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A Discovery of Witches 2 – Recensione 2×02/03/04: passato e presente

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A Discovery of Witches 2 – Recensione 2×02/03/04: passato e presente

Il viaggio di Diana nell’Inghilterra del XVI Secolo continua e quindi torniamo con un’altra recensione di A Discovery of Witches 2. Lo show ci porta sempre più nel cuore di Londra e di ciò che accadeva, mentre Matthew e Diana si trovano irrimediabilmente coinvolti in quella realtà.

Desiderosi, all’arrivo, di fare tutto nel modo più discreto e veloce possibile, Diana e Matthew si sono ritrovati invece pienamente risucchiati nella vita del Sedicesimo Secolo, coinvolti dagli amici di lui, dalle necessità di lei… e dalle pretese della Corona.
E nel frattempo, nel presente…

A Discovery of Witches 2 – Recensione 2×02, 2×03, 2×04: veloce panoramica

Ancora una volta, tutto.
Le premesse date nel primo episodio sono state completamente rispettate, sono stati introdotti nuovi personaggi in modo fluido ed è stato anche lasciato spazio a ciò che nel frattempo avviene nel presente, cosa fondamentale per il prosieguo della storia.

Niente di veramente negativo, ma forse avrebbero dovuto inserire una scena in più tra Matthew e Jack prima di quella dell’incubo, tanto per mostrare una prima connessione tra i due.
Una piccola considerazione, poi, sulla questione di Phoebe che non crede a Marcus quando lui le rivela di essere un vampiro. La reazione di Phoebe è generalmente appropriata e comprensibile, c’è solo il piccolo particolare che al loro primo incontro è stato sottolineato che Phoebe si accorge subito delle mani fredde di Marcus. Pochi giorni dopo i due finiscono a letto insieme e, come dire, è un po’ difficile non accorgersi che tutto il corpo di Marcus è freddo. Avrebbero forse dovuto invertire le due cose.

E si approfitta di questa seconda recensione per indicare una cosa relativa al primo episodio, non inserita nello scorso articolo: è stato un peccato non vedere Bishop House sbattere fuori “a calci” Knox, Gerbert d’Aurillac e Satu.

Come si diceva, però, non sono veri elementi negativi, motivo per cui non vanno a inficiare il giudizio espresso in questa recensione di A Discovery of Witches2.

Si confermano ovviamente Matthew, Diana, Kit e a loro si aggiungono Padre Hubbard e Goody Alsop.

Anche questa volta sono varie, provenendo per di più dai tre episodi.

Dal secondo:

– Matthew e Kit sulla balconata a parlare degli interessi di Matthew nel futuro;
– L’incontro con Goody Alsop;
– L’incontro con Padre Andrew Hubbard.

Dal terzo:

– Matthew e Jack /Matthew, Diana e Jack;
– Diana che esegue i primi tre nodi. E l’albero. L’albero! Che sorpresa meravigliosa, anche per i lettori;
– L’incontro con Elisabetta I, breve ma molto intenso e anche un perfetto ritratto della sovrana. Molto bella la sua ultima inquadratura, di profilo.

Dal quarto:

– Emily che compie il rito di higher magic;
– Gerbert e Ysabeau;
– Baldwin e Marcus;
– Ysabeau e Marcus;

A Discovery of Witches 2 – Recensione 2×02, 2×03, 2×04: approfondimento

Le puntate 2×02, 2×03 e 2×04 mantengono quanto promesso dal primo episodio e ci immergono sempre più nell’Inghilterra elisabettiana facendoci incontrare nuovi personaggi, creando nuove situazioni, preparando ciò che deve accadere e che Diana e Matthew dovranno affrontare; il tutto, però, senza dimenticare di mantenere il punto anche su quello che sta accadendo nel presente, poiché, per quanto importante sia ciò che Diana e Matthew affrontano nel XVI Secolo, quello che avviene nel presente è destinato ad avere ripercussioni sulla parte successiva della storia.

Anche questa nuova recensione di A Discovery of Witches2, pertanto, non poteva che essere positiva, esattamente come quella del primo episodio.

Si diceva che Matthew e Diana sono sempre più immersi negli eventi dell’Inghilterra elisabettiana e noi con loro. Vediamo quindi l’introduzione di nuovi personaggi (ovviamente non davvero tali per chi ha letto i romanzi) e l’approfondirsi e il complicarsi di situazioni e rapporti tra di essi. Quest’ultima una cosa che vale, in realtà, anche per quanto accade nel presente.

