da pochi giorni, poiché qualcosa lo aveva chiamato nella Big Smoke, la città che secoli prima era stata la sua casa per, quanto, dieci anni? Una sciocchezza nella sua eterna vita di vampiro. Eppure, quei pochi anni avevano rappresentato un dannato crocevia.

Il biglietto ricevuto era solo un pretesto. Ne era sicuro. Doveva trovare il mittente e doveva farlo in fretta: non poteva allontanarsi troppo da casa, dalla sua battaglia, dalla battaglia per la sua Famiglia. Tuttavia, non era semplice, poiché non era proprio un messaggio chiaro, ma qualcosa gli diceva di andare.
Vieni da me, mi troverai ai piedi del Big Ben e ti porterò da loro.
Non conosceva né il giorno né l’ora dell’appuntamento, eppure era sicuro che chi lo aveva mandato a chiamare fosse già sul posto e non se ne sarebbe andato. Per questo vagava per la città. Quasi ne aveva dimenticato la bellezza. La capacità di sentirsi a “casa” senza poi alla fine esserci davvero. Londra ti fa sentire a tuo agio. Gli era sempre piaciuta come città: per certi versi rispecchiava completamente il suo modo d’essere, una fitta nebbia a oscurare completamente la possibilità di vedere cosa si cela al di sotto. Proprio per questo, forse, ad un certo punto se ne andò. Tutta quella nebbia, quell’umidità gli entravano così tanto nel profondo da annidarsi sempre di più dentro di lui, da farlo allontanare sempre di più da se stesso. Dalla sua umanità. Forse se era andato davvero troppo tardi.
Basta, il tempo dell’attesa era finito. “I pensieri sono inutili” si disse. Non aveva molto senso andare oltre, affrettò il passo e prese la via più veloce verso il luogo di incontro.
Non gli ci volle molto.

Senza dubbio Parliament Square era affascinante, e gremita di gente. Come avrebbe riconosciuto il suo interlocutore? Non era un problema questo: chi manda un messaggio trova sempre il modo di farsi trovare. Klaus si avvicinò ad una panchina, la pazienza non era la sua migliore caratteristica ma decise di concedere 3 banalissimi minuti. Si, 3 minuti gli sembravano un tempo ragionevole. Contò i secondi uno dopo l’altro, 180 secondi e poi, si alzò. Voltò le spalle alla grande torre dell’orologio e poi, in quel momento vide qualcosa. Qualcuno.
Doveva esserlo immaginato perché quell’uomo, quell’uomo, lo aveva ucciso lui stesso poche settimane prima.

Eppure ora ero proprio lì, di fronte a lui.
Tu sei morto. Cos’è questo, uno dei soliti trucchetti di mia madre?Il regalino che le ho lasciato è stato troppo pesante da sopportare anche per lei? Eppure nonostante tutto, dopo di me non ci ha messo molto a dare altri figli a suo Marito” disse Klaus in tono di sfida.

Ma in fondo sapeva che la visione di quell’uomo non era dovuta alla magia di Esther. E vide quell’uomo come quello che era. Una proiezione di sé. O meglio, di un possibile se stesso. Londra può giocare brutti scherzi. E si voltò per andarsene. Ma Ansel gli prese il braccio. Lui subito reagì e i due si trovarono in una vietta laterale, poca gente, poca luce. Klaus afferrò l’uomo per la gola, con forza. Era fatto di carne ed ossa. Non se ne capacitava. Fu in quel momento che Ansel parlò: “Ciao, figliolo” disse. “Sapevo saresti venuto, e che non mi avresti dato molto tempo”.

Klaus allentò la presa ma non abbassò la guardia.

Dopo tutto quello che è successo, mio caro, sono qui per portarti un messaggio. Questa notte sarà la TUA notte. Riceverai tre visite, tre persone collegate in qualche modo a te, verranno a mostrarti ciò che è stato, ciò che è e ciò che verrà. E solo alla fine capirai. Solo alla fine capirai che non iniziò tutto con me. E che con me non è finita.
“Che diavolo stai farneticando?!? Ti rendi conto che stai dicendo delle cose senza senso?”
Ma Ansel disse solo “Alla fine capirai” e scomparve.

