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Absentia 1×07 – Legami in ascesa, legami in discesa e mariti in svendita

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Absentia 1×07 – Legami in ascesa, legami in discesa e mariti in svendita
ABSENTIA - SEASON 1 - EPISODE 107

La settima puntata di Absentia  mi ha lasciato, alla prima visione, un’impressione di inaspettata disarmonia, per via di un deciso cambiamento di passo: invece del solito corri, indaga, scappa, telefona, sgattaiola e salvati la pelle, sempre sul precipizio del game over o del carcere, il ritmo si è fatto più lento, imponendomi una brusca frenata che mi ha prima spinto in avanti per forza d’inerzia, per poi farmi tornare un po’ confusa al mio posto a chiedermi se fossi io o se lo schema fosse cambiato. Arrivati a questo punto mi aspettavo un’accelerazione degli eventi, che dovevano farsi concitati e frenetici, prima di integrarsi nella risoluzione finale. Al contrario, le scene si fanno più lunghe, articolate, dedicando maggiore attenzione ai dettagli e a qualcosa che fin qui era mancato: l’approfondimento psicologico di uno dei personaggi secondari. È solo in seguito, quindi, che sono riuscita a entrare con più naturalezza nel passo della puntata.

Absentia funziona come una forza pluriarticolata che riporta invariabilmente tutto alla sua protagonista (ho già detto che è meravigliosamente interpretata da Stana Katic? Ridiciamolo. Repetita Iuvant), e così gli altri personaggi vengono allacciati loro malgrado (ne farebbero tutti volentieri a meno) nel suo moto centripeto, che li rende satelliti di Emily Byrne, perdendo in tridimensionalità. Il fatto di essere un thriller ricchissimo di azione con le esigenze che questo comporta non lascia evidentemente spazio per una narrazione psicologica complessa che possa farceli conoscere meglio. Questo non succede però, a sorpresa, a Jack Byrne. E io non pensavo che avrei apprezzato tanto la parabola catartica di un uomo che volevo abbandonare bendato tra gli alberi con gli occhi insanguinati, sperando che la notte prendessero vita per portarselo via con sé.

Jack & Em
Le scene in cui Jack si prende cura di Emily, facendoli ritrovare, sono ricche di grande affetto, pudore e ricercata delicatezza, trasmessi con gesti misurati e sguardi che ci raccontano quello che sta avvenendo dentro di loro. Siamo di fronte al cuore essenziale di ciò che è un rapporto fraterno, che può essere disfunzionale finché si vuole, ma che torna a farsi vivo con prepotenza atavica quando la situazione lo richiede. Jack salva Emily, e salva se stesso, estraendole il proiettile in un intervento d’emergenza che necessita di sangue freddo e mani ferme e, soprattutto, necessita che lui affronti e superi i suoi demoni, quelli che già una volta avevano distrutto la sua vita, relegandolo a una dimensione fatta di ombre, così come Emily, aveva affrontato il proprio trauma immergendosi nel lago di notte, in un parallelismo molto efficace.

Nel quadro più ampio della narrazione, entriamo di fatto in una bolla protettiva fatta di sostegno e amore incondizionati che vengono riversati su un’eroina che per tutto questo tempo era stata abbandonata in totale solitudine. Un po’ di respiro per noi tutti.

 

Come nel caso di Flynn (e, in peggio, di Nick), si potrebbe obiettare che il cambiamento di idea su Emily da parte di Jack sia stato ancora una volta repentino. Se nel caso di Flynn è stato per me naturale che il bambino si aprisse alla madre non appena scalfitasi una diffidenza che era solo una forma di protezione – e nel caso di Nick io proprio mi arrendo e non comprendo di che sostanza sia fatto un uomo del genere, mi sono rimasti solo gli insulti creativi – anche per quanto riguarda il comportamento di Jack non ho da fare obiezioni narrative. Jack si è trovato di fronte inaspettatamente al cuore del suo trauma, che ha dovuto superare richiamando all’appello tutte le sue risorse interiori. È stato un colpo violento. Di conseguenza, trovo naturale che il suo orizzonte mentale si sia bruscamente modificato, in virtù dell’evento formidabile che ha gestito, spazzando ogni sovrastruttura e resistenza, rendendo possibile l’emergere del suo amore per la sorella.

