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American Horror Story: My Roanoke Nightmare | Recensione 6×01 – Chapter 1

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American Horror Story: My Roanoke Nightmare | Recensione 6×01 – Chapter 1

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Devo ammetterlo, quando ho saputo che il tema di questa sesta stagione sarebbe rimasto sconosciuto fino alla data della premiere non l’ho presa esattamente benissimo. Non perché morissi dalla voglia di conoscere il tema principale, ma semplicemente perché conosco i miei polli e, nel nostro caso, il pollo – o tacchino del ringraziamento – è Ryan Murphy. Ryan è un tipo eccezionale, non c’è che dire, ma ha questo brutto vizio di esaltarsi come un bambino di 5 anni di fronte al nuovo giocattolo per… quanto? 6 episodi? e poi di mollare tutto, presumibilmente guardando i propri collaboratori e dicendo “okay ragazzi, mi sono annoiato… continuate voi!”.
Quindi tutto questo mistero mi è sembrato un po’ un modo psicotico di Murphy di tenere alimentato il proprio interesse, un modo per prendersi per il culo da soli, se vogliamo. Un po’ come quelli che si puntano la sveglia alle cinque del mattino e, dopo aver appurato con gioia di avere ancora un’altra ora di sonno a disposizione, si rimettono a dormire (sì, conosco gente che lo fa).
Poi, non fraintendetemi, magari sono solo una brutta persona che vede il marcio ovunque, magari il motivo del mistero è abbastanza semplice: i teaser e i poster promozionali hanno creato un po’ di pubblicità ingannevole, soprattutto negli ultimi anni; non è da escludere che a ‘sto giro volessero tenere basse le aspettative… perché non si sa mai.

Ma bando alle ciance, iniziamo a parlare insieme di questo primo episodio.
Questa stagione è un po’ particolare e presenta una struttura narrativa che io non amo ma che, nel complesso, ho trovato interessante: da una parte, perché è innovativa all’interno di una serie tv come American Horror Story, e dall’altra perché sono una grande fan di tutti quei programmi per gente sola e coperta da merendine come Alta Infedeltà e Delitti di Famiglia. E magari lo è anche Ryan Murphy.
Quindi assistiamo ad un documentario a tutti gli effetti, con attori che interpretano persone reali e attori che interpretano attori che interpretano le persone reali. Confusi? Dovreste.
Diciamo che a riguardo mi sono fatta non poche domande: perché mostrarci i protagonisti in queste due situazioni – la narrazione dei fatti e la messa in scena degli stessi – se non per dirci, implicitamente, che alla fine dei giochi di morti non ne avremo (non tra i protagonisti, almeno)? Certo, tutto è possibile in American Horror Story, e non escludo uno di quei colpi di scena da WTF in cui lo stesso documentario viene riprodotto nella TV dello scantinato della casa delle meraviglie che ci hanno mostrato in questo primo episodio, poi squilla il telefono e una voce agghiacciante ti dice che morirai entro sette giorni, e alla fine un tornado fatto di squali distrugge tutto… sapete, quelle tipiche svolte di trama sobrie e per nulla no sense a cui siamo stati abituati da Coven in poi.
D’altra parte, la scelta di mostrarci parallelamente il fatto e il racconto può essere utile per analizzare la psiche dei personaggi, le loro paure, le loro debolezze. Sotto questo punto di vista è un tentativo di dare un’occhiata completa ai protagonisti, senza perdere tempo prezioso nel domandarsi se effettivamente dicono cosa pensano e pensano cosa dicono. Sicuramente ci risparmiamo una bella rogna.
Ma veniamo invece alla cosa che ho preferito in assoluto: il titolo del documentario. My Roanoke Nightmare ci fa fare un salto indietro, un lungo salto fino alla stagione che ho preferito, Murder House. Nella prima stagione ci viene raccontata questa delicatissima fiaba della buonanotte:

It’s difficult to banish a spirit, but not impossible. The most successful attempt that I know of happened when America was known as the New World… In 1590, on the coast of what we now know as North Carolina, the entire colony of Roanoke — all 117 men, women, and children — died inexplicably. It became known as the Ghost Colony because the spirits remained. They haunted the native tribes living in the surrounding area, killing indiscriminately. The elder knew he had to act. He cast a banishment curse. First, he collected the personal belongings of all the dead colonists. Then he burned them. The ghosts appeared, summoned by their talismans. But before the spirits could cause them any more harm, the elder completed the curse that would banish the ghosts forever. By uttering a single world… the same word found carved on a post at the abandoned colony: Croatoan.

e sì, lo so che non ci serviva esattamente la storiella per capire che ci sono i fantasmi di mezzo, ma è sempre bello scovare questi riferimenti. Naturalmente questa stagione è stata studiata a tavolino per citare la prima, quindi mi aspetto che il grande collegamento non si esaurisca con questo.

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“È un posto bellissimo, per nulla inquietante e in mezzo al nulla assoluto… compriamolo!”