Quando Ansel lo lasciò, Klaus ebbe voglia di sfogare tutta la sua frustrazione per quella situazione: da quando la gente si permetteva prima di convocare e poi di far attendere Lui, l’Ibrido Originario?
Tuttavia, non dovette attendere molto. Un impalpabile movimento alla sua destra lo fece voltare di scatto, ma la persona che era apparsa fu pronta a schivarlo.
“Chi diavolo sei?” domandò dunque Klaus, altero.
La nuova arrivata lo guardò leggermente incuriosita, inclinando appena il capo. Klaus capì che lo stava valutando. Una nuova ondata di somma irritazione lo pervase. Era Lui a valutare gli altri, non il contrario, a maggior ragione se si trattava di una ragazza così minuta. Avrebbe potuto spezzarla in una frazione di secondo. Fu tentato di farlo, ma prima che si potesse muovere lei parlò, la voce piena della sua stessa alterigia.
“Dunque sei tu… eccoti qui. L’Ibrido Originario. Il Flagello dei passati mille anni. Immaginavo fossi più… alto, più… imponente. Sì, imponente è il termine adatto. Da come si è parlato di te, dicevo, pensavo fossi più imponente. Invece guardati. Quasi un biondino qualunque” disse, un sorrisino sarcastico a incurvarle le labbra.
Klaus scattò, ma lei non era più lì. Quando si volse, la vide appoggiata al muro, il sorriso ancora più accentuato.
“Chi diavolo sei?” ripeté lui, ringhiando.
Lei si sollevò e si raddrizzò lentamente. Fu come se, così facendo, divenisse più alta, emanando autorevolezza, e persino Klaus lo percepì.
“Io sono La Cacciatrice” rispose la giovane donna.
“Mhpf. E questo per me dovrebbe fare qualche differenza?” domandò lui, riacquistando il suo atteggiamento altero.
“Sì” rispose semplicemente lei. “A maggior ragione perché sei stato scelto. Il cielo solo sa perché, ma sei stato scelto. Ed è questo il motivo per cui mi trovo qui.”
“Scelto per cosa? Non ho tempo da perdere dietro i tuoi sciocchi vaneggiamenti!” esclamò Klaus, voltandosi per andarsene. Si chiese perché mai avesse risposto a quel richiamo, invece di restare a casa, a proteggere la sua famiglia, salvare sua sorella.
“Già, immagino tu preferiresti impiegarlo per trovare tua sorella, aiutare tuo fratello e proteggere tua figlia, vero? Invece devi stare qui… e non credere, anche io non ne sono affatto entusiasta, anzi. Non ho mai desiderato tanto stringere un paletto tra le mie mani” replicò La Cacciatrice.
Le sue parole bloccarono Klaus. Un gelido terrore si fece strada nelle sue vene.
“Cos’hai detto?” domandò ringhiando, voltandosi lentamente.
La giovane donna sorrise. Un sorriso astuto, che mostrava la consapevolezza di lei di averlo in pugno. Cominciò a girare intorno a lui, che si mosse a sua volta. Si fronteggiavano muovendosi in cerchio, ognuno attento ai movimenti dell’altro.
“Sì, so di lei” affermò La Cacciatrice. “E non sono l’unica. Ma non sono una minaccia per te. Mio malgrado, dovrei aggiungere. Comunque sia. Questa notte sono qui come messaggero. Non tutti vogliono abbatterti, non tutti vogliono sterminare te e la tua famiglia.”
Un leggero e fuggevole lampo di stupore passò negli occhi chiari di Klaus, cosa che non sfuggì alla Cacciatrice.
“Già, incredibile, vero? Me ne stupisco anch’io, ma tant’è. E, soprattutto, non tutti vogliono sacrificare la tua bambina su un altare di sangue. C’è chi vede in lei esattamente ciò che vi vedi tu, ciò che prima di te hanno visto e ancora vedono tuo fratello e tua sorella. Ed è per questo che sono qui. Per te, in particolare. Stanotte sarai messo alla prova. Stanotte, Niklaus Mikaelson, affronterai i demoni.”
“Visto che conosci verità a te e a chiunque altro proibite, in merito alle quali, peraltro, ti consiglio vivamente di tenere la bocca chiusa o lascerai questo mondo fra le più atroci agonie e supplicando perché la morte ti raggiunga lesta, visto che le conosci, dicevo, sai anche che io non ho tempo alcuno da sprecare né con te né con chiunque altro. Torna dunque da dove sei giunta e non seccarmi ulteriormente” asserì Klaus e si voltò per andarsene, ma quando afferrò la maniglia della porta una potente forza scaturì da essa e lo sospinse nuovamente al centro della stanza.
“Che diavolo significa tutto questo?” esplose voltandosi verso la giovane donna.
“Oh, pensavo che l’avessi capito. Si dice che tu sia molto scaltro, ma evidentemente i racconti su di te hanno amplificato le cose, come sempre accade con le leggende. Non sei molto sveglio” rise La Cacciatrice.
Klaus scattò nuovamente per afferrarla, sempre più stanco di lei e infuriato, ma la giovane, di nuovo, non era più lì.
“Non puoi sottrarti, Vampiro. Non hai scelta. Stanotte sosterrai questa prova. Motivo per cui ora verrai con me” disse.
“Venire con te? E dove, di grazia?” chiese gelido l’Ibrido Originario.
Una luce cominciò a diffondersi nell’ampia sala circolare, rendendo la figura della giovane donna solo una sagoma luminosa.
“Nel tuo passato” rispose lei e la sua voce rieccheggiò in tutta la stanza, riempiendola.
La luce divenne così intensa da essere intollerabile per gli occhi dell’Ibrido Originario, la cui vista gli permetteva di vedere anche di notte come se fosse pieno giorno. Quando riaprì gli occhi, si accorse di trovarsi in un bosco.
“Come dicevo, non hai scelta” disse La Cacciatrice.
“Non direi. Potrei sempre ucciderti. Staccarti la testa sarebbe per me un piacere immenso” replicò Klaus.
Lei rise e uno scintillio brillò nei suoi occhi quando rispose.
“Potresti provarci. Prenderti a calci sarebbe per me un piacere immenso.”
Si fissarono per alcuni istanti, come due fiere pronte a scagliarsi l’una contro l’altra, poi il fruscio delle foglie richiamò l’attenzione della Cacciatrice, che sospirò.
“Sfortunatamente, non siamo qui perché io possa darti la lezione che meriti da un millennio, motivo per cui sarà meglio procedere. Prima finiamo, prima potrò liberarmi della tua presenza” disse.
Come rispondendo a un suo gesto, alcune persone apparvero attorno a loro. Persone che Klaus conosceva bene: la sua famiglia. Non era, tuttavia, la famiglia del presente, era quella del passato. Tutti loro erano umani… e i suoi fratelli maggiori bambini. E non era tutto. C’era anche lui… poco più che neonato, in braccio a Elijah.