 

Scendendo sul piano della recitazione, ho trovato l’interpretazione di Neil Jackson perfetta per tutto l’episodio: misurata, dolorosa, sofferta e adatta all’enorme svolta emotiva sostenuta, sia quando è con Emily, che durante la sua confessione alla riunione degli Alcolisti Anonimi e infine durante l’interrogatorio, dove è sembrato una persona completamente trasfigurata (anche agli occhi di Tommy il cui tormento interiore, che si manifesta con un atteggiamento da “Il fastidio che mi date tutti non si può comprendere”, ha raggiunto ormai vette incommensurabili. Liberatelo e dategli un pasto completo!).

 

L’allegra famigliola. (Not)
Se ho apprezzato il percorso destinato a Jack, non posso dire altrettanto della gestione di personaggi come Flynn, Alice e Nick, che vengono spesso fatti agire all’interno di scene stereotipate, come quella della rissa. Intendiamoci. È chiaro che le tematiche umane universali in letteratura sono state già tutte trattate e analizzate. Ed è altrettanto chiaro che Flynn avrebbe prima o poi espresso un disagio che nessun adulto è stato finora interessato a gestire o incanalare. Il problema è proprio questo. La psicologia di un personaggio importante come Flynn non è stata trattata né indagata, nonostante sia lui il focus che mette in moto le forze combattive di Emily, si sono perse occasioni di toccare un argomento importante e si è arrivati fin qui piazzando una comoda rissa che a me ha fatto effetto meh, proprio per la banalità dell’evento.

Per contro, e per spiegare meglio cosa intendo, ho trovato invece essenziali e accurati quei piccoli gesti  e frammenti che ci rivelano, con grande sensibilità e attenzione, quei mondi interiori che i personaggi celano al loro interno, e che fin dal pilot sono stati un punto di forza di Absentia: Flynn che parla di “mamma” intendendo Emily, mentre Alice e Nick si lanciano un’occhiata che racconta libri interi e sempre lui che si scosta da Alice, quasi che non sopportasse di essere da lei medicato. Io non posso che essere felice per il ritrovato legame tra Emily e Flynn, ma quanto può essere doloroso per Alice sentirsi messa in disparte praticamente da tutti gli uomini della sua famiglia? E per di più vedere un uomo debole ridotto a implorare il suo aiuto (la dignità, Nick. Almeno la dignità!), dopo che lei gliel’ha offerto ed è stata respinta? Ignorata? Dopo che il vigliacco se l’era presa con lei perché roso dal senso di colpa per averla tradita?Alice mi piace nel suo essere ferma, volitiva e tenace. Non si fa intenerire e riesce sempre a vedere oltre le parole vuote di Nick. Riesce a mettere i giusti confini e a delimitare la zona del suo amor proprio e a non farselo calpestare.

Se c’è una cosa che Absentia ci ha fin qui insegnato, se c’è un messaggio che va oltre il “Resistere di fronte a ogni avversità”, è quello che è necessario combattere per se stessi in prima persona e non aspettare l’aiuto di nessuno. Non siamo isole ed è naturale contare sull’appoggio di qualcuno. Ma la spinta alla salvezza viene in primo luogo da noi. Emily e Alice, pur essendo diverse e pur non avendo dovuto la seconda affrontare niente di minimamente paragonabile alla prima, non chiedono di essere salvate da nessuno. All’occorrenza, prendono i cocci di quello che la vita ha distrutto, li raccolgono, abbracciano il vuoto dove prima c’era qualcosa che credevano solido e dove adesso fischia il vento (cit.) e vanno avanti per loro stesse. Sono assertive. Sono protagoniste della loro vita. Non hanno bisogno di un uomo che decida per loro. Anche perché se aspettano che Nick risolva la faccenda, oltre che i suoi tormenti interiori, stiamo qui per altri dieci episodi.