I nuovi personaggi introdotti sono Padre Andrew Hubbard, la coven delle streghe di Londra, presieduta da Goody Alsop (la più potente strega d’Inghilterra), Mary Sidney e anche la Regina Elisabetta, oltre, ovviamente, a uno dei preferiti dei lettori, Gallowglass, che fa un’entrata in scena degna di lui. Nel presente, invece, conosciamo Phoebe Taylor, il cui destino (come già comprensibile dalla quarta puntata) è destinato a intrecciarsi con quello dei de Clermont.

Nel 1590, Diana e Matthew iniziano a sentire il peso della realtà in cui hanno deciso di nascondersi: Matthew è costretto a riprendere pienamente il suo ruolo al servizio della Regina Elisabetta e a fare, dunque, i conti con il periodo in cui lui stesso ha deciso di portare Diana. Da una parte c’è la sua identità di Matthew Roydon, dall’altra c’è il dover avere a che fare con Padre Andrew Hubbard, il vampiro che controlla Londra. Matthew viene tirato da una parte e dell’altra e deve accettare di ridiventare Matthew Roydon perché è l’unico modo di proteggere Diana. Questo apre uno spaccato non solo sul suo passato, ma anche sulla sua personalità. Nella prima stagione Hamish aveva avvertito Diana che nel 1590 Matthew non sarebbe stato l’uomo che lei ha conosciuto nella Oxford del XIX Secolo, e nella 2×01 Christopher Marlowe l’ha messa in guardia in merito al fatto che in realtà lei non conosce davvero Matthew. Tutto questo diventa vero dinnanzi ai nostri occhi, rappresentato in modo fantastico, e possiamo così vedere la complessità di Matthew de Clermont e della sua vita.

Una delle parti più interessanti è proprio il suo avere a che fare con Padre Hubbard.
Andrew Hubbard è ovviamente un vampiro pericoloso, una figura che può essere definita inquietante e un uomo di cui Matthew non si fida… eppure, proprio come avviene in “Shadow of Night”, il romanzo di cui questa seconda stagione è l’adattamento, possiamo vedere che c’è molto di più in lui e che qualcosa non sembra proprio quadrare in base alla descrizione e all’opinione che di lui ha Matthew: in un’epoca in cui la divisione tra le tre diverse Creature è netta e i vari esponenti sospettano degli appartenenti alle altre specie, Andrew Hubbard prende sotto la sua protezione streghe, daemon e vampiri senza fare distinzione alcuna, spingendoli a vivere insieme in armonia e definendoli una famiglia. E questo è una violazione delle regole stabilite dalla Congregazione, come la prima stagione ha chiarito in modo esaustivo. Inoltre, va da Matthew a chiedere di salvare lo stregone imprigionato da Cecil e quando Matthew chiede perché dovrebbe farlo Padre Hubbard risponde quasi con sconcerto che “Lui è innocente”. E nella sua voce e nella sua risposta emerge in modo prepotente una domanda, un concetto molto moderno: l’innocenza non è forse IL motivo per cui salvare la vita di una persona, chiunque sia, anche se appartiene a un qualcosa diverso da noi?
Il tutto fa capire che in Andrew Hubbard c’è molto di più di quanto l’apparenza dimostri, esattamente come per Baldwin de Clermont.

Un altro aspetto che si vede di Matthew, però, è la capacità di amare, che non riguarda solo Diana. I momenti con il piccolo, adorabile Jack stringono il cuore ed è bellissimo che abbiano voluto inserire Matthew che accorre da Jack quando questo ha i suoi soliti incubi, arrivando persino prima di Diana. Jack è un bambino che ha subito delle terribili violenze e ha bisogno di amore, rassicurazioni e stabilità, tutte cose che Matthew è in grado di dargli, per di più essendo stato padre (non solo di vampiri, come Marcus, ma di un bambino, come spiegato nella prima stagione da Ysabeau). Ed è bello vederlo, insieme agli altri aspetti, perché ciò contribuisce a creare un personaggio stratificato e a trecentosessanta gradi.

Abbiamo, infine, Diana che finalmente abbraccia appieno la sua vera natura e inizia ad apprendere seriamente chi è: una strega. Il suo rapporto con Goody Alsop è realizzato meravigliosamente, quest’ultima appare proprio come i lettori se la sono sempre immaginata: saggia, materna, forte, intelligente e, a suo modo, senza paura, come si vede chiaramente dalle sue interazioni con Matthew.
I momenti delle lezioni a Diana sono bellissimi e non può essere ignorata la meravigliosa apparizione dell’albero e del cielo stellato: non solo un incredibile foreshadowing ma anche una splendida immagine realizzata in modo eccelso.