Impietrito, Klaus rimase a osservare a lungo suo fratello maggiore che lo cullava amorevole, sotto lo sguardo discreto ma attento della madre; poi, senza che se ne accorgesse, lo scenario cambiò.
Lo stesso bosco, qualche anno più tardi. Un Elijah ulteriormente cresciuto asciugava le lacrime del suo sé passato, ormai non più neonato ma bambino, e puliva una ferita che si apriva sul suo ginocchio sussurrandogli parole amorevoli e rassicuranti, mentre un piccolo Kol guardava ansioso i due fratelli maggiori e una ancor più piccola Rebekah piangeva poiché lui piangeva.
Un altro cambiamento.
Basta, padre, smettila! Non vedi che così lo spaventi?” esclamava un irato Elijah quasi ragazzo rivolgendosi a Mikael e poi continuava, in seguito all’aspra replica del padre, “E’ soltanto un bambino! E anche Kol e Rebekah si sono spaventati! E’ questo che vuoi? Far paura ai tuoi figli più piccoli?
Ancora un cambiamento. Il bosco mutava, sotto gli occhi di Klaus, al mutare degli anni. Lui vide il suo sé passato ormai ragazzo, ancora una volta con Elijah, divenuto uomo, e con Rebekah e Kol. Tutti e tre tentavano di rincuorarlo, un’altra volta a causa del padre.
A noi non importa ciò che lui dice di te, Nik! Noi sappiamo quanto tu sia forte!” esclamava Kol, seguito da Rebekah, la quale, poco più che bambina, aggiungeva allegra, con la sua risata limpida come il cristallo, “Anche se a volte un po’ sciocco!”, suscitando il sorriso nei fratelli maggiori.
E poi Elijah, “Nostro padre, per non so quale motivo, è divenuto un uomo dal cuore di pietra. Non era così quando eravamo piccoli. Non so cosa lo torturi, ma so che non è colpa tua, fratello. E qualunque cosa accada, Niklaus, ricorda che tu hai noi. Sei nostro fratello e non smetteremo di amarti. Mai.
Di nuovo un mutamento di scenario. Anche il bosco era diverso, come se fosse divenuto più sinistro… e Klaus capì. Era dopo la loro trasformazione. Non erano più umani.
Always and Forever, fratello” gli diceva Elijah, con Rebekah al suo fianco. “I nostri genitori ci hanno traditi, ma noi siamo una famiglia.
E poi, tutti e tre, si inoltravano nell’oscurità del bosco, verso i mille complicati e controversi anni delle loro vite.
La luce si fece nuovamente molto intensa e quando Klaus poté riaprire gli occhi senza che essi ne fossero feriti erano passati secoli… e altri ne passarono sotto il suo sguardo. In ogni momento che gli venne ricordato, i fratelli gli si scagliavano contro, feriti dalla sua continua violenza nei loro confronti, loro che mai lo avevano abbandonato, restando sempre al suo fianco, cercando di curare il dolore del suo animo, anche se questo diveniva via via sempre più oscuro.
“Ti hanno amato sopra ogni cosa, instancabili, per più di mille anni, nonostante tutto ciò che tu hai fatto loro… e non ti è mai bastato. Hai sempre messo in discussione ogni briciola del loro amore, dubitandone. Hai preteso che un giuramento d’amore fosse di sudditanza, quando sei tu, invece, a dovere loro tutto. Non so come abbiano fatto. Io ti avrei piantato un paletto nel cuore molto prima” disse infine La Cacciatrice, gelida.
“E’ per questo che mi hai convocato? Per farmi rivedere questo?” chiese Klaus sprezzante, indicando ciò che aveva appena rivissuto.
“Non ti ho convocata io. Come ti ho detto, sono solo un messaggero. Ma sì, il mio compito è farti rivivere il passato” replicò lei.
“E abbiamo finito, ora?”
“Assolutamente no. Ora arriva la parte che, personalmente, apprezzo di più. E ti avverto: non lo vedrai soltanto, lo sentirai su di te. Anche questo è il mio compito e sarà un piacere svolgerlo.”
In seguito a queste parole della giovane donna, tutto attorno a loro mutò nuovamente, tornando ancora una volta indietro, dopo la loro trasformazione.
Klaus avvertì dei movimenti attorno a lui e si volse, spingendo lo sguardo nel buio che li avvolgeva per vedere.
Ti prego, no! Lasciami andare!” esclamò una voce nell’oscurità. “Perché fai una cosa del genere?” chiese ancora la voce, tremante di paura. E Klaus avvertì una strana sensazione iniziare a invaderlo.
“Sentirai ogni cosa” ripeté La Cacciatrice.
Perché lo trovo estremamente divertente” rispose alla domanda il suo sé passato, emergendo dall’ombra con un agghiacciante sorriso. E poi si avventò sulla sua vittima, le cui urla invasero la notte.
E non furono le uniche. Nel momento in cui il Klaus del passato si avventò sulla vittima, la paura e il dolore di questa esplosero nel Klaus del presente, che si piegò sopraffatto, urlando a sua volta. Tutto questo cessò solo quando la vittima esalò l’ultimo respiro.
“Che cosa… che… che diavolo era?!?!” esclamò Klaus, affannato.
“Anche questo è il tuo passato, Niklaus Mikaelson. Un passato che devi rivivere pienamente. Hai rivisto l’amore dei tuoi fratelli, che tu hai denigrato e sottovalutato, oltre che preteso, ora rivedrai ciò che hai fatto alle altre persone. E lo vivrai in prima persona” rispose la giovane donna. La quale, dinanzi allo sguardo inquieto dell’Ibrido Originario, riprese: “Lo temi, forse? Buon per te. Significa che non hai dimenticato ciò che hai fatto. Quanti sono caduti sotto la tua malvagità? Li ricordi, Niklaus Mikaelson? Non temere, se ne hai dimenticato qualcuno, lo ricorderai.”
E così, Klaus rivisse ogni morte che aveva inflitto attraverso i secoli, una dopo l’altra, e ogni volta il terrore delle sue vittime lo attanagliava, ogni volta il dolore a loro inferto si riversava su di lui, che sotto lo sguardo impassibile della Cacciatrice si piegava vinto dalla sofferenza e dal panico, fino a quando fu a terra, senza fiato e quasi senza forze.
“Perché?” riuscì soltanto a chiedere una volta che furono nuovamente nella maestosa sala circolare, mentre cercava di riprendere fiato.
“Questa non è domanda che devi rivolgere a me” rispose La Cacciatrice. “Posso dirti, però, che è per un motivo ben preciso. E per questo, dopo di me verranno altri.”
“Verranno altri a torturarmi come hai fatto tu?” la accusò lui.
“Non ho fatto più di quanto tu abbia fatto agli altri nei tuoi mille anni di vita. Se ora sei a terra, ancora scosso dal dolore e dalla paura, è soltanto a causa tua, delle tue azioni. Ricordalo bene e ricorda cosa hai visto e sentito” replicò gelida lei, poi fece un passo indietro e svanì.