Concludendo sul cliffhanger con cui si chiude la puntata, io sto sbattendo la testa contro il muro in preda all’esasperazione da quando l’ho vista. Figuriamoci se adesso non è colpa di Emily anche il rapimento di Alice e Flynn (e di chiunque altro nel mondo, temo), agli occhi di Nick, ormai ferocemente aggrappato alla sua versione dei fatti in cui Emily è Satana reincarnato e agisce in base a tutte le sue orribili personalità. Mi arrendo davvero. Non so più cosa dire di fronte a un uomo che è privo di qualsiasi forma di adattabilità darwiniana nei confronti della vita. E mi esaspera enormemente la sua debolezza che è appunto vigliaccheria egoriferita. Pretende aiuto dagli altri, non si preoccupa del benessere di nessuno, salvo del proprio, passando per vittima tormentata e petulante. Basta con quelle faccette contrite come se i problemi li avesse solo lui. Lasciatelo entrambe al suo destino.

Sempre molto cupa l’atmosfera in cui Absentia ci fa immergere, che si nota in questo episodio soprattutto nelle prime scene, silenziose, drammatiche, plumbee. Nonostante sporadici sprazzi di calore e affetto, non ci è mai concesso di dimenticare che siamo sempre di fronte a qualcosa di enormemente pericoloso che mette a rischio la vita di tutti (e le nostre coronarie).

Altri momenti da ricordare nell’episodio:

  • Emily alle prese con gli audio agghiaccianti degli esperimenti fatti sui bambini dell’orfanotrofio dallo scienziato comportamentista che spalancano un vero e proprio orrore sul rapporto vittima-carnefice. 
  • La scena al ristorante con il fratello del medico, che, se pur ha rallentato il ritmo e per me è troppo lunga, ci ha mostrato una Emily molto cambiata, in grado di portare avanti l’indagine con calma, senza gli impulsi distruttivi di un tempo. 
  • Badass Emily che riesce a fuggire al suo (ennesimo) rapimento senza battere ciglio e con una maestria che levatevi (per non parlare di come supera una ferita all’addome nemmeno fosse fatta d’acciaio). You go, girl!  

Aspetto di sapere, come sempre, la vostra opinione e continuare la chiacchierata nei commenti, ché ups ho giusto leggermente sforato con la recensione di oggi!

– Syl

23 COMMENTS

  1. Nick non mi è mai stato simpatico. Nelle ultime puntate la non simpatia si è tramutata in odio profondo. È tutto quello che in un uomo mi repelle e secondo me la cosa più meschina è la risposta che da a Flynn, come lo prende in giro. Lasciamo perdere quello che sappiamo noi di Emily, ma vista solo dal punto di vista di Nick, lui mente al figlio in modo spudorato, su quello che pensa della madre ed anche sulle sue sorti.
    Poi se a lui basta un video dove lei dice ci vediamo presto per pensare che lei lo ha rapito io alzo le mani, anzi no, non le alzo, perchè mi sono già cadute le braccia da prima. Il pensiero che sia una di quelle frasi fatte che i genitori dicono ai figli per rassicurarli non gli passa nemmeno per la testa, non ci pensa che magari Emily da madre dice “oh sono stata via 6 anni, mi hanno dato per morta, ho un figlio fammi trovare il modo di dirgli che sto bene e che torno presto, che non sparisco e ci rivediamo al volo quando diventa maggiorenne”, no, per Nick lei è colpevole, punto, perchè gli dice che tornerà presto, senza pensare all’altra penosa scena quando dice al collega che doveva immaginarselo visto che prima di sparire lei faceva le scenate se non otteneva quello che voleva. (chissà potrei essere un serial killer anche io a sto punto)
    La prima cosa che penso di lui è come ha fatto a superare i test attitudinali per diventare un agente.
    Invece parlando di cose belle, Emily/Stana, penso che il pezzo con il cinese ci abbia fatto vedere magari un po’ di quello che era lei prima, come agente FBI, i suoi modi per investigare e secondo me anche qui si vede la grande differenza oltre che umana anche professionale con l’ex marito. Lei cerca le prove, cerca i collegamenti, indaga anche in modo fin troppo organizzato, mentre lui per ora si è limitato a guardare le scarpe.
    In tutto questo, tornando all’argomento principale, io una cosa non ho ben chiara: Charles è uno dei due bambini (ed è quello che si vedeva in uno dei promo “I know you Emily”) ma l’altra è lei? E se non ho capito male, questi esperimenti li facevano con due bambini a coppia ed uno per salvarsi diventava il carnefice dell’altro, quindi questo Charles lo era di Emily? Nel caso si spiegherebbe così la sua aggressività nei suoi confronti? (ok, potrei non averci capito niente, lo metto in preventivo)