Come si vede chiaramente, nonostante una realtà del tutto nuova che presenta problemi e pericoli, Diana non perde un briciolo della sua forza, affrontando tutto con il coraggio, la determinazione e la fame di conoscenza che la contraddistinguono. In questo Diana è ovviamente aiutata dalle persone che la circondano e la sostengono, con questo intendendo non solo (e non tanto) Matthew (il cui sostegno è ovviamente fondamentale, ma il quale può essere anche un ulteriore problema), ma soprattutto dalle donne che le si schierano accanto: Françoise, Mary Sidney (la cui introduzione è stata una bellissima sorpresa per i lettori), Goody e l’intera coven di Londra. È grazie a queste persone che Diana trova il suo spazio, il suo equilibrio e la sua strada.
E così inizia una nuova fase della vita di Diana, con le parole che i lettori ben conoscono e che dunque fanno correre un brivido lungo la schiena…

“With knot of one, the spell’s begun.
With knot of two, the spell is true.
With knot of three, the spell is free.”

Impossibile non notare, peraltro, come l’albero sia apparso proprio in seguito all’ultimo verso, come se Diana stessa fosse stata definitivamente liberata e quindi il suo potere con lei.

Nel presente, intanto, la famiglia di Diana e Matthew si trova ad affrontare problematiche che possono segnare la fine dei de Clermont e dunque la morte per tutti. In modo molto intelligente, infatti, gli autori hanno inserito la storyline degli omicidi, che nei romanzi fa la sua apparizione già nel primo libro.
La scelta è quantomai opportuna, visto che questa linea narrativa è fondamentale per il terzo capitolo della saga, che vedremo nella season 3. Il che, pertanto, dimostra la correttezza della decisione di inserire il quarto episodio ambientato nel presente, al fine di introdurre le tematiche che ne sono al centro e farci ritrovare gli altri personaggi.
Senza fare spoiler per chi non ha letto i libri, c’è un geniale collegamento creato ad hoc nello show, di certo per poi facilitare la comprensione proprio da parte dei non lettori. Una frase di Matthew, che lui ha pronunciato nella terza puntata, mostra le ripercussioni nel presente e servirà per la prossima stagione.

La rivelazione di Ysabeau al nipote è un’anticipazione, visto che nei romanzi Marcus scopre il problema del padre e della famiglia nel terzo – “The Book of Life”- ma questa scelta ha senso, sia perché Marcus a questo punto della storia non è a conoscenza della verità in merito alla nonna e al padre – ma il lettore lo è – sia perché si inserisce e serve alla perfezione la storia. E così la verità su Matthew de Clermont emerge e finalmente anche i non lettori possono avere piena contezza del perché in alcune situazioni reagisca in modo così estremo (come avvenuto nel pilot): Matthew è affetto da blood rage, una condizione che amplifica ulteriormente le emozioni e gli istinti dei vampiri che ne sono afflitti, facendo loro perdere completamente il controllo. Ovviamente, questo espone al rischio di essere scoperti dagli umani, motivo per cui i vampiri hanno sempre distrutto tutti coloro che ne erano affetti, compresi i vampiri che Marcus aveva creato nell’Ottocento a New Orleans.

Due considerazioni finali: chapeau agli autori per aver inserito un dettaglio in più necessario a far comprendere il personaggio di Baldwin, che spesso è difficile “da leggere”: “Baldwin wants the Knights so badly” – “Yes. He needs to feel close to his father.”
La verità è che Baldwin non ha ancora superato il trauma della morte di Philippe, proprio come Ysabeau e Matthew. È solo più bravo a nasconderlo, anche perché, essendo caduta su di lui la responsabilità di tutta la famiglia, ritiene di non potersi concedere il lusso di soffrire. Eppure tutte le sue reazioni (eccessive) sono sempre guidate dalla sofferenza che sta lì sotto la cenere ed è pronta a esplodere.

Di nuovo chapeau agli autori per due momenti di umorismo meraviglioso: “Next time send an e-mail” (Ysabeau a Gerbert) e “Would it kill you to answer your phone once in a while?!” (Baldwin a Marcus). Oh, i foreshadowing contenuti in queste due battute! We see what you did there.

85/100

I tre episodi mantengono le promesse, regalano dei momenti fantastici e preparano il terreno per ulteriori, importantissimi e cruciali eventi.

Bene, è tutto anche per questa recensione di A Discovery of Witches” 2. Appuntamento alla recensione post episodio 6, perché Philippe de Clermont merita uno spazio tutto suo!

Come sempre vi ricordo di passare in queste meravigliose pagine per news sul mondo british, i nostri attori e personaggi preferiti e tanto altro!

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