Io non temo nessuno” si disse. Eppure quello che era successo lo aveva provato. Forse era davvero solo l’ennesimo tentavo di sua madre di fargli abbracciare il cambiamento. Sapeva che non era possibile. L’aveva lasciata in transizione, probabilmente a quest’ora era già morta. O almeno lui lo sperava. E poi la sentì. Era seduta proprio dietro di lui.

“Ti ricordi di me?” disse Jenna. “O sono stata una presenza così fugace ed interessata nella tua vita da non meritare nemmeno il tuo ricordo?”
Ovviamente si ricordava di lei, come poteva dimenticare una delle vittime sacrificali della sua rinascita come Ibrido? “Tesoro, tutta questa poca considerazione di te stessa, dovresti darti più importanza”, disse.
“Il tuo solito sarcasmo. Non hai proprio la capacità di guardare a te stesso. Sai, dopo tutto questo tempo, è un onore poter essere qui e darti ciò che ti meriti. Perché adesso la ruota è girata. Non avrai modo di contraddire, non potrai sottrarti a questo.”
E Klaus le rispose “Mia cara, sei arrivata tardi: mi hanno già fatto sopportare il dolore delle mie vittime e sì, ho sentito anche il tuo. Eppure, IO sono ancora qui, più forte di prima”.
Ma Jenna non si lasciò intimorire da quelle parole di sfida e rispose “quanto poco guardi al di là. Pensi davvero che ogni visita sarà un percorso nel dolore? Quello era solo l’inizio. D’ora in poi verrà la parte migliore”.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di ribattere che tutto nella stanza si modificò, ancora quella luce talmente intensa da costringerlo a chiudere gli occhi e, quando li riaprì, si trovò solo nella città che aveva abbandonato solo pochi anni prima.