E ora veniamo ai personaggi: per il momento non mi dicono molto. Che fosse voluto o meno, tutta la tiritera trasferimento-fenomeni inspiegabili-sospetto di follia è quella che sta alla base di ogni film horror.
Abbiamo Matt, il marito che si perde tutti i fenomeni inquietanti. Che culo.
Abbiamo Lee, la sorella di Matt, donna badass mezza drogata, mezza alcolizzata, ex poliziotta e col taglio di capelli che vorrei avere io.
E poi abbiamo Shelby. Meravigliosa Shelby. Le piovono denti addosso, e pensa a un esaurimento. Vede due donne per niente sospette aggirarsi in casa sua e “bah, mi sarò sicuramente immaginata la fisionomia di due donne mai viste prima d’ora in vita mia. Succede!”. E quando finalmente capisce che la minaccia è reale… scappa. E lì parte la ola da casa, perché andiamo! È la prima volta che un personaggio di un horror capisce come ci si comporta in un horror. Ma poi la ola si trasforma in movimenti poco carini degli arti superiori quando la donna si inoltra in un bosco dopo aver investito di brutto Kathy Bates.
Ma porca miseria, è viva! Sta bene! Se ne sta lì tranquilla, che cammina, con la sua mannaia tra le mani… ma Shelby no, Shelby non ci sta. Shelby deve inseguirla.
In un bosco.
In mezzo al nulla.
Di notte.
Volevo farle un applauso… ma in faccia.
Ed è così che la mitica Shelby si ritrova circondata da personaggi sospetti con le torce alla mano; tra loro un volto noto: Wes Bentley, con la sua solita espressione a metà tra l’astioso e il confuso, sopracciglia viventi e vestito d’epoca. BOOM! personaggio azzeccato. Non so chi sei, non so che ruolo hai… ma ci sei. Ci sei proprio.

Non ho parlato del tizio sorriso mentadent arrivato sul finale. Sì dai, avete capito… quello che presumibilmente aveva detto al parrucchiere “oh, però mi raccomando. Solo una spuntatina!”. E nemmeno della creatura metà uomo, metà Babe – Maialino Coraggioso Uccide Gente. Perché no? Perché esattamente come Ryan voglio creare un alone di mistero per le mie recensioni. Magari da casa vi domanderete: avrà finito? Finirà? Continuerà a recensire American Horror Story con lo stesso entusiasmo e la stessa trashaggine di questo primo episodio? Bah, chi lo sa. *prego, inserire teaser trailer random qui*.

E voi cosa ne pensate di questo primo episodio? Vi aggrada? Vi intriga? Vi ricorda che sono passate tre ore e non avete ancora commentato sotto un post qualsiasi di AHS “eh, ma da quando la Lange se n’è andata non è più come un tempo! Qui una volta era tutta campagna…”?
Fatemelo sapere giù nei commenti. Sono ansiosa di leggere i vostri pareri e soprattutto voglio lamentarmi con qualcuno della mancanza della sigla. Sono in lutto.

Prima di lasciarvi con il promo del prossimo episodio, vi invito a passare da American Horror Story ITALIA e lasciare un grande like!

https://youtu.be/rwzzdmQOlh4

Alla prossima settimana!

 

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Classe 1992, messinese, ha viaggiato molto durante la sua vita pur non avendo staccato gli occhi dal computer: ha passato un certo periodo a San Francisco con le sorelle Halliwell e ha frequentato il liceo di Sunnydale; ha bazzicato per un po' al Sacro Cuore, è precipitata su un'isola sconosciuta e ha passato parte dei suoi anni on the road a bordo di una Chevy Impala del '67. Deve alle serie tv la sua felicità attuale e la sua più che certa infelicità futura (sa fin troppo bene di non poter incontrare un Klaus o un Dean Winchester dietro l'angolo, purtroppo). È ossessionata dagli angeli, da Leo di Charmed ad Angemon dei Digimon; da Angel di Buffy (che non è un angelo ma... who cares?) a Castiel di Supernatural, e spera di cuore che arrivi a salvarla dalla perdizione telefilmica, almeno quel tanto che basta da farla laureare senza problemi in tempi accettabili.

4 COMMENTS

  1. beh shelby è anche quella che decide di farsi il bagno nella vasca fuori di casa, al buio! sei sola, è notte fonda però hai la brillante idea di farti un bagno in mezzo al nulla?!?

    comunque l’idea del documentario non è male, vediamo fin dove porterà

  2. Devo dire che questo pilot mi ha entusiasmato non poco! Si ci sono stati dei momenti che mi han fatto esclamare: WTF?! Ma, ehi… almeno questo episodio faceva un po’ paura… cosa che non si vedeva da troppe stagioni!!! BELLISSIMA RECENSIONE!!!

  3. Dopo le prime due stagioni AHS è stato una costante delusione per me, quindi non mi aspettavo più di tanto. Invece questa premiere è riuscita a catturarmi. Oddio, il fatto che siano andati velocissimi (mi sarei aspettato almeno 2-3 episodi di “ma li vedo solo io questi tizi o esistono davvero?”) mi spaventa perché non capisco dove andranno a parare, ma probabilmente anche per questo motivo mi lascia addosso la voglia di vedere come proseguirà.

  4. Per questa premiere mi ritengo soddisfatta anche se condivido lo scetticismo generale, date le passate stagioni, tutte più o meno partite bene e poi andate scemando… Grandi punti a favore sono il nuovo approccio alla trama, che mi ha incuriosito (anche se così hanno eliminato la sigla e mannaggia a Murphy c’era una cosa su cui facevi sempre centro e l’hai tolta!), e l’aver inserito tutta la serie di cliché dell’horror, per cui prego con ansia che la prossima settimana Matt e la sorella decidano di andare a cercare Shelby nel bosco e dicano “Dividiamoci!”

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