    • Uh bello, avevo voglia di chiacchierare un po’ della puntata, grazie per il commento!
      Dunque, il tuo ultimo interrogativo è anche il mio, quando sono arrivata alla fine della puntata, ma poi mi sono ricordata di questa frase “Il dottor Shen ne era l’amministratore. E’ arrivato quando tu sei andata via.” (copio dai sub). Quindi si deduce che lei non sia mai stata sottoposta agli esperimenti? Anche perché sorrideva contenta quando il fratello diceva “Si preoccupava dei bambini e stava sempre con loro” (A meno che non fosse per mostrare simpatia al teste).
      Su Nick la penso uguale. È “l’uomo senza qualità”, è perdente su OGNI fronte. Si è fissato con la storia che lei sia colpevole e ogni indizio va solo a confermare il suo disegno mentale. E sì, certo, è così che ragiona la mente umana, di solito, ma non un agente addestrato! Perché, come dici tu, lui non fa assolutamente nulla di quello che tendenzialmente agenti FBI e detective fanno, cioè seguire un protocollo. No, lui va in giro a pietire compassione e a farsi commiserare dalla gente. I really can’t.
      La scena con l’agente Crown raggiunge vette di bassezza inaudite: si mettono a paragonare le ex mogli? Seriamente? Big NO.

        • Se sei la stessa persona che mi ha detto la stessa identica cosa (e lo intuisco dal registro linguistico) nel pilot, credo tu debba rivedere le tue idee o almeno leggere quello che scrivo. In questa recensione ho parlato diffusamente degli altri personaggi (e non solo in questa, in realtà), limitandomi a dare attenzione a Emily Byrne solo alla fine 😀
          Mi spiace ma la tua critica non corrisponde alla realtà dei fatti.

      • La scena con Crown per me è la più brutta delle 7 puntate, non in quanto tale, ma come significato della scena stessa: due uomini che discutono di ex mogli al bar, magari ricordiamoci che una è una poraccia rapita per 6 anni, ah no già, lei è il serial killer psicopatico causa di tutti i mali del mondo. Ok.
        Una cosa che cmq mi pare evidente è che i personaggi femminili, anche quelli che hanno meno rilevanza, sono tutti più forti dei personaggi maschili in Absentia, tralasciando Emily, Alice nella coppia con Nick è l’elemento più risulto, anche quel poco che si vede il capo di Tommy mi pare più decisa di lui che tergiversa. L’unico personaggio maschile forte è il padre di Emily ma è in una posizione marginale e non è nel vivo dell’azione, altrimenti lui sicuramente aiuterebbe la figlia in ogni modo.
        Tornando al caso: io credo che quando lei sorrideva al fratello cinese non avesse ricordi di quello che veniva fatto all’orfanotrofio e che questi siano riaffiorati man mano che sentiva le registrazioni.
        Ora, forse per la sovrapposizione audio con i suoi ricordi e pensando a come l’hanno ritrovata, io ho dato per scontato che quella sui nastri potesse essere lei, non collegando al fatto che i due non si sono incontrati mai, però potrebbe essere che lì gli esperimenti li facevano a prescindere da lui e che magari lui è stato indirizzato lì proprio perchè questi esperimenti già venivano fatti? Forse anche il discorso delle registrazioni su cassetta mi ha fatto pensare a qualcosa di molto vecchio, sarà che per me le cassette sono qualcosa di tanto indietro nel tempo e se Emily ha più o meno la mia età, è qualcosa che ricollego all’essere bambina, ma mi rendo conto che in effetti sono state in uso fino a fine anni 90 più o meno, quindi potevano essere tranquillamente altri ma sta cosa le ha riportato dei ricordi.
        In realtà questa puntata più che chiarirmi dei dubbi me li ha fatti venire di più, nel senso che ho sempre dato per scontato che tutto fosse qualcosa che andava ricercato negli anni dell’orfanotrofio (altrimenti non aveva senso dare tutta questa importanza al fatto che lei era stata adottata, imho) però la linea temporale degli eventi mi lascia perplessa.