“Che banalità, mi aspettavo qualcosa in più da te, non potevi non portarmi a casa tua vero? E poi sono io che non sono in grado di guardare a me stesso vero?!?” Urlò come se qualcuno potesse sentirlo. E in effetti era proprio così, Jenna era dietro di lui ma non poteva essere vista. Per ora.
Klaus non sapeva in che periodo di trovasse, ma decise di andare in esplorazione. Attraversò il confine della città, e si inoltrò in essa. Una strana sensazione si impadronì di lui, fino a quando un dolore lancinante al petto lo attraversò da parte a parte e il sangue cominciò a scorrere. Fu in quel momento che si ricordò: l’incantesimo dei Viaggiatori era lì. Che stupido a non pensarci, come aveva fatto ad abbassare la guardia così? E poi si sentì stanco, stava perdendo troppo sangue, il cuore stava cedendo. Tutto come mille anni prima: non aveva dimenticato quella scena. Suo padre Mikael lo aveva trafitto con la spada, l’aveva ucciso per renderlo Vampiro, per dargli un nuovo inizio, un potere ineguagliabile. Eppure era morto e adesso si rendeva conto di quello che aveva provato in quei momenti. E che poi aveva dimenticato. Non era il dolore ad essere insopportabile, no, era la paura. La paura di quello che sarebbe stato dopo. Lui aveva avuto paura. L’essere invincibile quale era aveva avuto paura ed in quel momento aveva deciso che non avrebbe più permesso a niente e nessuno di farlo sentire ancora così. La paura che viene dall’incertezza e dall’impotenza. Quella stessa paura che si stava insinuando ora dentro di lui. Si stava abbandonando a questi pensieri, alla consapevolezza della morte, lo sguardo vitreo quando vide Jenna comparire di fronte a sé e dargli una spinta incredibilmente forte al petto. Talmente forte da spingerlo oltre i confini della città. Era sdraiato a terra e sentiva la vita tornare in lui. Jenna lo prese per la maglietta e gli parlò a pochi centimetri dal viso: “Allora, come è stato? Scommetto che rivivere la propria morte non è come sentire quella degli altri vero? Il solo vedere la tua espressione ne è valsa tutta la scena. Si potrebbe dire che tu avessi..Paura! O sbaglio?”

