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A Discovery of Witches – Recensione 2×01: Un ritorno in grande stile

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A Discovery of Witches – Recensione 2×01: Un ritorno in grande stile

Dopo poco più di due anni dalla fantastica prima stagione, “A Discovery of Witches” è finalmente tornato con la seconda e questa 2×01 non ha affatto deluso le aspettative.

L’attesa per “A Discovery of Witches” è stata lunga: gravidanze, normali riprese, pandemia (che ha ritardato la post produzione), tante cose si sono messe in mezzo al debutto della seconda stagione dello show, ma finalmente eccoci qui, con la 2×01. Episodio iniziale che ha immediatamente mostrato come in ogni caso sia valsa la pena aspettare. Dopo le recensioni della prima stagione, non potevamo lasciarci sfuggire questa seconda, avendola aspettata così tanto.

A Discovery of Witches 2×01: una breve panoramica

Tutto.
Sin da questo primissimo episodio, il cast mostra di essere al massimo, l’atmosfera è fantastica, l’attenzione ai dettagli come sempre eccelsa e l’uso del contesto storico è ancora meglio di quanto ci si aspettasse.

E l’opening!!!

Nulla.

Matthew de Clermont – pardon, Roydon – Diana Bishop e Christopher Marlowe.

Sono tre:

– La scena sulla balconata tra Matthew e Kit.
– La vestizione di Diana con abiti del XVI Secolo.
– La scena tra Diana e Kit Marlowe in cui parlano di Matthew.

A Discovery of Witches 2×01: approndimento

Le aspettative per questa seconda stagione di “A Discovery of Witches” erano altissime, non soltanto perché la prima è stata davvero ben realizzata e dunque ha lasciato molto soddisfatti gli appassionati lettori dell’All Souls Series (la saga di cui la serie è l’adattamento), ma anche perché il secondo romanzo, “Shadow of Night”, è forse il più amato nonché il più complesso. Ambientato nel Sedicesimo Secolo e precisamente nel 1590-1591, infatti, vede i protagonisti muoversi in un’Europa dilaniata dai conflitti religiosi e dalla persecuzione della caccia alle streghe, ovvero l’Inquisizione, di cui si vedono i primi passi di quello che è il terzo periodo (che andò dal 1580 circa al 1650 circa e, come detto nel libro, vide la Scozia come uno dei luoghi principali). Diana e Matthew devono nascondere la loro vera identità, i poteri di Diana, il tutto mentre lei deve comunque essere istruita all’utilizzo della magia e dei suoi poteri del tutto eccezionali e mentre entrambi devono cercare l’Ashmole 782, con la consapevolezza che anche gli amici più cari e la famiglia di Matthew potrebbero costituire un pericolo, se non diventare vere e proprie minacce alla loro vita, in particolare a quella di Diana.
L’intento di Matthew e Diana è quello di fare il tutto il più in fretta possibile per tornare nel XXI Secolo, ma gli eventi prendono ovviamente il sopravvento e i due finiscono per restare nel passato quasi un anno… costruendosi una vita lì, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Il romanzo è ricchissimo ed è il preferito di molti (comprensibilmente), ma è anche pieno di parti che pur essendo meravigliose in un libro sono eliminabili su uno schermo ed è proprio il principio che sembra emergere da questo inizio della seconda stagione: sono state prese delle decisioni volte a concentrare la storia nei luoghi e sui punti davvero importanti, per mantenere l’unitarietà dell’azione e della narrazione e non spezzare mai il ritmo, cose fondamentali su uno schermo.
Ecco quindi che Diana e Matthew non arrivano all’Old Lodge ma a Londra e nel primo episodio non si perde tempo dietro alle lungaggini sulla necessità di Diana di avere un guardaroba consono all’epoca e che non sia solo fatto dei rimasugli ormai vecchi di quello della sorella di Matthew; così come si tagliano gli spostamenti che nel libro portano poi i due a Londra e si tagliano altresì le numerose passeggiate di Diana per la città, per concentrarle in una sola e nella quale avvengono le cose importanti (Matthew che viene visto dagli uomini di William Cecil e deve quindi andare a rendere omaggio, trovare una scusa per la sua presenza a Londra e riprendere il suo ruolo di Matthew Roydon, membro della School of Night ma anche spia della Regina Elisabetta I, nonché l’arrivo del piccolo, adorabile Jack); si concentrano opportunamente le ricerche di una strega che possa insegnare a Diana nel personaggio importante ai fini della storia, visto che sarà colei a cui dovrà essere consegnato il pezzo della scacchiera da passare di generazione in generazione affinché nel presente sia in possesso di Sophie, per permettere a quest’ultima di consegnarlo poi alla stessa Diana.
Tutte scelte assolutamente giuste e che rientrano nei necessari cambiamenti da apportare quando si passa dalla carta allo schermo: l’azione e l’attenzione vanno tenute concentrate sulle cose, sui luoghi e sui personaggi principali. Questo permette di adattare la storia al nuovo mezzo di narrazione (nel quale le tempistiche sono diverse e più limitate) e di non alterare la trama. E infatti, come già avvenuto nella prima stagione, questa 2×01 di “A Discovery of Witches” sembra dirci che anche la seconda stagione dello show sarà fedelissima al materiale originario.