  2. Splendida recensione, come sempre. C’è poco o niente da aggiungere se non un paio di riflessioni personali. Vado. Forse l’ho già detto in precedenza (probabile), non ricordo, ma mi riesce difficile capire come 47 agenti, speciali solo in quanto ad ottusità e 126 poliziotti assortiti non si pongano una semplice questione: un colpevole che scappa, scappa e basta. Non si mette ad indagare rischiando di venire beccato o, peggio, ucciso. A nessuno viene il dubbio che possa essere innocente? Anzi, ce n’è un altra: perché mai gli ottusi di cui sopra non indagano ad ampio spettro anziché concentrarsi solo su Emily? Ma l’hanno guardato qualche telefilm giallo?
    A proposito, non ho mai visto un avvocato tanto silenzioso in sala interrogatori e va beh.
    Nel complesso, ho l’impressione che si stia esagerando con le esagerazioni. Cioè che i personaggi siano un po’ troppo tagliati con l’accetta e privi o quasi di sfumature. Insomma, la faccenda mi sta deludendo un po’ in quanto a storia in sé.
    Mi fa molta pena Emily, anche fisicamente, perché la trovo scavata in viso più del solito. Non so quanto sia voluto per la parte di Stana o per i suoi problemi di “pancetta” (cattiveria gratuita, che avrei potuto/dovuto risparmiarmi ma tanto l’amo lo stesso).
    Boh, mi aspettavo di più, non so ancora se perché sono piuttosto stupidamente incontentabile o perché me ne danno motivo. Non vorrei che alla fine saltasse fuori un colpevole qualunque mai visto prima, a quel punto sarei davvero deluso.
    Eccezionalmente bravissime tutte e due: Stana e tu, Syl, per le recensioni.

    • Ciao! Grazie 🙂 Concordo con le tue sensazioni, in effetti al rapimento finale anche io ho pensato che fosse troppo. Non tanto il rapimento di Flynn e Alice, che a questo punto trovo logico, quanto il dar colpa a Emily. È come se fossi arrivata al mio limite di sopportazione per quanto riguarda questi che non sanno minimamente fare il loro mestiere, tranne forse Tommy. Ma l’FBI viene completamente bocciata. C’è qualcosa di davvero persecutorio nel modo in cui si sono fissati tutti che la colpevole sia lei. Anche io trovo che talvolta si arrivi un po’ all’estremo delle caratterizzazioni e per questo mi ha stupito come, invece, Jack sia stato mostrato in tutta la sua umanità. Non mi aspettavo si concentrassero su di lui così tanto (e bene). A questo punto forse avrei desiderato che venisse fatta una cosa del genere all’inizio anche per Nick nel suo dramma di (finto) vedovo. Forse saremmo riusciti a comprenderlo un po’ di più, se ci avessero fatto capire perché adesso ce l’ha tanto con Emily!

      • Penso che sia soltanto perché la ritiene responsabile di avergli destabilizzato il tranquillo tran-tran. Lo costringe a prendere decisioni ecc., cosa che per un tipo così è evidentemente troppo.

        Quanto alla critica della critica, su 111 righe di recensione (ammazza quanto scrivi!), solo 11 sono dedicate alla PROTAGONISTA, alcune soltanto di riflesso e BEN 2, dicesi 2, a Stana. Tranquilla, Anonimo non è credibile.