Klaus afferrò la giovane alla gola ma nonostante la sua forza non riusciva a stringere. Odiava quella situazione. Come osava schernirlo? Come osava mettersi al suo pari? “Lo sai qual è il bello? Che tu sei morta, ed io invece sono ancora qua. Questo è ciò che conta. Non quello che tu hai visto o pensato di vedere poco fa. Tu sei morta.”
Ecco il punto. Io sono morta. Non avrò altre possibilità. E invece tu, tu continui imperterrito a sprecare le tue.” Disse Jenna.
Qualcosa cambiò nel posto in cui si trovavano.

“Ti ricordi questo posto?”
“Eccome. Qui è dove ho spezzato la mia maledizione. Qui è dove sono diventato un ibrido”.
“Anche” disse Jenna. “Ma questo è soprattutto il posto in cui hai tradito tuo fratello”.

“Lui era qui quando ti sei svegliato dopo la tua prima trasformazione. Ha scelto ancora te nonostante fosse un rischio. Una scelta che tu hai ripagato pugnalandolo e riponendolo, ancora, all’interno della sua cassa. Non è mai stato abbastanza. Eppure tutto ciò che tuo fratello ha sempre voluto è solo ricomporre la sua famiglia. La Vostra Famiglia.

I due si ritrovavano a New Orleans adesso, nella casa storica della famiglia Mikaelson. Ma erano in una stanza in cui va poco. La stanza di Elijah. Lui era lì, di fronte allo specchio e si stava vestendo. Sembrava sconvolto e Klaus capì. Si era da poco ripreso dal sonno indotto della madre. Lo vide tremare. Cercare di mantenere il controllo. Sapeva che la madre era entrata in profondità, non sapeva quanto anche se strapparglielo era stato davvero molto faticoso. Vederlo così, sul punto di spezzarsi lo metteva a disagio. “Come pensi che stia tuo fratello ora? Hai intenzione di abbandonarlo?” domandò Jenna.

“Ok. Abbiamo finito?” disse.
“Sarà finita quando potrà esserlo” rispose la giovane.

La scena cambiò ancora, ora si trovavano nella casa dei Salvatore. Si ricordava bene gli eventi. I cacciatori erano apparsi in città e c’era una possibilità di trovare la Cura. Elena ormai era vampira e la Cura avrebbe potuto ridargli quella doppelganger il cui sangue era così prezioso per dare vita al suo esercito di ibridi. Rebekah sapeva bene dove si trovava la spada dei cacciatori. L’oggetto necessario a trovare la tomba di Silas che custodiva anche la Cura. E così, dopo averla portata con l’inganno a rivelarne la posizione non poteva far altro che pugnalarla. Era troppo pericoloso lasciarla libera: lei voleva la cura per sé. La sorella desiderava l’umanità più di ogni altra cosa. Eppure il volto di Rebekah era così triste, no, triste non era la parola giusta. Rassegnata. Ecco cos’era. Rassegnata. Già troppe volte Rebekah aveva visto il fratello comportarsi così. Non aver fiducia in nessuno e andare avanti come se non esistesse che lui. Come se non si potesse permettere debolezze. Degli altri. E, forse, le sue. Per questo l’aveva pugnalata e riposta nella bara. Non poteva rischiare.

E poi la casa dove pochi giorni prima aveva rivisto sua figlia, e sua sorella, dopo 4 mesi. Rebekah che decideva di consegnarsi alla loro madre, per il bene della Famiglia. Per il bene di sua figlia. Per il suo bene.

“Adesso abbiamo finito. La famiglia è potere. Non lo dimenticare.”

