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A Soundtrack For… Grey’s Anatomy (13×04)

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A Soundtrack For… Grey’s Anatomy (13×04)

Quale miglior Serie TV per questa rubrica se non una di cui ogni episodio (o la maggior parte) ha il titolo di una canzone? Di quale telefilm sto parlando? Ovviamente di Grey’s Anatomy.

La canzone sceltà è, infatti, Falling Slowly, titolo della 13×04, che tradotto alla lettera significa “cadendo lentamente”. In quest’episodio tutti si mettono in discussione, chi più chi meno. In ogni scena i personaggi vogliono di più da se stessi, dagli altri, dalla situazione in cui si trovano; in alcuni casi ottengono ciò che vogliono, in altri mettono dei freni. Il  brano Falling Slowly, di svariati anni fa, è di Glen Hansard e Mérketa Irglovà, colonna sonora del film Once (2006), ha vinto l’Oscar alla miglior canzone originale e il premio Critics’ Choice Movie Award alla miglior canzone, ed è innegabilmente la colonna sonora dell’episodio che adesso analizzeremo, affidando a ciascuna parte dell’episodio una parte della canzone.

Owen/Amelia:

owen-amelia

“I don’t know you
But I want you
All the more for that”

(Traduzione: Non ti conosco/ ma ti voglio/ per questo ancor di più).

Questa coppia ha superato tanti ostacoli, talmente tanti che quando la felicità sembra bussare alla loro porta, beh, stentano a crederci (e non solo loro, perché lo sappiamo ormai che Grey’s Anatomy ha il record per i mai una gioia accumulati). Owen e Amelia sono sposati, vogliono dei bambini, vivono insieme, tutto è iniziato tra un “ti voglio” e un “non ti voglio”, eppure soltanto adesso c’è stata questa incertezza su quanto si conoscano. Questa titubanza poteva annientarli, ma hanno reagito. Hanno discusso più volte su quanto poco sanno l’uno dell’altra, con la fretta di voler sapere tutto subito per Amelia, e la pacatezza di dar tempo al tempo per Owen. Invece si conoscono tanto quanto basta, e più di quanto credono, per capirsi anche quando le parole finiscono e restano gli sguardi, l’intesa, la complicità. Tutti i nodi si sciolgono quando diventano consapevoli della voglia di non farsi intimorire dal passato e della volontà che fomenta entrambi, ossia il desiderio di rendere il passato un punto di inizio piuttosto che un punto d’arrivo.

Il triangolo Meredith – Nathan – Maggie:

mer-nathan-maggie

“Words fall through me
And always fool me
And I can’t react
And games that never amount
To more than they’re meant
Will play themselves out”

(Traduzione: le parole cadono attraverso me/ mi ingannano/ non riesco a reagire/ e i giochi che non ammontano mai/ più di quello per cui sono stati concepiti/ si escludono da soli).

Questo triangolo ha creato tante perplessità dall’inizio, un po’ per l’ombra di Derek che c’è -ed è giusto ci sia sempre-, un po’ perché Maggie e Meredith sono sorelle, quindi Meredith va capita quando decide di mettere sua sorella prima di un uomo che frequenta da poco. Sulla decisione di Meredith di troncare la relazione con Nathan, fasciandosi la testa prima di romperla, non ho un’opinione precisa, tempo al tempo; ma sicuramente non perdono a Meredith il non aver detto a Maggie di Nathan, perché i nodi vengono sempre al pettine e più si aspetta più fanno male. Questa parte della canzone esprime esattamente questo concetto: arrendersi, raggiungere un limite, riconoscerlo, però non mollando per paura ma facendo una scelta che in quel momento è l’unica scelta possibile (o l’unica che pensiamo lo sia); ed è Meredith a scegliere in questo caso. Ha fatto bene? Solo il tempo potrà dirlo.

 Jackson/April:

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“Take this sinking boat and point it home
We’ve still got time
Raise your hopeful voice you have a choice
You’ll make it now”

(Traduzione: Prendi questa barca che affonda e punta verso casa/ Abbiamo ancora tempo/ Alza la voce della speranza, c’è ancora una scelta/ Potrai farla ora).

Anche se alcuni sottovalutano i Japril penso sia una delle coppie più realistiche di Grey’s Anatomy, un amore costruito con fatica, ma pieno di ricompense, finché le ricompense non sono bastate più, s’è creata una crepa che è sistemabile, ora più che mai. Indubbiamente quando si rompe un vaso si sa che non tornerà mai come prima, però se c’è solo un graffio -per quanto profondo sia- allora nulla è irreparabile. Il problema di Jackson ed April non sono l’amore, la fiducia, le mancanze, o tutto ciò che è alla base di un rapporto, non sono mai stati questi i loro punti di rottura, bensì il dialogo, il quale è fondamentale tanto quanto il resto, però quando non c’è si può ristabilire. Un dettaglio presente nell’episodio, il quale riassume questo concetto, è la vicenda del caffè: entrambi non volevano farlo/berlo però pensavano che all’altro facesse piacere. Jackson ed April sono così, non se lo dicono, perché non è facile, ma vorrebbero ricominciare da capo, insieme più di prima, e noi aspetteremo con pazienza quel momento. Inoltre, non penso che si siano riavvicinati solo perché sono i genitori di Harriet, piuttosto penso che avere una figlia abbia permesso ad entrambi di capire che è questo ciò che volevano: una famiglia unita. Forse non torneranno mai insieme, ma questo legame equilibrato, sano, non può non esserci. Non hanno stabilito un equilibrio solo perché sono genitori, bensì hanno ritrovato un equilibro che c’è sempre stato. Anche stando separati c’è sempre qualcosa che li unisce, forse non è l’amore, ma il bene, c’è la speranza che questa stabilità non sia momentanea, quindi, come dice la canzone: “You’ll make it now”.

Alex:

alex

“Falling slowly, eyes that know me
And I can’t go back
Moods that take me and erase me
And I’m painted black
You have suffered enough
And warred with yourself
It’s time that you won”

(Traduzione: Cadendo lentamente, occhi che mi conoscono/ e non posso tornare indietro/ Stati d’animo che mi prendono e mi cancellano/ sono nero/ Hai sofferto abbastanza/ e combattuto con te stesso/ è il momento di vincere).

Alex è stato il filo conduttore di quest’episodio (come quasi tutti questi primi episodi), come si può non apprezzare? Alex non è il cattivo ragazzo che diventa buono, quello sarebbe un cliché. Lui è quello buono che a volte dimentica di esserlo, quando gli scheletri nell’armadio lo inseguono, però sa sempre ritrovare la retta via, perché… è Alex, e può piacere o non piacere, ma è uno dei migliori personaggi di queste tredici stagioni. Può irritare, ma mai farsi odiare. Questa parte della canzone parla di qualcuno che non si riconosce, il cui stato d’animo è quasi ad un punto di non ritorno. Alex, però, sa come tornare, come uscire dal tunnel, lo sa sempre, ogni volta che ci ricade. Ne esce costantemente vincitore, perché soffre, sbaglia, quasi si avvicina ad un baratro, ma a chi non capita un momento di smarrimento?

Non siamo invincibili, ed è giusto così, ecco cosa ci insegnano Alex, questa canzone, quest’episodio.

Infine, ma non per importanza, riserverei qualche parola dell’articolo per De Luca e i pazienti di quest’episodio. Anche loro hanno dimostrato che se c’è una speranza bisogna renderla il nostro faro e seguirla, non ciecamente ma con fiducia, perché prima o poi quel farò si trova, basta cercarlo, volerlo davvero.

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