        P.S.: solo un pazzo come me poteva mettersi a contare le righe, ma tant’è: in nome della giustizia.
        P.S. bis: nel conteggio sono compresi i titoli dei paragrafi…

        • Non ho mai contato le righe ma so quante parole sono XD e sono metà/un terzo di tutte le altre. Pensa se avessi contato le righe di Castle o This Is Us 😀 😀
          In ogni caso è un telefilm incentrato su un’unica protagonista che ha di solito l’80-90% di presenza. Non parlare di lei sarebbe piuttosto improbabile temo. E appunto questa recensione partiva dando spazio a un personaggio secondario, per cui la critica è non contestualizzata.

    • Per me è scontato che il colpevole sia qualcuno mai visto, ma questo lo penso dall’inizio, di solito in questo tipo di storie è sempre così o è qualcuno mai visto o qualcuno che sotto i riflettori dall’inizio e visto che tutti i possibili sospettati sono già stati analizzati e poi scagionati, i possibili conosciuti colpevoli sono:
      Emily: ma io non credo, perchè hanno costruito sempre tutto per farla sembrare colpevole (di fatto per quello che ci hanno fatto vedere, lei potrebbe benissimo aver ucciso Adam) e quindi penso che per questo non lo sia.
      Alice: Ci sono troppi pochi elementi che sappiamo per collegarla in qualsiasi modo agli omicidi e poi non tornerebbe con quelli di Harlow e Adam
      Nick: Ma è troppo stupido e vittima per orchestrare tutto questo.
      Tommy e Crown credo che siano i due lati della “giustizia” il poliziotto che indaga e cerca la verità, l’FBI che invece cerca una soluzione più per un discorso “politico” che per uno voglia di verità.
      L’FBI qui mi pare fin troppo stereotipata come in tante altre serie dove c’è l’aspetto investigativo e si mette in contrapposizione i federali con l’altra forza investigativa, solo che qui, in realtà, sono entrambe contrapposte ad una sola donna che da sola appunto, ne sa più di loro.
      Io la parte che avrei eliminato della puntata, magari lasciando lo spazio ad altro, a qualche cosa in più sul caso, sul dottore o anche sul rapporto Flynn/Nick/Alice è quella del rapimento di Emily che poi finisce con un nulla di fatto. Mi è sembrato del tutto superfluo ed inutile, solo per far vedere quanto è figa che pure ferita trova il modo per liberarsi. Ne facevo anche a meno, sinceramente, non da nulla alla storia.

      Ma i problemi di pancetta di Stana? Fatico a capire sta cosa.
      Per il resto, quando girava absentia era sicuramente molto più magra del solito, ma anche il trucco che secondo me le rendeva i lineamenti più spigolosi. Penso che questo sia anche per rendere compatibile la cosa con una persona che ha vissuto sei anni di privazioni. Ma in ogni caso Stana era decisamente molto magra anche a Montecarlo a giugno.

      • Mi sono pentito subito dopo aver premuto invio, riguardo a questo accenno al fisico di Stana. Speravo passasse inosservato, ma ormai ho fatto la frittata e me la devo mangiare tutta. Premesso che mi piace da matti come attrice e donna (e sia ben chiaro), non ho potuto fare a meno di notare in Castle che in certe scene si vedeva una relativa abbondanza in zona pancia. Poca roba, intendiamoci e ininfluente e priva di importanza perché lei mi piace così com’è e in ogni caso il mio parere vale zero. D’altronde, ha un fisico sproporzionato al resto a partire dal giro vita, invero molto poco marcato, fino ad arrivare circa a metà coscia, il che comprende evidentemente il davanti e il dietro di tale zona. Quando l’ho notato, ho pensato a quali sacrifici gastronomici dovesse affrontare per poter interpretare certe parti nel lavoro. E’ un discorso puramente ed esclusivamente estetico, così come lo faccio nell’osservare altre persone, di qualsiasi sesso, o animali o cose. Una specie di deformazione professionale, essendo io interessato ad arti figurative e musicali, che non sottintende alcunché. Nel senso che anche in musica ascolto note e le “giudico”, senza alcun secondo fine. Ho una decina tra cani e gatti più altri animali e per ognuno di loro riservo lo stesso trattamento, porcospini e merli compresi. Oppure quando ne osservo altri. Mi succede anche con le mie figlie, per dire. Ho anche notato i bellissimi bicipiti di Jack, ad esempio. Chiaro che con Stana, dopo 8 anni di Castle sono stato ancor più meticoloso. L’ho fatto anche con Nathan e gli altri.
        Spero di essermi spiegato.