Quando la ragazza lo ebbe riportato alla sala, Klaus rimase a fissare la neve che cadeva silenziosa, posandosi sui tetti dell’antica città. Il tempo sembrò fermarsi e dilatarsi mentre i fiocchi scendevano lenti.
Klaus non seppe dire quanto fosse passato, quando, infine, avvertì il lieve rumore dietro di sé.
“Immagino tu sia l’ultima persona che devo vedere” disse, continuando a osservare la città dalla finestra.
“Vedo che hai compreso pienamente ciò che sta avvenendo” rispose la voce della donna che era apparsa dietro di lui.
“Ovviamente. Ero qui a Londra in quel periodo” replicò Klaus, sempre senza voltarsi.
“Lo so” disse la donna.
“Un curioso modo di contattarmi, se mi è concesso esprimere la mia opinione” asserì l’Ibrido Originario.
“Ti è concesso” rispose la donna. “Curioso, forse, ma direi appropriato e, spero, utile. Vogliamo procedere?”
“Procediamo. Prima finiremo, meglio sarà” commentò Klaus, quindi si volse verso la nuova arrivata, ma, quando la vide, restò paralizzato.
“Ah. Sì. Giusto. Non sono lei” affermò la donna dinanzi allo sguardo stupefatto dell’Originario.
“No… no, non sei lei” disse lui, dopo qualche istante. “A differenza delle altre, non sei la sua copia. Ci sono delle differenze, come se fossero intenzionali… eppure… la somiglianza… è incredibile…” aggiunse come parlando a se stesso, mentre si avvicinava per osservarla meglio. “Come è possibile?” chiese infine.
“Non è questa la cosa importante, ora. E’ giunto il momento di andare” replicò lei.
“Chi sei tu?” domandò Klaus.
La donna lo fissò dritto negli occhi.
“Io sono ciò che ti ha creato” rispose.
“Io sono stato creato da una Strega, mia madre” replicò lui.
“Certo, ma se lei ha potuto farlo è grazie ai poteri che possedeva. Senza quelli non avrebbe potuto fare nulla. Io rappresento quei poteri” asserì la donna.
“Sei una Strega” affermò Klaus.
“Non solo una Strega, Niklaus Mikaelson. Molto più di questo. Io sono pura Magia. Ne sono l’incarnazione, se così preferisci” spiegò la Strega.
“Eppure sento il tuo cuore battere” disse l’Originario.
“Lo senti perché il corpo ha forma umana. E tuttavia io non sono umana. Come ho detto, sono pura Magia e la racchiudo tutta. Non solo bianca, non solo nera. Tutta. Ed essa nella sua interezza risponde al mio volere” spiegò la donna.
Klaus la guardò come valutandola.
“So cosa stai pensando” disse lei. “Comprendo la tua disperazione e il tuo bisogno, ma non ti consiglierei mai di tentare una cosa del genere. Sono pura Magia e in quanto tale sono superiore anche a te e ai tuoi fratelli. Potrei strapparti il cuore così velocemente che non te ne renderesti nemmeno conto. Potrei portarti via in un secondo l’incantesimo che ti tiene in vita e tu non saresti nient’altro che polvere. Credi sarebbe saggio sfidarmi?”
L’Originario la guardò ancora per qualche secondo, poi fece un gesto con la mano per invitare la giovane donna a continuare e lei sorrise appena, compiaciuta.
“Hai preso la decisione più giusta” disse annuendo verso di lui. “Procediamo, dunque.”
Klaus avrebbe voluto chiederle dove l’avrebbe portato, ma non ne ebbe il tempo. La luce che emanò da lei fu molto più intensa delle precedenti e quando lui riaprì gli occhi vide che si trovavano in una strada isolata, buia, che si inoltrava in una foresta, creando una biforcazione.
“Che significa tutto questo? Dove siamo?” le domandò.
“Siamo esattamente dove sei tu in questo momento, Niklaus” rispose lei. “Sei a un bivio e devi decidere quale strada intraprendere. Né tu né i tuoi fratelli sarete mai gli eroi immacolati delle favole, c’è troppo sangue sulle vostre mani e ve ne sarà altro in futuro. Tuttavia, per voi c’è ancora speranza. Per te c’è ancora speranza. In guerra tutti hanno le proprie mani rosse del sangue dei nemici e non ho intenzione di negare che quella in cui vi trovate ora lo sia. Poiché non state combattendo soltanto per voi stessi, per il vostro potere, poiché tu non combatti solo per questo, come hai fatto in passato, ma agisci per qualcosa di più grande, come dicevo, la speranza persiste” spiegò.
“E cosa dovremmo fare? Cosa dovrei fare?”
“Questo non sta a me dirlo, Niklaus. Non posso dirti io quali sono le scelte migliori da fare. Devi capirlo da solo. Hai dinanzi a te il bivio della tua vita, della tua anima. Una strada ti porterà alla distruzione, all’Oscurità eterna, dalla quale non riemergerai mai più. Un’altra, ti porterà a ciò che, nel profondo, hai sempre desiderato. Non sarà priva di prove e di ostacoli, né di cadute e di dolore, ma infine giungerai a ciò che ho detto. Non alla debolezza, ma alla forza. Non alla distruzione, ma alla conquista. Sarai tu, con le tue scelte, a decretare la strada che intraprenderai.”