Da un punto di vista tecnico, lo show sembra ulteriormente migliorare e tenendo conto che la prima stagione è stata generalmente realizzata in modo eccellente, è tutto dire. Il cast appare davvero on fire, come si diceva l’attenzione ai dettagli è incredibile, i costumi sono di uno splendore assoluto (ed è solo l’inizio), la ricostruzione delle strade della Londra della fine del Cinquecento meravigliosa e, sebbene sia facile notare che le panoramiche sono in CGI (detto non in senso negativo, come se fossero fatte male, non è così, semplicemente sembrano dei quadri e unendo questo fatto alla consapevolezza che Londra non è più così è facile pensare immediatamente “Ah, CGI”), il risultato è comunque davvero bello, anche perché sottolineato da una musica coinvolgente ed evocativa.
Restando in tema recitazione, va sottolineato come Teresa Palmer e Matthew Goode sin da questo primissimo episodio siano ancora più in character e come la chimica tra i due sia ulteriormente accentuata rispetto alla prima stagione. La cosa da una parte è normale, al momento di girare questa i due ormai si conoscevano, avevano confidenza ed è stato dunque ancora più facile per loro entrare nei panni di Diana e Matthew come personaggi e come coppia; ciò non toglie, però, che questo risalta sullo schermo e rende i due protagonisti ancora più belli da guardare. Diana mostra subito quella forza che la contraddistingue, che non esita mai a mostrare nemmeno nei confronti dell’amore della sua vita e che la fa amare così tanto come protagonista femminile; in Matthew, invece, vediamo subito quel tormento che lo contraddistingue per buona parte di questa porzione di storia e che inizia proprio con la battaglia interiore che si scatena tra il Matthew che lui ora è e quello che era una volta e che deve tornare a essere per tenere al sicuro Diana e se stesso.
Un meritatissimo applauso a scena non aperta, ma letteralmente spalancata, va a Tom Hughes nei panni di Christopher Marlowe, uno dei più grandi drammaturghi e poeti della letteratura mondiale. Eccezionale. Tutti i British Addicted sanno che Tom Hughes è un bravissimo attore, lo abbiamo visto e rivisto in numerosissimi ruoli ed è stato meraviglioso in tutti, ma è incredibile come sia entrato nel personaggio di Kit Marlowe facilmente tanto quanto schioccare le dita. E con il suo talento, Tom Hughes ha reso Christopher Marlowe, che nell’All Souls Series è detestabile, un personaggio nei cui confronti provare dispiacere, per la sua paura, la sua sofferenza, il suo animo tormentato che inevitabilmente lo porterà alla rovina.
Chapeau Tom Hughes, chapeau.

Infine, come si anticipava all’inizio, il contesto storico appare da subito usato in modo eccelso. E con contesto storico non si intende soltanto l’ambientazione ma letteralmente la realtà storica dell’epoca con gli effettivi eventi che stavano avendo luogo. Si fa riferimento, dunque, al coinvolgimento di Matthew negli eventi storici. Gli autori hanno imparato da Deborah Harkness e hanno deciso di sfruttare appieno quello che lei ha fatto, coinvolgendo Matthew ancora di più in ciò che stava accadendo in Inghilterra in quel periodo. Il risultato è fantastico, sia per il personaggio che per la storia in generale, che diventa dolorosamente realistica.

Ultimissimo punto: l’opening è meravigliosa… e quanti si sono accorti che è un palinsesto?

85/100

Con la 2×01 la seconda stagione di “A Discovery of Witches” segna un ritorno in grande stile per lo show e promette allo spettatore un viaggio indimenticabile.

Per vedere se le promesse fatte nella 2×01 di “A Discovery of Witches” vengano mantenute, appuntamento alla recensione post quarta puntata!

Come sempre vi ricordo di passare in queste meravigliose pagine per news sul mondo british, i nostri attori e personaggi preferiti e tanto altro!

A Discovery of Witches Italia – Serie TV

A Discovery of Witches ”Matthew & Diana – Two Hearts One Soul”

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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