        • Io vorrei sapere di più di merli e porcospini XD
          Sulla fisicità di Stana come Emily Byrne ho più che altro notato quanto sia rappresentata in modo realistico per un ruolo che lo richiede molto più di altri. E questo per me è un enorme lato positivo. Le eroine sono di norma rappresentate glamour anche quando sarebbe impossibile e irrealistico ed è una polemica che si perde nella notte dei tempi (e affrontata in wonder woman). Trovo coraggioso e molto professionale il modo in cui è resa Emily Byrne. Credo che sulla magrezza recepita incidano anche i capelli scuri che induriscono i lineamenti di solito.

          • Ti accontento volentieri:
            attualmente 8 cani e tre gatti, tutti casalinghi. Poi, liberi ma che abitano in giardino: tre dolcissimi porcospini, tre merli con cui in primavera/estate dialogo fischiando e che mi seguono dall’alto o di fianco ma non si fanno accarezzare, decine di cornacchie grigie che vengono a mangiare e poi si fanno i fatti loro, due ramarri di notevoli dimensioni che tengono pulito l’orto biologico, ma biologico sul serio. Da una settimana si sono aggiunte due caprette, una tibetana nana, che non so perché volevano uccidere e allora le ho prese, cosa dovevo fare. Mi piacerebbe avere un paio di cavalli liberi, ma non ho abbastanza spazio, perché quelli devono correre a tutto spiano e il mio vicino s’incazza se gli rovino le colture. Per fortuna vicino c’è un maneggio che con 10 euro ti lasciano fare cavalcate di un’ora in mezzo al nulla. Però averne di miei sarebbe un’altra cosa.
            Poi, va beh, ci sono altri occasionali che vanno e vengono, tipo due gatte, credo sorelle, che hanno deciso che si trovano bene e mi sa che non se ne andranno facilmente. Tempo fa, per qualche giorno ho nutrito, a debita distanza, tre lupi adulti ma dopo una settimana non si sono più fatti vedere.
            Nell’86 ho mollato la mia città, Milano e queste sono le conseguenze di una vita più vicina alla natura. A dirla tutta, ho pensato pure di andare a vivere nel Borneo, ma non sopporto l’umidità, quindi niente. Ah, dimenticavo, uno dei cani quando suono si mette a cantare, ma è un po’ stonato e lo caccio fuori. Capito perché conto le righe? 🙂

          • Oddio ma è meraviglioso!! Mi sono quasi commossa a leggere, soprattutto nel punto delle caprette! Immagino che sia una vita anche faticosa, ma raccontata così è una meraviglia! (Smetto con i punti esclamativi). Perché non apri un blog per parlarne?

  3. Niente è faticoso se si fa con amore.
    In effetti, ne avrei di fatti, fatterelli e fattacci da raccontare, tipo che metto da mangiare per i passeracei (passerotti comuni, cardellini, cinciallegre, pettirossi e roba simile) in una mangiatoia sopraelevata e regolarmente arrivano le cornacchie e cacciano via tutti, perciò mi tocca ripetere l’operazione due volte, mentre i passerotti aspettano nascosti nelle siepi. O della lotta quotidiana per chi si accaparra per primo i posti sui divani e che a volte trovo 2/3 cani uno sopra (o dentro) all’altro nello stesso posto, o di come un gatto (si chiama Fusillo o Miciofusi, dipende dai giorni) sia diventato il capo branco della comunità, dopo che la cagna più anziana ha abdicato perché non si regge quasi più in piedi per l’età. Ovviamente, il divertente non sono i fatti in sé ma tutti gli atteggiamenti che esprimono, ognuno secondo la propria personalità, nel loro interagire.