“E da chi dipende la definizione delle mie due possibilità? Da te?” chiese altero Klaus. “Io non amo le costrizioni, tu dovresti saperlo, se sei così potente come dici.”
“Lo so bene, infatti. No, non dipende da me. La definizione delle tue possibilità, come dici tu, non dipende da nessuno, è una mera circostanza di fatto. Questa è la tua vita, Niklaus. Non si può tornare indietro. Molto tempo fa la tua famiglia ha voltato le spalle all’equilibrio della Natura e avete dato vita a una piaga… non l’avete scelto tu e i tuoi fratelli, ma non vi siete tirati indietro e avete abusato del potere che vi è stato conferito, tu più di chiunque altro.”
“Come hai detto tu, non l’ho chiesto io, quel potere” replicò L’Originario.
“Ma più di chiunque altro hai saputo approfittarne a scapito di innumerevoli malcapitati. Anche a scapito della tua stessa famiglia. E’ davvero così che vuoi continuare a essere? Tutti vogliono dominare il mondo, Niklaus, ma solo pochi sono in grado di riconoscere ciò che è più importante, ciò per cui davvero vale la pena combattere. Tu in quale categoria vorrai rientrare? Dovresti aver imparato da tempo, ormai, che ci sono luoghi dove la luce non può raggiungerti. Cosa farai mentre i muri che ti sei costruito attorno cadranno? Respingerai ancora una volta coloro di cui hai bisogno o stringerai le loro mani, permettendo loro di essere al tuo fianco ed essendo tu al loro? Hai visto il tuo passato…”
“E l’ho sentito. Grazie mille, a proposito.”
“Prego. Lo hai visto e sentito, sì. Era ciò di cui avevi bisogno. E’ così che vuoi continuare a essere? E’ così che vuoi che ti vedano le persone che ami? E sono molte, Niklaus, nonostante la tua resistenza passata e la tua violenza. Sono ancora molte. Perdonerai i torti che ti sono stati fatti, consapevoli o meno che fossero, che siano? Ricorderai che tu, più di tutti, hai commesso tremendi errori e concederai il perdono ai tuoi familiari per i loro e resterai comunque al loro fianco, per aiutarli nel momento del bisogno, come hanno fatto loro con te? E’ questo ciò a cui devi pensare. E’ per tale motivo che stanotte sei stato messo alla prova. Devi decidere, Niklaus. D’ora in avanti dovrai scegliere. Scegliere se immergerti irrimediabilmente nell’Oscurità o se, dinanzi alla tempesta che infuria, spiegare le ali e alzarti in volo come le aquile.”
Klaus rimase a osservare silenzioso quella strada buia che si biforcava dinanzi a lui per lunghi momenti.
“Luoghi in cui la luce non può raggiungermi…” mormorò poi.
“Esistono per tutti” intervenne la Strega. “Ciò che conta è come reagiamo anche in quei momenti. Dietro l’Oscurità può esserci altra luce. Dipende da noi. Dipende da voi. Dipenderà da te.”
“Perché mi viene offerta questa possibilità?” domandò Klaus, volgendosi a guardare la Strega.
“E’ incredibile che venga offerta proprio a te, vero?” replicò lei, sorridendo. “Lo so. Eppure sei amato. Eppure, nella tua lunga vita, non hai portato solo Oscurità ovunque andassi. E’ per questo che vi sono coloro che vogliono preservare te e la tua famiglia. Qui e là avete portato un poco di luce. Forse solo un briciolo, ma anche un piccolo spiraglio è importante. Potreste portarne molta, ora” concluse fissandolo negli occhi. L’Originario sostenne lo sguardo, perfettamente consapevole di cosa lei intendesse.
Continuarono a guardarsi, fino a quando lei sorrise appena.
“Bene, il tempo è scaduto” disse e la luce fu di nuovo intensissima.
Quando Klaus riaprì gli occhi, erano nuovamente nella maestosa sala circolare.
“Il mio compito è terminato” esordì la Strega. “Ti lascio tornare alla tua famiglia, che ora più che mai ha bisogno di te. Ricorda bene, Niklaus. Ricorda bene ciò che hai vissuto stanotte. Scegli saggiamente. Arrivederci” concluse e, sotto lo sguardo stupefatto dell’Originario, che sembrava aver capito chi lei fosse, scomparve.

Era ancora notte fonda ma era tempo di andare. Non poteva aspettare oltre. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma sapeva quale strada avrebbe preso.

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Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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