    Pur essendo assai logorroico, non aprirei mai un blog perché ho il difetto acquisito di essere assolutamente diretto e sincero con le persone, tanto che il più delle volte vengo frainteso riguardo le mie intenzioni, perché la gente non è abituata a tale comportamento. Dico e agisco sempre senza secondi fini. Insomma, faccio sempre più fatica ad interagire con gli umani, cioè gli esseri più lontani dalla natura che esistano sul pianeta. Quindi finirei per creare problemi. Con gli animali, invece, non ne ho. Anzi. Per tua informazione, la capretta più grande si chiama Daimon, la nana di 9 mesi Pan, nel senso del dio. I porcospini Jack, Spino e Nuovo (li ho accarezzati ma non ho mai indagato sul sesso…). Le nuove gatte, Micia e Lasorella. I merli Merlino, Merlina e la figlia (presumo) Merletta. Non ho mai dato un nome alle due upupe che vengono a trovarmi ad inizio estate. Basta se no non la finisco più.
    P.S.: Io mi commuovo tutti i giorni.

  4. Ciao a tutti! Tralasciando per un attimo cani, gatti e porcospini,vorrei tornare un attimo ad Absentia! Ovviamente non ho contato le righe ma secondo me dilungarsi qualche attimo in più su Stana è assolutamente legittimo, non è fanatismo, si merita tutte le lodi possibili. Riguardo a Nick. ..anch’io rinuncio,non saprei spendere una sola parola in suo favore! In questo episodio invece mi è piaciuto molto Jack, in alcuni momenti mi ha persino commossa! E adesso il cliffhanger del rapimento! No, non basteranno 10 episodi per svelare il mistero, ci sono sotto troppe cose! Grazie come sempre per le vostre recensioni,è sempre un piacere!

  5. Ciao e sì, scusami, è che mi lascio trasportare troppo quando si toccano certi argomenti.
    Comunque, se non è previsto un seguito, come immagino, si dovrà risolvere tutto per forza entro tre episodi che comprenderanno anche le tematiche relative a marito, figlio e… mogli. Temo un finale “imposto”, senza che ci vengano dati elementi per intuirlo. Il che, come già detto, sarebbe piuttosto deludente sotto l’aspetto della storia e come conclusione. Per appassionarti, dovrebbero farti partecipare in qualche modo alle indagini e qui non succede. Rimane soltanto la solitudine di Emily, che per 10 episodi potrebbe anche essere troppo.

    • Ciao e scusa il ritardo! Sul seguito è stato spesso detto che ci sono le basi per una seconda stagione, che però al momento non è ancora stata annunciata. È anche stato detto (vado a memoria, non sto citando) che in dieci puntate il mistero di questa prima stagione avrebbe avuto una sua conclusione, aprendo però altri scenari su cui costruirne un’altra. Secondo me però tre episodi, considerando che sono dieci in tutto, quindi un terzo, possono riuscire benissimo a chiudere la storia in modo convincente.

  6. Bellissima recensione. Sono d’accordo su ogni cosa. Le scene tra Emily e Jack mi hanno molto colpita e commossa, anche se non capisco come mai è stato accantonato subito il fatto che Em ha trovato quei video sul suo computer e sembra sia stato molto facile per lei credergli. Riguardo Nick non ne parliamo, sta diventando sempre più assurdo il suo comportamento e non comprendo come possa credere che Emily abbia potuto rapire suo figlio. Per quanto riguarda la scena in cui ascolta la cassetta: creepy. Sono curiosa di saperne di più a riguardo.

    • Ciao Barbara, grazie per il commento che ho visto solo ora! Concordo su Jack e sulla cassetta. Credo che Emily gli abbia creduto in fretta perché, di fatto, lui va a salvarla, quando – se colpevole – si sarebbe tolto un peso a lasciarla morire dissanguata facendo un favore a tutti. Almeno, io ho letto così la sua decisione di credergli. O forse non aveva mai veramente creduto suo fratello capace di una cosa del genere, in fondo.

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